CAPITOLO 50-Io non la merito

Mentre rimango seduto sui gradini dell'entrata, fisso il cielo senza motivo.
Perché mi sento così? Cosa c'è che non va?
Io, sono io il problema.
Riportandomi a quello che facevo prima che il suo telefono squillasse, mi viene quasi da pensare di aver agito troppo d'impulso... Ero troppo agitato, anche se a lei non sembrava creare disagio. Ma l'ha notato, so che l'ha notato e ignorato, e ho paura del momento in cui ne parleremo.
Ancora questo dolore al petto, cos'è? Che fastidio.
Basta pensare, sono stanco di pensare, di farmi paranoie, di soffrire e di non riuscire a godermi il tempo che trascorro con Marinette.
Guardo fisso davanti al cancello, che nel mentre ho lasciato aperto, e la vedo, la vedo arrivare.

Marinette pov's

Arrivo davanti al cancello e lo vedo. Mi fissa, stanco e vuoto. Mi viene da piangere. Lo raggiungo impassibile, ma aumento il passo e subito prendo il suo viso tra le mani, abbassandomi di fronte a lui. Mi ha aspettata per tutto il tempo qui davanti senza fare un passo, ne sono certa.

"Andiamo dentro"

Dico, ricevendo un si come risposta. Gli afferro la mano, sento il battito veloce dal suo polso.

"Sicura vada tutto bene?"
"Si" Rispondo, con pacatezza. Andiamo in camera e ci sediamo sul letto.

Lui mi guarda, zitto.

"Cosa ti è preso prima?"

Chiedo, ricevendo subito un profondo respiro.

"Non lo so"

Mi molla la mano, e io la riprendo di scatto.

"Che cos'hai?" Ripeto.
"Non lo so... Ero agitato. Sono agitato"

Faccio un lungo respiro, chiudo gli occhi, e poi lo guardo.

"Vieni qui" gli dico, portandolo tra le mie braccia. Lui affonda la testa nel mio collo e mi stringe forte. Rimaniamo così per un po', senza dire una parola. Prima sapevo già che qualcosa non andava e forse avrei dovuto parlargliene subito.

"Marinette"
"Dimmi"
"Voglio andarmene"

Mi stringe più forte, e lo sento singhiozzare. Sta piangendo, dio se sta piangendo.
Lo stringo un ultima volta, poi mi stacco.

"Non ci riesco, non riesco a vivere con la consapevolezza di tutto. Nathalie è in ospedale, mio padre è stato solo un pezzo di merda, mia madre non ha idea di chi io sia e non so nemmeno cosa farò dopo il diploma, e sento che l'unica persona veramente vicina a me..."

Non finisce la frase, mentre nasconde il viso tra le mani. Abbasso lo sguardo.

"Che cosa?" Chiedo, sento la sua voce tremare.

"Sento che l'unica persona a me vicina è più avanti di me su tutto. Sento che ti allontanerai da me perché sei già lontana chilometri mentre io sono qui senza fare niente"

Mi guarda, e io scoppio a piangere. Non voglio, anch'io mi sento così.

"Marinette..."
"Anch'io ti sento lontano ultimamente, ti sei chiuso in te stesso, e io sto cercando di starti a fianco in silenzio, di non abbattermi e di essere forte, ma è difficile perché a volte mi chiedo se sia io quella a sbagliare"

Singhiozzo, mi sento uno schifo. Appoggia la testa sul mio grembo, continuando a piangere.

"Scusami"
"Non scusarti!" Grido. Alzo il viso verso il soffitto asciugandomi le lacrime con la manica della maglia.

"Sono stanca di piangere, ma tu non dovrai mai scusarti per questo" continuo, cercando di trattenere quanto più possibile le lacrime.
"Marinette, io..."
"Adrien, guardami" prendo la sua testa tra le mani, scontrando quasi la mia fronte con la sua.
"Io sono qui cazzo, mi vedi?"

