You are the freedom I fight

Sam Claflin era chino su un tavolino, intento ad esaminare accuratamente il campo di battaglia digitale e monotorizzando grazie agli occhi dei Suile la realtà, studiando di conseguenza le mosse dei loro nemici. Le battaglie le conduceva così, da stratega in una tenda sulla strada della capitale. Era merito suo se molti suoi soldati evitavano la morte ogni giorno, era tutta una questione di furbizia e ingegno. Si mordicchiò il labbro mentre dalla radiolina accanto a lui le voci dei caposquadra chiedevano nuovi ordini. Pareva che quello scontro non finisse mai, così l'uomo ordinò loro di attaccare la zona sinistra di quell'esercito non ben addestrato ma estremamente numeroso. Avrebbero provato a sfondare da sinistra per poi penetrare all'interno delle loro file, magari riuscendo persino a circondarli con il loro esercito. Le armi che usavano o Troidars potevano essere neutralizzate, ma con difficoltà, per questo sarebbe stato molto più saggio far andare avanti i Mhear, seguiti poi da una decina dei migliori Echai di cui disponevano. Con un po' di fortuna quegli uomini incrociati a dei corpi equini avrebbero potuto investire con la loro mole numerosi nemici prima di essere abbattuti.
"Mi scusi." Sam sbattè un pugno sul tavolo voltandosi, rabbioso per essere stato disturbato. C'erano vite in gioco.
"NON ADESSO MALIK! DOVRESTI ESSERE FRA LE MIE FILE, A OFFRIRE LA TUA VITA PER L'ESERCITO." Zayn alzò un sopracciglio, senza cercare di ribattere al proprio superiore. Sì, perchè nonostante la scintilla nata fra i due dopo la morte di Liam -oh, quello stronzo che aveva osato abbandonarlo così eroicamente- il moro veniva comunque trattato come doveva essere trattato un semplice soldato. A lui andava più che bene, non avrebbe mai voluto essere messo su un piedistallo solo perchè lui e il suo generale si erano scambiati un bacio o due. Ma dannazione! Ancora una volta era stata colpa di Liam.
"Volevo avvisarla che lo abbiamo trovato. Due dei nostri soldati setacciavano il perimetro della battaglia per controllare se ci dovevamo aspettare qualche sorpresa, quando POUF! Eccolo là sdraiato in mezzo al fango." Claflin si voltò verso il ragazzo minore, osservando come i suoi occhi scuri fossero dannatamente sinceri e senza la minima punta di falsità. Zayn era così puro, come una fonte d'acqua cristallina. La sua testardaggine e il suo bellissimo sorriso lo avevano distinto dai centinaia di soldati presenti fra le file del generale, rendendolo vulnerabile come mai prima.
"Siete sicuri che sia proprio Harry Styles?"
"Quanti altri ragazzi-cyborg con un braccio dall'arma removibile hai visto qui in giro? Ovvio che è lui." Claflin sentiva gli spari e i rombi dalla radiolina, ma non ci fece minimamente caso. Doveva trovare una soluzione a quella situazione, perchè aveva bisogno di parlare di persona con quel riccio particolare. Dopotutto, lui stesso più di chiunque altro aveva visto molte cose su di lui. Ma la battaglia infuriava, non poteva lasciare i suoi uomini laggiù, vulnerabili come dei bambini. "Voglio qua sia i fratelli Bloom che Francis Matthews, adesso. Dovrò lasciare a loro le redini del gioco. Svelto, Zayn. Vai a chiamarli."
Una volta spiegato il piano ai suoi commilitoni Claflin attraversò il più in fretta possibile tutto l'accampamento, diretto alle scatole di ferro dove sapeva avrebbe trovato il ragazzo. Quando si avvicinò alla zona controllata minuziosamente dai suoi soldati potè sentire chiaramente le urla di Louis Tomlinson, rinchiuso nella quinta scatola. Il Suile da quando era stato catturato nei pressi della capitale non aveva smesso neanche per un secondo di pregarli di lasciarlo andare. Certo, nessuno gli aveva detto come avevano fatto uso dei suoi occhi. Claflin si chiese come lui avesse scelto di trasformare i suoi futuri soldati in macchine portatrici di sangue e terrore. I Suile poi, ridacchiò amaramente al pensiero, loro erano nati per morire giovani. Spie con un chip impiantato nel cervello. Come era passato nella mente di Louis che la sua privacy sarebbe stata rispettata? Lui era proprietà dell'esercito, della guerra. Era uno strumento d'odio esattamente come lo era un fucile.  
