Capitolo 24: Le Barriere della Realtà
OSAKA
VILLAGGIO DEL FUOCO, INGRESSO PRINCIPALE
16/04/1285
ORE 19:46
POV: YUKAN
<<Hana...Aka Hana>>
Quegli occhi, oscuri come i miei mi stavano catturando, rischiavo di perdermi dentro essi, finché non riuscii a staccarmi da quello sguardo magnetico per guardarla nel complesso.
Non era molto alta, sicuramente non superava il metro e sessantacinque.
Portava dei lunghissimi capelli castani, che le arrivavano sino alla schiena, gli occhi nerissimi, scuri, sembravano lo sfondo di un cielo stellato.
Le labbra carnose brillavano così tanto da poter essere confuse con una rosa e appena sotto il mento si poteva notare un piccolo ed elegante puntino nero, un neo che non sembrava essere assolutamente fuori luogo, ma che al contrario, completava il quadro alla perfezione.
Indossava un lunghissimo kimono rosso e bianco, su cui troneggiava uno strano stemma mai visto prima, rappresentante un candido fiocco di neve.
Hana, accortasi del mio sguardo indagatore, arrossì leggermente, voltandosi da un'altra parte.
<<La potresti smettere di fissarmi così?! Non è educato>>
<<Oh. Ehm. Scusa...mi chiedevo semplicemente da dove venissi. Non ho mai visto quello stemma in vita mia>>
Hana battè con fierezza un colpo sullo stemma, indicandolo.
<<Non sbagli. Non sono della regione, vengo da Edo e più precisamente, dal villaggio del Ghiaccio.>>
<<Quindi esistono altri maghi all'infuori di Osaka? Così come altri villaggi fondati da Stregoni.>>
<<È ovvio, è la regione della capitale, li sono radunati i maghi più potenti così come è ovvio che ad Edo, così come in ogni regione, la suddivisione dei villaggi sia diversa, poiché sono diversi gli abitanti. Il mio è uno dei quattro villaggi che detengono il potere.>>
<< E per quale motivo saresti venuta sin qui?>>
<<Avrei bisogno di parlare con Seika. Di una questione importante ma...la regione è in pericolo e il villaggio del fuoco ancora di più. Siamo qui per avvertirvi di un pericolo tremendo.>>
Strinsi i pugni arrabbiato.
Venivamo da un brutale attacco, non potevamo permetterci altre grane.
<<Che sta succedendo?>>
Avrei voluto dire tante cose, ma riuscii solamente a pronunziare una brevissima frase.
<<Forse é meglio che tu sappia tutto dall'inizio. Waruidesu ha fatto un colpo di stato e tutto il villaggio tranne me, compreso il Sensei è sotto il suo controllo. Intende dichiarare guerra a Seika.>>
Otoshi balbettò spaventato, era chiaro che avesse passato dei giorni tremendi, aveva gli occhi infossati, come se non riposasse seriamente da molto, il viso scavato e i vestiti strappati parlavano da se, era chiaro che aveva combattuto e che non mangiava da ore come minimo.
<<Cosa?! Ma è tremendo! In una situazione del genere, con l'esercito di Aki che si sta rafforzando dovremmo allearci, non farci la guerra! Raccontami tutto nei minimi dettagli!>>
Mi morsi il labbro talmente tanto forte, che, in poco tempo, sentii il ferroso sapore del sangue inondarmi la bocca, mentre osservavo preoccupato Otoshi iniziare a parlare
<<Tutto iniziò così...>>
VILLAGGIO DELLA TERRA,
SALA RIUNIONI
14/05/1285
ORE 00:42
POV: OTOSHI
<<Vallo a prendere e portamelo.>>
Non farsi individuare per nessun motivo, me l'ero imposto quando passando di lì per caso, avevo sentito tutto e deciso di racimolare qualche altra informazione, che potesse essermi utile, mentre decidevo cosa poter fare da quel momento. Potevo fingermi un alleato di Waruidesu e attaccarlo...ma mi avrebbe sconfitto in un attimo.
Tutto però finì in un attimo, quando calpestai un rametto.
Waruidesu mi stava scatenando contro Ziah e a me era rimasta una sola opzione.
Fuggire.
Ebbi appena il tempo di voltarmi e cominciare a correre, che vidi quella che era ormai l'ombra della mia amica di infanzia, scattare fuori dalla sala delle riunioni e corrermi dietro indiavolata. Da piccoli eravamo soliti giocare spesso ad acchiapparci e lei vinceva sempre.
