Fireside roleplay - TAKAHASHI SORA




[Nome]

- Sora

Dal giapponese, ha due significati "Cielo" e "Vuoto", concetti assai simili nella poetica nipponica. Sua madre gli diede questo nome, lo fece quando lo diede alla luce con le sue sole forze e il piccolo aiuto di una levatrice di fiducia. Lo scelse perché per quanto sapesse che la loro vita sarebbe stata dura, sapeva anche che il suo bambino sarebbe andato lontano, che avrebbe spiccato il volo e che sarebbe andato lontano. E ovunque sarebbe finito, entrambi sarebbero sempre stati sotto lo stesso cielo.


[Cognome]

- Takahashi

Preso il cognome di sua madre alla nascita, questo non è il vero nome della famiglia, quanto più quello che viene tramandato dalla padrona di casa ad un geisha al momento in cui la adotta, facendole ereditare la casa.


[Soprannome]

- Umibōzu

Il "Monaco di Mare" era una creatura del folklore giapponese, tali essere vagavano nell'oceano capovolgendo le navi di chiunque osasse parlargli. Tale nome era stato dato per la somiglianza con i monaci nelle loro movenze, sempre in posizione di preghiera. Le versioni sulla loro natura sono diverse. Tra chi credeva fossero anime dei sacerdoti annegati, e chi presume si tratti delle anime delle persone senza nessuno a guardarne la tomba che si sono rifugiate in mare.
Un soprannome che si è guadagnato negli anni. Ma che ormai nessuno usa più. Per lo meno, chi lo usa lo fa come una leggenda, una storia dell'orrore per spaventare i mozzi.


[Età]

- 27 anni


[Data di nascita]

- 4 Settembre

Non proprio una data fortunata considerando i numeri, 4 e 9 non sono cifre fortunate. Forse per questo è nato così. Uno scherzo del destino o mero principio.


[Luogo di nascita]

- Kanazawa, Giappone


[Nazionalità]

- giapponese





[Ruolo]

- Pirata


[Aspetto]

- E' un giovane di corporatura particolarmente alta, arrivando al metro e novanta senza problemi, gli occhi scuri, quasi neri, sono grandi, espressivi, incorniciati da due sopracciglia delicate e un viso elegante. E' un bel ragazzo, questo lo ha preso senz'altro da sua madre. E' in forma, un guerriero, bilanciato e contenuto. E' molto stoico, riflessivo, il suo linguaggio del corpo non lascia spazio a sprechi di tempo. Preciso, diretto, non perde mai tempo. Esitare non è un'opzione, specie quando combatti con una disabilità che ti tiene indietro a tutto gli altri. 




[Specie]

- Umano

Non si preoccupa degli altri. Streghe, anomalie e mostri di qualsiasi tipo... Sora non fa fatica a credere nel soprannaturale ma quando si parla di incontrare certe persone direttamente... diciamo che non li teme, né crede che vadano sterminati, li trova esseri umani con un dono, con delle abilità che li rendono diversi. Diversi non vuol dire necessariamente che siano pericolosi. Sora ha visto bene nella sua vita come qualsiasi uomo può diventare peggio di un mostro. 



[Punti forti]

- Sangue freddo

Sora non fa un solo cenno di esitazione. Se deve uccidere, uccide. Ha una coscienza e una sua morale ma non per questo è qualcuno che si fa prendere dal panico. Ha la mano ferma. Forse ormai anche troppo abituato ad azioni che esso stesso disapprova.

- Discrezione

E' certamente qualcuno che sa tenere la bocca chiusa. Con il fatto che molti credono sia muto non si ha paura che abbia la lingua lunga. Sa tenere un segreto e se abbastanza importante, se lo porterà nella tomba.

- Organizzazione

E' una persona nettamente meticolosa, precisa al limite dell'ossessione. Nessuna delle sue cose è spostata anche solo di qualche centimetro rispetto a dove vengono lasciate di solito.


