𝐂 𝐀 𝐈 𝐍
Ebbene sì, siamo tornati dopo un anno con un remake della scheda di uno dei miei oc preferiti. Non vi libererete mai della merdina. Potete leggere le sue magiche avventure, insieme a quelle di altri magnifici personaggi, nella storia ad oc Bloody Brain di -svnflower-
Tw per violenza domestica, traumi e altre Cose Brutte ™️
C'è anche un riferimento all'abuso sessuale, è solo una frase e non fa parte della backstory del personaggio, ma comunque stay safe.
✔︎ 𝐍𝐨𝐦𝐞
༄ Cain
Cain è un nome biblico, che significa "acquistato". Nel vecchio testamento, Caino è il figlio di Adamo ed Eva, che uccide il fratello Abele per invidia, dopo che Dio preferisce l' offerta del fratello alla sua. È un nome abbastanza pretenzioso per una famiglia di condizione modesta come la sua, senza contare che è un nome che può portare solo brutti presagi (la sua famiglia se l'è cercata insomma). In realtà sua madre non ci ha pensato molto nell'imporgli questo nome, ha solo sfogliato la Bibbia e gli ha dato il primo nome che ha trovato.
༄ Briggs
È un cognome inglese e scozzese importato in America durante la colonizzazione, che significa "ponte".
I Briggs non sono mai stati una famiglia ricca. Hanno vissuto a New York per generazioni, sempre negli stessi quartieri umili. Nonostante Cain non lo sappia, diversi dei suoi parenti da parte paterna hanno fatto parte della criminalità, e ha diversi zii e cugini in carcere per estorsioni ed omicidi. Suo padre non è mai stato coinvolto in questo genere di cose, anzi è entrato nell'esercito e si è sposato in un'altra città dello Stato per allontanarsi dalla sua famiglia.
✔︎ 𝐄𝐭𝐚̀
༄ 17 anni
È nato il 24 giugno 1937 ( il giorno di San Giovanni), sotto il segno zodiacale del cancro.
✔︎ 𝐆𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞
༄ Maschile
✔︎ 𝐄𝐭𝐧𝐢𝐚
༄ Caucasica • Americano
✔︎ 𝐃𝐞𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐚
Per essere internato in un manicomio, Cain ha un aspetto sorprendentemente poco minaccioso. Questo soprattutto grazie alla sua altezza. È alto un metro e cinquantotto centimetri e pesa quarantaquattro chili, il che per un diciassettenne in salute sarebbe ridicolo, ma Cain è tutt'altro che in salute quindi passiamo oltre. È magro, mingherlino, dall'aspetto fragile e deboluccio, sembra che basterebbe una spintarella per farlo cadere in terra, ed è così. Ha polsi sottili e braccia magre, e sul petto e la schiena si possono intravedere vedere le costole, le scapole e le vertebre che sporgono. Anche le gambe sono corte e magre. Insomma, è pelle e ossa. Però ha delle mani inspiegabilmente piccole e morbide, molto carine, solamente che lui di solito si mangia le unghie e si strappa le pellicine, quindi solitamente le dita sono tutte coperte di taglietti e piccole piaghe. Anche i piedi sono molto piccoli (porta il 35.)
Sparse sul corpo, Cain ha numerose cicatrici. Quella più vecchia, e più innocua, è sulla pianta del piede sinistro, lunga, biancastra e dai bordi frastagliati (se l'è fatta calpestando un coccio da piccolo.) Sparse sulle gambe e sull'addome ce ne sono altre, sempre tendenti verso il bianco, ma dalla forma a mezzaluna, ricordano un po' la forma della punta di una scarpa. C'è una cicatrice a forma di piccola L rovesciata sulla spalla destra, e una lunga che scende da metà del braccio sinistro fino quasi al polso. Ce ne sono alcune anche sulla parte più inferiore della schiena, quasi sulle natiche, orizzontali: sono segni di un bastone. Quelle che odia di più però sono le bruciature. Ci sono quelle fatte da un attizzatoio, piccole, rossicce e dalla forma indefinita. In tutto sono quattro: una sulla spalla sinistra, una nella curva del fianco destro, una al centro della parte bassa della schiena e una nell'incavo del braccio destro. E poi c'è la più grande, quella che è davvero grato di non poter vedere ogni giorno, che ricopre tutta la parte superiore della sua schiena e rende la sua pelle ruvida, rugosa e più spessa del normale, oltre che a darle un colore tra il rosso e il marrone, con striature bianche. Ovviamente non la può vedere, ma ci passa sopra le dita quando i ricordi sono troppo insopportabili. A volte gli fa ancora male, e non può dormire sulla schiena.
Ha un colorito pallido e per nulla sano, tipico di qualcuno che passa tutto il suo tempo al chiuso. Il suo viso è piccolo, ma con una mascella molto pronunciata, il che gli dà una forma triangolare. Ha un mento aguzzo e prominente, e un viso magro ma con zigomi poco pronunciati. I suoi capelli sono castano chiaro, e sono certamente una delle parti di lui che salta più all'occhio. Non sono particolarmente lunghi (non arrivano neanche alla base del collo) ma sono folti e voluminosi, e sono tagliati in maniera molto disordinata, come se chi li avesse tagliati lo avesse fatto a casaccio, senza vederci (e h m): tutte le ciocche sono di lunghezza diversa, senza contare che ricorda di pettinarseli molto raramente. Coprono quasi totalmente la sua fronte (decisamente piccola) e un'altra cicatrice, una ferita sulla quale a suo tempo sono stati messi dei punti. Le sue sopracciglia sono spesse, scure e irregolari. I suoi occhi sono piccoli, color azzurro-grigio spento, e sono coperti dalle cateratte, due dischi biancastri e spessi che coprono le sue pupille e che lo hanno reso cieco dalla nascita, ragione per cui porta i suoi occhiali scuri e tondi. Ha un naso lungo,con una gobbetta in alto. Le sue labbra sono sottili e screpolate, piene di pellicine, e dal labbro inferiore parte una cicatrice verticale quasi invisibile, di cui ci si accorge solo se ci si passa un dito sopra. I denti dell'arcata inferiore sono tutti storti, mentre quelli dell'arcata superiore sono abbastanza dritti, anche se ha gli incisivi centrali nettamente separati, cosa che quando sorride gli dà un'aria vagamente da coglione. Ha un neo poco sotto l'orecchio sinistro e una voglia color caffè nell'interno del ginocchio destro.
✔︎ 𝐅𝐨𝐭𝐨 𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚
( Picrew di @ Shirokuma)
( Fanart di Twelve di Terror in resonance gentilmente editata da -svnflower- )
✔︎ 𝐃𝐢𝐬𝐭𝐮𝐫𝐛𝐢 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢
༄ Tratti psicopatici ( livello basso )
Perché Cain si trova al St. Marcel? Perché dopo quello che è successo con suo fratello, dei medici hanno pensato bene di fargli fare dei test, e di chiedere notizie di comportamenti fuori dalla norma che qualcuno che lo conosceva poteva aver notato. E si sono accorti di molte cose.
Cain è sempre stato un bambino eccezionalmente intelligente (anche se pochi lo hanno notato in tempo) che non sembrava avere niente di strano. A un'occhiata esterna, sembrava perfettamente integrato con gli altri bambini, nonostante la disabilità. Era divertente, simpatico, il tipo che faceva ridere tutti e si metteva a fare cose stupide. Nessuno si è mai accorto di quanto, sin da piccolo, fosse bravissimo a imitare gli altri, a capire cosa dovesse fare per risultare accettabile agli occhi altrui, e per tenere nascoste le cose che non voleva che gli altri sapessero. Non capisce chi esprime chiaramente le sue emozioni, ad esempio perché i bambini si mettevano a piangere quando erano tristi mentre lui era capacissimo di non far trasparire minimamente l'inferno che passava a casa ogni giorno? Gli sembra così stupido mostrarsi vulnerabile agli altri, quando puoi mentire. E lui è sempre stato bravissimo a fingere. Ha un talento unico per inventarsi bugie sensazionali senza battere ciglio, senza mai sembrare incoerente o tradirsi da solo, risultando perfettamente e totalmente credibile.
