When will I see you again
Liam Payne era morto non troppo tempo prima in una battaglia suicida. La cosa buffa? Lo sapeva perfettamente. Non sarebbe mancato a nessuno, il suo caratteraccio era riuscito ad allontanare chiunque. Bè, tranne Zayn Malik. Per quello sciocco ragazzo non c'era stato niente da fare. A niente erano servite le grida, gli insulti o le minacce. Quando il giorno prima di partire il moro lo aveva baciato Liam si era sentito morire: lo aveva respinto, voltandosi e non rivolgendogli più la parole. Quando si voltò per osservarlo era cosciente che quello sarebbe stato il suo ultimo ricordo dell'unico uomo che aveva provato a prendere fra le mani il suo cuore e a farlo suo. Niente da fare. Liam sarebbe morto da solo, non ci sarebbe stato nessun Zayn al suo fianco. Il moro da lontano sembrava la persona più triste e spezzata del mondo, le spalle quasi ricurve e il labbro inferiore che tremava. Quanto era bello però, si disse Liam, allontanandosi sempre di più. E quanto doveva essere sciocco per provare ad amarlo così com'era. La verità è che il ragazzo aveva tanta paura: era più difficile prendere posizione e combattere per sè stessi che farsi trascinare e donarsi all'esercito in tutto e per tutto.
E se lui era debole avrebbe portato con sè tutte le persone che avrebbero provato anche solo a comprenderlo, a volergli bene. Zayn non si meritava quello e chiaramente non sarebbe mai venuto a saperlo, Qualcun'altro sarebbe riuscito ad amarlo come avrebbe dovuto essere amato da sempre. Sarebbe stato protetto da un amore incondizionato e sincero, non da quello instabile e insano con cui Liam gli dimostrava il suo affetto. Zayn lo aveva amato senza pareti, disintegrando con le sue unghie ogni muro che l'altro innalzava fra di loro e spiattellandogli in faccia quanto in realtà lui non lo meritasse affatto.
La loro relazione, se così si poteva chiamare, non era stata nulla. Neanche un secondo bacio, neppure un abbraccio, non un sorriso luminoso. Solo un'intensa, aspra intesa. Anime gemelle? Non avrebbero mai potuto saperlo.
Mentre si allontanarono sempre di più entrambi non poterono fare a meno di pensare 'Ti prego, fa che stia bene'.
Ed era proprio così che Sam Claflin stava cercando di far sentire Zayn, ma a quanto pare non sarebbe mai bastato. Non importavano le attenzione, i baci, le carezze e la fievole scintilla che risplendeva nei loro occhi quando stavano soli. L'uomo non sarebbe mai stato Liam, eppure Zayn gli stava concedendo -e si stava concedendo- la possibilità di provarci sul serio. Ma sapeva che non avrebbe mai baciato il suo superiore con lo stesso amore con cui aveva unito le sue labbra con quelle di Liam. Incredibile come un uomo morto per lui valesse molto di più di quello con cui a volte dormiva la notte. Non aveva mai neppure sfiorato Liam in quel modo, ma forse se il suo cuore reagiva in quel modo a un solo bacio molto probilmente farci l'amore per lui sarebbe stato troppo.
"Domani ti voglio sul campo di battaglia." proferì Sam, carezzandogli i fianchi e attaccando la sua bocca al collo di Zayn. "Siamo a corto di uomini e sappiamo entrambi che il Caccia potrebbe attaccare in ogni momento. Ho paura che ci siamo fatti solo un idea di quello che potrebbe essere quella macchina infernale."
E forse era l'intero mondo che andava cambiato, perchè Zayn annuì, voltandosi e lasciando che l'uomo lo baciasse lussuriosamente, mugolando appagato. Come poteva un uomo mandare il ragazzo di cui era innamorato fra le prime file di una battaglia? Come poteva non provare rimorso verso quelle facce sconosciute che lui stesso aveva condannato? E non sentivano questi rimorso verso i nemici che uccidevano? E come poteva una guerra essere superiore a tutto quanto, compresi l'amore e l'umanità?
"Mi dispiace, Zayn." soffiò l'uomo, tirandogli verso l'alto la maglia e sfiorandogli la pelle nuda, le labbra schiuse a contatto con quelle del minore. "Ma sai come la penso."
