Capitolo 9: Risveglio

Osaka
Villaggio del Fuoco, Infermeria
13/05/1285
Ore 07:11

POV:HEIWA

<<Heiwa?Finalmente si è svegliata!>>
Cos'è questo casino? Da quando qualcuno esulta soltanto perché mi svegliando?
Aprii lentamente gli occhi, tutto mi apparve confuso, ancora non ero tornata del tutto cosciente, tutto appariva sfocato, nebuloso, come se mi trovassi ancora nel mondo dei sogni. Soltanto dopo che mi fui ripresa del tutto, appurai che non ero nella mia camera, l'aria pungente che trapelava attraverso la finestra, rendeva l'ambiente decisamente freddo ed il letto sotto di me sembrava esser duro come la pietra. Mi sentivo fuori posto. Dopo un attimo di confusione, nella mia mente tornarono le immagini della giornata precedente. In seguito alla mia vittoria contro la mocciosa del distretto della terra, Yukan ed altri membri dell'esercito della terra, ci avevano assaltato per difendersi dall'attacco improvviso di Seika e dei nostri soldati.
Ricordavo in maniera molto confusa di aver combattuto contro il generale, utilizzando una delle mie tecniche più potenti, finendo per abbattermi al suolo, priva di sensi, ed eccomi qui, in infermeria, con il busto fasciato e delle infermiere attorno, che avrei voluto mandare con tutto il cuore a quel paese. Mugugnai e cercai di sollevarmi, rendendomi conto troppo tardi di essere ancora debole: una fitta improvvisa di dolore mi avvisò chiaramente, dovevo evitare movimenti improvvisi e sforzi inutili.
<<Dove pensi di andare? Oggi la seccatura di prendersi cura di te è stata affidata a me, quindi non darmi problemi, non più di quanti me ne hai già creato ieri>>
Una voce estranea, non appartenente a nessuna delle infermiere presenti, sovrastò tutti gli altri rumori. Era lui. Zoka.
Roteai gli occhi disperata, fra tante persone perché proprio lui?
<<Non ho intenzione di essere una seccatura ancora per molto, devo andare da Seika.>>
Affermai, stirando il collo e mormorando:
<<Quanto ho dormito? Non ho mai avuto i muscoli così rigidi.>>
Lui borbottò indispettito.
<<Non iniziare a lamentarti e stai buona.>>
<<Non mi hai ancora risposto Zoka.>>
Il ragazzo sbuffò abbassando lo sguardo, giocherellando con un bracciale in argento, che la signorina gli aveva donato tempo addietro.
<<Sei rimasta svenuta per circa tre giorni, la squadra medica ti dava per spacciata, non rispondevi a nessuno stimolo, l'etere nel tuo corpo sembrava esaurito ed emanavi una strana puzza di morte. Ma Kagaya ha insistito, per continuare a darti medicine e provviste.>>
La notizia fece apparire un timido sorriso sul mio viso, Kagaya è sempre stata un amica fedele e ciò che era successo, mentre ero priva di sensi, non faceva che confermare ciò che pensavo su di lei.
<<Ora sul serio Zoka, ho bisogno di parlare con Seika.>>
<<Non Andrai da nessuna parte signorina.>>
Disse bloccandomi la strada con la sua Katana, aggiungendo annoiato:
<<Se ti succedesse qualcosa ne pagherei io le conseguenze.>>
<<E la signorina ti punirebbe.>>
Risposi maliziosamente, sperando di aver colpito il punto debole del biondo
<<Non scherzerei così, Heiwa. Fosse per me ti avrei lasciata lì a terra, sei stata una sconsiderata, hai messo a repentaglio l'esito della missione. Non aspettarti un'accoglienza degna di un eroe. Anzi, Seika non sembra aver gradito la sconfitta>> Disse lui, arricciando una ciocca di capelli, visibilmente infastidito.
<<Sconfitta? Io ricordo di aver vinto>>
Lo osservai confusa e delusa allo stesso tempo, ricordavo vagamente il generale avversario, sommerso dal mio esercito di ombre.
<<Il generale è rimasto a terra per poco, siamo dovuti fuggire quando ha ripreso i sensi. In realtà ha assorbito tranquillamente il tuo incantesimo e avendo catturato Yukan abbiamo deciso di ritirarci. Ripeto. Ti avrei lasciata lì in balia dei nemici, per colpa della tua avventatezza abbiamo rischiato molto. Ho dovuto trasportare sia te che Kagaya, dovendo pensare a guidare la ritirata ed evitare che veniste catturate>>