Gli viene così semplice far cadere le persone nelle sue trappole, far prendere loro le decisioni che lui vuole che prendano. Non prova il minimo rimorso nel manipolare, ma non prova neanche piacere a farlo. Lo fa solo quando lo trova uno strumento necessario per il proprio vantaggio, o per un obiettivo, a volte persino per la stessa persona manipolata. Esattamente come trova stupido esporre al mondo le proprie emozioni, trova stupido non usare soluzioni che le persone normali reputerebbero immorali per raggiungere il proprio scopo. Cain non ha paura di mettere in pericolo gli altri o di rinunciare alla propria dignità, e nella sua testa non c'è un concetto preciso di cosa può e non può fare. Sa che una distinzione del genere esiste solo perché le persone normali dicono che c'è. Per lui non c'è, quindi, riflette, non è una persona normale. Ci sono momenti in cui si considera migliore degli altri per questo, altri in cui si strugge perché si sente profondamente disgustoso per non avere quella componente umana da tutti ritenuta fondamentale, ovvero un'empatia maggiore.
Non vuol dire che sia totalmente privo di emozioni: è in grado di provarle, e ha delle persone a cui tiene, per quanto spesso ricada in uno stato di apatia in cui letteralmente si rifiuta di processarle, come meccanismo di difesa derivato dagli abusi subiti. Quando le prova, comunque, sono molto caotiche e confuse. Ormai gli capita di provare più emozioni negative che positive, e a volte il peso di queste è così insopportabile che preferisce di gran lunga l'apatia. In ogni caso, non è bravo a riconoscere le emozioni altrui, nè a empatizzare con gli altri: ha bisogno di fare un grosso sforzo.
༄ 𝔇𝔦𝔰𝔱𝔲𝔯𝔟𝔬 𝔡𝔞 𝔡𝔢𝔣𝔦𝔠𝔦𝔱 𝔡𝔢𝔩𝔩' 𝔞𝔱𝔱𝔢𝔫𝔷𝔦𝔬𝔫𝔢
Cain ha l'ADHD in forma moderata. Nessuno glielo ha mai diagnosticato, dal momento che l'ADHD è stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo solo nel 1952, quando aveva già quindici anni. Ma ha tanti sintomi, e ai giorni nostri probabilmente avrebbe una diagnosi, prenderebbe dei farmaci e tutto. Non è strano che ne soffra, visto che una delle conseguenze neurologiche più tipiche ai maltrattamenti infantili sono appunto i deficit di attenzione.Il disturbo si manifesta nella forma più concentrata sulla disattenzione che sull' ""iperattività"".Cain ha difficoltà a concentrarsi e a effettivamente completare un compito. Lui ci prova, ma letteralmente non ci riesce, tutto gli sembra noioso, impossibile da fare e troppo lungo. Procrastina le cose da fare a meno che non abbia una routine stretta da seguire, che il St. Marcel "fortunatamente" spesso e volentieri gli fornisce. Sogna fin troppo ad occhi aperti, e la cosa peggiore è che non ha bisogno di vere e proprie distrazioni per perdere la concentrazione, come ad esempio un uccello fuori dalla finestra o una penna che cade. No, a volte a lui basta letteralmente pensare a qualcosa per un secondo, e quello scatena altri dieci pensieri e improvvisamente si rende conto che ha passato mezz'ora a guardare il vuoto senza concentrarsi sui compiti.È incredibilmente frustrante perché gli sembra di avere costantemente troppi pensieri in testa, che si scatenano proprio quando lui ha bisogno di concentrarsi. Vorrebbe solo che il suo cervello cooperasse con lui, ma a volte prova l'impulso di colpirsi o di sbattere la testa contro il muro per farla funzionare a dovere. Non lo fa mai, ma la sensazione è quella.Al contrario, a volte gli capita di focalizzarsi in maniera spaventosa. È capace di restare ore senza mangiare, bere o dimenticandosi di andare in bagno, solo per continuare a fare qualcosa, nel suo caso magari dei calcoli. È il famoso stato di hyperfocus, dal quale a volte non si risveglia neanche se lo si chiama ad alta voce.
Fortunatamente non perde spesso le cose, perché sin da piccolo è stato istruito a mettere in ordine i suoi oggetti in modo da poterle trovare subito. In effetti sentire qualcuno prendere le sue cose e metterle da un'altra parte è una delle poche cose che gli fa provare rabbia genuinamente. Ma ha ragione: tra cecità e ADHD se non sapesse perfettamente dov'è tutto impazzirebbe veramente. La sua memoria funziona in maniera bizzarra: è capace di ricordarsi nozioni scolastiche complicatissime a distanza di anni ma non appena si tratta di cose della vita di tutti i giorni, come ad esempio a che ora inizia un'esercitazione, puff, scompare tutto, non si ricorda più niente.
Spesso non è capace di restare fermo con le mani e le gambe: soffre di una marea di piccoli tic (di cui parlerò meglio nella sezione Manie.) Non sono incontrollabili, se glielo chiedi è capacissimo di smettere, ma quando pensa si scatenano senza che lui se ne accorga. È anche sensibile ai piccoli rumori, specialmente se ritmici, lo fanno arrabbiare senza motivo e non lo fanno concentrare. Anche sentire qualcuno che canticchia o parla a voce alta, nel momento sbagliato, gli fa venire voglia di urlare. Come già detto è davvero impulsivo, è un miracolo che non si sia davvero fatto male. All'ADHD sono collegabili anche i pensieri intrusivi che a volte gli capita di avere, come ad esempio: Ma cosa succederebbe se appoggiassi una mano sul fornello acceso? Oppure, Perchè non mi ficco un dito in un occhio? È il primo ad essere spaventato dalla cosa, non vorrebbe avere questo tipo di pensieri e dal momento che è capace di mantenere una certa lucidità, non ha mai dato ascolto a nessuno di essi e non ha intenzione di farlo.
Il disturbo gli ha creato molti problemi nel corso della sua vita. Lui ci prova davvero a fare il suo lavoro, ma non può semplicemente controllare il suo cervello. Ma tutti gli adulti, che fossero i suoi insegnanti di scuola o i medici del St. Marcel, lo vedono sempre come una sua pigrizia, o come se questo lo rendesse meno intelligente.
✔︎ 𝐐𝐈
༄ 147
Cain rientra nel quarto livello delle persone plusdotate, e al St. Marcel gli è stato dato il numero 17. Insomma, per gli standard del St. Marcel non è nulla di eccezionale, hanno avuto studenti molto più brillanti di lui. Questa cosa a Cain dà leggermente fastidio: se è costretto a essere rinchiuso in un istituto per via della sua intelligenza vorrebbe almeno essere lodato. Passare dalla sua vita di prima, in cui poteva sentirsi più sveglio degli adulti, a un posto che non solo è abituato a persone con il suo livello di intelligenza, ma non è minimamente interessato a gratificarlo per questo, ma a sfruttarlo, è stato un bello shock per lui.