"E' come la penso io." replicò Zayn, cercando però di abbassarsi la maglietta e di sfuggire al tocco dell'altro. "Sai che sono d'accordo con te."
Sam annuì, riuscendo a sfilargli l'indumento e a spintonarlo su un tavolo. "E' quello il tuo futuro Zayn, è anche il mio."
"Lo so." No, non poteva esserlo. Liam probabilmente si stava rivoltando nella tomba, gridando con tutto sè stesso. Nessuno si meritava di essere amato così, non era quello che avrebbe voluto per il moro. No, perchè l'amore non era mai violenza, no perchè un uomo non metteva al primo posto una battaglia, no perchè nessuno si meritava di morire, no perchè la guerra non sarebbe dovuta essere il futuro di nessuno. No, no, no. Perchè diavolo era così difficile innamorarsi di qualcosa non corrotto? Perchè ovunque doveva esserci rabbia, rancore, odio?
E mentre i due stavano facendo tutto forchè l'amore Zayn si sentì sbagliato. Erano tutti sbagliati. Sam gli ansimò in un orecchio e d'improvviso capì. Erano tutti troppo sbagliati, tranne uno. Forse sarebbe proprio stato lui ad aggiustarli.
Quando Sam lasciò la tenda fuori pioveva molto forte, come la notte in cui Zayn incontrò il giovane Harry per la prima volta. In tutta fretta il moro si rivestì, uscendo dal caldo rifugio, incurante dell'acqua che cadeva prepotente dal cielo. Poteva farcela, doveva solamente capire come avrebbe potuto liberare il riccio. Era stato presente quando i generali avevano visto i ricordi di Louis Tomlinson, facendosi beffe di lui e annotando le notizie che riuscivano a ricavarne. Lui stesso era rimasto ammaliato dall'amore immenso che i due provavano verso l'altro, sentendosi un vero e proprio verme per averlo anche solo sbirciato.
Quella serata sembrava proprio l'inizio del gran finale: intere truppe di soldati arrivavano e venivano in continuazione, guardandosi intorno spaesati e confusi. Altri salivano su camionette dirette verso il campo di battaglia, altri si salutavano, altri vomitavano, colti dalla paura. Zayn scosse il capo, cercando di riprendersi. C'era una puzza indicibile intorno a lui, oltre al lieve calore che poteva sentire provenire dall'infermeria. Non sarebbe mai entrato là dentro, neanche se l'avessero pagato. Estrasse dalla tasca dei jeans i sette sensori che era riuscito a rubare alle squadre di Mearfus e se li applicò sui polpastrelli, attento a non attivarli. Il vantaggio di essere entrato nelle grazie di Sam Claflin? Poter rubare di nascosto alcune armi da altre sezioni senza che si venisse a sapere. Nessuno sospetterebbe di un semplice arciere con un occhio impostato in modalità 'mirino'. Era parecchio diffidente nel parlare del suo intervento, neppure i suoi genitori sapevano cosa si provasse ad avere perennemente un mirino nell'occhio destro. Tanto meglio.
Avvicinandosi alle prigioni si accorse che un vasto gruppetto di soldati erano radunati attorno alle celle. Allarmato iniziò a correre più in fretta, mentre il vociare degli uomini si faceva sempre più distinguibile e la paura iniziava a scorrergli nel corpo.
"Tomlinson!"
"Esecuzione."
"Il prossimo."
"E' lo strambo."
Allarmato, Zayn cercò di far lavorare il cervello in fretta: non poteva battere tutti quei soldati, nè far scomparire Louis e Harry sotto i loro occhi. Ma se si fossero concentrati tutti su di lui? Inspirò, ridacchiando debolmente. Sarebbe stata sicuramente la cazzata più grande della sua vita.
Attivò i sensori, avvicinandosi a un suo commilitone e sfiorandogli la pelle. L'effetto fu immediato: l'uomo iniziò a sussultare, colto da spasmi violenti e quasi cadendo a terra, se non fosse stato per i suoi compagni che lo sorressero.
