Capitolo 38: Sacrificio

MONTAGNE AL CONFINE
MONDO DEL MAGO D'INVERNO
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ORE 05:30

<<Sei quasi giunta al traguardo. I miei più vivi complimenti, inizialmente non avrei scommesso niente su di te ed i tuoi amici.>>
Mi ritrovai di nuovo in quel luogo, che stava diventando pian piano a me familiare, l'oscurità inghiottiva ogni cosa, l'unica fonte di luce era l'albero infuocato, che assomigliava incredibilmente, a quello dove giocavo da piccola e dove avevo incontrato il mio maestro, prima di partire. Questa volta, ai piedi della pianta, vicino le radici, era distesa una figura incappucciata, che si alzò in piedi lentamente, non appena notò che mi stavo avvicinando.
<<Fermati. Non è ancora giunto il momento. Attualmente, vedermi non ti è ancora permesso.>>
Il suo più che un invito, somigliava ad un ordine, cosa che mi convinse ad ascoltarlo.
<<Dove siamo? Non è la prima volta che mi ritrovo qui.>>
<<Ci troviamo nella tua mente, dopo il combattimento con i Blemmi sei svenuta.>>
<<E tu chi sei? Per quale motivo ti trovi qui?>>
<<Troppe domande signorina Otsuka, non amo rispondere ai quesiti, preferisco sempre porli. Ma come prova per essere sopravvissuta alle mie prove fino ad ora, dissolverò 3 dei tuoi dubbi. In primo luogo io sono il "Mago d'Inverno", o almeno è così che mi avete soprannominato voi mortali, sono colui che custodisce ogni segreto passato, presente e futuro, reggo il peso del sapere universale, mettendo alla prova, chi, come te, vuole raggiungere la conoscenza, perché ricorda, che sapere è sempre potere. In ogni caso, sono qui per avvisarti. La seconda informazione, considerala come un ulteriore avvertimento, oltre quello fatto da tuo nonno: fai particolare attenzione all'oscurità, il Tartaro è stato spalancato. Ho risposto a ciò che volevi sapere, adesso prego, hai la tua ultima domanda da pormi.>>
Cominciai a riflettere, avrei voluto chiedere qualche informazione in più su questo cosiddetto Tartaro, ma l'egoismo questa volta prese il sopravvento.
<<Chi sono i miei veri genitori?>> gli occhi della figura brillarono, come l'ametista.
<<Non mi è concesso dirti ancora nulla, riguardo alle tue origini. Raggiungi la mia reggia e dissolverò ogni tuo dubbio.>>
<<Ma avevi detto che avresti risposto a tre domande!>> ringhiai infastidita, quel tizio si stava chiaramente prendendo gioco di me.
<<Ho detto che avrei risposto a tre quesiti, ma non ho specificato che avrei dissolto qualsiasi tuo dubbio, fai più attenzione ai piccoli dettagli nei discorsi altrui, spesso possono salvarti la vita. Adesso vai, i miei servitori ti stanno attendendo dall'altra parte.>> avrei voluto controbattere e ottenere la possibilità di chiedere qualcos'altro, ma nell'esatto momento in cui lui schioccò le dita, io tornai nel mondo reale.
Sbattei più volte le palpebre, finché non misi a fuoco i miei due compagni di viaggio, che mi fissavano preoccupati.
<<Seika! Quindi stai bene! Menomale, mi hai fatto prendere un colpo!>> Zoka si fiondò letteralmente ad abbracciarmi, bloccandomi in una stretta mortale.
<<Z...Zoka...mi stai facendo soffocare>>
<<Non ha la minima idea signorina, Zoka si stava per mettere a pi...>> prima che Kosai riuscisse a terminare la frase, il biondo lo colpì con una gomitata ben assestata, sulle costole.
Quella buffa scena mi fece ridere e ricordare che non potevo arrendermi proprio adesso: se volevo preservare quei sorrisi, sarei dovuta andare fino in fondo alla questione. Mancava poco al traguardo, me lo sentivo. Cominciai a vagare con lo sguardo e mi accorsi, che la conformazione della grotta era differente, rispetto a quella dove era avvenuto lo scontro con i Lemmi.