Per quel che lo riguarda, ha sempre saputo di avere una marcia in più rispetto ai bambini della sua età. Cain è sempre stato eccezionalmente curioso. Si interessa a tutto, specialmente alle cose che gli vengono esplicitamente vietate. Per quanto all'esterno possa sembrare, beh, un cretino, la sua mente è sempre in movimento rapidissimo. Si fa migliaia di domande e ci si lambicca sopra per ore, fino a quando non si accorge che la cosa non lo interessa più, e la relega in un angolo della sua mente dicendosi che troverà la soluzione più tardi. Spoiler: non lo fa mai. Ha bisogno di sentirsi costantemente stimolato e interessato, per questo quando un lavoro richiede costanza e pazienza, e quindi subentra inevitabilmente un po' di noia, lo molla subito per dedicarsi a qualcosa di più eccitante. Probabilmente è per questo che molte persone non lo considerano così spiccatamente intelligente: non gli viene spontaneo esserlo in maniera convenzionale, ad esempio facendo i compiti di scuola e impegnandosi in qualsiasi cosa. Preferisce usare la mente geniale che si ritrova per qualsiasi cosa abbia voglia di architettare in quel momento, che sia strettamente utile o no, insomma ho scritto un intero paragrafo per dirvi in maniera elegante che ha scelto lui di essere stupido. Rispetto la sua decisione. (Questo ovviamente non si applica all'interno del St. Marcel, dove cerca di seguire il più coscienziosamente gli ordini e le istruzioni degli adulti: non vuole certo finire nei guai)
✔︎ 𝐒𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐦𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐞𝐧𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚
༄ New Jersey
Ha vissuto nella periferia di Newark, la città più popolosa dello stato. Si è trasferito molte volte ma sempre restando all'interno della città, dalla quale non è mai uscito fino a quando non è stato portato al St. Marcel.
✔︎ 𝐂𝐥𝐚𝐬𝐬𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐞̀ 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨
༄ Matematica • Algebra
Fin da piccolo la matematica gli è sempre piaciuta. Gli piacciono i numeri, le operazioni, il modo in cui seguono schemi sempre uguali e regolari, ma che possono essere usati nei modi più diversi; la logica che ti fa montare le tue conoscenze come se si trattasse di un puzzle. Trova l'algebra molto divertente, per lui è una sorta di enorme gioco, un rompicapo. E poi un'altra cosa che gli piace è il fatto che una volta che hai le regole, devi solo capire quando e dove applicarle. Non ci sono segnali incerti da interpretare: c'è solo un modo giusto di fare le cose.
✔︎ 𝐂𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞
Neanche Cain stesso saprebbe elencare una serie di aggettivi che descrivano il suo carattere. In realtà, non ha un forte senso d'identità, forse perché è abituato a nascondere accuratamente alcune parti di sé stesso al mondo esterno. Infatti, c'è il Cain che tutti vedono, e poi c'è il Cain che esiste solamente quando è solo con sè stesso. Non sono persone completamente diverse: coincidono su certi aspetti, differiscono su altri. Quello che Cain fa trasparire è solo la punta dell'iceberg.
Cain è una persona rumorosa e chiacchierona, e la maggior parte del mondo lo definisce semplicemente fastidioso. è il clown della situazione, lo scemo del villaggio, quello che volete, quella persona che proprio non ce la fa a non fare battute e stupidaggini per il solo gusto di far ridere le persone che si trovano intorno a lui, stravagante ed eccentrico. Solo che nel suo caso le persone più che altro lo guardano perplesse o infastidite. Cain è esagerato, fin troppo drammatico su cose stupide, capace di trattare cose della minima importanza come affronti gravissimi alla sua persona. Non perché la pensi veramente così, poi: è solo che gli piace il drama, e gli piace da morire vedere le altre persone irritate. Adora prendere gli altri in giro, fare battute stupide e affibbiare loro nomignoli, specialmente se nel farlo tocca tasti delicati per la persona in questione: in quel caso vederli esplodere esasperati davanti ai suoi occhi è davvero impagabile. In breve: è una piaga.
Ma non si accanisce mai contro persone che potrebbero prendersela seriamente con lui. Gli piace solo giocare, non vuole delle conseguenza per i suoi scherzi. Per quanto nella sua testa abbia elaborato intere enciclopedie di insulti e di modi per sfottere l'intero personale del St. Marcel, si morde la lingua e fila dritto. Al contrario da ciò che si potrebbe pensare, con le figure di autorità è straordinariamente obbediente e conciliante, sempre pronto a fare un sorriso e a fare esattamente quello che gli viene richiesto, e anche un pochetto di più. Diciamo le cose come stanno, Cain è un vero leccapiedi. Non che la pensi davvero così come cerca di apparire, ci mancherebbe altro: ovviamente non ha un grande amore per il St. Marcel e chi ci lavora. Ma non ha alcun interesse nel fare gite non necessarie nella sala dell'elettroshock perché ha risposto male a un inserviente, o mangiare meno degli altri perché non ha seguito una delle migliaia di regole. Quindi Cain ha imparato a non sgarrare mai, e buona parte degli ospiti del St. Marcel lo detesta calorosamente per questo. Ancora una volta, non che a Cain importi granché. L'unica cosa che gli interessa è uscire da quell'inferno vivo, con le sue gambe e con meno cicatrici possibile.
È qui che c'è la prima grande distinzione tra il Cain che gli altri vedono e il Cain che non si fa vedere. Quello che il mondo vede è un deficiente fastidioso che fa tutto quello che gli altri vogliono che faccia. Quello che non vede è che ogni mossa di Cain è accuratamente pensata perché gli dia un vantaggio. È un opportunista, che sceglie sempre l'opzione migliore per lui a scapito degli altri, anche quando questo potrebbe fargli del male. Ed è egoista, ovviamente, mette sé stesso prima degli altri, tranne che nelle situazioni di estrema emergenza. Non è un tipo prepotente, certo: si limita a stare nell'ombra, ad approfittare delle opportunità che gli passano davanti agli occhi. Certe volte è capace di dimostrarsi davvero spregevole a una prospettiva esterna, ma solo quando è strettamente necessario, e solo quando sa che questo non si ritorcerà contro di lui. è un lato di lui che alcuni studenti del St. Marcel, ma quasi nessuno del personale, hanno capito, ma ci sono comunque molte persone che non si accorgono di cosa si nasconde sotto il suo sorriso malizioso. E lui sa benissimo come cogliere di sorpresa le persone che lo reputano inoffensivo. Anche se non è per nulla vendicativo, anzi in generale gli capita di odiare genuinamente qualcuno molto raramente, e contemporaneamente ci vuole molto tempo perché si affezioni a qualcuno o qualcosa.
La psicopatia gli ha tolto i freni che la maggior parte delle persone hanno, e come ho già detto non prova rimorso per le sue azioni contro gli altri, ma anche contro sé stesso. Non ha un vero e proprio senso della vergogna, il che spiega perché è così rapido a fare qualsiasi cosa che gli venga richiesta se vuol dire restare in vita. Non prova vergogna alle occhiate disgustate dei suoi compagni. Non trova spregevole neanche sfruttare la sua stessa disabilità per avere quella pena che potrebbe evitargli una punizione. È stato umiliato e trattato come se non fosse una persona talmente tante volte che non riesce più a importargli. Vuole solo vivere. Per questo è diventato abile nel staccarsi dalle sue emozioni e dai suoi ricordi, a guardarli dall'esterno come se non fossero suoi. è meglio così, se vuole conservare quell'ultimo briciolo di sanità mentale che gli resta. è meglio che tutto resti razionale, facile da controllare, che tutto segua un rapporto causa-effetto che possa capire. Non capisce i sentimenti degli altri, lui stesso se potesse non proverebbe più niente. Si accontenta di vivere nell'apatia, di fingere di non vedere le atrocità che lo circondano ogni giorno, di mostrare agli altri una versione diversa di sé stesso. Se ci riesce, quando è tutto troppo difficile da sopportare si sforza di concentrarsi su qualche remoto ricordo felice, per far evadere per qualche secondo la sua mente. Ma ci sono anche dei giorni in cui i suoi ricordi non riescono a stare al loro posto ordinati, e viene trascinato di nuovo a forza nell'incubo.
