CAPITOLO 34-Tristezza
"Marinette?"
Mia madre bussa alla botola prima di entrare, mentre il mio viso è ancora protetto dalle lenzuola del mio letto, che col pianto si sono leggermente inumidite.
"Hai intenzione di andare a scuola domani?"
Mi chiede. È venuta in camera mia per sapere se ho intenzione di andare a scuola domani, non per chiedermi come stia, per informarmi di come si senta lei o di cosa abbia intenzione di fare. No. Vuole sapere se domani vado a scuola o meno.
"Marinette, lo so che per te è dura in questo momento, ma lo è per tutti e questo non cambierà le cose"
Non cambierà le cose? È ovvio che non cambierà le cose, non vuole nemmeno curarsi, è palese che più che un cambiamento avverrà una distruzione. Una dolorosa, e ingiusta distruzione.
I passi di mia madre si fanno più vicini, e questo mi fa capire di essersi piazzata esattamente sotto il mio letto in attesa di una risposta.
"Si mamma"
"Cosa?"
"Andrò a scuola domani"
Rispondo con un tono abbastanza forte da permettere a mia madre di sentire le mie parole. Domani andrò a scuola, e tutto continuerà a passare tranquillamente come se niente fosse. Mamma esce dalla mia camera senza dire una parola, mentre io stringo i lembi delle mie coperte più forte; Non capisco cosa voglio in questo momento, non capisco se ho bisogno di affetto o solo di solitudine, ma in qualsiasi caso so che almeno in questo momento ho bisogno di andarmene e staccare.
"Ora puoi uscire"
Dico, mentre il mio kwami sbuca da dietro il mio computer, avvicinandosi a me con aria triste.
"Hai bisogno di qualcosa Marinette?"
"Si, credo di dover allontanarmi da casa per un po', ti dispiace se mi trasformo?"
Chiedo, levandomi le coperte da sopra.
Tikki si appoggia al letto di fronte a me, osserva la finestra un momento e poi mi sorride.
"Non ti preoccupare, so che ne hai bisogno"
Risponde, e a me viene quasi da piangere.
Tikki è sempre stata per me un amica, per questo mi chiedo spesso cosa proverei se per un qualsiasi motivo qualcosa o qualcuno dovesse portarmela via.
"Grazie"
Dico, aprendo poi la botola sopra di me per salire in balcone.
"Tikki, trasformami!"
Grido, godendomi la famigliare sensazione di quel cambiamento.
Ora mi sento più forte, e con spensieratezza inizio a superare un tetto dopo l'altro, in cerca di un posto dove sentirmi meglio.
Viaggio per un po', raggiungendo infine un caseggiato abbandonato in fondo alla città.
Qua è così pacifico, l'aria rinfresca il mio viso leggermente accaldato per la stanchezza, mentre le mie mani toccano delicatamente le piastrelle del tetto.
Un enorme albero di fronte a me cattura la mia attenzione, è così bello e grande, mi fa sognare di essere una viaggiatrice.
Vorrei appostarmi lì, ma preferisco trovare un posto tranquillo dove sdraiarmi e credo che questo sia l'unico posto adatto.
Penso a quanto sia pacifico oggi il cielo, notando che nonostante l'azzurino sbiadito di inizio sera la luna è già comparsa da un po'.
Vorrei che adesso ci fosse Adrien qui con me, vorrei che fosse di fianco a me a fare battute idiote su quanto si possa sentire sola la luna senza stelle o su quanto sia buffo che due giovani eroi come noi si stiano riposando su un palazzo vecchio più del maestro fu.
Voglio tornare ai giorni felici dei miei quindici anni, voglio tornare ad essere sbadata e stracolma di impegni come lo ero una volta, sorridendo e piangento per cose sciocche come un saluto di Adrien o un abbraccio dei miei genitori.
Ma ormai è tutto finito, non posso più tornare ai giorni felici che ho attraversato ormai più di due anni fa, devo farmi forza e andare avanti, devo essere forte per me stessa e per la mamma... Si, per lei, per forza.
