Capitolo 44: Il libro e la collana

CASTELLO GHIACCIATO
MONDO DEL MAGO D'INVERNO
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ORE ??

POV: SEIKA

Aprii gli occhi a fatica, con le orecchie che ancora ronzavano, a causa dell'esplosione.
Osservai l'ambiente intorno a me, ero distesa su un letto ghiacciato, qualcuno mi aveva adagiata sopra le coperte e con ancora i vestiti addosso, strappati dalla battaglia.
Con mio forte dissenso, appurai che tutto in quella stanza era fatto di ghiaccio, dalle pareti alle candele, che mandavano inquietanti bagliori grazie ad un misterioso fuoco blu, che non sembrava consumarle.
Niente in quella stanza sembrava venir sciolto da quello strano fuoco, che riscaldava, ma riusciva incredibilmente a non bruciare.
La stanza era finemente decorata nello stile occidentale.
Il letto su cui ero distesa era a baldacchino ed accanto ad esso era stato sistemato un piccolo comodino, usato per sistemare le mie armi.
Dall'altro capo della stanza era stato addossato un gigantesco armadio.
In mezzo alla stanza, il Mago D'Inverno camminava avanti ed indietro.
Si bloccò solo quando si rese conto che avevo riacquistato i sensi.
<<Finalmente! Quasi temevo che non ti saresti più ripresa!>>
<<Che cosa...è successo?>> mormorai con la voce ancora impastata dal sonno.
<<Heiwa ed i tuoi aggressori sono fuggiti dal mio mondo, mentre tu hai perso i sensi a causa dello sforzo.>>
<<Ed i miei compagni?>>
<<Stanno bene, tranquilla. Sono nelle loro stanze a riposare.>>
<<Chiamali qui...>>
<<Sfortunatamente questo non è possibile. Vedi...le informazioni che riceverai sono molto importanti. Dovrai essere tu poi a decidere cosa raccontare e cosa non accennare agli altri>> Annuii, mettendomi seduta.
In parte lo capivo, si fidava di me e probabilmente mi avrebbe svelato qualcosa che preferiva non si sapesse in giro.
<<Sono pronta.>>
<< Ma prima...non c'era una certa persona che ti aveva raccomandato di mandarmi i suoi saluti?>> l'espressione fredda del mago venne sostituita da un caldo sorriso.
<< Hai ragione! Una Nereide ti saluta, Primarina! Ma scommetto che lo sapevi già, se sei stato tu a ricordarmelo>>
<< Sono stato io a inviarla ad avvisarvi, è logico che lo sappia. Te l'ho chiesto solo perché mi diverte sempre appurare quanto voi persone siate creature limitate, specialmente nella memoria, se sottoposta a una certa quantità di stress. Però vi ammiro. In fondo l'uomo è solo una canna. Sarà anche la più fragile della natura, ma rimane una canna che pensa. Potete compensare qualsiasi vostra debolezza con la ragione. Possono piegarvi quanto vogliono, non vi spezzerete mai.>>
<< Scusi, farò più attenzione la prossima volta>>
<< Oh, ti prego, nel mio mondo non esistono le formalità. Dammi del tu>>
<< Va bene...>>
<<Molto bene. Adesso Chiedi pure ciò che desideri, ma ricorda sempre. Sapere è potere, ma questo potere può anche distruggerti>>
<<Che cosa sono quegli oggetti che porti sempre con te?>> indicai gli artefatti magici.
<<Questo è il libro dell'Infinito>> mormorò il biondo indicando il Tomo.
<<Contiene ogni incantesimo e conoscenza magica presente sulla Terra, sconosciuta o conosciuta che sia. È la fonte principale del mio potere, oramai per me è un po' superfluo utilizzarlo, perché conosco tutti gli incantesimi a memoria, ma non voglio che cada in mani sbagliate...mentre per l'altro oggetto, la storia è un po' più complicata. Stringimi la mano, forza.>>

