19.

Erano ormai cinque anni che vivevo a New York e non potevo certo dire che mi annoiassi; avevo trovato un lavoro part-time, avevo un bel gruppo di amici e cantavo nel coro della scuola ma la voglia di rivedere Jace e Janette mi divorava dal primo giorno che avevo messo piede nello stato. Era passato troppo tempo e, anche se ci videochiamassimo una volta a settimana per raccontarci le novità, mi mancavano da morire. 
Quando mi venne in mente l'idea, ero a leggere il mio libro preferito - Orgoglio e pregiudizio - sul letto e ad un certo punto... PAFF! Lampo di genio! Li avrei fatto una sorpresa e sarei andata a trovarli senza che loro sapessero niente.
Ci vollero giorni per organizzare il volo, i biglietti e poi dovevo avvisare tutti quanti ma alla fine ci riuscimmo; sarei partita il 4 gennaio per passare con loro l'epifania e poi sarei tornata a New York da mia madre. 

Per l'occasione, mi sono comprata un bel diario - copertina nera con schizzi oro e la mia penna portafortuna (questa preferisco non descriverla perché sarebbe alquanto imbarazzante) - su cui trascriverò pensieri e emozioni di tutto il viaggio. 

4 GENNAIO
Non si può certo dire che io non sia nervosa perché lo sono eccome. Ho programmato tutto a puntino; arriverò da loro domani mattina e i genitori di Janette mi aiuteranno (sono gli unici che lo sanno oltre mia madre.) Ho appena finito di preparare le valigie e tra due ore arriverà il taxi che mi porterà all'aeroporto. Finisco di scrivere domani...

5 GENNAIO 
Ieri sera sono arrivata in albergo verso le 23.00 e ero davvero stanca morta. Stamattina ho disfatto le valigie e ho chiamato la mamma di Janette per avvisarla, domani pomeriggio andrò a casa loro per la sorpresa... Non sto nella pelle dalla felicità!!!!

6 GENNAIO
Posso dire di aver appena svegliato drasticamente i vicini con i miei urletti isterici... Comunque adesso mi vesto e partoooo!!! Uao. 
P.S.: Buona Epifania!

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Sono davanti alla porta di casa di Janette e sto letteralmente tremando. Busso. Sua mamma mi apre e mi abbraccia fortissimo.
<<Ci sei mancata un sacco Sue!>>
Sorrido <<Anche voi, davvero tanto.>>
<<Vieni, entra prima che arrivino e ti vedano.>> 
Mi nascondo in camera di Janette dietro la porta e dopo pochi minuti sento la porta d'ingresso sbattere. I passi sulle scale di fanno sempre più vicini e appena i miei amici varcano la porta d'ingresso, io esco dal nascondiglio a braccia aperte urlando. Janette si mette una mano al petto dallo spavento e Jace si mette letteralmente a piangere. Entrambi corrono subito ad abbracciarmi forte e mi bagnano la maglietta con le loro lacrime che si mischiano alle mie.

<<Oddio! Ci sei mancata da morire! Come stai?... >> mi fanno una domanda dopo l'altra e io non ci capisco più nulla.
<<Oh... Calmi!>> rido forte e torno ad abbracciarli. 

Dopo aver raccontato loro di tutte le mie avventure a New York, dei miei nuovi amici e del lavoro, scendiamo a fare merenda.

Janette ci sorride e mi sussurra all'orecchio: <<Vado in camera, ci vediamo tra due ore. Fate i bravi. >>
Io soffoco una risata e Jace mi chiede cosa mi ha detto ma io mi limito a prenderlo per un braccio e portarlo fino alla macchina.

Lui entra e senza proferire parola, parto.


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