Ma ora era tutto diverso, eravamo cresciuti e lei non poteva catturarmi, ne andava del futuro del nostro villaggio.
Decine e decine di compaesani guardavano la scena confusi, non capendo cosa stesse succedendo, semplici persone, che non avrebbe potuto nulla, non contro quel bastardo di Waruidesu.
Per un attimo, fui anche tentato di fermarmi per avvisarli del pericolo imminente, ma la visione di un gruppo di soldati mi fece cambiare idea, il rischio che non fossero in sensi era alto, non potevo permettermi neanche un errore.
Corsi a più non posso, con una brezza leggera che mi scompigliava i capelli, facendomeli ricadere sugli occhi.
Dopo un'estenuante corsa, riuscii nel mio intento, da lontano intravidi il portone di Ingresso del Villaggio, al momento sgombro, senza soldati, cosa che mi fece parecchio insospettire, visto il normale livello di sicurezza, che non era certamente così scarno.
L'assenza di un posto di guardia però, mi permise di superare il confine e scomparire nella folta vegetazione della foresta ai confini del nostro villaggio, aiutato dalle tenebre.
Decisi di nascondermi, arrampicandomi su un albero in maniera tale da riposarmi e attendere in contemporanea la fine della notte, muoversi a quell'ora, era sin troppo pericoloso, specialmente se si era evasi di recente.
<<Meglio aspettare che le acque si calmino...>>
Borbottai, mentre mi sistemavo meglio su un ramo, per non cadere.
Preferii rimanere sveglio, addormentarsi poteva risultare fatale, se qualche inseguitore fosse riuscito ad individuare il mio nascondiglio e neutralizzarmi, quando ancora non potevo reagire.
I miei pensieri invece volarono oltre a quella buia radura, viaggiando lontani, verso l'unico che sarebbe stato in grado di aiutarmi e che avrebbe fatto di tutto pur di farlo.
<<Yukan...>>mormorai guardando a Est, verso il vilaggio dove si diceva nascesse il sole.
Dovevo immediatamente raggiungerlo e avvertire Yukan, con il suo intervento e quello della sua gente, avremmo sicuramente sconfitto e spodestato quel traditore di Waruidesu.
Aspettai a lungo, in attesa dell'alba, nel costante terrore al pensiero di un attacco, che non arrivò e quando finalmente, dopo un attesa infinita, giunse l'ora, quando il sole cominciò a spuntare timido all'orizzonte, mi alzai lentamente in piedi, stiracchiandomi per risvegliare i muscoli addormentati, facendo sempre attenzione a non cadere.
Rimasi lì, qualche secondo, a godermi il panorama mozzafiato, la foresta si stava risvegliando, gli animali uscivano dalle loro tane alla ricerca di cibo, gli uccellini cinguettavano allegri e i mille colori di tutte le piante brillavano sgargianti, decine e decine di fiori vestiti meglio del più grande Imperatore sulla faccia della Terra, con le loro forme eleganti ed i colori accesi.
Per non parlare poi dei rumori praticamente inesistenti, qui la civiltà non esisteva e regnava sovrana una calma quasi spettrale, ma estremamente rilassante, interrotta solamente dal canto degli uccelli o dal verso di qualche altro animale selvatico.
Respirai a pieni polmoni quell'aria così pura, creata dalla nostra meravigliosa foresta, invidiata da tutti nel mondo.
Un fortissimo odore di muschio mi pizzicava il naso, causando uno starnuto solitario che spezzò il silenzio.
Fu a quel punto che scesi giù dall'albero con un balzo, atterrando sul fogliame secco, per non fare rumore.
Chiusi gli occhi per concentrarmi e osservare i flussi di etere, una tecnica che permetteva di individuare altri fonti di magia, ma nulla. Il posto sembrava deserto.
Nessun essere umano.
Mi inoltrai ancora più a fondo, cosa che mai avevo fatto in vita mia, per spostarsi si utilizzavano altre vie, quel luogo era vietato a tutti, facevano eccezione i pezzi grossi del nostro villaggio, come Saibankan e in poco mi accorsi del motivo, il paesaggio cambiò in maniera drastica, abbandonai in poco tempo la luce, il calore, gli alberi rigogliosi e le diverse specie di animali, che fecero spazio ad un luogo decisamente più lugubre, costellato di alberi morti, di un colorito mai visto prima, insolito per qualsiasi tipo di pianta, un grigio spento mischiato ad violaceo scuro, dietro ci doveva essere per forza lo zampino di qualcuno.
