CAPITOLO 48-Passione o agitazione?

Mentre cammino verso casa di Adrien, ripenso alle parole di prima: "Non vedo l'ora di vederti" e capisco quanto le sue parole pesino su di me, quanto le sue parole, i suoi gesti, il suo modo di essere influenzino i miei.
Se lui è triste, non posso fare a meno di deprimermi, se lui è felice, non posso fare a meno di pensare a quanto il suo sorriso mi riscaldi il cuore, e non capisco se tutto ciò sia qualcosa di giusto o di sbagliato, ma so che molto probabilmente è tutto correlato al fatto di amarlo.
Suono il campanello d'entrata diretta e liscia, attendendo che quegli enormi cancelli non siano più un ostacolo da superare.

"Marinette? Sei tu?"
"Si"

Subito dopo le mie parole riesco ad entrare nel grande giardino di Adrien, da cui intravedo la sua figura aprire la porta per me.

"Ti sembrerà incredibile, ma non mi ricordavo come aprire questa maledetta barricata"

Gli sorrido divertita mentre chiude la porta alle mie spalle e si dirige verso le grandi scale di marmo.

"Seriamente?"
"Già"

Risponde, cacciando dalla mia testa tutti quei pensieri positivi che per qualche minuto mi avevano convinta a rimanere tranquilla sui suoi dubbi e le sue malinconie. Osservo il suo viso per un momento, notando quell'incertezza che rividi una volta tanto tempo fa.
Che il suo modo di scherzare l'abbia fatto sentire in qualche modo in colpa o peggio... Un idiota?

"Di cosa volevi parlarmi?"

Appoggio la borsa che avevo con me vicino al letto, sedendomi sulla sedia posta di fronte alla scrivania.

"Nulla, ecco... Ti va di vedere un film?"

Ci osserviamo in silenzio per qualche secondo, io in attesa di qualche altra sua parola, lui attento a non volermi dire altro.

"Certo"

Sospiro, sedendoci entrambi sul divano bianco posto di fronte alla TV.
Ora che la noto è più grande del solito, possibile l'abbia cambiata senza accorgemene?

"Cosa vuoi guardare?"
"Mhm... Che ne dici di Gatsby? Non l'ho mai finito"
"Va bene"

Accetta, quasi rassegnato.
Il film parte ma l'atmosfera inizia a farsi pesante; Nonostante i suoi occhi rimangano perennemente incollati sullo schermo, Adrien non sembra stare molto attento al film.
Mi accoccolo vicino a lui con discrezione, e finalmente sembra rivolgere un po' di attenzione alla mia presenza, ma capisco che non è quella che pensavo.

"Marinette"

Mi chiama, e appena alzo lo sguardo, lui mi avvolge la testa con una mano per baciarmi, facendomi sdraiare sopra la morbida pelle del mobile.
Mi bacia con foga, quasi volesse scaricare tutta la sua rabbia e le sue frustrazioni su quest'ultimo.

"Adrien, cos'hai?"
"Ne parliamo dopo"

E per la prima volta, la sua risposta non è un "nulla".
Vorrei tanto fermarlo per parlargli, perché tutte le emozioni più brusche provate in questi giorni sembrano schiantarsi prepotentemente su di me, ma allo stesso tempo questa sua sicurezza esagerata mi piace, e mi lascio trasportare, sbattendo fuori dalle palle tutte le preoccupazioni esplose nella mia testa fino a questo momento.

"Va bene"

Sento le sue mani trascinarsi sotto la maglietta e subito dopo sotto il reggiseno, mentre la mia scivola su tutta la sua schiena, ormai spoglia da qualsiasi capo.
Voglio toccarlo, al momento riesco a pensare solo a questo, la sua schiena, il suo viso, tutto il suo corpo. Ne sento la necessità, e il fatto di essere ricambiata forse anche il triplo mi piace.
La mia mano scende anche troppo velocemente dentro i suoi boxer, e mentre continuiamo a baciarci lo sento sussultare, provocandomi un sorriso istantaneo.
Mentre io inizio a stuzzicarlo, lui fa scendere le sue dita intorno alla mia intimità, entrando delicatamente nei pantaloni.
Facendo scivolare la sua mano su tutta la mutanda per massaggiarne la zona, la mia si distrae, e lui sembra approfittarne.
Sorrido, presa da un incontenibile e vorace voglia di piacere.
Vorrei alzarmi dal divano per buttarmi sul suo comodo letto, ma ho paura d'interrompere il momento, e questa è una cosa che per ora non voglio bloccare.