Avvicinatosi alla cella che il giorno prima non aveva la luce verde accesa premette il dito sullo scanner, facendo attivare la porta. "Voglio vedere Harry Styles." ordinò, e il computer analizzò la sua voce e la sua impronta digitale prima di sbloccare il meccanismo della porta e di farla scorrere di lato. Il ragazzo dai ricci indomabili che aveva imparato a riconoscere in quei giorni passati a spiarlo attraverso gli occhi del Suile era rannicchiato su un lettino bianco, le labbra schiuse e il respiro pesante. Sam gli si avvicinò, appurando che i medici erano riusciti a sfilargli la mano metallica, che ora giaceva abbandonata sul tavolino al lato della cella.
"Harry?!" la voce di Louis, sebbene fosse attutita dalle mura attorno a lui che lo circondavano, risultava potente come degli spari. "HARRY STYLES?! VOI-" Un rumoroso trambusto seguito da un urlo disumano seguirono quelle parole farneticate e l'uomo non ci mise molto per capire che il Suile si era scagliato contro la porta della sua cella.
Quei suoni acuti e laceranti furono i primi suoni che Harry udì, svegliandosi dal suo sonno e socchiudendo le palpebre infastidito dalla luce emanata dalla lampada su un tavolino. Mosse lievemente il capo, mentre i ricci gli solleticarono le narici, facendolo quasi starnutire. Cercò di scostarseli dal viso con una mano, ma non appena la portò vicino al suo viso e sfarfallò le ciglia si ritrovò davanti solo un moncherino color carne. Sobbalzò, ansimando dalla paura. Mordicchiandosi il labbro strizzò le palpebre, scuotendo il capo e rannicchiandosi ancora di più: in un primo momento si era dimenticato di aver perso la mano. Sam Claflin gli afferrò le braccia, attirando la sua attenzione. "Hey, tranquillo. Respira."
"Lo faccio da anni, non è così difficile." Lo freddò il riccio, sfilando la sua pelle dalla presa dell'uomo. Non gli piaceva quella situazione, specialmente perchè le mura della stanza dove si trovava erano scure e c'erano delle sbarre alle finestre. Sam ridacchiò, sedendosi accanto a lui sul lettino. "Bene così, allora. Non ti dispiace se mi accomodo."
Harry scrollò le spalle. "Fai come ti pare, non m'importa. Voglio sapere dove sono."
Louis, che si era zittito per cercare di origliare la conversazione fra i due -non era stato semplice, visto che fra le due celle ve ne era una in mezzo-, in quel momento sbattè entrambe le mani sulla parete della sua scatola. "HARRY!"
Il riccio, come risvegliato da quella voce, scattò in piedi e si avvicinò alla parete sinistra della cella. "Ma che cazzo-?"
"HARRY! HARRY!" Le urla di Louis stavolta suonavano strozzate, perchè il liscio si era lasciato cadere a terra, in lacrime. Le mani piccole inglobavano il suo viso rosso e dipinto da una smorfia di tristezza. "Haz, Haz, Haz." RIpeteva il suo nome come lo aveva imparato, come lo aveva chiamato per ogni istante della sua vita. Ci faceva l'amore per un'ultima volta, si lasciava amare da quelle semplici parole che l'altro aveva detto, anche se non erano neppure rivolte a lui.
"Cosa gli ha fatto?!" ringhiò il riccio, avvicinandosi all'uomo e fronteggiandolo con tutta la rabbia e allo stesso tempo la paura che aveva in corpo. Riconosceva perfettamente la voce del liscio quando la sentiva. Claflin lo spintonò verso il lettino, facendolo sedere a forza.
"Tu e Louis Tomlinson verrete giustiziati in un arco di cinque ore, ti consiglio di startene buono e calmo seduto se non vuoi peggiorare la tua situazione."
"E perchè?! Cosa-" Sam estrasse la pistola che teneva sempre alla cintura e la puntò dritta in fronte al ragazzo, che non si scompose minimamente nell'avere un'arma così vicina al suo cervello. Però si zittì all'istante, quindi non era totalmente matto.
"Lui è stato accusato di tradimento e tu sei stato ritenuto troppo pericoloso per il nostro popolo. Dicono che sei un malato ormai incapace di guarire, ti sopprimeranno appena ne avranno occasione." L'uomo chinò il braccio, abbassando la guardia e rilassando le spalle. "Potrei farlo anche ora." sibilò, sorridendo al riccio. Sgranò gli occhi quando però vide che Harry aveva risposto al sorriso, afferrandogli la mano con la pistola e rigirandogli il braccio con forza. Il forellino da cui sarebbe dovuta uscire la pallottola era stavolta a contatto con la gola del generale, mentre Harry stringeva con ancora più vemenza la presa sul suo corpo.
"O potrei farlo io." Claflin gettò la testa all'indietro, colpendo con la nuca il viso del riccio e facendolo barcollare, stordito. Affondò la canna della pistola nell'esatto centro della sua pancia, con il dito sul grilletto e il fiatone. Sorrise, spingendo l'arma più a fondo e mozzando il respiro al ragazzo. "Non credo proprio." Gettò il riccio a terra e gli mise un piede sulla schiena, costringendolo sul pavimento.