<<Dove siamo?>> chiesi confusa.
<<Non lo sappiamo, dopo che sei svenuta, anche noi abbiamo perso i sensi, per colpa di un incantesimo ed al nostro risveglio ci siamo ritrovati qui.>> il biondino era sempre il più veloce a rispondere.
<<A mio parere, ci troviamo dall'altra parte del tunnel, ma questa rimane una mia supposizione, non ho nessuna prova certa che possa confermarlo>> Kosai non sembrava aver intenzione di varcare la soglia, per paura di aver torto.
<<È l'unica spiegazione logica, finora abbiamo continuato ad avanzare, trovando così le nostre risposte. Ed io sinceramente, non ho la minima intenzione di fermarmi proprio adesso, che siamo ad un passo dalla vittoria. Voi siete con me?>>
Un urlo di guerra scosse le fondamenta della caverna, anche se eravamo solo in tre, il nostro orgoglio di soldati del fuoco, era pari a quello di un intero esercito.
<<Allora raccogliamo la nostra attrezzatura e marciamo verso il nostro destino!>> stranamente, tutto era perfettamente in ordine, come se non fossimo mai stati attaccati da un gruppo di giganti rocciosi ed un'esplosione divina non avesse quasi ucciso anche noi.
L'uscita della caverna, distava solamente pochi passi dal posto in cui c'eravamo risvegliati, cosa che ci permetteva già di goderci una brezza particolarmente fresca, che anticipava il gelo delle montagne leggendarie, del mago più potente forse dell'universo. Non avevo prove certe che quello fosse il posto giusto, ma dentro di me, ero sicura di aver seguito il percorso corretto.
<<La reggia del Mago è oltre questo ingresso>> mormorai in trance, nemmeno io riuscivo a credere di essere arrivata fin qui, nessuno nella storia del Giappone aveva mai compiuto questa impresa.
<<Ed è tutto merito suo signorina.>> Kosai mi regalò un sorriso caloroso.
<<Per una volta mi trovo d'accordo con quella testa calda di Kosai>>  Zoka si congratulò con me, finendo anche per sfiorarmi una spalla, per poi arrossire subito dopo.
<<No ragazzi, è merito NOSTRO se siamo arrivati fin qui, grazie alla nostra meravigliosa collaborazione. Se uno di voi non avesse partecipato alla missione, avrei sicuramente fallito. Ed adesso forza, finiamola così come l'abbiamo cominciata: insieme.>> intrecciai la mia mano destra con Zoka e quella sinistra con Kosai, mentre insieme compivamo l'ultimo passo, quello che ci avrebbe portato fuori dalla cava.
Non appena mettemmo il naso fuori, una bufera ci investì in pieno, il vento era talmente forte che sentivo il freddo penetrarmi fin dentro le ossa.
Tutto intorno a noi, era completamente coperto di neve, il candido e delicato manto, rivestiva quel magico mondo, come una raffinata coperta, cucita dal miglior sarto di tutta Osaka. In lontananza si potevano scorgere altre montagne, tante da formare un vero e proprio cerchio intorno ad un'imponente struttura, di cui probabilmente le montagne, fungevano da confine magico.
<<Quello è...>> Zoka non riusciva a trovare delle parole adatte per esprimere quello che pensava ed io, riuscivo a capirlo perfettamente. Quell'edificio era a dir poco meraviglioso. Un sentiero naturale, ricoperto da un leggero strato di neve, posatasi appena sulla roccia, portava direttamente al ponte di ghiaccio, accesso principale alla reggia del leggendario mago. Il castello stesso, era interamente fatto di puro e semplice ghiaccio, passando dai ponti che collegavano la struttura, alle cinque gigantesche torri, che sfioravano le nuvole ed alle rispettive guglie, brillanti come un diamante.