La foresta oscura, mi stavo avvicinando al luogo dove era avvenuto l'esame di Yukan, interrotto poi da quel misterioso attacco. Il mio amico aveva poi ricevuto la licenza, in fin dei conti era stato lui a ritrovare il libro, anche se poi rubato da quel misterioso ragazzo. Non c'era stata però alcuna cerimonia, solitamente il villaggio festeggiava il nuovo pezzo grosso, ma quel giorno il fuoco venne acceso solamente per la pira funebre.
Ishi ci aveva lasciato.
Nessuno aveva voglia di festeggiare ed in ogni caso, da quel giorno, nessuno ne aveva avuto più il tempo.
Il combattimento nell'arena, il rapimento di Yukan, adesso questo colpo di stato.
Ciò che mancava, compresi, erano anche i motivi.
<<Per cosa dovrei festeggiare esattamente?>>
Continuai ad avanzare in quell'intricatissima ed inquietante vegetazione finchè non lo sentii.
Il gorgoglio di un torrente, la meta era vicina, feci un ultimo sforzo e corsi verso quel rumore così familiare, uscendo finalmente da quella parte orrenda di foresta.
Dinnanzi a me, si parò subito uno scenario a dir poco spettacolare, mi trovavo in una gigantesca vallata, una metà era interamente coperta di fiori gialli, l'altra di uno strano terriccio rossastro. Le due metà erano divise da un fiume.
<<Eccolo...il confine.>>
Yukan era giunto al nostro villaggio proprio da quel fiume, che fungeva da confine naturale tra le due "micro-nazioni".
Mi bastava attraversarlo per essere al sicuro, gli uomini di Waruidesu per catturarmi non sarebbero arrivati a tal punto, andare nei confini del regno di Fuoco, senza un'adeguata preparazione alle spalle, solo per attaccare briga, sarebbe stato un buon modo per suicidarsi.
Mossi incerto i primi passi passi nel fiume e come da aspettativa, l'acqua era a una temperatura stranamente alta, quasi a voler far capire a cosa andava incontro chi lo attraversava.
<<Basta così. Fermati Otoshi.>>
Mi bloccai immediatamente. La sua voce...come diamine poteva essere possibile?! Aveva nascosto, in qualche modo a me ignoto, la sua irradiazione di Etere ed il suo livello vitale.
Mi voltai per guardarla in faccia ed evitare di essere colpito alle spalle.
Se dovevo morire lo avrei fatto combattendo e guardando in faccia il mio destino, non fuggendo, come avevo fatto sino a questo momento.
<<Ziah...anche questa volta sei riuscita a trovarmi.>>
<<Già. Ora vedi di non fare storie e venire con me. Il padrone ti aspetta.>>
<<Perchè Waruidesu è così interessato a me?!>>
<<Sinceramente non lo so, ma devo dire di essere parecchio invidiosa di tutte le attenzioni che ti riserva. In ogni caso, immagino non voglia che tu avverta Seika del nostro piano.>>
Strinsi i pugni. Invidia?! Quella non era Ziah.
<<Ziah riprenditi! Quella non sei tu! Waruidesu ti controlla!>>
<<Il padrone mi ha liberato dalla schiavitù. E per ricompensarlo, darò tutto ciò che è in mio possesso, fosse anche il mio sudicio corpo o la mia inutile vita. La volontà, il libero arbitrio è una prigione. Il mio padrone mi ha riportata sulla retta via, mi ha dato la possibilità di essere veramente felice>>
<<Ed io farò tutto ciò che posso per avvertire Yukan e spezzare questo stupido incantesimo>>
Ziah sorrise dolcemente, riuscendo a farmi abbassare la guardia, anche se per pochissimo tempo.
<<No Otoshi. Non farai proprio nulla.>>
Accadde tutto in un attimo, Ziah scattò in avanti, il suo pugnale tra le mani ed un'espressione folle stampata in viso.
<<Muro di roccia!>>
Un muro fatto di massi, comparsi dal nulla, divise momentaneamente me e Ziah, dandomi il tempo di stringere tra le mani il moschetto incerto.
Lei rimaneva una delle persone a cui tenevo di più al mondo, non avrei mai e poi mai, pensato di farle del male.
