IL MONDO IN UNA SCATOLA
Le torce dei quattro eroi illuminavano fiocamente l'ultima porta del dungeon che li separava dal raggiungimento della loro impresa: sconfiggere "la piaga", il tremendo Gargoyle che, da mesi, aveva portato morte e distruzione nelle terre circostanti. A capo di una innumerevole armata di non morti, nessuno era mai riuscito ad opporsi al suo immenso potere.
Nessuno tranne "loro".
"Loro" non avevano nome, nessuno sapeva e mai avrebbe saputo chi fossero. Erano in quattro: un mago, un nano, un barbaro e un'elfa.
Tutti e quattro ritrovati, come per incanto, nello stesso giorno, alla stessa ora, davanti all'entrata della tana del Gargoyle, tutti e quattro con un unico imperativo nell'anima: sconfiggerlo.
"Sento un immenso potere provenire al di là di questa porta." Fece l'elfa passando le sue esili dita sul legno corroso dal tempo. Poi, spaventata, ritirò di scatto la sua mano portandola sul petto. Il suo cuore batteva all'impazzata.
"Apri!" Tuonò il barbaro "Andrò io per primo."
"Io chiuderò la fila" disse il mago. Il nano stava per obiettare quando venne zittito sul nascere dall'elfa che, con tono di voce stizzito, gli comandò:
"Ti prego, nano, NON proferire parola."
Il nano bofonchiò sommessamente qualcosa, poi brandì la sua ascia e si preparò anche lui ad entrare.
Una puzza di morte inondò le narici dei quattro. Una sala immensa, illuminata da diverse fiaccole mostrava, al centro, un tavolo delle torture e lo scheletro dell'ultimo malcapitato che vi era finito sopra.
Vi era una sola zona d'ombra in tutta la stanza, dalla quale partì una risata fragorosa che riecheggiò per tutto il dungeon.
"E così siete riusciti ad arrivare fin qui." Dei passi poderosi fecero tremare il pavimento. I quattro rimasero immobili, pronti ad agire con le loro armi e magie. Dall'ombra l'incubo divenne reale, alla luce delle sette torce che danzavano al vento. Era il Gargoyle, le sue fauci aperte in un ruggito che nessuna bestia feroce avrebbe mai potuto emulare in questo mondo, nelle sue mani impugnava una frusta e una spada seghettata, ambedue puntate contro il cielo, come a voler sfidare gli Dei.
"È giunta la tua ora, marrano." Gridò il barbaro.
"Per Selen la luce regnerà ancora su queste terre." Fece il mago.
L'elfa stava per dire la sua ma, stavolta, venne anticipata dal nano.
"Te rompemo er culo!"
Tutti, compreso il Gargoyle, rimasero immobili. Scese un silenzio tombale che durò diversi, imbarazzanti, secondi.
"Io ci rinuncio." Disse il Gargoyle buttando a terra le sue armi in segno di disappunto. "Non è possibile che, ogni volta, debba andare a finire così." Si accovacciò in posizione fetale vicino al muro, ciondolando avanti e indietro, stringendo le ginocchia al petto.
"Nano sei un coglione!" Disse adirato lo scheletro alzandosi dal tavolo delle torture.
"Ti avevo detto di NON proferire parola." Fece l'elfa in preda ad un evidente attacco isterico.
"Aoh che ce posso fa'? Dopo trent'anni che stamo qui a Roma che è corpa mia se me scappa quarche frase in dialetto?"
"Quarche?" Ripetè canzonandolo il barbaro. "Nano, c'hai scritto "Made in Taiwan" sotto ai tuoi piedi. Parlavi cinese quando siamo arrivati qui." Fece sollevandogliene uno e facendoglielo notare e, continuando: "L'idiota di Dostoevskij ti fa una sega."
"Possibile che sono vent'anni che non riusciamo più a fare una partita decente?" Fece il mago massaggiandosi le palpebre con il poillice e il medio della mano destra.
"Aoh ma che è corpa mia? Eppoi senti chi parla: "marrano", "per Selen"... c'avemo er primo barbaro accurturato da' storia e er primo mago pipparolo."
"Ma che dici?" fece il mago divenendo rosso in viso.
"Ma che te pensi che er tuo "fap-fap" passa inosservato a le mi recchie quanno a sera er padrone mette certi siti zozzi sur computer?"
"Palla di fuoco!" Gridò il mago. Ma nessuna magia scaturì dalle sue mani.
"Sì, sì... proprio de foco! Svejate pupazzo, che sei 'n pupazzo come tutti noi qui." Fece il nano guardando la sua ascia di plastica. "Ma che senso c'ha, poi, continuà a gioca tra de noi quanno nessuno ce se 'ncula più de pezza?"
I volti dei cinque divennero più grigi di quanto già non fossero. Il Gargoyle si alzò e, avvicinandosi agli "eroi" disse:
"Ha ragione il romanaccio. Nessuno, oramai, gioca più ad Hero Quest. Natale scorso hanno addirittura optato per quel noiosissimo Indovina chi."
"Mi sembra di essere il protagonista di Cent'anni di solitudine." Disse il barbaro.
"A rieccolo..:" disse il nano guardando in cielo. Un cielo scuro di cartone, dove vi erano raffigurate illustrazioni e regole che tutti,compresi i mostri, lì dentro quella angusta scatola, conoscevano a menadito.
"Ma che vuoi?" Replicò il barbaro seccato. "Mi piaceva quando il padrone studiava, e ripeteva tutto a voce alta. Quante cose ho potuto apprendere dai libri che leggeva!" La sua memoria tornò indietro nel tempo, il suo sguardo divenne trasognante.
