Wings are made to fly

Louis non uscì dall'armadio per tutto il giorno, ebbe diffidenza perfino nei confronti di Maya che, seppure lo avesse praticamente resuscitato assistendolo in cento modi differenti quando venne ritrovato in riva al fiume, riuscì a fatica a far aprire l'anta del mobile e ad intravedere il viso spaventato e pallido del ragazzo. Gli diede del cibo, obbligandolo a mangiarne almeno un po', sebbene il liscio continuasse a risultare brusco e cupo, come se avesse perso tutta quella vitalità che lo aveva illuminato in quei pochi attimi di gioia, quando aveva Harry al suo fianco.
Charlie e Renee andarono ad aiutarla verso sera, quando il sole stava incominciando a tramontare: mentre la rossa si prendeva cura di Loraya, facendogli delle boccacce scherzose e buffe, il ragazzo aiutava la biondina a preparare la cena e a tenerla calma.

Maya era spaventata non solo perché più passava il tempo più di Harry non c'era l'ombra, ma anche perché temeva la reazione del ragazzo rinchiuso nell'armadio se il riccio non fosse ritornato a casa entro il calar della notte. E quella sensazione di paura si concretizzò quando, passati ormai quaranta minuti dall'orario in cui Harry rientrava abitualmente, il ragazzo venne portato in casa con l'aiuto di un paio di uomini in divisa.

"Ottimo lavoro Styles, la prossima prova sarà fra tre giorni. Riprenditi, ti dovremo valutare singolarmente." Maya si avvicinò loro, gettandosi fra le braccia del ragazzo e non riuscendo a soffocare un sospiro. Lo strinse a sé, sentendo il bisogno di essere aiutata, di avere bisogno di quel calore che irradiava Harry. Lei necessitava del suo amico più di ogni altra persona, non avrebbe mai potuto pensare a un futuro in cui Harry l'avrebbe abbandonata.
Sembrava che fosse il riccio a tenerla in piedi, e non il contrario.
"Andiamo, vieni a stenderti. Charlie, aiutami." mugugnò lei, mentre uno dei soldati la guardava, colpito. "Siete sua moglie? Non sapevo che Harry Styles fosse sposato."
La ragazza gli rifilò un'occhiataccia che lo fece sorridere beffardamente. "No, non è mio marito. Viviamo insieme, e tengo a lui allo stesso modo in cui tengo a suo figlio."
L'uomo alzò entrambe le sopracciglia, sorridendo ampiamente e Maya ebbe l'impressione che si stesse prendendo gioco di lei. "Arrivederci, allora. Mi chiamo Wergnorfell e-"
"Questo non mi sembra il momento adatto a delle presentazioni, mi spiace. Buona serata." esclamò la ragazza, cercando di chiudere loro la porta in faccia con un lieve cenno del capo. Il soldato però le impedì di chiuderla con un piede, frapponendolo fra la porta e il muro.
"Oh, andiamo! Almeno ci conceda di aiutarla, credo che questo ragazzo -indicò Charlie distrattamente- non sia in grado di aiutarla. Harterie, vieni a darmi una mano!" Così, ignorando le proteste provenienti sia da Harry che dalla ragazza, i due uomini alzarono uno dalle ascelle e uno dai piedi il ragazzo, portandolo verso il corridoio. Accesero le luci e infine riuscirono a trovare la camera da letto, depositandolo non poco gentilmente sul materasso. Maya dovette accorrere verso l'armadio e premersi sull'anta, chiudendola e impedendo a Louis di uscire o di fare qualche cavolata. Il liscio infatti, non appena aveva visto quei due uomini portare fra le braccia il corpo debole e sfinito di Harry, era scattato come una molla, terrorizzato al solo pensiero che gli avessero fatto qualcosa.