Altro errore tremendo, Ziah con un balzo scavalcò il muro, lanciandomi contro il coltello, che fendette velocemente l'aria, dandomi appena il tempo di premere il grilletto e deviare la direzione dell'arma con un proiettile.
Ma il suo assalto non terminò lì, difatti la ragazza con uno scatto mi raggiunse e in un secondo alzò il coltellaccio sopra la sua testa, evidentemente vogliosa di chiudere in fretta i giochi.
Alzai d'istinto il moschetto per schermirmi, arma che per l'impatto e la lama affilata dell'avversario, si spezzò in due.
<<No!>> Urlai vedendo la mia creazione fatta a pezzi, mentre Ziah riprendeva la sua danza della morte, agitando così velocemente l'arma da costringermi a difendermi e basta, senza la possibilità di reagire.
<<Katana!>>
Tra le mie mani si materializzò subito una spada, che interruppe l'attacco frenetico di Ziah.
<<Hai proprio voglia di giocare eh?>> Urlò lei ridendo, evidentemente divertita dalla situazione, mentre le lame si incrociavano di nuovo facendo schizzare scintille bollenti ovunque.
<<Perché opponi resistenza Otoshi?! Potresti stare bene, dimenticare i problemi!>>
Ziah ruotò su se stessa, per provare a colpirmi con un attacco diagonale, che fortunatamente fallì, nel momento esatto in cui alzai la spada sopra la mia spalla, fermando il colpo.
<<Perché questa non potrebbe essere chiamata vita Ziah! Essere schiavi di un pazzo malato! Dimenticare i propri problemi non può portare alla felicità, rimarrai schiava della tua paura, non riuscendo mai ad affrontarla. L'oblio non è la soluzione!>>
<<Noi non siamo schiavi Otoshi, siamo molto più liberi di te! Unisciti a noi e lo vedrai con i tuoi stessi occhi!>>
Attaccai con un affondo, rimanendo in perfetto equilibrio, senza spostare di un millimetro il baricentro. Nonostante Ziah fosse stata sempre abile con la spada, mi ero da sempre allenato con Yukan, a mio parere uno spadaccino pari al Sensei, mi aveva insegnato tutti i suoi trucchi, tutte le sue tecniche. Tutti mi consideravano un pessimo spadaccino, ma grazie al lui ero diventato molto più forte e oggi lo avrei dimostrato a tutti, specialmente a Ziah.
Non mi sarei fatto sconfiggere per nessun motivo.
Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, le aprii uno squarcio sul fianco senza nemmeno volerlo.
<<Per ora non è Ziah che parla! Giuro che ti farò tornare come prima! È una promessa!>>
La ragazza cominciò a singhiozzare raggomitolandosi a terra, tenendosi la ferita dolorante.
Rimase ferma così qualche secondo, attimi tremendi in cui la studiavo terrorizzato.
Era ferita.
Dovevo aiutarla.
<<Ti aiuterò lo sai Ziah...perchè ti amo>>
La ragazza scoppiò a ridere improvvisamente, rialzandosi tranquillamente come se la ferita non esistesse
<<Mi ami, Otoshi Caro?>> Rise di nuovo indicandomi
<<Ad innamorarmi di uno come te, preferirei essere ricoperta di letame. Chi pensi possa amare un essere inutile come te? Nessuno. Nelle nostre missioni abbiamo sempre fatto tutto io e Yukan, il Maestro ti convocava solo perchè facevi pena a tutti, a differenza di lui, non hai carattere e sei uno smidollato fifone. Ecco perché amavo lui e non te. Ma ora il padrone mi ha aperto gli occhi e concederò mio corpo soltanto a lui. Non mi importa più niente nemmeno di quello sporco traditore, anche lui brucerà, insieme a tutti coloro che si opporranno al sommo Waruidesu. E tu, sporco ragazzino...sarai il primo.>>
Quella valanga di parole fu peggio di una coltellata.
Caddi in ginocchio, mentre lacrime copiose e incontrollabili mi bagnavano le guance. Sapevo che non era in lei, ma faceva male lo stesso. Tanto male.
Perché in fondo sapevo che in fondo al suo discorso c'era un fondo di verità, nonostante fosse controllata da Waruidesu, molte delle cose che aveva detto, le pensava sul serio.
Io non contavo per lei nemmeno la metà di quanto valeva Yukan.
Ma da adesso non avrei più fatto il fifone, lo avevo promesso a me stesso.