"LASCIALO IN PACE! NON TOCCARLO, TI SUPPLICO!" le mani di Louis raggiunsero i suoi capelli e se li tirò con furia. "FARO' TUTTO QUELLO CHE VUOI, LO GIURO SULLA MIA VITA! TI PREGO NON UCCIDERLO." le lacrime gli rigarono il viso e si raggrupparono sul mento, scivolando poi giù. "UCCIDIMI! VOGLIO MORIRE. MI HAI SENTITO?! VOGLIO MORIRE, VOGLIO MORIRE." sbattè la testa sulla parete, cercando di perdere i sensi mentre il dolore al petto si triplicava. "E'... E' LA MIA INTERA ESISTENZA, E' LA MIA MERAVIGLIA. NON-"

"Io però volevo parlarti, prima di lasciarti in mano ai tuoi esecutori. Oh, non preoccuparti, non sentirai dolore quando ti uccideranno." Harry voltò il capo, cercando di guardarlo. "Non ho paura."
"Sei coraggioso, ragazzino." Sam mise più peso sulla gamba, spingendolo con ancora più forza e facendolo mugolare. "Non sei speciale, esistono milioni di persone come te."
"Però-" riprese, torreggiando su di lui come un'aquila pronta a divorare un topolino. "Però c'è qualcosa di diverso e non è solo questa tua folle voglia di morire nel peggiore dei modi, c'è qualcosa di grosso e io non riesco a capire cos'è."
"Come fa a sapere tutte queste cose su di me?" chiese Harry, cercando di strisciare per liberarsi da quella posizione.
Sam ridacchiò. "Credevi davvero che noi non avremo visto niente dagli occhi di Louis? Nel microchip c'è una sezione che può permetterci di guardare la sua intera vita, se solo volessimo. Ed è quello che abbiamo fatto sin dal primo secondo in cui Baistachport è caduta e si sono perse le sue tracce."
Harry sentì il suo cuore stringersi. Loro avevano visto tutto. Li avevano visti sorridersi, li avevano visti divertiti. I loro momenti quotidiani, Maya con un pigiama addosso e Loraya fra le braccia. Renee, Charlie. E quella felicità che era esistita solo in quelle mura domestiche che un volta erano il loro rifugio, ad Elaisir. Erano stati spettatori delle sue lacrime, del suo terrore. Dell'amore che nutriva per la vita e per il suo Louis. E se li avevano spiati per tutto quel tempo li avevano pure visti fare l'amore fra le coperte. Un loro momento così intimo, dove si erano aggrappati l'uno all'altro mentre i gemiti e i sospiri carichi di significato risuonavano attorno a loro. Erano stati presenti sin dal secondo in cui lo aveva ritrovato sulla riva sino  quando lo aveva baciato delicatamente, dandogli un veloce addio.
Non si accorse neanche di star piangendo silenziosamente. Sam lo guardava dall'alto, sollevando infine il piede e lasciandolo libero. 

