2. La vecchia casa.
Undici febbraio 2017
Casa Rocher
Ore 14:45
«Sei sicura di voler entrare?» chiese Lily con la sua solita faccia impaurita.
«Sei la solita cagasotto, Lily!» rispose Melissa scuotendo la testa.
Le due ragazze si trovavano di fronte la vecchia casa di Melissa. Una larga distesa di spighe secche e ormai abbattute colorava l'enorme spazio, attorno all'abitazione, di giallo spento. La casa, dal legno scuro e deteriorato, appariva molto più piccola agli occhi di una Melissa adulta, che un tempo, invece, anche solo per vedere la fine della porta doveva obbligatoriamente alzare e inarcare del tutto la testa.
L'ex inquilina si movimentò per arrivare all'entrata, salendo i quattro gradini, bucati al centro e scricchiolanti, che portavano al portico, anch'esso lasciato andare al tempo e all'intemperie.
«Che fai? Non vieni?» urlò all'amica ancora ferma parecchi metri più in là.
«Mmh... devo proprio?» chiese Lily con voce tremolante. «E se il tetto ci crollasse addosso?» continuò indicando l'ampio foro, visibile anche da lì.
Melissa scosse la testa, poi, subito dopo, alzò gli occhi al cielo.
«Fa' come vuoi, io entro, sta' attenta lì fuori tutta sola, non si sa mai dovessero venire dei cani randagi. Semmai corri ed entra!»
Melissa sapeva bene che lì non c'erano cani di nessuna specie, ma conoscendola, aveva già previsto la sua reazione: Lily corse e raggiunse l'orfana in meno di due secondi.
Melissa, facendo una smorfia soddisfatta, entrò in casa, seguita ovviamente dall'amica che, a quel punto, le rimase incollata.
«Che poi non capisco che diavolo siamo venute a fare» mormorò Lily sempre più scossa.
Melissa non rispose, fece piccoli passi ancora, con l'altra alle calcagna, e spinse di poco la porta di entrata.
«Cazzo, è aperta» esclamò Lily nella vana speranza di trovar chiuso.
«Ci sono buchi in quasi tutte le pareti, chissà quanta gente vi si è rifugiata, ti aspettavi fosse sigillata o cosa?» spiegò Melissa.
«Beh, avrebbero dovuto rimetterla in sesto per gli acquirenti.» si fece sfuggire l'amica.
Melissa si bloccò proprio davanti l'uscio: «Di cosa accidenti stai parlando, Lily?»
«Ehmm...»
L'altra si parò di fronte ed essendo poco più alta la sovrastò d'acchito con i suoi occhi penetranti, mentre Lily ancora alzava la testa per guardarla in viso.
«A cosa ti riferisci?» insistette Melissa.
Lily gonfiò le guance per il forte respiro, esitò un attimo, poi: «Mio padre vende case, lo sai, no?»
Melissa annuì avvicinandosi sempre più a lei.
«Quando ti presero in adozione e tuo fratello andò in carcere, fu dato a mio padre l'incarico di rimettere in sesto la casa e venderla. Quindi credevo fosse in buone condizioni.» concluse.
«Entriamo!» ordinò Melissa perseverando con un tono duro.
Varcata la porta, proprio di fronte le ragazze, una scala si elevava fino al piano superiore, mentre, alla destra, un arco dava il via a un'ampia e spoglia stanza: tutto inesorabilmente di legno scuro, al di fuori delle bianche, ormai ingiallite, mura. Qualche mobile era coperto da lenzuola parecchio impolverate e il camino, maestoso e antico, composto da mattoni rossicci, copriva parte della parete. L'interno sembrava essere sistemato più dell'esterno, ma il buco del tetto, tra piogge e detriti, aveva fatto sì che si rovinasse gran parte del pavimento, dal quale fuoriusciva un tanfo di muffa mischiato all'aria già pesante di un luogo chiuso e impolverato.
«Credi che tuo padre abbia modificato anche le mura?» chiese Melissa notando una parete di colore e lucentezza diversa, subito dopo l'arco.
«Quasi sicuramente. Ma credo che, non riuscendo a venderla, abbia lasciato poi questa casa fossilizzarsi...»
«Considerato ciò che è accaduto qui dentro, come poteva mai venderla!» esclamò una voce maschile.
Lily sobbalzò e si nascose dietro Melissa, la quale si voltò di scatto: «Jhon, che diavolo ci fai qui?»