Il vuoto, l'assenza di sensazioni, per lui è molto meglio della sofferenza. Anche se a volte si guarda e si accorge di essere diventato lo spettro di quello che era un tempo, come se non ci fosse più niente di valore dentro di lui. Né speranza, né paura, né rabbia o voglia di vendicarsi. A volte c'è solo il vuoto assoluto. Nei momenti di lucidità, questo lo spaventa come nessun'altra cosa al mondo. è questo che sta proteggendo dagli altri? Un guscio vuoto? Cosa succederebbe se una volta uscito dal St. Marcel non gli rimanesse più nulla di sè stesso? In quei momenti, gli sembra privo di senso continuare con tanta ostinazione a cercare di restare in vita. Sotto gli scherzi da idiota e il tono melodrammatico c'è un cinico disilluso, e sotto il cinico disilluso c'è un bambino spaventato, un bambino che non ricorda l'ultima volta che è stato davvero al sicuro e che lui si sforza di reprimere con tutto sè stesso, perché lo trova persino più debole e inutile delle personalità che mostra agli altri. Non sa essere vulnerabile con gli altri, non riesce e non vuole affezionarsi a qualcuno per paura di essere abbandonato com'è già successo in passato. Sarebbe un atto di fiducia immenso lasciare che qualcun altro veda quella scatolina minuscola della sua personalità che custodisce gelosamente. E lui non si fida del prossimo. Ha paura di essere ferito e non riuscire più a tirare su la sua barriera.
Che altro dire di lui? È la persona più impaziente del mondo, vuole tutto lì e subito. Impegnarsi in maniera costante, come detto prima, non fa per lui, per questo se qualcosa non va subito come la vuole è possibile che la molli, oppure che continui a farla ma sempre peggio, perché a ogni tentativo che va male perde sempre di più fiducia nelle sue capacità e si impegna sempre di meno. Sarà che sa di essere intelligente, e che quindi quando gli capita di non riuscire a fare qualcosa al primo tentativo la reputa al di sopra delle sue capacità. È incredibilmente testardo, è impossibile scuoterlo dalle sue posizioni (o almeno, potrebbe dirvi che lo avete convinto ma dentro di sé resterà convinto del suo punto di vista), ed è impulsivo da far paura. Anche se non è affatto spericolato: non gli piace essere al centro dell'attenzione, né mettersi in pericolo deliberatamente. Insomma diciamo proprio che è un codardo, ci vuole una grande forza di persuasione per convincerlo a entrare in una situazione di potenziale pericolo.
✔︎ 𝐏𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨
La famiglia in cui Cain è nato non era nè ricca nè speciale. Suo padre faceva il militare, si assentava spesso da casa per lunghi periodi e mandava soldi a casa, e sua madre faceva la casalinga e si occupava di lui e dei suoi fratelli. Cain è il più piccolo della famiglia; alla sua nascita aveva un fratello di tredici anni e una sorella di otto. Tra la nascita di sua sorella Adeline e la sua, sua madre era rimasta incinta altre due volte, ma in entrambi i casi la gravidanza non era andata a buon fine. Per questo, il fatto che Cain fosse nato vivo era una grande gioia per tutti. Ma, a qualche ora dalla sua nascita, si accorsero che qualcosa non andava. Sui suoi occhi c'era una patina chiara che per quanto cercassero di lavare via, non spariva. Fu consultato un medico, che confermò quello che la sua famiglia sospettava: aveva la cataratta. Non era possibile fare un'operazione. In altre parole, era cieco, e lo sarebbe stato per tutta la vita.
Lui, personalmente, non ha mai vissuto la sua cecità come se fosse un ostacolo invalicabile. è nato cieco, quindi non ha mai conosciuto altro. Lo incuriosisce molto l'idea di vedere, da come ne parlano le altre persone. Sembra così facile. Lui si deve impegnare molto di più per stare al mondo. Percepisce le cose attraverso i polpastrelli o le orecchie, attraverso migliaia di stratagemmi che ha imparato ad elaborare nel corso degli anni. Una delle cose che mette più in evidenza la sua intelligenza, in effetti, è la sua rapidità ad adattarsi.
Sua madre non sembrava accorgersene. Per carità, non che non volesse bene a suo figlio, era pur sempre il suo bambino e lo amava, ma Cain ha sempre percepito che fosse costantemente preoccupata per lui. Correva sempre ad aiutarlo quando si trovava anche solo in minuscola difficoltà, si preoccupava a morte se si metteva un po' ad esplorare per conto suo a volte invece di spiegargli le cose in un modo che un bambino non vedente potesse capire semplicemente si spazientiva e se ne andava. Però si era accorta di quanto fosse intelligente, anche se lui ha sempre avuto l'impressione che ne fosse un po' spaventata. Certamente non era brava a gestire un bambino come lui. Se fosse stato per lei, avrebbe passato l'intera infanzia in braccio a sua madre, al sicuro da tutto.
Invece per fortuna c'era sua sorella Adeline. Dal momento in cui vide il bambino, la ragazzina decise che lo adorava. Da piccoli erano sempre insieme: se lo trascinava sempre dietro e si ingegnava in mille modi per non annoiarlo, stimolarlo e fargli vedere il mondo. Nonostante la differenza di età, i due erano legatissimi. Sua sorella è quasi una seconda madre per lui. Con suo fratello maggiore invece le cose non andavano altrettanto bene. Sin da quando era un ragazzino si vedeva che c'era qualcosa di strano con lui. Era aggressivo e manesco, quasi crudele. Frequentava degli strani giri, e quando tornava a casa lui ed Adeline litigavano in continuazione. Quando loro madre usciva era ancora peggio, perché iniziavano veri e propri episodi di rabbia, lotte dalle quali ovviamente sua sorella non usciva mai vincitrice. Suo fratello detestava sia Adeline che Cain. Ricorda distintamente che sin da quando era piccolissimo gli faceva lo sgambetto per farlo cadere e lo prendeva in giro per la sua cecità. Quando aveva tre anni gli riempì il letto di ragni. E nonostante fosse chiaro che non aveva il minimo rimorso per le sue azioni, alla fine sua madre lo perdonava sempre.
Nonostante questi episodi, i primi anni della sua vita sono stati i migliori. Ma nel frattempo, in Europa c'era la guerra, e suo padre era nell'esercito. Quando aveva quattro anni arrivò una lettera a casa, e non appena lesse il mittente sua madre scoppiò a piangere. Si ricorda a malapena i funerali di suo padre. Si ricorda a malapena di lui, ad essere onesto, ma ricorda che spesso lo prendeva in braccio per farlo volare e gli diceva che gli avrebbe insegnato a suonare la fisarmonica. Non ebbe mai il tempo di farlo.
Con suo padre morto, la sua famiglia si ritrovò in una situazione complicata. Non erano mai stati ricchi, e senza nessuno che portasse i soldi in casa la loro situazione economica peggiorava. Sua madre iniziò a lavorare, nelle case di famiglie abbienti, nei locali, ovunque servisse qualcuno. Ma c'era pur sempre una guerra in corso, e nessun posto di lavoro durava abbastanza. Finché non fu abbastanza grande da andare a scuola, spesso si portava dietro Cain, intimandogli di stare seduto buono in un angolo, oppure lo rifilava alla vicina di casa o a uno dei due fratelli, se erano in casa. In quel periodo, anche se era molto piccolo, si rendeva conto che suo fratello stava cambiando. Stava peggiorando. E si rendeva conto di qualcosa di cui sua madre sembrava non accorgersi, qualcosa che stava succedendo tra i suoi due fratelli. Non riusciva a capire cosa, sapeva solo che Adeline sembrava seriamente spaventata dal loro fratello ora.