"Dall'avvento dei giochi online nessuno ci considera più." Fece notare il piccolo scheletro seduto, gambe penzoloni, sul tavolo delle torture.
Un urlo, proveniente dall'esterno, interruppe i loro discorsi.
"QUADRAKILL!! EVVAIIII!!!"
E un'altra voce:
"Grande, Matteo!"
E un'altra ancora:
"Sei tutti noi!"
Altre frasi di incitamento da parte di altri due individui.
"Però stasera sono tanti." Fece notare l'elfa.
"Stanno a fà a' lana." Disse il nano.
Il mago fece partire uno scappellotto che lo colpì sull'elmo.
"Una LAN, imbecille!" Sottolineò l'esperto di arti magiche.
"Aoh! Nun me toccà co' quee mani sudicie. Chissà che c'hai fatto cinque minuti fa."
"Una lan?" chiese l'elfa.
"Hanno unito cinque computer e stanno giocando ad un unico videogame."
"Chi gli ridarà tutto il tempo che stanno perdendo, ora, nella loro vita?" disse il Gargoyle.
"Nessuno." Rispose il barbaro, e, tristemente, ripetè: "Nessuno..."
"Peccarità..." continuò il nano. "È vero che po' esse 'n' ber passatempo, ma pe' sti ragazzi è divantata 'a vita se po' dì. Perchè quanno giochi dalle 8 alle 10 ore ar giorno n'è più 'n passatempo, diventa vita, ma na vita demmerda."
"Già... con noi una partita durava quelle due ore il sabato... e a noi andava bene così." Disse lo scheletro.
"Che c'avranno sti giochi più der nostro?" Fece adirato il nano.
"Che con il nostro dovevi usare la fantasia, lì, invece, la fantasia te la mettono bella impacchettata pronta all'uso in attesa solo di essere scartata."
"Hanno ammazzato 'a fantasia. Bastardi!" Il nano diede un poderoso pugno alla porta, che venne giù come fosse di cartone, forse perché era proprio di cartone.
"Certo che l'hanno uccisa." Continuò il barbaro. "Senno' tutti 'sti film e libri di merda che escono adesso come te li spieghi?"
"Scusa eh?" fece incuriosita l'elfa. "Ma te che ne sai?"
"La sorella del padrone, a volte mette certi film in tv dai dialoghi improponibili, e quando legge alcuni brani delle sue letture, al telefono, con le amiche, sono certe porcate che farebbero inorridire persino un orco."
Il mago, sembrò avere un mancamento e cadde in ginocchio a terra.
"Cos'hai?" Chiese l'elfa andando in suo soccorso.
"Una visione." Rispose lui.
"Dicci, dicci" fecero all'unisono tutti, compreso lo scheletro.
Il mago fece un colpo di tosse secca, cominciò a guardare negli occhi tutti i presenti nella sala, poi cominciò:
"Io ho visto... io ho visto..."
"Cosa? Cosa?"
"Io ho visto... che stasera l'elfa me la darà."
I quattro rimasero di sasso, o meglio, di plastica a quelle parole.
"A' mago, ma vaff..!" fece il nano "Ringrazia Iddio che è de plastica la mia ascia, sennò t'avrei aperto 'n due."
"Aspetta e spera, mago" fece l'elfa dandogli due colpetti con la mano sulla spalla. "Verrò a letto con te quando "quelli" rigiocheranno con noi." Il che equivaleva ad un non tanto velato "mai".
Non fece in tempo a finire di dire quella frase che i cinque fuori urlarono un:
"NOOOOO!!!" all'unisono.
"Che è successo?" Fece uno di quelli.
"È saltata la corrente!" rispose un altro.
"Dannazione! Proprio ora che avevamo la partita in pugno."
"Dai, speriamo che ritorni presto."
"Ne dubito, guardate fuori... tutta la via è in black out. L'ultima volta che è successo ci hanno impiegato due ore a ripristinare la corrente."
"Dannazione! E ora che facciamo?"
"Di là ho delle candele, e un'idea in testa per passare il tempo."
Dall'interno della scatola sentirono la porta dell'armadio che si stava aprendo.
"Nooo, dai!!! Hai Hero Quest? Grande! Facciamoci una partita."
"Oddio, oddio, oddio, stanno per rigiocare con noi." Disse lo scheletro correndo avanti e indietro.
"A tutti!" urlò il barbaro "Riposizionatevi e pronti al gioco."
Sentirono la scatola che si stava muovendo per essere posizionata su un tavolo.
"Daje Gargy.." Fece il nano "Riprendi le armi. Faccia cattiva! Faccia cattiva!" Disse dandogli due sonore manate sulle guancie.
"Così?" chiese lui.
"Più cattiva, più cattiva."
"Eh ma mi vengono i crampi. Lo sai da quant'è che non sto in questa posizione."
"Vent'anni." Rispose il mago ridendo e, sempre lui, rivolgendosi all'elfa con un sorrisetto ammicante, le disse: "Ricordati la tua promessa."
"Scordatelo!" Fece lei.
"Basta con le ciance!" disse il barbaro.
"Fratelli, famoje vede de che pasta semo fatti! Gargy, nun bara come ll'urtima partita dell'ottantasei."
"Non è mica colpa mia se il Master quella sera ebbe fortuna con i dadi." Rispose lui ridendo.
"Sì, sì... se chiama proprio fortuna." Ribatté il nano.
La scatola venne aperta, la tenue luce di una candela illuminava fiocamente la stanza.
Quattro eroi erano tornati, dopo tanti anni, per sconfiggere il male.
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