«Jhon?» ripeté meravigliata Lily, la quale lentamente sporse la testa da dietro la schiena dell'amica. «Cretino! Ci hai fatto paura!» continuò dando una pacca sulla spalla al fidanzato che continuava, invece, a ridere.
«Non capisco che hai da ridere! Te lo domando di nuovo: che ci fai qui?» chiese nervosa Melissa.
«Beh, sono il vostro capo, devo o non devo proteggere le mie dipendenti?»
Le ragazze, a braccia conserte, continuavano a fissarlo con fare cagnesco.
«Ok, vi ho seguite. Avevate parlottato tutta la mattinata e mi avete incuriosito.»
Melissa scosse la testa, mentre iniziava a salire le scale, non del tutto solide ormai.
«Dove vai? Ma sei pazza?» chiese l'amica. «Potrebbero cedere! Dobbiamo tornare a casa!»
Melissa continuò a salire le scale senza rispondere né voltarsi. I fidanzati rimasero in quel punto, mentre la ragazza aprì le porte di ogni stanza al piano di sopra. Oltre un bagno imbrunito e sporco, trovò tre camere da letto. A ogni suo passo il pavimento scricchiolava, ma sembrava essersi persa nei meandri dei pensieri per accorgersene. Il piano di sopra era come lo ricordava, seppur non in maniera così chiara; sembrava avere stralci di ricordi appena apriva le porte. Soprattutto il cigolio di queste ultime la riportava indietro di venti anni, perché anche allora quel rumore era presente. Ma ogni ricordo non era mai felice, ogni flash che le perveniva in mente si rapportava a eventi devastanti, che le lasciavano l'amaro in bocca. Già solo quella stessa casa prosperava cupezza e malinconia in lei. Quando aprì la camera dei suoi genitori, sentì dentro la sua mente un urlo disumano e il pianto di sua madre. Come era possibile non ricordare nulla che le desse un po' di gioia? Cosa era accaduto in quella casa prima degli omicidi? Perché le venivano in mente scene sfocate e voci ovattate che riportassero solo gridi e piagnucolii? Cosa aveva fatto Phill, a tutta la famiglia, prima ancora di ucciderli?
Si faceva troppe domande e non riusciva più a stare su quel piano, per questo, rapidamente, scese gli scalini, raggiungendo gli amici che aspettavano. Ma a metà delle scale, vedendo già la figura dei due abbracciati, un ricordo lontano le venne in mente.
VENTI ANNI PRIMA
Hay River, Canada
Casa Rocher
Primo dicembre 1996
Phill era alla porta, quando Melissa correndo dal portico gli si gettò addosso per abbracciarlo.
All'inizio il fratello, più grande di lei di dodici anni, sembrò ricambiare l'abbraccio per pochissimi secondi, per poi spingerla improvvisamente, e con forza bruta, verso la parete laterale. La piccola, sbattendo prima la schiena e poi la testolina, cadde sul pavimento intontita. Dei grandi piedi, coperti da stivali di gomma, pestarono la sua bambola di pezza e fu così che il ricordo di Melissa andò sbiadendo: osservando il viso di Rachel sotto quell'enorme scarpa.
Undici febbraio 2017
Casa Rocher
Ore 15:15
«Andiamocene via!» ordinò Melissa ai due mentre scendeva gli ultimi gradini.
Qualcosa però la spinse a indietreggiare appena arrivata all'uscio. Una strana sensazione la guidò a voltarsi di nuovo verso quella parete semi-nuova.
«Che ti succede? Perché ti sei fermata?» chiese Lily che, invece, era già fuori dalla porta insieme a Jhon.
Melissa passò la mano sulla parete fino a fermarsi al centro di essa.
Jhon rientrò facendo qualche passo: «Che succede, Melissa?»
La ragazza si destò dai pensieri e, corrucciando la fronte, sussurrò: «C'era una porta qui... Sì, credo di star ricordando qualcosa del genere.»
«Una porta?», ribatté Lily rientrando. «E dove portava?»
La ragazza rimase a bocca aperta e non riuscì a rispondere all'amica. Arricciò le sopracciglia, non lo sapeva... Non lo ricordava, ma una porta c'era e lei ne era sicura perché appena sfiorò quel muro vide una piccola mano aprire una maniglia, come un brevissimo ricordo...
«Non so cosa ci sia lì sotto ma credo che mio fratello abbia ucciso i miei proprio dall'altra parte di questo muro...»
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