[Punti deboli]

- Fiducia

Ha dei problemi a fidarsi della gente, per principio tende a pensare che buona parte dei suoi "colleghi" siano mele marce. E' un brutto difetto pensare sempre il peggio della gente ma è convinto che è meglio rimanere sorpresi in positivo che beccarsi una pugnalata nella schiena. Senza questo suo difetto, non sarebbe sopravvissuto tanto nella sua vendetta.

- Segreti

Segreti, segreti, segreti... non socializza con gli equipaggi con i quali naviga, non si prende confidenze, pensa solo a ciò che riguarda lui. Non vuole problemi e farà qualsiasi cosa pur di tenere per sé la sua precedente identità. Perché se qualcuno risalisse alla sua famiglia, a sua sorella... a quel punto non saprebbe cosa fare se le accadesse qualcosa a causa sua.


[Armi]

- Naginata

Praticamente ogni oggetto nelle sue mani diventa un'arma, è particolarmente serrato nell'utilizzo di arco e frecce, spade di diversi generi, pugnali di varia lunghezza e molto altro. Eppure, la sua arma prediletta rimane la naginata. 



[Carattere]

- "Stoico" forse è un buon aggettivo. Calcolatore, senza pietà, lucido e apatico quando deve esserlo. L'odio, la vendetta, l'ira per ciò che è successo quando era solo un ragazzino l'hanno spinto in una brutta strada solo per cercare giustizia in qualche modo. Pensava che dopo tutto si sarebbe risolto ma... è perso. Un ragazzo che ha perso la sua strada e che ormai, per fare ammenda cerca solo di scappare tenendosi saldamente ai propri principi. Sora, è una persona riflessiva, testarda, quando si mette qualcosa in testa è difficile che gli si possa dire di no e che poi ascolti. E' fedele, farebbe di tutto per chi ama senza pensarci due volte e nel momento in cui giura fedeltà a qualcuno, se crede davvero nella causa, nelle persone a cui l'ha fatto... Niente, niente può spingerlo a tradire. Tranne un tradimento a sua volta.
Sora non è una persona che dimentica o che perdona. Non da seconde occasioni e tiene conto di ogni singola ingiustizia subita. Certo, non è una persona estrema come si pensa, o almeno quando diventa estremo non è anche impulsivo nel farlo. Progetta ogni minimo passo e quando pensa a ciò che ha passato lui per mano di altri, pensa anche alle persone che subiscono similmente. Per questo non si è limitato a colpire i diretti responsabili di ciò che gli è capitato, ma anche tutti quelli come loro, o almeno i peggiori. Qualcuno potrebbe definirlo uno spericolato o al limite coraggioso, ma sinceramente, Sora è un codardo. Non ha mai avuto il fegato di tornare a casa, affrontare la sua famiglia, l'unica persona rimasta a cui vuole davvero bene. Ha paura di ciò che lei potrebbe pensare, ha il terrore del rifiuto, di essere allontanato o peggio, di essere per lei solo un mero peso. Per questo le sta lontano, l'aiuta indirettamente senza far pressione, silenzioso, esitante.
E' una persona con una disabilità, qualcosa che l'ha sempre svantaggiato, ma che è sempre stata con lui. Ha fatto un lungo percorso per prepararsi al mondo, al peggio del peggio che naviga tra i mari portando saccheggi e distruzione. E ad oggi, forse è anche quello ad averlo fatto diventato ciò che è oggi.


[Storia]