Sollevo la testa dalle tegole toccando leggermente il mio viso. Sto piangendo, sto piangendo ancora.
"Sono così sciocca"
Mi rannicchio su me stessa per continuare a piangere di nascosto, come se dovessi nascondermi da tutto e da tutti, nonostante sappia di essere completamente sola al momento.
Una telefonata arriva improvvisa dal ricevitore contenuto nel mio Yo-Yo... È Chatnoir, o meglio, Adrien.
Asciugo in fretta le lacrime e continuo a guardare lo schermo titubante, non sapendo se rispondere o meno.
"Pronto?"
"Pronto, Marinette"
"Adrien..."
"Il mio trasmettitore mi ha rivelato la posizione in cui ti trovi adesso, mi spieghi cosa ci fai così lontano?"
Rimango per qualche istante in silenzio, prima di metabolizzare una risposta.
"Io... Avevo bisogno di staccare"
"Okay, non importa, stai lì, sto arrivando"
Dice, per poi chiudere la telefonata.
Un battito manca all'appello, non so il perché ma sono così felice che lui stia venendo qui; Mi sdraio nuovamente sulle mattonelle e guardo la luna priva di espressione.
Dentro di me sono così felice, allora perché fuori non riesco nemmeno a fare un sorriso? Forse sto solo impazzendo, o forse non sono abbastanza felice per sfoggiarne uno, anche se quest'ultima opzione mi pare strana.
Ripenso ancora una volta a tutti i problemi che mi sono capitati durante quest'ultimo periodo ed inizio a darmi della scema da sola; Quand'è che sono diventata così?
Quand'è che mi sono rammollita tanto da rimanere a piangermi addosso piuttosto che fare qualcosa di produttivo?
L'aria provoca rumori taglienti che si indirizzano verso di me.
Guardo in dietro: Chat volteggia agile con il suo bastone tra i tetti parigini, e in pochi secondi riesce a raggiungermi, senza dire una sola parola.
"Ciao"
Dico semplicemente.
Adrien si siede di fianco a me, e improvvisamente mi afferra la testa per appoggiarla sulla sua spalla, portando un altro sorriso nella mia mente.
Nella mia mente.
Perché solo lì? Perché non riesco a sorridere? È come se avessi un maledetto peso che non riesco a togliere dal mio cuore.
"Perché sei venuto?"
Dico, dopo interminabili minuti di silenzio.
Adrien mi bacia la testa e a me vengono quasi i brividi.
"Perché ero preoccupato"
Risponde, ed io sbuffo una risatina.
So che era inevitabile, ma il fatto che sia venuto qui solo per questo mi rattrista un po'.
Adrien fissa per un momento il cielo, poi torna a guardare me.
"Ormai ne parlano tutti"
"Come immaginavo, sei venuto qui per saperne di più?"
Chiedo, guardandolo talvolta negli occhi.
Scappiamo via.
È questo ciò che vorrei fare se ne avessi la possibilità, scappare via insieme ad Adrien per non pensare a nient'altro che al suo sorriso, ma so che questa è una cosa totalmente impossibile, perché qui ho delle responsabilità, come amica, come figlia e soprattutto come ex eroina di Parigi.
"Cosa? No, non sono venuto per questo"
I miei occhi mezzi addormentati quasi si illuminano a quelle parole; Se Adrien non è venuto qui per questo, allora per quale altro motivo mi ha raggiunto con così tanta fretta?
"Davvero?"
"Scherzi? Credi che io verrei qui solo per degli stupidi dubbi? La verità è che io ho paura che ti succeda qualcosa"
Confessa, ed io rimango quasi allibita. Paura che mi succeda qualcosa? Perché dovrebbe? Non sono io quella che sta veramente soffrendo.
"Non devi"
Dico, abbassando di poco lo sguardo. Sono felice che lui si preoccupi per me ma credo che la verità stia venendo a galla più cruda di quanto credessi... E mi rendo conto di essere un egoista capricciosa.