"Bene, Styles. E' stato un piacere. Signorina, quando ha nuovamente bisogno del nostro aiuto, non esiti a chiamarci." Il soldato le fece l'occhiolino, voltandosi e lasciandosi alle spalle una Maya sollevata e un Louis completamente ignaro della situazione. Con un po' più di forza, il ragazzo diede una spallata più potente all'anta del mobile e riuscì ad aprirlo, uscendo da quel luogo piccolo e -a parere suo- confortevole. Fortunatamente i soldati se ne erano già andati, chiudendo la porta dell'ingresso sonoramente.
Louis gattonò frastornato sul pavimento, allungandosi e salendo sul letto, vicino ad Harry. Il riccio aprì le braccia e si ritrovò accucciato al suo corpo un fragile gattino, completamente tremante e sul punto di crollare. Louis non era tanto forte, gli anni di battaglie e di paure si erano insinuate nella sua mente, distruggendogli la vita. Veder tornare a casa mezzo distrutto e dolorante quello che era ormai il suo unico attaccamento a quel dannatissimo mondo lo aveva spaventato più di ogni altra cosa.
"Haz." Le mani piccole e delicate del Suile cercarono il viso del ragazzo, carezzandone i lineamenti e rimanendo incantato nel constatare che non si era mai sbagliato. Harry sarebbe diventato decisamente bellissimo, e sapeva che non era il momento per pensarlo, con la paura che gli divorava le viscere, ma rimanere in contemplazione del minore quando tutto stava crollando era divenuta forse la sua unica salvezza. "Haz, ti prego. Andiamocene via."
Il riccio rimase a guardare Louis, osservando come quel piccolo ragazzino -perché Louis, nonostante l'età sembrava ancora un bambino- che aveva visto i peggio paesaggi e attraversato le più devastanti battaglie per giungere fra le sue braccia lo stesse supplicando di arrendersi.

Lo faceva per lui. Ogni singola azione che compiva, dal suo risveglio ai primi raggi del mattino fino al sonno totale che lo avrebbe accolto a braccia spalancate. Ogni respiro di Louis era per Harry. Ogni singola mossa, ogni singolo istante.
"No, non posso." Il liscio non riuscì a trattenere un lamento, e ognuno presente in quella stanza pensò che quello fosse il peggior suono che avessero mai sentito. Era distruttivo, squarciava il petto. "Perché no? Perché non puoi?!" Louis voleva leggere gli occhi di Harry, voleva baciarlo un'ultima volta e sentire il suo sapore mescolarsi con quello del riccio. Non sarebbero morti quel giorno, non si sarebbero divisi così presto. Ma allora perché dentro di sé quello sembrava così tanto un addio? Perché sembrava la fine di tutto?
Harry lasciò che le loro bocche si sfiorassero con amore, dimenticandosi di Maya, di Charlie, di Renee, di Loraya, di Jonas, di Alec, di Aaron, di Niall, di Liam, di Zayn, degli strani ragazzini che tempo prima lo avevano deriso, delle donne dalle crocchie perfette. Le loro labbra si dischiusero, facendo avviluppare le calde lingue e facendo infuocare le loro anime. Il calore si espanse attraverso i loro corpi e Harry strinse dolcemente le dita delle mani di Louis, cercando di riscaldarle.
"Perché lo sto facendo per te." Il maggiore si avvinghiò al corpo robusto dell'altro, cercando con tutto sé stesso una risposta più chiara. "Cosa?"
Harry gli carezzò il viso, lasciando dei baci delicati sul suo collo. "E' meglio se andiamo." osservò sottovoce Charlie, avvicinandosi a Maya e cercando di spingerla verso l'uscita. "Dobbiamo?" Il ragazzo le lanciò un'occhiataccia. "Okay, benissimo allora."
I due si allontanarono, lasciando che Harry riempisse d'amore il corpo di Louis. Che gli insegnasse che il loro mondo aveva una possibilità.