Avanzò lentamente, pregustando già la mia cattura, finchè non fu a pochi passi da me.
<<Addio. Non è stato un piacere. A nessuno importerà della tua fine, quindi ti lascerò agli uccelli e ai cani. Non credo che al padrone interessi veramente averti vivo>>
<<Stai zitta!>> Gridai con tutto il fiato che avevo in gola.
Lei non riuscì a replicare, il mio incantesimo era riuscito nel suo intento.
La magia della parola, il maestro mi aveva avvisato di tale potere.
" Ricorda che le parole possono ferire più di una spada. Ti è stato donato un grande potere. Usalo bene."
In preda alla furia la ragazza si tramutò in un orso, colpendomi istantaneamente con una zampata alla bocca dello stomaco, che mi scagliò via, al centro del fiume.
L'impatto con l'acqua fu dolorosissimo, mentre il liquido intorno a me si mischiava con il sangue, che fuoriusciva dalla recente ferita causata da Ziah.
Annaspai per un po', volendo raggiungere la superficie, l'ossigeno, non ero mai stato un gran nuotatore e morire in questo modo sarebbe stato il colmo dopo essere quasi riuscito a portare a termine la mia impresa.
Agitai in maniera confusa gli arti, salendo a fatica, finchè non riuscii a risalire a galla prendendo una gigantesca boccata d'aria.
<<Cura Ferite.>> I segni degli artigli sparirono e le forze tornarono.
Era questo il mio potere, dare vita a tutto ciò che immaginavo o ricordavo, attraverso la parola.
<<Manticora!>> Un ulteriore grido squarciò l'aria mentre una bestia orripilante compariva dal nulla.
Un gigantesco e fiero leone ruggì contro Ziah. La particolarità di questo leone? Quando ruggì, spalancò un enorme paio di ali da pipistrello e agitò una coda da scorpione.
Il pungiglione, di un color notte e particolarmente appuntito fendeva l'aria, alla ricerca di qualcosa da colpire, fremeva, assetato di sangue.
Ziah si ritrasformò in un essere umano osservando inorridita la belva.
<<Hai superato le barriere della realtà...>> constatò tenendo gli occhi puntati sulla creatura.
La mia magia difatti finora era stata limitata dalla barriera della realtà, che mi permetteva di materializzare oggetti, esseri di cui si fosse oggettivamente a conoscenza, creature che ero già riuscito a vedere, ma da ora...
<<Sarò io a plasmare la mia vita! Attacca!>>
Ziah si trasformò anch'essa in una manticora e i due aculei si scontrarono in aria, incrociandosi, mentre i due animali ruggivano inferociti.
Una delle due manticore balzò addosso all'altra e le due cominciarono a rotolare, confondendomi le idee, non consentendomi di capire, chi, tra le due, fosse Ziah.
I due animali magici non avevano intenzione di arrendersi, si scambiavano micidiali colpi con gli artigli, le zanne e la coda, lottando come due abili spadaccini, spalancando le ali, volando in cielo ed inseguendosi, ruggendo.
Cominciò a quel punto una violentissima lotta tra le due bestie, finché, una delle due, con una zampata sul muso, non mise al tappeto l'altra, avvicinandosi al collo della creatura abbattuta, per dare il colpo di grazia.
Dovevo fare qualcosa, se fosse stata Ziah la manticora sconfitta sarebbe morta, dovevo assolutamente rischiare per provare a salvarla.
<<Scompari, creatura!>>
La mia creazione scomparve così come era apparsa, nel nulla, lasciando Ziah, che si era ritrasformata, inerme a terra.
Le tastai il collo, respirava ancora, era solo stordita dal colpo, dovevo approfittarne finchè era priva di sensi, così ricominciai la mia avanzata per raggiungere la sponda del villaggio del fuoco.
Non era troppo profonda l'acqua, nè troppo violenta la corrente, permettendomi di attraversare senza troppi problemi il corso d'acqua.
Giunto finalmente nell'altra riva crollai a terra, stremato dal viaggio e dal combattimento.
Però ce l'avevo quasi fatta.
<<Hai bisogno? Sei ferito?>>
Una voce femminile mi fece scattare in piedi, dimenticando la stanchezza, pronto nuovamente a combattere.
<<E tu...chi diamine sei?!>>
( Hana Aka, membro misterioso del villaggio di Ghiaccio, non presente ad Osaka. Non si conosce nulla attualmente di questa ragazza se non il suo nome.)
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