Mentre entrambi sembriamo concentrarci su quello che stiamo facendo, il mio telefono squilla varie volte, tentando di ignorarlo spudoratamente.

"Forse dovresti rispondere"

Mi suggerisce, ma io ricomincio a baciarlo, con l'intenzione di fargli capire che adesso l'unica cosa che voglio fare è lasciarmi andare a lui, lasciarmi andare a noi.

"Dopo"

E senza darci tempo di fare altro, il telefono smette di squillare, per poi ricominciare più insistente.
Nonostante cerchi di ignorarlo, quel suono mi infastidisce irreparabilmente, e con gli occhi puntati all'aria sbuffo e afferro l'oggetto con controvoglia.

"Pronto"

Rispondo scocciata, ma la voce che sento mi distrae completamente dal mio stato attuale.

"Marinette, grazie a dio hai risposto"
"Cos'è successo?"

La voce impanicata di mio padre mi porta una profonda ansia, mentre Adrien continua ad accarezzarmi e a coccolarmi il collo e le spalle, e io non so cosa pensare.

"Ascolta, la mamma si è sentita male e io ho appena chiamato un'ambulanza, saranno qui a minuti, e io avrei bisogno che..."
"Cos'è successo alla mamma?"

Esulto, tentando di rimanere calma; Adrien ferma subito il movimento gentile delle sue mani, irrigidito.

"Non ne ho idea, è svenuta all'improvviso nella cucina e non sembra riprendersi"
"Okay, arrivo"

Senza permettergli di aggiungere un altra parola, butto giù il telefono e mi alzo di scatto dal divano, ricordandomi solo in quel momento che il film sta continuando ad andare, e ormai sembra giungere al capolinea.

"Che ti ha detto tuo padre?"
"Mia madre è svenuta in cucina. Dove diavolo sono le mie scarpe?"

Alzo la voce, irritata e confusa dalla situazione.

"Sono giù, ti accompagno"

Senza nemmeno spegnere la TV, usciamo dalla camera e ci precipitiamo giù per le scale, aprendo la porta di casa con una scarpa indosso e l'altra no.

"Grazie"

Sussurro, uscendo dal grande cancello.

"Aspetta!"

Mi giro di scatto, notando la fretta che Adrien sta provando ad imporsi per stare al mio passo nonostante sia ancora lì all'entrata.

"Vengo con te"

Abbasso lo sguardo. Per qualche motivo, non voglio che lui venga.

"No... No, resta qui"

Dico, facendomi capire perfettamente. Lui accenna un si affranto, e rimane appollaiato lì, sul marmo dell'entrata a pensare in silenzio a chissà cosa.

"Ci sentiamo dopo"

Grido in ultimo, prima di svoltare l'angolo correndo.
Un secondo fa andava tutto bene, ma perché ora sembra che il mondo mi stia di nuovo cadendo a pezzi?

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno, o buonasera.
In primis, volevo (ovviamente) scusarmi per i miei ritardi cronici, ormai sembra non possa farci nulla.
Per secondo, volevo augurare a tutti un buona quarantena! Io sono a casa da scuola già dal 22 di febbraio perché abitante dell'Emilia Romagna, e l'otto scopro che questa schifezza durerà fino almeno il 3 di aprile, se non tutto l'anno.
Per chi non lo sapesse vi voglio informare che se questo anno scolastico finirà a casa non è probabile l'allungamento a giugno, perché la didattica a distanza è un ufficiale recupero dei giorni persi e di quelli che verranno.

Il che significa saltare metà anno scolastico come niente... Yeee.
(Yee un cazzo, questa è una cosa seria e io ho delle materie sotto da recuperare, che palle)

Comunque sia, non sono qui per parlare di questa situazione (ma nell'evenienza vi consiglio di leggere e provare a rispettare le nuove regole annunciate da Conte contro la propagazione di questo virus, anche se leggendole capisco bene che almeno per me sono impossibili da rispettare) ma per parlare della passione smisurata che ho messo a scrivere sto capitolo-risatina di circostanza-e al fatto che, rispetto alle poche scene lemon scritte con la mia ingenua mente da quattordicenne, è stata scritta con un minimo di coerenza e realtà, anche perché ora ne so un po' di più sull'argomento-altra risatina di circostanza-.

Detto ciò, mi chiedo cosa succederà ora a questi poveri due disgraziati di natura, dato che hanno la peggio sfiga del mondo. No scherzo, quella la metto in un altro libro.

Eeeh, boh, a presto?

Spero

Ciaoooo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top