"Malik, ma che cazzo stai facendo?" Zayn non rispose, estraendo dal suo stivale una freccia e lanciandola in aria, prima di correre via verso l'interno dell'accampamento. Molti uomini iniziarono a rincorrerlo meccanicamente, lasciando Harry e Louis in balia di soli due soldati. Dopo un attimo di scompenso i due ragazzi riuscirono ad atterrare senza troppa difficoltà le due sentinelle, sfilandosi poi i lacci che li tenevano legati. Si guardarono, increduli. Louis era un disastro, sembrava l'uomo più distrutto dell'intero pianeta e Harry si ripromise che mai più, mai più avrebbe visto di nuovo il viso del suo ragazzo conciato in quel modo. Non era il momento di baciarsi, non era il momento di chiedersi scusa per le cazzate o per lasciarsi andare a un pianto. La freccia di Zayn era rimasta inchiodata sul terreno bagnato, chiara come la luce di un faro. Il riccio si chinò e la raccolse, girandola fra le sue dita e leggendo l'incisione a chiare lettere impressa su di essa.
"L'origine sarai tu."
"Andiamocene." lo pregò inutilmente Louis. No. Non scapperemo, voleva urlargli. Non lascerò che vinca questo mondo. Basta restare in silenzio. Harry si addentrò nella sua cella, afferrando la sua mano metallica e sistemandosela alla bella e meglio sotto un braccio. Carezzò in fretta la guancia di Louis, facendo poi scivolare le loro mani insieme, stringendole in una presa salda. "Vieni con me, va bene?"
Louis annuì, rubandogli un veloce bacio prima di venire trascinato via. "Sempre."
[I want your love don't try to stop me
Can't get enough still hanging on me
Your guilty heart don't let it break you
And if you pray, well no one's gonna save you]
L'umanità era stanca. La cupa pianura era imbrattata di sangue, gli uomini erano rintanati nei loro buchi scavati nella terra come topi. Il terreno tremava, stava arrivando il Caccia nel pieno della notte tempestosa. Il buio non avrebbe aiutato i nemici dei Troidars, il loro popolo avrebbe vinto quella battaglia conquistando altro territorio. Fra le piccole truppe rannicchiate su sè stesse c'erano ragazzini e anziani, tremanti di paura e di ansia. L'odore di morte di cadaveri era respirabile, entrava nelle narici e fotteva il cervello. I topi divoravano i cadaveri con appetito, i gemiti agonizzanti dei feriti risuonavano come bombe. Lacrime di paura, "Ti prego non voglio morire", silenzio tombale, non sarà mai più lo stesso, è diverso. La guerra non poteva essere spiegata, era impossibile raccontarla a qualcuno o fargli rivivere quella sensazione. Il Caccia si avvicinava e un popolo gridava di gioia. Abbiamo vinto! E' tutto finito!
Oltre le spalle i soldati si lasciavano scie infinite di sangue per servire il proprio popolo. Proteggiamo i nostri figli, lo facciamo per un futuro migliore. Quella guerra non sarebbe mai finita. I loro giorni sarebbero stati contrassegnati dalla devastazione, dalla disperazione. Sarebbero stati acclamati per le loro gesta. Lunga vita agli uomini che imbracciano il fucile, lunga vita a quelli che uccidono per uno scopo più grande!
E' il nostro dovere, è ciò che siamo. Non saranno i caduti che mancheranno alle generazioni future, non ci saranno acclamazioni o pianti per i perdenti. Non c'erano mai stati. Dove erano andati i veri uomini? Dove erano andate quelle due parole di conforto, quell'ideale di risolvere i conflitti senza violenza? Non esistevano quasi più gli uomini senza un desiderio di entrare nell'esercito. Lo volevano tutti, chi non lo avrebbe voluto? Ma se erano tutti nel fango, quello non cambiava chi erano. Perchè qualcuno, nel fango, continuava a guardare le stelle.
[Like every one that your fear
And every thing you hold dear
Even the book in your pocket
You are the sun and the light
Your are the freedom I fight
God will do nothing to stop it]
"Cosa ti è saltato in mente, eh?!" la voce tonante di Sam si abbattè con furia contro Zayn, così come fece il palmo della sua mano. Il moro incassò il colpo sulla sua guancia, non scomponendosi minimamente e sorreggendo lo sguardo del maggiore. "Per colpa tua Harry Styles e Louis Tomlinson sono riusciti a fuggire!"