Quando il fratello di Cain finì la scuola e iniziò a lavorare, sua madre annunciò che sarebbe andata a lavorare in una grande fabbrica in un'altra città. Cain ed Adeline sarebbero rimasti in quella casa, e il loro fratello si sarebbe preso cura di loro. In breve, una pessima idea. Adeline lo fece presente a sua madre, più volte, ma quella ribadì che era l'unica soluzione possibile, e che avrebbe insegnato a suo fratello le responsabilità.
Inutile dire che non fu così. Suo fratello era terribile. E quando la loro madre se ne andò, diventò anche peggio. Era irascibile e violento, e per quanto lui e sua sorella cercassero di stare il più possibile lontani da lui, trovava comunque un modo per infuriarsi con loro. Il suo bersaglio preferito era Adeline. Ogni cosa che faceva era sbagliata, tutto poteva essere una scusa per urlarle addosso insulti, sbatterla contro le pareti e colpirla con ogni oggetto che gli capitasse per le mani, per sibilarle nell'orecchio che era orribile, insignificante e stupida. Con Cain ci andava più leggero, perché ogni volta che provava a fargli del male sua sorella si metteva in mezzo. Ma non era raro che picchiasse anche lui. In realtà, sembrava divertirlo molto di più. Sua sorella almeno cercava di difendersi, mentre Cain, che aveva a malapena sei anni ed era cieco, era la vittima perfetta. Cain non capiva come sua sorella riuscisse a non arrendersi e, nonostante fosse sempre coperta di ferite accuratamente nascoste dagli abiti, non esitasse un attimo a procurarsene delle altre solo per proteggerlo. E non era neanche l'unica cosa che sopportava in quella casa. Solo quando fu cresciuto, pensandoci su, Cain si accorse del modo disgustoso in cui suo fratello toccava sua sorella quando era solo una ragazzina. All'epoca era troppo piccolo per accorgersi di quanto fosse sbagliato.
Eppure sua sorella restava con lui, giorno dopo giorno. Diceva che sarebbero restati per sempre insieme, e Cain ci credeva. A scuola gli insegnanti lo ritenevano un problema: per loro era uno di quei bambini che se si fossero impegnati sarebbero stati i migliori della classe, ma si distraeva in continuazione e faceva raramente i compiti, e nessuno aveva la voglia o il tempo di aiutarlo. Era troppo poco docile per essere un bambino cieco: dal loro punto di vista gli avevano fatto una grande concessione a studiare in una scuola per bambini "normali", non poteva essere così vivace e avere poca voglia di studiare, che modo era di mostrare gratitudine? Si aspettavano tutti che se ne stesse buono in un angolo a leggere i suoi libri in braille. Più che approvazione, riceveva sempre solo pena per la sua disabilità. Sua sorella invece lo capiva. Sin da quando era piccolo si era accorta che aveva un'intelligenza fuori dal comune, e glielo diceva spesso, entusiasta. non si è mai rivolta a lui con pena, e non lo ha mai fatto sentire come se fosse meno degno di amore di un bambino "normale". Sapeva che conducevano una vita orribile, ma faceva di tutto per renderlo felice. Lo teneva il più possibile lontano da casa: camminavano a lungo per tutta la città, dal loro piccolo e sporco quartiere fino a quello dei ricchi, solo per vedere com'era; si rifugiavano nelle biblioteche pubbliche, dove sua sorella gli leggeva le favole; se avevano qualche soldo andavano in un cinema, e sua sorella gli raccontava quello che succedeva nello schermo. Curiosamente, nonostante tutto attorno a lui stesse crollando, è il periodo di cui Cain ha i ricordi migliori della sua vita. Certo, non c'erano più i suoi genitori, agli adulti del quartiere e della scuola non importava niente di loro, e potevano contare solo l'uno sull'altra. Però aveva una sicurezza che non avrebbe mai più avuto nel corso della sua vita. C'era qualcuno che lo amava, qualcuno che avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerlo al sicuro. Cain è estremamente invidioso del sé bambino per aver avuto quella possibilità.
E poi finì. Crescendo se ne sarebbe dato la colpa in ogni modo possibile, ma all'epoca si sentì solo tradito ed abbandonato. Aveva sette anni. Sua sorella e suo fratello stavano litigando,non riesce a ricordarsi nemmeno il motivo. Non era raro che suo fratello lo mettesse in mezzo, che lo minacciasse per poter tenere a bada Adeline. Ma non era mai andato così oltre. Mentre lui e la sorella si urlavano addosso, afferrò Cain, aprì la finestra e tenne il bambino sospeso nel vuoto mentre urlava a sua sorella di scusarsi, minacciando di buttarlo dal terzo piano. Quando finalmente sua sorella si scusò, in lacrime, suo fratello lo lasciò cadere sul pavimento, e poi si avventò su Adeline con più forza di quanto avesse mai fatto. Sua sorella gli urlò di chiudersi nella loro camera, e Cain lo fece. Non sa cosa successe esattamente quella notte. Sa solo che restò rannicchiato sotto le coperte per ore, ascoltando ogni singolo grido che venisse dall'altra parte della porta. Alla fine sua sorella rientrò in camera, si infilò silenziosamente nel letto accanto a lui e lo abbracciò. Gli disse che andava tutto bene. Aveva gli occhiali rotti.
Il giorno dopo sua sorella non venne a prenderlo a scuola. Non era a casa, non era in nessuno degli altri posti in cui era abituato a stare con lei. Non c'erano più le sue cose, però sul suo letto c'era un biglietto in braille. Mi dispiace, tornerò. Erano le uniche parole di addio che gli aveva lasciato. All'inizio, pensava davvero che sarebbe tornata e che lo avrebbe portato via. Era l'unica speranza che gli restava. Ma a poco a poco, cominciò a capire, e fu terribile. Lo aveva lasciato lì, solo con suo fratello. Quindi tutto quello che gli aveva detto era falso? Allora non era vero che gli voleva bene.
Nel frattempo, suo fratello si chiedeva cosa avrebbe potuto fare di lui. I soldi che mandava loro madre erano sempre meno, e non riusciva a tenersi un lavoro. Cain era un fastidio, una bocca in più da sfamare, era troppo piccolo per lavorare e in più era cieco. Considerò l'idea di cacciarlo di casa e di dire a sua madre che era scappato così come aveva fatto Adeline. Ma poi gli venne un'idea. Perché non sfruttare proprio il fatto che il suo fratellino fosse così piccolo e fragile, e in più disabile? Aveva un piccolo lavoro come venditore porta a porta. Se si fosse portato dietro un bambino piccolo, cieco e dall'aria affamata, qualcuno avrebbe avuto pietà, forse, e avrebbe comprato qualcosa. Suo fratello gli disse che se non fosse venuto al lavoro con lui lo avrebbe buttato fuori casa.
E così iniziò ad accompagnarlo nei suoi giri per la città, a volte di pomeriggio, a volte per tutto il giorno, se suo fratello reputava che non avesse bisogno di andare a scuola. Camminavano per ore e ore, fino a quando non era così stanco che un adulto normale lo avrebbe preso in braccio, mentre suo fratello continuava a trascinarlo stringendogli il polso e borbottando insulti. Se gli capitava di cadere si prendeva uno schiaffo. Si fermavano in tantissime case. In alcune gli chiudevano la porta in faccia ancora prima che parlassero; in altre li prendevano a male parole e gli urlavano dietro anche dopo che avevano girato l'angolo; in altre li stavano a sentire e lì dovevano fare quella recita disgustosa e patetica in cui suo fratello si fingeva un bravo tutore affettuoso, che doveva trovare un modo per mantenere il suo povero fratellino. Cain imparò a fingere, ad essere esattamente quello che gli altri si aspettavano da lui. Doveva essere convincente per non far arrabbiare suo fratello.