- Il Giappone del periodo Edo, un ambiente che non dava alle donne molte strade per sopravvivere. Sora lo sapeva e lo aveva visto con sua madre, così come con sua sorella. In un'epoca in cui la figura della geisha non era pienamente formata, la differenza tra questa e la figura della prostituta era molto malleabile. La madre di Sora aveva imboccato quella stessa strada, e così era nato il primo figlio, a seguito delle azioni compiute nel suo mestiere. All'inizio, il bambino sembrava perfetto, solo durante i primi anni di vita, si iniziò a notare come qualcosa... semplicemente non andasse. Sua madre, Minami, fece chiamare un medico sentendo che c'era qualcosa di sbagliato nel bambino e la risposta arrivò presto. Sora era completamente sordo.
Inutile spiegare come questo potesse essere un grande impedimento nella vita di tutti i giorni. Sin da piccolo l'isolamento era il minimo. Crebbe nel quartiere dei piaceri della città, sua madre lavorava in una cassa di geishe. Lui non poteva seguire le sue orme e la sua disabilità gli impediva di interagire, di imparare. Fu difficile per lui trovare un modo per...vivere. Sua madre non si arrese però, per quanto potesse, tentò di insegnargli le arti che conosceva. Non era una cosa strana, in principio il mestiere delle geishe era stato portato avanti dagli uomini come intrattenitori, e solamente in seguito, le donne ne avevano preso il posto creando una figura diversa da quella della concubina e della prostituta. Qualcosa che ormai era sorpassata ma che Minami sapeva sarebbe tornata utile al figlio. L'arte della conversazione, dell'eleganza, delle arti belle da vedere. Anche se sordo, Sora avrebbe dovuto imparare a vivere tra gente che aveva qualcosa più di lui. Leggere, scrivere, contare, leggere le labbra e comunicare in modi diversi da una persona sana, queste erano le lezioni necessarie

Gli anni passarono, Sora diventò fratello maggiore di una sorellina, Hana. Lei era perfetta, bella e sana. Non passarono più di un paio d'anni quando anche lei iniziò a seguire le orme della madre, così come altre bambine vendute alla casa per imparare il mestiere. Sora aveva altri compiti, come accompagnare le ragazze in giro, proteggerle, portarle a scuola e così via. Malgrado la sordità, imparò a confondersi tra gli altri, pochi effettivamente riconoscevano la sua disabilità. Sora sfruttava la cosa, lavorava, teneva duro, passava per uno di poche parole più che sordo la maggior parte delle volte.
Ciò non toglieva, che per chi gli era più vicino, la storia era diversa. Sua madre e sua sorella lo aiutavano ma gli altri... era più difficile. Quando non potevi sentire le parole di chi ti sbeffeggiava alle spalle, ribattere non era facile. Prese in giro, pestaggi, eppure non si era mai piegato. Non davanti agli altri. Poteva anche finire a terra pieno di lividi, ma di certo non lo avrebbe fermato.
Si trovava al mercato del porto per comprare del pesce quando i suoi coetanei lo presero nuovamente di mira. Lui non poteva ribattere, ma sapeva ogni parola che gli veniva detta. Un paio di pugni li sferrò, a vuoto, e poi a terra. Ok, non era bravo a fare a botte, ma almeno sapeva incassare. Forse era questo che un uomo notò in lui, o meglio un monaco. Scacciò i ragazzini e lo aiutò ad alzarsi. Provò a parlargli, Sora leggeva il labiale ma non poteva rispondergli e così gli diede un biglietto, che sua madre aveva fatto per lui quando era piccolo, diceva che non poteva sentire nulla. L'uomo, visibilmente sorpreso, gli lasciò due monete e gli disse qualcosa...

"Karera ni gakkari sa senaide kudasai." 

 "Non lasciare che ti buttino giù."

Lo scandì molto attentamente mentre pronunciava quelle parole e Sora capì sillaba per sillaba. Poi l'uomo se ne andò, Sora tornò a casa. Quel singolo episodio, lo aiutò in un modo sorprendente, poche semplici parole che ogni volta lo incoraggiavano in modo sorprendente. Il giorno dopo Sora tornò al mercato, e così fece per giorni, alla stessa ora, nello stesso punto, dopo una settimana ritrovò il monaco. Da allora, dopo aver finito le faccende, passava sempre a trovare il suo nuovo amico, il monaco Goro, che non mancava di fargli compagnia e dare consigli. Lo faceva in modo diverso da sua madre e sua sorella, gli raccontava storie, lo faceva sentire normale. Era l'unica figura paterna che avesse mai avuto, in quanto lui ed Hana non sapevano l'identità dei rispettivi padri. Un mistero anche per la madre se è per questo.
La sua vita era difficile, faticosa, ma tranquilla e migliore di qualsiasi aspettativa per un ragazzino nelle sue condizioni. Purtroppo, i tempi erano difficili e il mondo egoista, le cose belle non sono mai state fatte per durare.