Rimane in silenzio e abbassa lo sguardo, non so che fare. Abbasso la testa affranta.

"Perché non mi vedi?" Non mi trattengo più, non ci riesco, e continuo a piangere.

Adrien sembra ancora più affranto dopo le mie parole. Mi nasconde il viso nel suo petto, mentre cerca di trattenere le lacrime alzando la testa.

"Perché?" Diciamo entrambi, calmandoci sempre più. Finiamo sdraiati sul letto, io abbracciata a lui e lui intento ad asciugarsi il pianto.
"Basta" dico
"Non ho neanche più lacrime" Aggiunge Adrien, ridendo sarcasticamente. Il suo è più un tono malinconico che altro.

Mi accovaccio nel letto. Sono così demoralizzata, come dovrei comportarmi con Adrien d'ora in poi? Non dovrebbe sentirmi così lontana, non dovrebbe sentirsi così lontano dal mondo. Forse ancora non lo capisco abbastanza...
Adrien nota che non rispondo all'ironia e subito scaccia il suo sorriso flebile, avvicinandosi.

"Ogni volta è così; un periodo va bene e l'altro no. Perché?"
"Non lo so, a volte sento di essere destinato a soffrire"

Adesso dovrei aggiungere una frase d'incoraggiamento, ma sarebbe inutile, perché capisco come si sente e fa schifo.
Appoggio la sua testa sulla mia spalla, è solo, troppo solo.

"Scusami Marinette, scusami se dev'essere così"

Si sta di nuovo colpevolizzando, e forse è colpa mia.

"Basta scusarti" Lo abbraccio.

Adrien Pov's

Non mi merita. Penso.

Ma è così, lei non merita una persona come me, non merita di stare con qualcuno di così schifosamente sbagliato. Non merita di stare con una persona che non sarebbe dovuta nemmeno nascere...

Io non la merito.

Eppure, ho così tanta voglia di stare con lei ed essere felice che mi viene da piangere.
E lei, proprio lei che sta soffrendo più di tutti da anni, proprio lei che si è dovuta prendere la maggior parte delle responsabilità nella sicurezza di Parigi, lei che per colpa mia e di mio padre è rimasta segnata, lei che ha dovuto poi sopportare per colpa mia altre mille sofferenze, lei che ora si sta facendo forza in tutto, e mi rimane accanto.
Perché? A volte l'amore non basta per stare bene con qualcuno.

"Dormi qui?"
"Forse è meglio che torni a casa, vorrei che mio padre non restasse solo stanotte"
"Okay"

Dico, forse è meglio così, forse è meglio non peggiorare le cose.
Dopo un po' mi ripropone di mettere da capo il film di prima per finirlo, così ci mettiamo nuovamente sul divano, appoggiati l'uno all'altro, e non parliamo più.
So che lei avrebbe continuato il discorso, ma so anche che ha capito quanto l'atmosfera si sia fatta pesante per me. Continuo a sentirmi una merda, e quel dolore al petto si è solo affievolito.
Dopo qualche ora mi chiede di tornare a casa, e a me sta bene.

"Sicuro di non voler venire da me?"

Marinette mi guarda con occhi preoccupati, non ci riesco, non ho voglia di seguirla.

"Si, stai tranquilla" la rassicuro. Mi prende la mano e mi tira a sé.

"Se hai bisogno chiama" dice, fissandomi negli occhi.

"Va bene" Sento le palpebre pesanti, mi dà un bacio e si dirige verso l'uscita, così la guardo andarsene e rientro.

ANGOLO AUTRICE

Eccomi qua, scusate l'attesa.
Non ho molta voglia di scrivere l'angolo autrice stasera, quindi sappiate solo che mi metterò a scrivere subito il nuovo capitolo sperando di finirlo il prima possibile,
Grazie per il supporto che alcuni di voi hanno continuato a darmi fin'ora e al supporto di tutti voi nuovi arrivati, vi si vuole bene💞

Alla prossima piccoli budini al cioccolato 🍫

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