"Ma tu avevi detto che non contavano nulla." ribattè Zayn, ricevendo subito dopo un altro ceffone che gli fece voltare il viso di lato. Senza timore rigirò il viso verso il più grande, sfidandolo ancora una volta. Basta dolore, basta paura. Quello non era amore.
"Ma sono un pericolo, e molto probabilmente lo sei anche tu!" le mani dell'uomo gli artigliarono i capelli, tirandoli all'indietro e facendolo mugolare dal dolore. "Non dovevo fidarmi di te, Zayn. Dopo tutto quello che ci siamo detti davvero hai preferito tradirmi in questo modo?"
"Noi due non siamo mai stati niente di niente." sibilò Zayn, cercando con lo sguardo la figura di Liam. Il cattivo Liam. Il corrotto Liam. Lo voleva accanto a sè, perchè lo aveva fatto sentire felice anche solo per alcuni istanti. Erano stati i migliori della sua vita. Cosa importava se non era stato amore? Per lui lo era stato profondamente. VOleva solo un piccolo granello di amore, a lui sarebbe bastato. Lo aveva lasciato senza che lui neanche pretendesse tanto, senza gloria, senza amore. Nessun finale felice. Ma a lui era andato bene, gli sarebbe andata bene comunque.
"E ALLORA MORIRAI PER LORO!" gridò Sam, lanciandolo a terra e iniziando a pestarlo violentemente. "MORIRAI COME IL CANE CHE SEI, ZAYN MALIK!"
Ma Zayn non poteva ascoltarlo, come avrebbe potuto farlo? Dentro di sè stava pensando al momento in cui si era allontanato da Liam, in cui aveva sbagliato tutto. Era riuscito a capire, finalmente. Finalmente lo sapeva, sapeva perchè il soldato gli aveva dato le spalle. Scoppiò in lacrime di gioia per la consapevolezza: Liam teneva a lui. Ci aveva tenuto almeno un pochino, come sempre aveva sognato. Dio, come aveva potuto qualcosa di così semplice farlo immensamente felice? Oh, era merito dell'amore. Era merito dell'origine dell'amore. Grazie a Dio l'aveva trovato. Si rivide, mentre Sam aveva avvicinato al suo corpo una lama molto affilata e lo stava percorrendo con la punta. Rivide Liam. Sto arrivando, sto arrivando.
'Magari non puoi sentirmi' gridò internamente, voltandosi verso l'uomo e interrompendo il loro allontanamento. Voleva rimediare e lo avrebbe fatto. 'Ma io ti sento come urlare quando sei vicino a me. Salvami dalle tue teorie e lasciami piangere su di te alla fine.' Lo aveva detto davvero, poteva vedere il viso dell'uomo che amava illuminarsi. Liam, il suo bellissimo soldato rotto. Cosa importava se era rovinato, quando ci sarebbe stato lui a ripararlo? La figura di Liam gli si avvicinò nello stesso momento in cui Sam lo pugnalò al cuore una, due, tre volte. Ma lui era ancora vivo, eccome se era vivo. Non lo era mai stato così tanto. Rise di cuore quando Liam lo fece volteggiare in aria, sorridendo radioso. Eccolo là, il semplice tesoro inestimabile che l'umanità era riuscita a dimenticare. 'Sai' sussurrò quando Liam lo poggiò a terra, guardandolo amorevolmente. I loro visi erano molto vicini. 'Forse sono sottovalutato e so' che non sono lontano dalla verità in questo. Ma forse per te potrei essere una novità, cosa ne dici?' Liam lo baciò, facendogli venire un capogiro. Zayn si avvinghiò a lui e la sua anima potè lasciare il suo corpo martoriato, in una squallida tenda dove aveva trovato l'amore. Il suo ultimo pensiero era stato così puro e perfetto che se qualcuno ne fosse stato testimone probabilmente sarebbe scoppiato in lacrime, così come lui in quel momento stava facendo, fra le braccia di Liam.
Tutto ciò che voglio adesso è renderti felice.
[The origin is you
You're the origin of love]
Era estremamente vicina, quasi come uno spettro. Carezzò due capi giovani e spettinati, appena usciti dal grembo materno. I soldati non fecero neanche in tempo ad accorgersene per davvero, tanto la morte li aveva presi in simpatia. Investì le loro ossa fragili in pieno, mentre il fuoco proveniente dalla macchina mortale li ardeva vivi, come delle sterpaglie.
