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Zehra
Il Bosforo ha sempre avuto il potere di calmare la mia anima, specialmente quando cammino lungo le sue rive, osservando l’acqua scintillare sotto la luce del sole.
Questo è il mio rifugio, dove il caos della città sembra allontanarsi, lasciandomi sola con i miei pensieri e la mia creatività.
Ogni tanto, un soffio di vento mi porta profumi lontani, un mix di spezie e salsedine che mi riempie di pace.
Quel pomeriggio decido di uscire da sola.
Ho bisogno di staccare dalle ragazze, dalla vita frenetica che conduciamo e dal controllo costante di mio fratello Murat e di mio padre. Cammino lentamente, lasciando che i miei pensieri fluiscano liberi come l’acqua del Bosforo, ma la mia tranquillità è presto interrotta da una presenza.
"Scusa, hai un accendino per caso?" Chiede una voce maschile, profonda e vagamente affascinante.
Alzo lo sguardo e mi trovo davanti a un uomo dall'aria assorta.
I suoi occhi, scuri e penetranti, mi scrutano con una calma innaturale, come se potessero vedere oltre la superficie.
"Non fumo, mi dispiace" rispondo, continuando a guardarlo.
C’è qualcosa in lui che mi colpisce, qualcosa che non riesco a definire.
Lui sorride, un sorriso leggero ma sincero.
"Non importa" dice con semplicità.
"Mi chiamo Emre."
"Zehra" rispondo automaticamente.
Iniziamo a parlare.
La conversazione fluisce senza sforzo, come se ci conoscessimo da tempo.
Scopro che Emre è un fotografo, un artista che usa l’obiettivo per catturare le sfumature del mondo e i suoi racconti sono affascinanti, pieni di passione per il suo lavoro.
C'è una scintilla creativa nei suoi occhi, una fiamma che mi attrae irresistibilmente.
"Mi piacerebbe scattarti delle foto" dice all'improvviso, il tono serio ma carico di aspettativa.
"Hai un volto che parla, che racconta storie senza bisogno di parole."
La sua proposta mi coglie di sorpresa.
Posa per lui? L’idea mi affascina, mi fa sentire viva e desiderata in un modo che non ho mai provato prima.
Ma so bene che mio fratello Murat e mio padre non approverebbero mai qualcosa del genere. Nonostante questo, c’è qualcosa in Emre, qualcosa di magnetico che non riesco a ignorare.
E, per una volta, voglio seguire il mio istinto, non le regole degli altri.
"Mi piacerebbe" rispondo dopo un attimo di esitazione, la mia voce più sicura di quanto mi senta in realtà.
"Ma dovrà essere il nostro piccolo segreto."
Lui sorride di nuovo, questa volta con una nota di complicità.
"Segreti e arte vanno spesso di pari passo" mi risponde con un tono calmo, quasi poetico.
Camminiamo insieme ancora per un po', parlando di vita, di sogni e di Istanbul, una città che sembra avvolgere ogni nostra parola con il suo mistero.
Mi sento strana, come se avessi appena attraversato una soglia invisibile.
Emre ha acceso qualcosa dentro di me, qualcosa che mi fa sentire diversa, più viva, più ribelle.
Ma con quella sensazione, so anche che sto per entrare in un gioco pericoloso, uno che potrebbe sconvolgere il fragile equilibrio della mia vita.
Mentre ci salutiamo, il suo sguardo mi segue ed è come se una parte di me restasse con lui, sulle rive del Bosforo, tra le onde che lambiscono lentamente la città.
Vorrei ringraziare CristinaGelsomini per l'aiuto.
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