Le colonne portanti, erano in pratica, stalattiti ghiacciate e l'edificio era pieno di varie aperture, che fungevano da finestre. L'ingresso principale, che non aveva un portone, era talmente grande, da ricordarmi fastidiosamente la bocca di un mostro, tanto che mi dovetti sforzare per evitare di pensarci.
<<E adesso che si fa?>> Kosai non sapeva che fare e lo sguardo, tradiva anche un po' di paura.
<<Camminiamo ovviamente, vorrei arrivare al castello prima che cali la notte.>>
Riprendemmo a marciare e per un attimo mi chiesi se l'ultima prova non fosse già cominciata: la strada era sconnessa e spesso scivolosa, ma la cosa peggiore, era che si affacciava direttamente su un precipizio parecchio profondo, una caduta da quell'altezza avrebbe assicurato la morte a chiunque. Il freddo, man mano che ci avvicinavamo diventava sempre più insopportabile, tanto che mi ero sentita costretta ad evocare con la mia magia una fiamma per riscaldarci. Il viaggio durò svariate ore, arrivammo a destinazione, solo quando il sole stava già cominciando a sparire pigramente dietro l'orizzonte.
<<Nessuna guardia? Tutto ciò mi puzza tremendamente.>>
Immediatamente un rumore squarciò l'aria, coprendo anche la bufera di neve, facendoci voltare terrorizzati: due strane e gigantesche creature erano atterrate alle nostre spalle.
Entrambi mi ricordavano degli angeli, a causa delle stupende e candide ali e dell'armatura di platino, tanto brillante, da rischiare di accecarci. Sul pettorale di entrambe, erano incise scene collegate alla guerra, come scontri tra eserciti angelici, duelli ed alcuni simboli inerenti al rigido inverno; tempeste di neve, valanghe, foreste e laghi ghiacciati, oltre al disegno stilizzato, del vento ghiacciato del nord, che attraversava l'intera corazza. Ma la cosa che balzava principalmente all'occhio, non erano né la scintillante armatura e nemmeno le ali angeliche, ma il colore della pelle: blu, il colore dell'oceano più profondo. Ricordavo qualcosa su di loro, dalle letture di mio nonno, ma non riuscivo ad identificarli. Tra i due però, si potevano notare delle differenze che permettevano di distinguerli, uno infatti era alto e magro, lo sguardo era sveglio ed emanava un'aria furbesca e quasi...crudele. Al fianco portava un tomo gigante, sulla copertina era stampata la rosa dei venti e dall'altra parte della cinta, uno spadone a due mani, che aveva una particolarità bizzarra, la lama infatti, proprio come il castello, era fatta di ghiaccio ed emanava una specie di alone. I capelli erano corti ed azzurri, tagliati come quelli di un soldato.
L'altro invece era più basso e muscoloso, dallo sguardo, non sembrava essere sveglio quanto il compagno. I capelli lunghi e bianchi, erano raccolti in delle treccine laterali. Non portava una spada alla cintura, ma tra le mani stringeva, come se fosse un tesoro prezioso, una mazza, rivestita anch'essa dal ghiaccio.
<<Io sono Zete.>> disse la creatura più alta.
<<Ed io sono Calaide.>> aggiunse l'altro.
<<Noi siamo i Boreadi, i figli di Borea, Dio del Vento del Nord e custodi della fortezza del Mago d'Inverno.>> terminarono il discorso, riuscendo a parlare contemporaneamente.
<<Kosai, mi spieghi perché non riesci mai a tenere la bocca chiusa?>> il rosso prese a fischiettare imbarazzato.
Alzai un braccio per imporre ai due di fermarsi, prima che cominciassero a litigare.
<<Io sono Seika Otsuka, Capo-Villaggio della Tribù di Fuoco e loro sono Zoka e Kosai, miei fedeli compagni. Noi siamo qui per...>>
<<Incontrare il nostro padrone. Lui ci ha detto tutto e vi sta aspettando dentro al castello.>>
<<Fateci strada allora>> Zoka fece un passo in avanti, entusiasta al pensiero di poter porre fine finalmente a quell'inferno.