"GIURO CHE NON LO SAPEVO! Te lo giuro, piccolo mio, se solo lo avessi saputo..."

Il riccio si affrettò ad asciugarsi le lacrime, dopodichè si alzò in piedi, sentendosi ancora più debole di prima. Perchè era così stanco di lottare? Il suo corpo era allo stremo.
"Trovato niente di interessante nel suo cervello?" chiese, ma la sua voce tremava.
"Oh, sì. Ci siamo informati sul significato del piano Cinquanta-Centosettantuno e alla fine siamo riusciti a scoprire di cosa si tratta. In pratica è un piano finale per l'impianto di armi su un corpo umano, che verrà poi mandato fra le prime file in un massimo di due giorni. Nonostante queste scoperte non siamo preparati a un simile attacco, quindi stiamo cercando di radunare tutte le nostre forze. Il cyborg prenderà il nome di Caccia, e sia io che te sappiamo quale sarebbe stato il tuo destino se fossi rimasto alla capitale Troidars."
Harry si avvicinò al tavolino dove giaceva la mano, sfiorandola con le dita. "Verrò ucciso. Non sarà comunque una buona fine."
Sam si sedette sul lettino, osservando il riccio con l'aria di un bambino innocente. "Almeno il tuo desiderio di morte verrà colmato."
"Non voglio morire." replicò lui, prendendo la mano e cercando il tasto per accenderla. Sembrava totalmente inattiva, infatti quando lo trovò e lo schiacciò le lucine non si accesero, lasciando quel rottame che teneva in mano inerme. "A no? Perchè con quei tuoi discorsi l'idea che mi fai venire in mente è proprio l'opposto."
"Sarei disposto a donare la mia vita per quello in cui credo." e questa volta la sua voce era ferma e persino il suo labbro inferiore. Non tremava in vista di quella prospettiva. Non avrebbe mai tremato. Sapeva cosa siginificava morire, lo aveva visto troppe volte. Ed era per questo che avrebbe combattuto per la sua vita e per quella degli altri.
"E non è questo una previsione di morte?"
"Sì, ma preferirei morire in questo modo che in un qualunque altro."
"Noi non vinciamo le guerre sacrificandoci per il nostro vicino." replicò Sam, alzandosi e avviandosi verso l'uscita. Quel ragazzo lo aveva stancato, era chiaramente uno svitato.
"Non ci sarebbero le guerre se ci preoccupassimo per il nostro vicino."
L'uomo si voltò verso di lui, adesso chiaramente arrabbiato. "Ma chi ti credi di essere, ragazzino? Non risulti un saggio se dici queste cazzate, lo sai vero? Sembri solo un fottuto coglione con un'incredibile voglia di morire, e credimi, non sarò io a impedirti di farlo."
Harry era in piedi, nel centro della cella che reggeva la mano di metallo. Scosse il capo debolmente, rattristato. Come avrebbe potuto capire un uomo come lui? "Non sono un saggio, nè un ragazzino. Voglio solo essere un sognatore."
La porta si chiuse dietro l'uomo e tutto ciò che rimase nelle orecchie di Harry furono i lamenti disperati di Louis. Si avvicinò alla parete, poggiandosi su questa e cercando di sentire il calore corporeo del liscio attraverso questa, anche se era impossibile. Non sarebbe finita così.

[-1😭 posterò l'ultimo il prima possibile, seguito dall'epilogo❤]

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