<<Non sembravi tanto scontento al mio risveglio.>> Dissi, cercando di stuzzicarlo. L'avevo combinata grossa questa volta, fui costretta ad ammetterlo, per questo provai ad allentare la situazione con una battuta.
Il momento di tensione venne spezzato, entrambi accennammo una risata, era un totale idiota ma rimaneva uno dei miei amici più cari.
Dopo qualche minuto di silenzio, lui volse il suo sguardo verso di me, e ritirò la sua Katana.
<<Ti lascio andare solo per cambiarti, sei indecente, vedi di lavarti. Penserò io a tenere occupate le badanti.>> sussurrò, curandosi di non farsi sentire dalle infermiere, che, esagerate come Sempre, non mi avrebbero mai lasciata andare.
<<Contaci!>>
Evasi da quella stanza con uno scatto e corsi verso la mia camera.
Mi appoggiai al muro per recuperare le forze, mi tastai l'addome ancora dolorante e volsi il mio sguardo sul letto, dove trovai i miei vestiti, misi con non curanza un kimono d'addestramento, ed andai verso l'armadio che conteneva le mie armi, pronta a prendere la mia Katana, non potevo andare in giro senza, era il simbolo della mia potenza.
Con mia sorpresa però, quando lo aprii, trovai solo i kunai all'interno.
Sbarrai gli occhi.
La Katana era sparita e io avevo già intuito chi fosse il responsabile di questa grave offesa.
Seika.
Presi i miei kunai e corsi verso la residenza della signorina.
Diedi un calcio alla porta, aprendola con troppa violenza, sapendo che probabilmente mi sarei presa una delle peggiori punizioni della mia vita, ma in quel momento non riuscivo a pensare ad altro.
Lei non c'era.
Perlustrai ogni angolo ma tutto fu invano. Tirai un sospiro e decisi di dirigermi verso l'armeria.
Per arrivarci sarei dovuta passare dal campo addestramento, lo attraversai lentamente, senza dare nell'occhio, il mio obiettivo era recuperare velocemente la spada senza farmi riconoscere da nessuno, il vento pungente della stagione scompigliava i ciliegi  e faceva danzare il mio kimono, le bianche maniche ondeggiavano in armonia con il rosso della parte inferiore. Restai per un attimo a godermi quella sensazione, ma qualcosa attirò la mia attenzione.
Una nuova recluta, un soldato semplice, stava allenandosi colpendo l'aria, rimasi a studiare quel forestiero per un po', meravigliandomi del perché Seika non mi abbia informata. Dai suoi movimenti, sembrava fondersi ed essere in totale armonia con l'aria, scossi la testa, e decisi di andare a riprendere la caccia alla mia amata Katana, quando ad un tratto, eccola davanti ai miei occhi. Quel ragazzo aveva sfoderato dalla sua cinta il mio gioiello. Non ci vidi più, Andai su tutte le furie, corsi verso di lui, legandomi i capelli con due stecche rosse, come sono solita fare, pronta a far valere la mia autorità di fronte questo oltraggio.
Ogni servitore di ogni capo villaggio possiede una Katana, adattata alle proprie capacità ed al proprio grado. Essa contiene una miscela del proprio potere e del potere del capo villaggio, donato a noi, per divulgare la loro natura, come fu volontà del grande maestro Otsuka. Ed ora, la mia lama era nelle mani di uno straniero.
<<Ehi tu!>> strillai agitando le braccia infuriata
<<Molla immediatamente la mia Katana!>>
Senza voltarsi la recluta me la lanciò, sfacciatamente, con maleducazione, gesto imperdonabile, ne avrei sicuramente parlato con Seika, ma per il momento mi limitai ad afferrarla prontamente.
<<Come ti permetti? Ma hai idea di con chi stai parlando? Voltati immediatamente.>>
Ordinai, con tono autoritario. Nessuno, fino ad ora, aveva osato fare qualsiasi cosa di irrispettoso nei miei confronti. Il leggendario nome di Heiwa Arimashi era sulla bocca di tutti, anche il più semplice dei contadini era consapevole delle mie abilità, quindi un affronto simile per me era a dir poco imperdonabile
<<Certo, Generale.>>
Arrossii.
Era Yukan.

(Karasu, la Katana di Heiwa. Si dice che al mondo non esista un oggetto dal colore più scuro di questa spada.
È in grado di strappare le ombre dalle persone trasformandole in schiavi da controllare.)

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