<<Ma prima di poter proseguire il Mago d'Inverno vuole sottoporvi ad un'ultima prova.>> il figlio di Borea ci guardò con i suoi occhi gelidi, che non facevano trasparire alcuna emozione.
<<Ed in cosa consiste questa "prova finale"?>>
<<Ma signorina!>> il rosso spalancò le braccia disperato, non sembrava affatto disposto a partecipare.
<<Se il mago d'Inverno ha deciso così, noi non possiamo opporci>>
<<Ottima scelta signorina Otsuka, non è saggio andare contro al nostro padrone. E come ben sa, la conoscenza ha sempre un prezzo. Il Mago richiede un sacrificio, per potere avanzare, uno di voi dovrà rimanere qui per sempre.>> le due creature parlarono di nuovo come se fossero una cosa sola ed il sangue mi si gelò.
Eravamo arrivati così lontano, tutti insieme.
Eravamo sempre riusciti a sopravvivere ed ora uno di noi, non sarebbe più potuto tornare per colpa di uno stupido capriccio. Ma non avrei più permesso che venisse versato altro sangue, a causa mia.
<<Sarò io.>> avanzai decisa verso le creature, proponendomi come volontaria.
<<No signorina, sarò io a sacrificarmi. Il nostro villaggio ha ancora bisogno della sua guida, lei non può abbandonare il nostro popolo.>>
Kosai strinse i pugni, mentre Zoka aveva lo sguardo perso nel vuoto e non sembrava avere intenzione di muoversi, come ipnotizzato.
<<No. Sarò io a farlo. Una volta ottenute le informazioni dal Mago, dovrete tornare in fretta ad Osaka e l'unico modo è usando la magia di Kosai. Tu invece Seika, sei troppo importante per questa guerra, lasciare che sia tu a rimanere qui, sarebbe come regalare la vittoria all'esercito oscuro. Rimarrò io qui.>>
Il mondo mi crollò letteralmente addosso, tra tutte le persone che potevo perdere, Zoka era l'unico che non avrei mai voluto lasciar andare.
Mi avvicinai a lui, dandogli una leggera carezza sulla fronte, sentivo che era molto spaventato, ma che faceva di tutto, per non darlo a vedere.
<<Andrà tutto bene Seika. Riuscirai ad avere le risposte che cerchi, sconfiggerai Aki e riporterai la pace ad Osaka. Fammi solo il favore di dire a Kagaya , che per me è stata come una sorella ed a Yukan...a Yukan, di che gli sto passando il testimone. Da adesso, sarà lui a doverti proteggere. Digli che credo in lui e che gli voglio bene.>> non riuscii a trattenermi, l'impulso di baciarlo prese il sopravvento, tanto che mi avvicinai più del dovuto, ma lui si scostò, sorridendomi.
<<Non voglio che accada per pietà. Forza. Sono pronto per qualsiasi cosa vogliate fare.>> Il biondino si mise in guardia fieramente, pronto a dare la vita, come un degno Capitano del nostro esercito. Mentre i Boreadi si avvicinavano a lui, il pensiero di salvarlo e scappare, mi attraversò la mente più volte, ma dovetti trattenermi. Quello era l'unico modo per salvare la regione.
Quando Zete arrivò a pochi passi da lui, sguainò la spada, ma Zoka rimase impassibile. Era sicuro della sua scelta. La creatura non lo trafisse.
Semplicemente lo sfiorò, con la punta della lama. Immediatamente, l'alone gelido, che circondava la spada, prese a diffondersi sul corpo del biondo, che pochi secondi dopo, si tramutò in una...statua di ghiaccio.
Sentii il cuore che si frantumava in mille pezzi e le lacrime che minacciavano di fuoriuscire, copiosamente.
Anche Kosai era distrutto, odiava più di me il pensiero di aver perso un compagno, senza che lui avesse potuto far nulla per impedirlo.
Quel momento di dolore indescrivibile, venne però spezzato dalla risata cristallina di qualcuno.
<<Davvero molto commovente ragazzi...>>

(Il castello del Mago d'Inverno, centro nevralgico del suo mondo.)

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