"Lo faccio perché meritiamo di più, meritano tutti molto di più." Louis sentì un nodo alla gola mentre Harry aspirava il suo profumo, carezzando col naso l'incavo del suo collo. "Meritiamo così tanto di più. Il mondo non è un mostro, la vita non è persa. Ci è stata donata per mostrare ciò che sappiamo fare, per donare amore, per riceverlo. Farò il possibile per donarti la libertà, per-"
"Ma io ti ho fatto del male!" pianse Louis, dimenandosi alle carezze del riccio. Lo uccidevano più di una pugnalata, quei gesti d'amore rivolti verso di lui. Uno schiavo del suo esercito, condannato a vivere per poco più di un decennio. Quante ne aveva passate. Quanto dolore, quanta morte. Non c'era speranza. "Ti ho rinchiuso in una stanza per anni, ti ho privato della libertà!"
"La libertà non è mai stata nostra. Non siamo mai stati vivi, non abbiamo mai potuto respirare la sicurezza di poter vedere il mondo, di poterci perdere in pensieri serafici che ci facevano bene all'anima. C'erano solo dei doveri. Sempre e solo doveri. Louis-" il maggiore era distrutto, non riusciva a comprendere? Non lo vedeva, il dono? Perché non riusciva a vedere l'immensità che era stata donata loro, nonostante l'umanità si fosse annientata da sola in diecimila modi differenti? "-Guardami, ti prego." Il Suile sentiva il battito del suo Harry cullarlo, vedeva la luce che gli illuminava gli occhi benedirgli lo sguardo. Come poteva esistere un'anima così pura, così decisa che il mondo fosse pieno di amore quando proprio il mondo non gliene aveva lasciato neppure un po'? Quale vitalità, quale bellezza, si racchiudeva in quelle bellissimi iridi verdi. Quale speranza gli faceva scorrere il sangue nelle vene. Harry viveva per donare libertà ad altri, e Louis già sapeva prima ancora che l'altro glielo riferisse che lui avrebbe fatto la differenza.
"Ho un piano. Ti donerò l'amore di cui hai bisogno. Lo donerò a tutti, dovremo solo aspettare per un pochino e-" Louis lo coinvolse in un bacio ricolmo di passione, interrompendolo, gettandosi al suo collo e immergendo le dita nei suoi ricci, scompigliandoli. Premette il suo esile corpo contro quello del minore, desiderando un pezzo del cuore di Harry solo per poter raccogliere fra le mani quell'amore così grande che lui nutriva verso il mondo intero. Harry posò le sue, di mani, sui fianchi lievemente formosi di Louis e lo carezzò, facendogli bruciare la pelle e arricciare le dita dei piedi. Il Suile si mise a cavalcioni sul bacino dell'altro, lasciandosi travolgere dalla passione che lo stava letteralmente facendo impazzire. La sua mente non riusciva a pensare a un singolo pensiero coerente, riusciva solo a reagire alle carezze del minore e a ripetere una mantra infinita, un nome così perfetto, una sicurezza così pura.
"Harry." Lo richiamò, socchiudendo le palpebre e ansimando dolcemente quando il riccio poggiò le mani sulle sue natiche, sfiorandole a malapena. I suoi tocchi parevano quelli di un fantasma, tanto erano delicati. Stava trattando Louis come se fosse stato un fiore in procinto di appassire, sfiorando i suoi delicati petali con tutto quel dannatissimo amore che aveva dentro di sé. Ancora quella sensazione, ancora quell'emozione che provavano entrambi nell'osservarsi per più di due secondi. "Harry, io -Louis gemette debolmente, arcuando la schiena e gettando il capo all'indietro- Io non l'ho mai fatto con nessuno."
E forse fu allora che Harry tentennò, sentendosi maledettamente in colpa. Quel fragile corpo non era mai stato sfiorato da nessuno in quel modo, neppure per errore, neppure non volutamente. Non si sentì degno di poter essere il primo, non si sentì all'altezza di una creatura come Louis. Così bella, così importante per lui. Ritrasse le mani volutamente, assottigliando lo sguardo e mordicchiandosi il labbro, lasciando che il senso di colpa gli deformasse il viso. Non era colpa sua se non riusciva a trattenere dentro di sé le emozioni in un momento simile.
"Haz?" Louis lo guardava preoccupato, sistemandosi meglio sopra di lui per evitare di sedersi sopra la fasciatura che gli circondava parte del busto. "Che succede?"