Aveva dodici anni quando i pirati assaltarono la sua città. Accadde tutto in una notte. Ore lunghe e disperate si susseguirono. Arrivarono, saccheggiarono ogni casa, violarono le donne e distrussero tutto quello che trovarono sul proprio cammino. Minami, chiuse Sora ed Hana nella piccola soffitta. uno spazio sotto il tetto, in cui nascondersi. Lo spazio non era sufficiente però a contenere tutti e tre. Minami disse ai figli di non muoversi e di fare silenzio, disse a Sora di prendersi cura della sorella. All'epoca Hana aveva solo sette anni.
Sora ricorda ancora perfettamente come rimase a fissare la distruzione della sua casa da uno spiraglio tra le travi di legno, mentre stringeva Hana a sé, tappandole le orecchie e coprendole la visuale. Lui non sentiva le urla, ma vedeva gli orrori e il male che veniva fatto alla città e... a sua madre. Trovarono il corpo la mattina seguente, una volta sicuri che se ne fossero andati. Scesero e videro la casa a soqquadro, i mobili rotti, i trucchi della madre e delle altre gettati a terra, i vetri rotti. Tutto ciò che era di valore era stato saccheggiato. I pettini di giada, i piccoli gioielli, i doni dei clienti, i risparmi... Era tutto andato.
Sora ed Hana cremarono loro madre e seppellirono le ceneri nella terra. Sora, esaudì gli ultimi desideri di sua madre, si prese cura di sua sorella, si assicurò che le amiche e colleghe della madre l'avrebbero tenuta con loro, insegnandogli il mestiere. Non doveva e non poteva finire per strada. Una volta accertato che lei fosse al sicuro, Sora se ne andò. Ricontattò il monaco Goro, gli chiese aiuto. Lui lo indirizzò tra le montagne, ad un monastero di monaci Yamabushi. Gli ci vollero settimane intere e al suo arrivo chiese ospitalità, oltre che la possibilità di imparare. Sora passò i successivi cinque anni ad allenarsi.

I monaci Yamabushi erano eremiti, guerrieri invincibili, le cui leggende li definiva addirittura capaci di poteri soprannaturali. Solitari, sparsi, nascosti nelle montagne, avvolti da un alone mistico, rinomati per le cosiddette abilità "magiche", per le loro conoscenze occulte, per il loro essere ricercati guaritori. Sora imparò molto più che il mero combattimento lì.
Alla fine del suo addestramento, tornò, tornò a casa senza però andare a salutare sua sorella, la guardò da lontano, ormai molto cresciuta. Sora non volle disturbare la sua vita, nuovamente tranquilla. A quel punto partì di nuovo, dopo aver visto che stava bene. Si imbarcò su una nave e da lì la storia è per alcuni una leggenda.
Negli anni a venire riuscì ad arruolarsi su una nave. Diventò ciò che più aveva odiato negli anni, diventò a sua volta un pirata. La sua fu un'ascesa impressionante che passò come una delle tante leggende dei mari. Un ragazzino di appena diciassette anni, nel giro di pochi anni aveva scalato i ranghi, spodestato il suo capitano e massacrato intere ciurme, delle peggiori e più spietate che si fossero mai viste in tutto l'Oriente. Tenne per ultima quella che era la causa di tutto, la stessa ciurma che aveva creato tutta quella distruzione nella sua città natale, gli stessi pezzi di merda che avevano ucciso sua madre, fatto a pezzi la sua casa, e che avevano reso orfani lui e sua sorella.
Il capitano che si diceva fosse posseduto, che mai pronunciava una sola parola, che faceva mettere a ferro e fuoco intere navi, ribaltandole e facendo annegare tutto l'equipaggio. Nessun sopravvissuto, nessun relitto. Tutto ciò che rimaneva erano cadaveri a pezzi e legno bruciato. Aveva messo insieme una ciurma fatta dei peggiori elementi in circolazione. Peggiori elementi che uccise a sangue freddo una volta terminata la sua missione. Il trattamento che riservò alla sua ciurma e alla sua nave fu lo stesso che riservò alle altre. Lui affondò con la nave. Come sopravvisse è un mistero. Si risvegliò su un peschereccio che lo aveva trovato per puro caso e lo aveva curato. Una volta ripreso, tornò a casa, ma di nuovo non ebbe il coraggio di entrare, di farsi vedere da sua sorella. Come poteva? Non era più la stessa persona da talmente tanto tempo...