Un altro gruppo di uomini accorsero nella direzione del Caccia, ritrovandosi avvolti irrimediabilmente nelle lingue di fuoco che bruciarono vivi anche loro. Tutti i loro compagni udirono le loro gridava di dolore, mente ad alcuni scendevano lacrimoni e altri se la facevano addosso dalla paura. Un uomo sulla sessantina -era un Mhear- si portò l'arma alle labbra e si sparò, facendo sobbalzare i compagni accanto a lui. Cadde riverso, accucciato in una posizione che lo rendeva ancora più vulnerabile. Sembrava quasi che si fosse addormentato, se gli occhi non fossero stati spalancati e non si fosse contata la macchia di sangue dietro il capo.
Un ragazzino gemette quando sentì i passi del Caccia avvicinarsi al loro nascondiglio, attirato dallo sparo. Prendendo tutto il coraggio che sentiva nel suo cuore si alzò in piedi, voltandosi e puntando il suo arco contro il cyborg, prendendo la mira con il suo occhio sinistro e scoccando due frecce. Queste però non fecero neppure in tempo ad avvicinarsi al Caccia che con una mano l'uomo le aveva già disintegrate, alzandola semplicemente davanti a sè. Dall'arto meccanico poi fuoriuscirono due copie perfettamente uguali delle frecce, fatte però di un materiale sottile, praticamente invisibili a occhio nudo. Non appena le due punte collisero con la pelle del ragazzino vi furono due potenti esplosioni che uccisero non solo tutta la squadra del giovane soldato, ma persino altre tre che si nascondevano lì accanto.
Sei Echai vennero allora mandati contro il loro nemico, ma ecco che una mare infinita di Troidars fecero la loro comparsa subito dietro di lui. Gli ibridi uomini-cavallo vennero impalati con lance corrodenti e con frecce infuocate, mentre i loro corpi si dimenavano e le teste dei cavalli davanti a loro mozzate. Vennero divisi dai loro fedeli animali, che in realtà non erano altro che parti di loro stessi, e alzati come dei trofei. Sentivano risate, grandi risate attorno a loro. L'esercito Laidir decise di intervenire in quel momento, aiutato dai rinforzi che scendevano dalle camionette. Dall'accampamento infatti erano iniziati a partire tutti i mezzi a disposizione, una volta saputo dell'attacco. I piedi che toccavano il terreno di quella brulla pianura appartenevano a ogni soldato possibile, a miriadi di vite e di storie differenti. Dan Curtis era stato un ragazzo buono e onesto, ma la sua famiglia lo aveva letteralmente radiato quando avevano scoperto il suo grande vizio: l'alcol. L'esercito prima di farlo diventare un soldato a tutti gli effetti lo aveva spedito in un centro di riabilitazione, da cui, graie alla sua grande forza di volontà, era riuscito a uscire sette mesi dopo. Ma anche allora i suoi genitori non avevano più voluto saperne nulla di lui. A casa lo aspettavano tre figli, che di solito giocavano alle battaglie in giardino, costruendosi armi con delle scope o dei pezzi di cartone. Sua moglie lo amava con tutta sè stessa. Venne ucciso da una mina Troidars, che fece saltare metà della squadra a cui era stato assegnato.
Christopher George era rimasto orfano a sette anni: i suoi genitori erano stati assassinati davanti ai suoi occhi, così si era ripromesso di combattere il male arruolandosi nell'esercito. Tempo dopo aveva coronato il suo sogno da ragazzino, donandosi ai suoi superiori come Mhear. Sua sorella aveva avuto da poco dei bambini e uno di questi portava il suo nome, oltre che il nome di suo padre. QUando lo venne a sapere scoppiò in lacrime, perchè era tantissimo tempo che non sentiva più pronunciare il nome di suo padre e il suo così vicini. Il suo ultimo ricordo fu proprio il piccolo Fred Christopher. Lo pensò intensamente, così intensamente che il sorriso del bambino gli rimase impresso nelle palpebre quando le chiuse, spirando a causa della lancia corrosiva che gli aveva trapassato il collo.