"Io no." soffiò Harry, chinando il capo e sentendosi enormemente colpevole. E' vero, aveva perso la sua verginità mentre era con Jonas, troppo ingenuo per darle un vero peso. Si era pentito spesso di quella decisione, specialmente quando si era accorto che era forse l'atto di maggior amore per eccellenza. Tuttavia Louis lo sorprese, alzandogli il viso con le mani e schioccandogli un delicato bacio a fior di labbra. Harry sorrise, facendo comparire le sue fossette e i denti bianchi, risultando come il più gioioso dei bambini."Pensavo che tu-"
Il maggiore lo coinvolse in un bacio più travolgente, lasciando che le loro lingue si intrecciassero insieme. "Sei la mia Meraviglia, non potrei mai non volerti più. Non potrei mai neppure pensarlo." E quel sorriso che comparve persino sulle labbra di Louis fece sciogliere l'anima di Harry, perché aveva sempre saputo che la vita gli avrebbe dato la possibilità di amare qualcuno di così... amabile. Si rotolarono fra le lenzuola per minuti infiniti, saggiando i propri sapori e dedicandosi attenzioni così dolci da far venire loro innumerevoli capogiri. Nel vedere Louis nudo e vulnerabile accanto a lui, Harry fece esplorare alle sue mani ogni centimetro di pelle liscia, ogni brivido di quel tessuto così morbido. Era suo.
Louis si lasciò giostrare dal minore, grato che fosse lui ad essere il primo. Grato di averlo trovato anni prima, perso in un bus e mezzo morto. Era così innamorato di Harry, di quella testolina riccia che lo stava amando come nessun'altro avrebbe mai fatto. Gemette in preda al desiderio quando Harry strusciò il bacino contro il suo, simulando l'atto sessuale. Artigliò le sue spalle nude, rimanendo sorpreso nell'appurare che l'altro si fosse tolto tutti i vestiti e fosse nudo. Neppure era riuscito ad accorgersene, tanta era stato il calore che aveva iniziato a percorrerlo dall'interno, arrivandogli all'anima e riscaldando quel maledetto cuore che si ritrovava.
Si accorse tuttavia delle lunghe dita di Harry che si addentravano dentro di lui, sfiorandolo nel suo punto più privato. Le loro pelli si sposavano amabilmente, scambiandosi l'amore di cui tanto parlavano i poeti, i padri e i loro sguardi. Louis singhiozzò di piacere quando il minore gli divaricò le gambe, avvicinando la sua erezione alla sua entrata. Immerse le mani fra i suoi ricci, avvinghiandosi a lui come ci si aggrappa a una scialuppa di salvataggio. Era suo.
"Harry." Sentiva ogni vena, ogni particolare. Poteva riconoscere sé stesso nelle iridi del ragazzo, tanto erano vicini. Si amarono inizialmente con delicatezza, fra dolci sospiri e parole d'amore. Harry si spinse nelle carni del liscio, desiderando donargli tutto il suo essere. E in fondo era quello che stava facendo. Fu quando Louis mosse i fianchi più violentemente, desiderando più calore, che decise di aumentare le spinte. Ben presto entrambi si ritrovarono a gemere, ansimare e a disperdere nell'aria lamenti sempre più intensi da far arricciare le dita dei piedi all'altro, tanto parevano perfetti. Louis era un disastro di sudore, lamenti delicati e alti, labbra gonfie e parole cariche di un solo e unico nome. "Harry."
Fu proprio il riccio a sentire le pareti dell'altro restringersi attorno al suo membro, comprendendo già cosa sarebbe successo in pochi istanti. Il Suile riversò il suo seme sul suo addome con un gemito rumoroso, socchiudendo gli occhi e portando il capo all'indietro, totalmente in estasi. Il minore si sentì soffocare dalle carni del liscio, che si restringevano su di lui, così esplose dentro il ragazzo, abbracciandolo con quanta più forza aveva nelle braccia.

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