Ripartì, vagando per i mercantili e per le navi, vide il mondo passando dal Giappone alla Cina, dalla Cina all'India. Raggiunse l'Europa e poi tornò indietro, a casa, da cui ripartì solo per poi tornare. Gli anni passarono e lui non ebbe mai il fegato di far nulla, di rovinare a sua sorella la vita che si era costruita irrompendo in quel modo. Iniziò però a lasciarle delle lettere, con i soldi che si procurava nei suoi viaggi. Nessuno sapeva chi era, che cosa aveva fatto, chi lo aveva visto in faccia da capitano e mostro dei mari nell'arcipelago Giapponese era morto.
Una volta nelle Americhe si imbarcò su una nave, la Zephyr, conosceva di fama il capitano ma prima doveva capire se le voci fossero vere, se quello che aveva davanti era davvero uno dei meno peggio... poteva lavorarci. Gli serviva tornare in mare per un po' così da risparmiare per sua sorella, per far sì che potesse permettersi la vita che meritava. Sapeva come funzionava il piccolo mondo delle geishe, quelle con le cose più belle, con i vestiti più pregiati... erano più avvantaggiate nella ricerca di un dan, di qualcuno che le mantenesse. Sora non poteva starle vicino, aiutarla ma poteva sempre inviarle denaro. Magari un giorno si sarebbero rivisti


[Famiglia]

- Minami Takahashi

Madre, umana. Deceduta. Era una geisha, padrona della casa che abitava con le sue sorelle/colleghe. Non ha mai fatto del male a nessuno, era la migliore di tutti loro e la ragione perché tutta la vita di Sora ha preso questa piega.

- Hana Takahashi

Sorella, umana. E' l'unica persona al mondo che gli è rimasta. Tutto il bene che ha per lei è solo indiretto, continua a mandarle lettere e soldi, ma senza ricevere risposte. Difficile inviare lettere a qualcuno che non sta mai nello stesso posto. Sora invece ha i suoi mezzi e i suoi sistemi. E' stato in mare per gli ultimi dieci anni della sua vita dopotutto.





[Curiosità]

- Shamisen


Sa suonare perfettamente lo shamisen, uno strumento a corde che anche sua madre suonava spesso. Malgrado la sordità, ha imparato i tempi e i movimenti delle mani osservando gli altri suonare, impara molto in fretta e anche se non può sentire ciò che suona, sa riprodurre diverse melodie senza alcun problema.

- Té

Scontato, ma adora prendersi una tazza di tè di tanto in tanto, potrebbe avere diversi tipi di infusi con sé tipo sempre. In caso ci sia dell'acqua calda in cui infonderli. :))

- Linguaggio

Lui e sua sorella, da bambini utilizzavano alcuni gesti decisi in precedenza per comunicare meglio invece che scrivere o disegnare tutte le volte.


[Orientamento]

- Bisessuale


[Relazioni]

- Capitano Cassian Hayward

Ha sentito buone cose di lui, come capitano per il momento non gli sembra il peggio. Ha solo bisogno di stare in mare per un po'. E se deve scegliere tra gli altri psicopatici uguali a quelli che hanno ucciso sua madre e lo Zephyr... gli sembrava una buona scelta.

- in corso...









Secondo piratino giapponese poco incazzato :))



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