A casa era molto diverso. Non gli lasciava un attimo di pace. La cosa che si ricorda di più di quegli anni sono le urla. Non c'era un giorno in cui suo fratello non gli gridasse addosso le cose peggiori. Bastava un minimo sgarro, un piatto fuori posto, un secondo di ritardo, e suo fratello esplodeva. A volte, per quanto cercasse di attirare quanta meno attenzione possibile, lo attaccava lo stesso, come se avesse bisogno solamente di qualcosa su cui sfogare tutta la sua rabbia. Non lo disse mai, ma l'altra ragione per cui non lo buttava fuori casa era che in fondo gli piaceva avere qualcosa con cui giocare. La sua vita stava crollando sempre di più, era impotente; era una persona meschina, e voleva avere qualcosa sulla quale esercitare un po' di potere. Anche se era un bambino. Anche se era suo fratello.
Cain avrebbe quasi preferito che lo avesse davvero buttato per strada, perché suo fratello era un mostro. Lo picchiava in continuazione, lo schiaffeggiava o lo prendeva a calci, gli lanciava addosso ogni oggetto che gli capitasse a tiro, dai piatti ai suoi giocattoli, gli sbatteva la testa contro le pareti e lo afferrava per i capelli, e poi lo colpiva con la cintura o con l'attizzatoio incandescente, lasciandogli le cicatrici che tanto odia. Se riteneva che avesse fatto qualcosa di sbagliato e voleva "insegnargli la disciplina", lo rinchiudeva nell' armadio a muro del loro appartamento, per ore e ore (una volta per tre giorni interi di fila, un'esperienza che lo ha quasi ucciso), fino a quando non era completamente terrorizzato. Oppure lo lasciava senza mangiare per giorni interi, a volte fino a quando non gli girava la testa e rischiava di svenire. E non si accontentava di ferirlo solo fisicamente. Gli piaceva anche umiliarlo e farlo sentire insignificante. Gli diceva in continuazione che sua sorella lo aveva abbandonato perché era solo un peso, che era stupido e lento, che la sua faccia era orribile, che il fatto che fosse cieco era una scocciatura per tutti, che non sarebbe mai riuscito ad andarsene da quella casa perché non era capace di fare nient'altro tranne essere colpito e usato. Rompeva davanti a lui gli oggetti a cui teneva, lo costringeva a fare cose umilianti come dire cose orribili su sé stesso. I ricordi peggiori sono i momenti in cui venivano a casa loro gli amici di suo fratello.
All'inizio Cain resisteva. Era terrorizzato e indifeso, certo, ma pensava ancora che Adeline sarebbe tornata a prenderlo. Provava persino a difendersi come faceva lei, a cercare di scappare con scarsi risultati. Poi, più il tempo passava, più si rendeva conto che non sarebbe mai tornata per lui. E la speranza si trasformava in un odio bruciante per suo fratello. Avrebbe voluto sentirlo morire nei modi più atroci. Non capiva come Adeline potesse essersi sottoposta a tutto questo solo per amor suo. Era quello che bisognava sopportare per essere buoni con gli altri? Ma alla fine, tutti lo avevano abbandonato: sua sorella era scappata, suo padre morto, sua madre era lontana e non sembrava rendersi conto di quello che stava facendo suo fratello (e aveva troppa paura per dirglielo), e né a scuola né nel quartiere malfamato in cui viveva a qualcuno importava qualcosa di un bambino abusato. Piano piano, iniziò a formarsi il modo di pensare che avrebbe poi sviluppato da adolescente: nessuno ti aiuterà. Devi aiutarti da solo. Nessuno dovrebbe sentirsi così a otto anni.
Lui e suo fratello si erano trasferiti decine di volte, e ogni volta peggiorava sempre di più. Le camminate erano sempre più lunghe, i soldi sempre di meno, suo fratello sempre più crudele, e andava sempre meno a scuola. Quando suo fratello aveva da fare lo teneva direttamente chiuso a chiave nel loro appartamento. A mano a mano che il tempo passava, Cain iniziò ad adattarsi sempre di più a quello che suo fratello voleva. A piangere quando sapeva che il suo dolore lo avrebbe divertito, a sorridere quando voleva compiacerlo, a stare zitto quando voleva che scomparisse. Giusto quello che bastava per fargli abbassare abbastanza la guardia e potersi approfittare di un suo attimo di distrazione, o per soddisfarlo abbastanza da farlo finire prima con lui. Diventò bravissimo a capire cosa gli altri si aspettavano da lui, e a darglielo. Gli bastava sorridere e dire due scemenze a scuola perché nessuno si preoccupasse di lui, a risultare abbastanza inoffensivo da poter rubare dalle cartelle dei compagni con più soldi di lui quando non riusciva più a stare in piedi dalla fame. Era molto più facile così, e lui non ce la faceva più. Non riusciva neanche più a odiare suo fratello. Gli sembrava tutto uguale. Ma questo equilibrio fragile non poteva durare.
Un giorno d'inverno lui e suo fratello stavano facendo i loro giri, come al solito. C'era un freddo terribile, nevicava, Cain non mangiava dal giorno prima e riusciva a malapena a reggersi in piedi. Ma non disse nulla perché sapeva che avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Quando bussarono alla porta di una casa grande e bella ed entrarono al suo interno, Cain non ce la fece più e cadde a terra perdendo conoscenza. Non lo aveva fatto apposta, era davvero troppo esausto. I padroni di casa furono molto gentili con lui, permettendogli persino di sdraiarsi su un divano morbido. Mentre tornavano a casa, suo fratello non disse una parola, anche se gli stringeva il polso talmente forte da lasciargli un livido. Nel momento in cui entrarono in casa esplose e iniziò a colpirlo, gridandogli come avesse osato metterlo così in imbarazzo davanti ai suoi clienti. Non era mai stato così fuori di sé dalla rabbia. Il fuoco nel camino era spento, ma la cenere era ancora bollente. Spinse lì il bambino, tenendogli la schiena premuta nei tizzoni ardenti, fino a quando Cain non iniziò a urlare e sentì un odore nauseabondo diffondersi nell'aria. Allora mollò la presa, e se ne andò lasciandolo solo. Cain riuscì a trascinarsi nel bagno e poi nella doccia, aprendo il rubinetto per alleviare il dolore con l'acqua gelida. Gli sembrava di essere completamente in fiamme. Ore dopo suo fratello lo trovò lì, svenuto. Nei giorni successivi gli venne una febbre terribile. Delirava, stava talmente male che suo fratello dovette portarlo dal medico. Disse che era caduto nel fuoco per distrazione. Era una bugia a cui neanche un bambino avrebbe creduto, ma nessuno si fece domande. Dopo una settimana la febbre passò e la ferita iniziò lentamente a guarire, anche se certamente non potevano permettersi gli unguenti costosi che il medico aveva prescritto. Suo fratello fu sorprendentemente normale nei giorni che seguirono - non gli mise le mani addosso neanche una volta, ma Cain sapeva che era solo questione di tempo perché ricominciasse. Ormai aveva capito. Se avesse continuato a stare con suo fratello, prima o poi lo avrebbe ucciso. E lui non voleva affatto morire. Mentre era a letto con la febbre, qualcosa si era spezzato dentro di lui. Ora non aveva paura, e quello che doveva fare gli sembrava semplice.
Vicino al cortile della scuola c'era una pianta alla quale le maestre avvisavano sempre i bambini di non avvicinarsi mai, perché le bacche e le foglie erano velenose. Non fu difficile coglierne abbastanza. Poi gli bastò spremerle e farle cadere nella minestra del fratello. Sì, era prontissimo a ucciderlo. Non ce la faceva più.