"In realtà sono contenta che tu ti stia preoccupando per me, ma davvero, non devi, se dovesse succedermi qualcos'altro almeno saprò già cosa fare"
Dico, stringendo il tessuto della tuta tra le mie mani, mentre un falso sorriso cerca di coprire la bugia che ho appena detto.
"Anche io ero come te, lo sai?"
Sento dirgli d'improvviso. Adrien mi sorride malinconico... Che significa?
"Dopo la battaglia, iniziai a pensare che sarebbe stato meglio non scaricare i miei problemi sugli altri, che i miei sentimenti non sarebbero stati presi in considerazione e che probabilmente mi stavo comportando come un ragazzino egoista, per questo cercavo di andare a scuola sempre con un sorriso stampato in faccia, così che per la gente fosse più facile avvicinarmi"
Adrien si gira verso di me e mi guarda dritto negli occhi, non so cosa pensare, non capisco perché mi stia parlando della battaglia e di quello che ha provato nel periodo in cui io, da stupida, credevo di essere stata tradita.
"Ma quando tu, Marinette, iniziasti a non prendere più in considerazione le mie parole e piano piano, col passare del tempo, smettesti di parlarmi credetti davvero di non meritare di vivere"
Dice, e mentre parla io inizio a tremare.
Perché mi sta dicendo queste cose?
Sono una persona orribile... Come ho potuto dubitare della sua innocenza? Come ho potuto essere così irrascibile e infantile, quando lui soffriva più di me?
Mi sento uno schifo. Sono uno schifo.
"Pensavo di averti ferita, in qualche modo, così decisi semplicemente di dover lasciare che il tempo mi guarisse da solo... Ma poi, il giorno in cui ebbi finalmente il coraggio di dire a mio padre tutto ciò che pensavo su di lui, mi resi conto di essere più ingiusto con me stesso che con gli altri, constatando che fosse totalmente sbagliato.
Sai, fu quello stesso giorno che iniziai a chiederti spiegazioni tutte le mattine"
E io tutte le mattine lo rispingevo con rancore e lui continuava comunque a chiedere senza voler smettere mai... Mi sono comportata in modo spregevole e lui hai continuato a volermi bene, penso che sia a causa di questo che mi sono innamorata.
"Marinette, ancora oggi ho dei dubbi su quello che ho fatto e su quello che avrei potuto fare, ma quello che voglio farti capire raccontandoti questa storia è che non sempre la scelta che decidiamo di prendere è quella giusta per noi"
Le sue parole sono decise e pungenti e io non riesco ancora a comprenderle a fondo.
"Cosa dovrei fare?"
Chiedo malinconica, mentre alcune lacrime iniziano a scendermi dal viso. Sono stanca, vorrei scappare da qui ma non posso.
Adrien mi cinge lentamente in un abbraccio, sono così stupida, come posso essere amata da lui se non so nemmeno come affrontare questa situazione?
"Niente, non devi fare proprio niente"
Dice, stringendomi più forte a se; Ed io piango, piango perché vorrei riuscire ad essere abbastanza forte per ignorare il dolore che sto provando, per vivere una vita senza troppe pretese dove riesco ad accontentarmi di ciò che ho avuto e che avrò.
"Scusami se non ho risposto alle tue telefonate"
ANGOLO AUTRICE
Dopo un secolo, ecco a voi l'ennesimo capitolo, so che è un po' lungo e forse a tratti noioso ma devo ammettere che mi è piaciuto scriverlo quindi è probabile che il prossimo arriverà abbastanza presto.
Marinette non sa cosa fare, Adrien ha paura di perdere l'amore della sua vita e cerca di starle accanto, nonostante lei sembri irraggiungibile lui la sente più vicina a se di quanto non lo sia mai stata, capisce ciò che sta provando e cerca di indirizzarla verso la scelta più corretta da fare;
Quindi, Marinette riuscirà ad ignorare il dolore che sta provando o cercherà di aggrapparsi a qualcuno per affrontarlo?
Scopritelo nei prossimi capitoli, tra un po' la storia sarà finita 💕
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