GIAPPONE
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POV: SEIKA

Lo scenario mutò completamente, mi ritrovai in una piccola grotta nei pressi di un gigantesco monte, una donna completamente sola stringeva tra le sue mani un bambino che scalpitava e piangeva.
La ragazza era la donna più bella su cui avessi mai posato gli occhi.
La figura slanciata e dalle forme perfette era leggermente illuminata da un piccolo fuocherello, che gettava ombre inquietanti in giro per la grotta.
Gli occhi, viola come L'ametista brillavano alla luce delle fiamme che si agitavano nel braciere. I tratti erano talmente regali e fini, che scambiarla per una dea sarebbe stato davvero semplice, considerati anche i suoi capelli lisci color mogano, pettinati alla perfezione, come se dovesse prepararsi per un evento importante alla corte di un re.
Il bambino invece, era una creatura tanto minuscola quanto vivace, con le sue grida sembrava scuotere le fondamenta della grotta intera, facendo tremare leggermente le pareti. Dalla testa, cominciava a spuntare qualche timido ciuffetto biondo, anticipo chiaro del colore dei suoi capelli.
<<Quello...>> sussurrai.
<<Sono io.>> il mago sorrise.
<<Una volta, anch'io ero una creatura mortale. Mia madre era una donna molto semplice, sia dal punto di vista materiale che spirituale, ma in compenso il dio Urano stesso si innamorò di lei, sia grazie alla sua bellezza esteriore che alla grandezza interiore e così, insieme mi concepirono. Osserva adesso.>>
La donna riprese a cullare il neonato, che smise poco dopo di piangere.
Puntò i suoi occhioni viola sulla madre e scoppiò a ridere, allungando le sue piccole manine verso il viso del genitore.
<< Non permetterò che ti accada nulla di male. Ti proteggerò anche a costo della vita, perché meriti una vita normale, proprio come tutti gli altri bambini>>.
La scena cambiò ancora, vidi un bambino che giocava insieme ad un cerbiatto, lo sguardo era allegro e colmo di gioia. La donna, dal canto suo discuteva con un uomo alto, dalla carnagione scura, nera come la notte e cosparsa di punti luminosi, volti a rappresentare le stelle. Probabilmente era Urano stesso.
<<Crebbi vivendo in solitudine, insieme a mia madre e gli animali. Gli esseri umani erano venuti da poco al mondo e gli dei ancora non riuscivano ad accettare del tutto la nostra esistenza, proprio per questo, la nascita di un ibrido veniva considerata un vero crimine, specialmente se a compierlo era proprio Urano, uno degli dei primordiali>>
Un grido scosse la vallata in cui si trovavano.
<< NON HO LA MINIMA INTENZIONE DI LASCIARE MIO FIGLIO ANCORA DA SOLO A SOFFRIRE>>
<< Kira, prova a capirmi per favore. Lo dico per il bene del piccolo, se gli dei scoprissero della sua esistenza, rischiereste entrambi la vita. Non posso perdervi. Dammi del tempo, proverò a convincerli che voi umani non siete un pericolo>>
<< No Urano, sei tu che non capisci. Tuo figlio ha il diritto di essere felice, proprio come te. Non intendo sottostare ai capricci di qualche creatura viziata, solo poiché immortale. Gli dei sono solo bambini troppo cresciuti e dotati di un potere che non meritano. Sono viziati, pensano solo al loro tornaconto personale ed eliminano qualunque cosa che possa minacciare la loro egemonia>>
Il Dio sospirò, dando le spalle alla ragazza.
<< Non sai a cosa stai andando incontro. Ti stai mettendo contro qualcosa che è fin troppo grande anche per te. Il bambino diventerà potente, ma non è ancora in grado di difenderti. Stai rischiando troppo>>
<< Rischierò tutto per mio figlio>>
<< E sia. Ma ricorda, ti ho avvisata. Ora devo andare, si insospettiranno se si accorgeranno della mia assenza. Addio mia adorata>>
Con un lampo di luce, il dio scomparve dal mio campo visivo.
Qualche secondo dopo, mi ritrovai in una piccola capanna di legno, costruita in una montagna che non riuscivo a riconoscere. Nevicava copiosamente sulle assi di legno e dentro l'edificio, sotto un calderone, scoppiettava un piccolo fuocherello.
Due figure si trovavano faccia a faccia, lanciandosi vicendevolmente occhiate minacciose.
<< Avevo avvisato Urano di non cadere in tentazione, ma a quanto pare la tua bellezza è riuscita a sovrastare anche la ragione>>
<< Sapevo che sareste riusciti a trovarci prima o poi. Cosa vi abbiamo fatto di male?>>
<< Hai dato alla luce un mostro>>
<< È solo un bambino! Non ha alcuna colpa!>>
<< Un bambino che potrebbe portare alla caduta degli dei. Non possiamo punire Urano per lo sgarro subito e le Moire hanno espressamente richiesto che il ragazzo non venga sfiorato, quindi...sarai tu a pagare>>
<< E per farmela hanno mandato qui uno dei loro cagnolini più fidati...vero Thanathos?>>
La figura che fronteggiava la madre del mago d'Inverno scoppiò a ridere, una risata fredda, che riuscì a far raggelare il sangue anche a me, che ero solo una spettatrice di quell'evento, accaduto migliaia di anni fa.
