🎄Sherlock🎄

Richiesto da: (non mi fa taggare tesoro)

Bussi alla porta del 221B di Baker Street, stringendo fra le mani un pacchetto per la signora Hudson. Le sei ancora grata, del resto, per averti ospitata durante il tuo scambio viaggio-studio di due anni fa. Ora che ti sei stabilita a Londra, non hai nessun motivo per non andarla a trovare.

«Marie!» Le sue braccine esili ti stringono, mentre ti chiede come stai, perché sei lì, che sei cambiata.

«Bene, bene, signora Hudson. Mi sono trasferita da poco a Londra, così ho pensato di passare per salutarla e per augurarle buon Natale!»

Le porgi il pacchetto, e lei ti fa entrare. Ti stupisci, poi, di non aver sentito la musica provenire dal piano di sopra. Violino. Vi dirigete in cucina e ti accomodi al tavolo.

«Vuoi un bel the, tesoro?» ti chiede dolcemente la signora Hudson.

«Mi farebbe molto piacere... grazie.»

Ti guardi intorno, iniziando a pensare che la musica sia solo nella tua testa. Poi la senti terminare bruscamente. Dei tonfi sordi ti avvertono che la persona al piano di sopra sta scendendo... e poi eccolo. Il genio incompreso. Lo psicopatico, o meglio, il sociopatico iperattivo. Non ti scomponi, sai bene che lui non sopporta i certe cose.

«Signora Hudson, ha per caso del bicarbonato di sodio?» chiede, aprendo e richiudendo sportelli vari della cucina. Non mi degna nemmeno di una sguardo.

«No, Sherlock, mi dispiace. Piuttosto-» dice la signora Hudson, scandendo bene l'ultima parola, «Ti presento Marie... te ne avevo parlato, no?»

Sherlock si ferma, chiude lo sportello e si gira verso di me. «Salve, signorina Cassell. Buon Natale.»

Ti aspetti che lui continui, ma sembra più preso dalla sua ricerca, così taci. Lo osservi: il tremore convulso del polso sinistro, fin troppo visibile, una macchia viola sul collo - non sai se fraintendere o se pensare che sia solo un livido -, gli occhi rossi e gonfi, occhiaie scure.

Prende un respiro profondo, poi si volta nuovamente verso di te. «Signorina, potrebbe farmi il piacere di seguirmi al piano di sopra?»

Non riesce a finire la frase che la signora Hudson la interrompe: «Sherlock! Non importunare la povera Marie!»

«N-no, si figuri. Certo, la seguo.»

Nello stupore generale, segui l'uomo al piano di sopra. Non appena raggiungi l'entrata dell'appartamento, una puzza particolare ti avvolge, ma cerchi di non farci caso.

«Vede, signorina Cassell, solitamente non do spiegazioni riguardo i miei esperimenti, ma dato che potrei sembrarle peggio di ciò che appaio,» inizia, spostando la sua poltrona nera verso il focolare accesso e chiudendo l'ultima imposta, «Vorrei per favore che si accomodasse sulla poltrona. Il resto verrà da sé.»

Leggermente irrequieta ma curiosa, esiti prima di seguire le sue istruzioni. Poi ti accomodi, e pensi che l'ambiente buio non ti disturba più così tanto. Che Natale particolare.

Sherlock si siede di fronte a te, fin troppo vicino, e inizialmente pensi che sia davvero molesto. «Non si preoccupi. Non ho mai alzato le mani se non per legittima difesa.» mi disse. Dovrebbe rassicurarmi?

Sherlock ti prende il polso e poi respira profondamente. Il cuore inizia a batterti un po' più velocemente. «Signor Holmes, io...» Vorresti dire qualcosa, ma non sai cosa, di preciso.

Così lasci che le cose vengano da loro. Lasci che i tuoi occhi vengano annullati nei suoi, splendenti nel buio. «Respiri.» sussurra, e tremi. Arrossisci. Ton vise est rouge, ton vise est bordeux. Trés embarassent.

La distanza è poca, la confusione è troppa. Le vostre labbra sono a pochi millimetri di distanza, così ti lanci. Non sai perché, non sai per come. Eri lì e l'hai baciato, semplice no?

«No! No! No!» esclama Sherlock, e tu non ti rendi conto neppure che si sia staccato da te. «Perché non ho resistito, diamine?»

Ti senti stranamente in colpa. «Mi dispiace, signor Holmes...»

«No, Marie, non sei tu. Sono io.» fa lui, portandosi le mani alla testa. «È la trentaquattresima prova e lei è l'unica fallita.»

Mi nascondo il volto tra i capelli, rendendomi conto del significato della frase: sono l'unica donna che lo ha baciato.

«Senta, ho un'idea.» esclama, avvicinandosi a te. «Torni qui domani. Riproverò l'esperimento. Se andrà bene, non mi vedrà più, affare fatto?»

Doveva proprio disperato. Accetti, non sapendo da che pulpito. Inutile dire che questo non fu l'unico dei suoi esperimenti che fallì - miseramente.

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