Era un buon piano, ma purtroppo non funzionò. Suo fratello iniziò a vomitare e tremare mentre era al lavoro, e fu soccorso e portato da un medico in tempo. Quando rinvenne, capì immediatamente che si era trattato di Cain. Inizialmente nessuno voleva crederci ( non aveva ancora compiuto nove anni) ma investigando più a fondo nella faccenda la polizia si accorse che era molto verosimile che fosse il colpevole. Sua madre aveva il cuore spezzato quando lo venne a sapere. Solo allora si rendeva conto di quello che aveva fatto lasciando Cain con il figlio più grande.
Lo avrebbero messo in un riformatorio o in un altro posto orribile, ma quando dei funzionari vennero a chiederle di fare dei test al bambino, sua madre pensò che un istituto statale in cui avrebbero curato il suo disturbo sarebbe stato una soluzione per lui. Mentre gli faceva i bagagli diceva che si sarebbero rivisti, ma Cain sapeva già che non sarebbe stato così. Era solo l'ennesimo tradimento. Fu internato al St. Marcel nel settembre di quell'anno.
✔︎ 𝐇𝐨𝐛𝐛𝐲 𝐞 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢
• La matematica. È una delle passioni che ha da più tempo e non se n'è mai stufato, anche se è tutto quello che gli fanno fare al St. Marcel.
• I rompicapi. Non parlo dei puzzle veri e propri, che apprezza molto meno delle persone vedenti per ovvie ragioni, quando piuttosto quegli aggeggi che devi assemblare e disfare, sui quali ti puoi basare abbastanza sul tatto, sia quelli veramente difficili che quelli per bambini. Si diverte molto a trovare le soluzioni, se fosse vissuto ai giorni nostri sarebbe un grande appassionato di videogiochi probabilmente.
• I problemi di logica, gli indovinelli e i paradossi.
• Suonare. Da piccolo ha imparato a suonare il pianoforte e l'armonica. Vorrebbe imparare a suonare la fisarmonica perché anche suo padre lo faceva.
• Leggere. Qualsiasi cosa, non ha un genere letterario preciso.Non è mai stato schizzinoso perché trovare libri in braille era difficile e quindi leggeva tutto quello che gli capitava sottomano.
• La biologia. Tutto quello che c'entra con il mondo dei viventi, specialmente le piante, gli interessa.
• I veleni. Non c'è una ragione specifica, sono interessanti e possono tornare utili if you know what i mean *wink wink*
• Il teatro. Da vedere e leggere ovviamente, non per recitarlo.
• I giochi da tavolo. Ogni tipo di gioco da tavolo, con una speciale predilezione per scale e serpenti e per dama.
• Fare le imitazioni delle persone. Bisogna dire che ha talento ed è anche molto divertente, ma è spietato.
✔︎ 𝐌𝐚𝐧𝐢𝐞
• Ha un sacco di piccole strane abitudini, come staccarsi le pellicine dalle labbra, mangiarsi le unghie, mordicchiarsi la pelle delle dita e arrotolarsi meccanicamente una ciocca di capelli attorno al dito, sempre la stessa. Oppure si sfrega le mani senza accorgersi di starlo facendo, per abitudine. È come se non riuscisse a stare fermo. Gli succede spesso quando si perde nei suoi pensieri, o sta pensando intensamente a qualcosa.
• Odia il caldo, e ha bisogno di temperature fredde costantemente, oppure non connette. Quindi spesso apre le finestre anche se fuori c'è una bufera di neve, per la felicità di tutti, o esce fuori in pieno dicembre senza cappotto. Gli sembra che quando è in un ambiente caldo il suo cervello funzioni più lentamente.
✔︎ 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐚𝐦𝐚
• Le biblioteche. Il suo posto preferito in cui stare in assoluto, sono silenziose, piene di libri e hanno sempre una temperatura gradevole. Nelle biblioteche nessuno ti disturba. Gli ricordano di quando andava nelle biblioteche della sua città con sua sorella.
• Che qualcuno gli legga qualcosa. Non importa se è una favola o la lista della spesa, lo rilassa e contemporaneamente lo fa concentrare di più su quello che gli viene detto.
• Le tartarughe. Non c'è una ragione, ma adora le tartarughe. Sono così buffe.
• I cappelli e i berretti.
• Le more e i lamponi, hanno un sapore buonissimo e la loro forma lo fa ridere.
• I pettegolezzi. Ha un particolare talento per farsi i cazzi degli altri, vuole sapere tutto di tutti. Però non è il tipo che va a dire in giro i segreti altrui, gli interessa solo conoscerli lui stesso.
• Le cose fredde. Il gelato, la neve, l'inverno, i termosifoni della mia classe a novembre, i pullman dell'arst in estate.
• I giocattoli. Non ne ha mai avuto tanti da piccolo e tutt'ora lo attraggono. Gli piacciono soprattutto i giocattoli di legno e le case delle bambole (anche se non lo ammetterebbe mai)
• Le camicie hawaiiane. Più le stampe sono stupide, meglio è.
• Stare sui mezzi di trasporto, qualsiasi mezzo di trasporto. Una delle cose che vorrebbe fare di più se non fosse cieco è guidare una macchina.
• I romanzi rosa. Avete presente quelli tutti zuccherosi e stereotipati scritti apposta per le casalinghe depresse? Il suo guilty pleasure.
• Le donne che potrebbero ucciderlo con un dito solo suppongo.
✔︎ 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐨𝐝𝐢𝐚
▪︎ I bambini. Sono il male, sono fastidiosi e urlano decisamente troppo. E sono troppo ingenui e stupidi per i suoi gusti.
• I temporali. Non è connesso con nessuno dei suoi traumi, semplicemente i tuoni fanno un rumore troppo forte per i suoi gusti. La pioggia normale gli sta bene tho.
• Le sue cicatrici. Ringrazia di non poterle vedere, ma rabbrividisce ogni volta che ci passa sopra le dita. Se capita che qualcuno le veda o ne accenni si sente immediatamente umiliato.
• I rumori forti, specie se sono urla. Detesta anche i rumori ritmici perché non gli permettono di concentrarsi come vorrebbe.
• Che qualcuno si "occupi" di lui. Come già detto non sa fidarsi delle persone, in più detesta che qualcuno gli appioppi un badante solo perché è cieco. Sa quali sono le cose che sa fare, e sa cosa non sa fare, e se ha uno stretto bisogno di qualcosa lo chiede, ma odia quando le persone pensano automaticamente che sia un incapace.
• Il miele. Lo trova troppo dolce e appiccicoso.
• Perdere le cose.
• Non è che odi il contatto fisico, ma odia essere "trascinato". Odia essere afferrato bruscamente per un polso o per il braccio o per la spalla come se non sapesse camminare.
• Che qualcuno gli ricordi che è piccolo. Sa benissimo di non essere forte e di essere minuto per la sua età, ma evitate di ricordarglielo, grazie.
• Gli inglesi, specie se sono ricchi e si chiamano Icarus Lancaster.
✔︎ 𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐥𝐨 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐚
• Il fuoco e le cose calde in generale. Non riesce a stare vicino a niente che emana fumo e potrebbe potenzialmente bruciarlo. Inizia a respirare troppo in fretta e cerca di allontanarsi il prima possibile dalla fonte di calore. Sa che è stupido e infantile, ma ha seriamente paura di farsi male anche se nessuno sta cercando di ferirlo e la cosa che lo terrorizza tanto è un piccolo fuoco immobile. Si tiene alla larga anche da oggetti come pentole bollenti, cibi troppo caldi e ovviamente attizzatoi, oltre che dalle stanze troppo riscaldate.