Michael Holbrook amava i suoi figli. Ne aveva avuti due dalla sua compagna Gretel, morta dopo il secondo parto. L'aveva amata terribilmente, così terribilmente che dopo la sua morte non era più riuscito a riprendere la sua vita in mano come una volta. Nonostante fosse un soldato e le morti dei suoi compagni non lo toccassero così nel profondo, lo colpì l'intensità della mancanza della ragazza. Non avrebbe mai pensato di amarla così tanto. Josie e Derek erano stati la ragione del suo sorriso per anni interi, e lo sarebbero stati in eterno. Lo amavano alla follia e non avevano paura dell'arma impiantata nel suo corpo. Negli ultimi tempi proprio i suoi figli lo avevano fatto avvicinare al falegname che lavorava infondo alla loro strada. Andrew era un uomo molto bello e incredibilmente fantasioso, gli piacevano il teatro e la musica che faceva venire voglia di saltellare sul posto come idioti. Un giorno probabilmente Michael gli avrebbe persino chiesto di passare del tempo con la propria famiglia, perchè sembrava davvero che i bambini lo adorassero. Voltandosi verso sinistra riuscì a vedere un suo compagno venire decapitato da un loro nemico, così fece un passo in avanti con l'intenzione di mettersi a correre. Venne decapitato anche lui in un istante infinito, forse più lungo del tempo che Andrew avrebbe passato coi suoi bambini. O forse no. Come poteva saperlo, d'altronde?
[Like every word that you preach
Like every word that you teach
With every rule that you breach
You know the origin is you]
"Claflin!" il generale si voltò, lo sguardo furibondo e le mani che tremavano, incontrollate. Stavano perdendo, i suoi uomini ritiravano verso i mezzi per rientrare all'accampamento. Codardi, sciocchi codardi. "CLAFLIN!" Ripiegavano sempre di più e non importavano più i suoi ordini, alcune linee si disperdevano nel vano tentativo di fermare i nemici o di farli rallentare, inutilmente. Era il caos più assoluto. "Sam Claflin!!!" Jonathan e William Bloom erano sulla soglia della sua tenda, bagnati fradici dalla testa ai piedi e con in spalla uno un fucile, l'altro un lanciarazzi. Francis Matthews aveva gli occhi sgranati e un'espressione grave a decorargli il viso, anche lui armato. "Stiamo partendo con altre truppe, cercheremo di arretrare fino alla nostra base all'inizio della catena montuosa dei Piantirossi, nei pressi di Rodrenstel. Se ci sbrighiamo questa missione di recupero non durerà neanche un paio d'ore, ma dobbiamo essere veloci."
"NO!" Sta volta fu il generale a gridare con lo sguardo di un folle a rendere la sua espressione spaventosamente inquietante. "NO, NO, NO. NON POSSIAMO ARRETRARE IN QUESTO MODO! NON HO AUTORIZZATO ALCUNA MISSIONE DI RECUPERO E NON CE NE SARA' NEANCHE UNA!"
"NON CI SARA' PIU' UN ESERCITO DA CAPITANARE E COMANDARE SE NON LO RECUPERIAMO, LO VUOI CAPIRE?!" Ringhiò Will, avvicnandosi minacciosamente all'uomo e fronteggiandolo per la prima volta. "Dobbiamo prendere una decisione importante per il nostro esercito stesso, e chiaramente tu non stai pensando a questo. Non hai neanche la facoltà di ragionare, non sei in te, cazzo. Vattene e lascia che noi risolviamo la faccenda."
"CHI SEI TU PER PARLARMI IN QUESTO MODO, EH?!" Sam lo afferrò per la giacca, gettandolo all'indietro e facendolo finire contro suo fratello. "CON QUALE AUTORITA' TI RIVOLGI A ME IN QUESTO MODO?"
La guerra lo aveva distrutto, o forse aveva fatto riaffiorare il suo vero animo. Nessuno lo avrebbe mai potuto sapere. Era quella la vera faccia del genere umano? Era questo che cercavano? L'ignoranza persino di sè stessi? Come potevano fidarsi del proprio vicino se neppure si fidavano di loro stessi? Per quante notti avrebbero dormito con un coltello sotto il cuscino? Per quanto tempo ancora sarebbero stati incoscenti della verità, della vera libertà?