La pelle era grigia e spenta come quella di un cadavere, così come i capelli, bianchi, appassiti come un fiore oramai morto. Gli occhi, completamente del colore dell'oro, emanavano un bagliore inquietante. Indossava una lunga tunica con cappuccio e dalle scapole, faceva capolino un meraviglioso paio di ali angeliche, nere come la notte.
<< Attenta a ciò che dici mortale. Potrei ucciderti da un momento all'altro.>>
<< Sei qui per questo, no?>>
Il dio della morte, sorrise.
<< Credo di aver capito perché Urano in persona si sia innamorato di te. Hai fegato e sei una tipa sveglia, devo concedertelo. Ma il verdetto divino è stato chiaro, devi morire>>
<< Finché a mio figlio non verrà fatto del male, accetterò qualsiasi destino>>
<< Molto bene>>
<< Non fuggirò più. Affronterò la morte, guardandola in faccia>>
Il tempo nella stanza sembrò dilatarsi, andando al rallentatore: Thanathos avanzava lentamente verso Kira e ogni passo sembrava risuonare nella sala, come il suono di un tamburo.
Quando la raggiunse la strinse a se, dandole un leggero bacio in fronte.
Subito dopo la donna si adagiò piano sul pavimento, chiudendo gli occhi, mentre in quello stesso istante suo figlio entrava nella capanna.
<< Ma...m...ma>>
Lo sguardo passò dal corpo della madre, fino all'intruso presente nella stanza.
Collegò subito tutto, la mamma spesso lo aveva avvisato della pericolosità degli dei e sul fatto che prima o poi, si sarebbero fatti vivi per vendicarsi.
<< MALEDETTO!!!>> si scagliò contro il dio brandendo una vecchia ascia arrugginita, attacco che venne facilmente evitato da quella potentissima entità, che sembrava godersi la scena, come se non si divertisse da tantissimo tempo.
<< Non hai idea di quanto io desideri ucciderti...ma non mi è permesso, per il momento>>
<< Sarò io ad ucciderti, maledetto bastardo!!!>>
<< Molto bene mio caro, allora ti aspetto. Ricorda il mio nome, perché sarò in attesa sino alla fine dei tuoi giorni. Io sono Thanathos, dio della morte e del dolore>>
Ed anche lui scomparve, in un vortice di materia oscura, lasciando il Mago, chinato sul corpo della madre, senza vita.
Quel povero ragazzino disperato, non riusciva a smettere di piangere e scuotere il cadavere, nella speranza che riaprisse gli occhi e tornasse a respirare.
<<Mio padre l'aveva avvisata di tenermi nascosto ancora a lungo e di prestare attenzione, per non mettere in pericolo me o lei stessa, ma non diede mai retta ad Urano. Voleva che io mi facessi degli amici, che trovassi qualcuno da amare, che vivessi la mia vita. E questo fu il risultato. L'ignoranza e la paura del diverso uccisero mia madre.>>
Chiusi gli occhi e mi ritrovai ad osservare un ragazzo, il Mago d'Inverno, ormai cresciuto, che parlava animatamente con il padre Urano, nella stessa grotta in cui il bimbo semidivino era venuto al mondo.
<<Ero molto arrabbiato con mio padre, tanto da accusarlo della morte della mamma. Pensavo che lui avrebbe dovuto proteggerla, indipendentemente dal suo ruolo e dalle sue responsabilità. Ma presto, compresi che non era così che andava il mondo e che Urano non avrebbe mai fatto scoppiare una guerra tra gli dei per una semplice mortale>>
<< È tutta colpa tua! Avresti dovuto proteggerci!>>
<< Figliolo, non posso causare una guerra, il mondo intero e tutta la popolazione mondiale ne farebbero le spese. È questo che vuoi?>>
<< Io voglio vendicarmi! Non desidero niente di più che farla pagare a tutti gli dei!>>
<< Esiste un preciso equilibrio che non va turbato purtroppo. Non posso fare nulla, sai bene quanto io amassi tua madre, ma certe cose sfuggono al controllo anche di un dio. Adesso dobbiamo pensare al tuo bene, sei stato preso di mira. Ma so come proteggerti>>
Nella visione, il dio consegnò i due oggetti che il Mago possedeva, il libro e la collana.
Subito dopo, la visione svanì ed io tornai nel Castello di Ghiaccio.
<<Da allora ho vagato da solo per secoli, alla ricerca della verità assoluta. Cos'è realmente giusto? E cosa sbagliato? La morte di mia madre era giusta allo scopo di mantenere la pace o mi sarei dovuto vendicare ed ottenere così la giustizia che tanto ricercavo agli inizi? Ancora oggi, non sono riuscito ad arrivare alle risposte che cerco. In ogni caso...>> indicò il ciondolo.
<<Questa è la "Lacrima di Cristallo", l'oggetto che mi ha maledetto, grazie ad un incantesimo di mio padre.>>
<<Maledetto?>>
<<Sì. La collana è la fonte della mia eterna giovinezza e dell'immortalità, ma non posso togliermela in nessun caso. Esiste un solo modo per poter tornare un mortale: innamorarmi.
Urano, dopo aver perso mia madre, si è convinto del fatto che l'amore sia solo una fonte di debolezza e proprio per questo mi ha reso un dio, a patto che io non ricada mai nel suo stesso errore...>>

(Thanathos, dio della morte e del dolore)

( Kira, madre del Mago d'Inverno)

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