• Gli spazi piccoli e stretti. Sono letteralmente la cosa che lo terrorizza di più al mondo, anche più del fuoco. Suo fratello lo ha chiuso nello sgabuzzino talmente tante volte che il ricordo ormai si sovrappone automaticamente alla paura e al dolore di quei momenti. Non riesce a pensare, la sua mente va in bianco, non è capace neanche di parlare e chiamare aiuto fino a quando qualcuno non apre la porta per lui.
• Morire di fame. Da piccolo suo fratello lo lasciava continuamente senza mangiare, e ora anche quando non ha appetito si costringe lo stesso a mangiare fino all'ultima briciola che gli viene data, anche se il cibo è disgustoso, perché, nonostante non lo ammetterebbe mai, ha troppa paura che un giorno gli proibiscano di mangiare e tutto torni come prima. Una delle ragioni per cui è così in alto nella classifica è perché vuole avere quanto più cibo possibile.
• Mostrarsi vulnerabile agli altri. Gli fa paura, teme che si possano approfittare di lui ad ogni punto che tiene scoperto. Ha paura di aprirsi con qualcuno perché è sicuro che alla fine lo abbandonerebbe come ha mai fatto ogni persona di cui si è mai fidato.
• Morire, in generale. Gli fa paura l'idea di chiudere gli occhi e non svegliarsi più, dopo tutti gli sforzi che ha fatto per restare vivo.
• Suo fratello, ovviamente. Non gli capita più di pensare a lui come persona, ma sa bene che la voce che gli dice le cose più perfide su sé stesso è quella di suo fratello e che la presenza che sente nei suoi incubi ha il suo viso. E ha davvero paura quando si rende conto che suo fratello è ancora vivo, lì da qualche parte, e potrebbe tornare.
✔︎ 𝐇𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐟𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 ?
Ovviamente. Non rischia mica di morire se non è sicuro che ne valga la pena. Bisogna dargli la certezza che il piano porta davvero più vantaggi che svantaggi, e che il rischio di morire sia proporzionato. In ogni caso, uscire dal St. Marcel gli farebbe molto comodo. Poi bisogna anche calcolare che avrebbe il suo solito carattere, ovvero tutt'altro che tranquillo e collaborativo, probabilmente l'intera squadra non lo sopporterebbe e cercherebbe di strozzarlo su base regolare. Non è che metterebbe di proposito i bastoni tra le ruote al piano, ma non renderebbe neanche le cose facili, ecco.
✔︎ 𝐕𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐞 𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞
Cain pensa che le persone siano fondalmente cattive. Non crede che gli esseri umani siano totalmente marci, ma dal suo punto di vista tutti sono capaci di fare del male al prossimo. In questo non vede un motivo per considerare l'umanità disgustosa (come un certo qualcuno), semplicemente è così e basta. Alla fine tutti sono liberi, e tutti hanno un modo diverso di arrivare ai loro scopi. Pensa che se non si sta attenti si rischia di finire incastrati nella rete dei fini altrui. Quindi non ha senso tirarsi indietro e fingere di avere dei principi: pensa che se gli altri ne avessero la possibilità si approfitterebbero di lui (e vista la sua vita passata avrebbe anche ragione), quindi se ne ha bisogno anche lui si approfitta del prossimo. E se ti fidi di lui sei un ingenuo, perché fidarsi è da ingenui. Facile.
E poi pensa di essere ancora più giustificato in questa linea di pensiero perché si reputa da solo debole. Insomma, è piccolo, gracile, non esattamente coraggioso, imprigionato in un manicomio, la sua vita è stata un disastro dopo l'altro. Non ha almeno un po' il diritto di fare quel che può per sopravvivere, di essere un po' spregevole per il suo stesso bene? Se fosse potente, se avesse una vita normale, forse potrebbe vivere senza i suoi giochetti, ma è debole. Ed è consapevole che questa è l'unica via che gli rimane se non vuole essere schiacciato.
Non ha la minima fiducia nelle figure di potere. Pensa che anche se hanno tutte le carte in regola per essere delle brave persone, inevitabilmente la maggior parte di loro finisce per comportarsi in maniera disgustosa, il che conferma la sua visione del mondo. Pensa che il potere di qualsiasi tipo finisca sempre per rendere gli uomini peggiori di quello che non siano già. Non gliene importa nulla delle autorità "vere", come il presidente o la polizia, o la giustizia divina, ma è molto attento ad osservare quelle che hanno un ruolo nella sua vita, come il personale del St. Marcel, o in passato suo fratello, per capire quando sia possibile approfittare della loro stupidità e quando invece conviene obbedirgli per guadagnarsi i loro favori.
Non ha una morale vera e propria, la sua unica linea che non può superare è fare del male a qualcuno solamente per il gusto della crudeltà, senza uno scopo dietro. Ovviamente è qualcosa che si aspetta dal prossimo, perché ha incontrato più di una persona così, ma lui non agisce in questo modo.
✔︎ 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐠𝐢𝐬𝐜𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐬𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐚𝐧𝐬𝐢𝐚 ?
All'inizio è capace di tenere il sangue abbastanza freddo e di pensare a una soluzione. Il problema è che se non gli capita di avere un'intuizione geniale o quantomeno una buona idea al primo colpo, è molto difficile che continui a pensare in maniera razionale a un'altra soluzione. Inizia a cadere nel panico, dubita sempre di più delle sue capacità e non riesce a vedere una via d'uscita anche se è davanti ai suoi occhi. In poche parole: non sa fallire in maniera sana.
✔︎ 𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝐢 𝐞 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢
• È molto intelligente, è un genietto della matematica e in generale è molto bravo a pensare in maniera rapida e razionale.
• Non è bravo a impegnarsi e non è costante, sicuramente non è la persona più affidabile del mondo se volete affidargli un compito. Se non è veramente interessato a qualcosa è difficile che si metta d'impegno a farla, e i suoi interessi cambiano di ora in ora.
• Il suo udito è eccezionale. Davvero. Oltre ad avere una portata maggiore di un udito normale, riesce a capire molte cose solamente ascoltando, senza avere bisogno di vedere nulla. È in grado di riconoscere qualcuno che gli viene incontro solamente dalla camminata, senza che questa apra bocca.
• È debole, lento e poco resistente fisicamente, completamente negato in qualsiasi tipo di sport.
• Conosce il deafblind alphabet, un sistema di comunicazione basato sul senso del tatto, che quindi gli permetterebbe di sostenere un'intera conversazione senza aprire bocca.
• È cieco. Per quanto sia indipendente, ha pur sempre degli svantaggi e dei bisogni che i vedenti non hanno.
• È un bugiardo meraviglioso. È difficile capire quando sta mentendo e quando sta dicendo la verità, e ha una fantasia e una credibilità straordinarie. È molto difficile coglierlo in castagna.
• Non è esattamente collaborativo, vuole sempre fare di testa sua, è impulsivo e testardo. In più è rumoroso e fastidioso, se siete silenziosi e vi piace stare per i fatti vostri Cain è la persona meno sopportabile dell'universo.
• Ehi ma almeno fa ridere :D
✔︎ 𝐀𝐥𝐭𝐫𝐨
• È mancino.
• Ha l'abitudine di dare uno o più soprannomi ad ogni persona che incontra. In generale, se non vi conosce bene o se ne ha voglia, vi chiamerà "tesoro" se siete una ragazza o "vecchio mio" se siete un ragazzo.
• Dorme raggomitolato su sè stesso perché da piccolo per un periodo non ha avuto un letto e dormiva su una poltrona, quindi gli è rimasta l'abitudine.
• Ha un bastone di plastica bianca per ciechi.
• Gli piace portare la camicia completamente fuori o mezza fuori i pantaloni, per assolutamente nessuna ragione.
• No, non vi dò il numero del suo parrucchiere.
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-svnflower-
Ci vediamo l'anno prossimo con il remake successivo.
Ok no.
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