"Sam, credo sia abbastanza."
L'uomo si voltò verso Matthews, lo sguardo infuocato e le mani che si stringevano in pugni. Le nocche erano bianche e i pantaloni erano ancora imbrattati del sangue di Zayn Malik, ritrovato in una tenda poco distante da quella del generale, morto. "E' chiaro a tutti noi che le tue azioni oggi avranno delle conseguenze più che gravi."
Due uomini dalle divise bagnate e i visi carichi di odio entrarono nella tenda, strattonando Sam Claflin vicino all'uscita. Si dimenò, ringhiando e riservando a tutti parole cariche di rabbia, di odio profondo. I tre uomini poterono sentire chiaramente i suoi insulti persino dalle camionette su cui erano saliti per andare a recuperare il loro esercito, gridati con così tanta disperazione da sembrare quasi delle preghiere. Quasi.
[From the air I breath
To the love I need
Only thing I know
You're the origin of love
From the God above
To the one I love
Only thing that's true
The origin is you]
Abbracciami, tienimi stretto a te. Voglio sentirti amarmi, voglio che tu sia una parte del mio mondo. Voglio farti vedere la luce, voglio che tu l'attraversi senza timore. Ti prenderò in braccio. ti farò sapere che non esiste altra magia se non quella che ci lega. Sarai la mia vita e io sarò la tua. Voglio che il mondo che ci circonda sia diverso, in un modo sconosciuto probabilmente lo diverrà. Lo renderò migliore per te, amore mio: lo farò senza pericoli, senza rabbia, senza odio. Ti donerò quello che tutti sognano, per quanto mi sarà possibile. No, non ci saranno confini invece, perchè è quello per cui sono disposto a morire. Voglio che i nostri figli possano giocare con altri bambini a dei giochi che non comprendano esplosioni o fucili giocattolo, voglio che non sappiamo cos'è la guerra e che un giorno vengano a chiedercelo, ignari. Mi hai donato la forza, me la donerai con ogni tuo respiro e me l'hai donata nel momento esatto in cui mi hai raccolto da terra, sorreggendomi sulle tue spalle. Le parole che gli uomini dicono sono crudeli e le loro azioni anche peggiori, ma ho imparato a dare un peso a tutto. Farò in modo che tutti si accorgano delle cose che trascurano, che non soppesano. C'è errore nel male, c'è errore nell'ignoranza. Non posso smettere di sentire l'odio, ormai ogni singola goccia mi sembra come un mare infinito. Profondo, così immenso che sarà impossibile prosciugarlo tutto. Non potrò farcela da solo, non potrò vincere contro qualcosa di così grande. Ma voglio che sia tu a stringermi la mano, perchè lotterei contro tutto se tu fossi accanto a me. Voglio raccontarti così tante cose, voglio spiegarti tutte queste idee che corrono nella mia testa e si confondono, creando un mondo di pace e di amore. Di rispetto, di bellezza, ma non c'è tempo. Salverò il mondo anche per te e finalmente la vera libertà si aprirà a noi, piena di possibilità e di giustizia.
Chiudi gli occhi adesso, voglio che tu impari la verità. Senti l'aria carezzarci la pelle, sentila passare attraverso i nostri corpi. Potremo essere parte del nostro mondo, infiniti. Ma questo accadrà solo quando questo posto sarà pronto ad accoglierci, perchè credimi, non è pronto al nostro amore. Non è pronto all'amore in generale. Come potrebbe esserlo? Vorrei poterti dedicare la più bella melodia, lasciare che le note ti entrino nel cuore e farlo mio. Ma tu sei già mio. Vorrei poter ascoltare una canzone di un normale sconosciuto con te, seduti in un soggiorno tranquillo mentre il tramonto ci benedice le orecchie. Voglio godermi tutta la gioia che un concerto allegro mi può trasmettere, mentre magari un violinista mi fa danzare l'anima. Vorrei fondermi con tutto il buono che c'è nelle persone, vorrei conoscerlo e poterlo definire la vera bellezza della vita. Non siamo fatti per la solitudine, lo sai, vero?
Vorrei navigare con te per gli oceani, vorrei baciarti sulla cima di una montagna. Vorrei poter vivere senza rimorso, e è quello che sto facendo. Voglio solo amare, perchè amare è la più bella delle promesse. Un giorno amerò. Perchè invece di chiedere 'cosa farai da grande' o cose simili non chiedono 'amerai da grande'? E, cosa diavolo sto dicendo, c'è per caso il bisogno di diventare grandi per amare? Voglio un finale felice per la mia vita, non pretendo poi molto o sbaglio? Ogni essere umano dovrebbe desiderarlo senza timore, è un nostro diritto, così come lo è averlo. Vivi senza rimpianto o rimorso, vivi con l'amore. Vivi grazie all'origine della tua esistenza, non sbagliarti, segui semplicemente il tuo cuore.
E' proprio lì che mi troverai.
[Like stupid Adam and Eve
They found their love in a tree
God didn't think they deserved it
He taught them hate, taught them pride
Gave them a leaf, made them hide
Let's push the stories aside
You know the origin is you]
Il Caccia era Jon Callington. Si muoveva con l'esperienza di un uomo che aveva assistito alle battaglie più violente e agli scontri mortali. Il suo sguardo era carico di ghiaccio, freddo come le montagne più innevate. Sterminava un popolo, non curante delle sue azioni. Lo decimava, e gli piaceva anche. Era per sè stesso, era per i Troidars, era per suo padre. Chi poteva saperlo? Non ci sono giustificazioni valide per spezzare una vita, neppure se è quella del più disgraziato degli uomini. Neppure la sua doveva essere spezzata, pensava Harry. Coltivava la speranza che persino in un uomo simile ci fosse del buono, doveva esserci. Nessuno nasceva malvagio, nessuno poteva esserlo per davvero.
Raggiunse il campo di battaglia, schivando in tutta fretta i soldati Laidir che correvano verso le camionette. Nessuno lo notava, troppo impegnati nel fuggire. Poteva farcela, non sarebbe stato difficile. Trovare Jon infatti non fu un'impresa impossibile, dato che fu l'uomo che trovò lui, alcuni metri dopo. Ormai l'esercito Laidir aveva totalmente ripiegato, preparandosi alla ritirata.
Louis doveva averlo perso, dato che non sentì più la sua presenza accanto a lui. In quel momento però forse era la cosa giusta, perchè si era ripromesso che l'avrebbe fatto solo per lui. Importava davvero che Louis lo vedesse? No, affatto.
"Tu sei Harry Styles." rise Jon, ritrovandoselo davanti. Era totalmente irriconoscibile: c'erano più parti meccaniche che pelle in lui, persino il suo viso era orribilmente deturpato e irrimediabilmente distrutto. "Chi non muore si rivede, e sapevo di trovarti qua."
Senza neppure distogliere l'attenzione dal riccio sparò del fuoco contro un gruppo di uomini in uniforme. Quello che però non aveva visto bene era che non erano nemici, bensì Troidars come lui. Era chiaramente impazzito, accecato dalla luce dell'esplosione e assuefatto dagli schiocchi che producevano i fucili. "Dimmi, sei venuto qui per professare l'amore come un hippie? O magari sei qui per farmi una lezione sul rispetto altrui? Sono tutt'orecchi, ragazzino."
Harry gli si avvicinò, schiudendo le labbra e respirando profondamente l'aria intrisa di sangue e di morte. Jon gli lanciò contro una freccia dal colore simile all'oro, che penetrò nella carne della coscia e lo fece accasciare al suolo. "Sei venuto qui per sconfiggermi, prode paladino della giustizia?" I Troidars, accorti che il loro leader aveva iniziato a perdere il controllo, iniziarono ad attaccarlo nella speranza di ucciderlo una volta per tutte. Non era più sotto il loro controllo, ma inutili furono i loro tentativi. "Vuoi donarmi il tuo prezioso amore? Perchè io sono qui per uccidere."
Dicendo così fece saltare in aria tre squadroni Troidars che si avvicinavano, lanciando una bomba e rivolgendosi ancora al riccio. "Non sperare che il mondo diventi migliore senza di me, noi siamo creature nate per odiare. Siamo imperfette e lo saremo in eterno, perchè sogni la perfezione? Perchè ti aspetti che la cattiveria sparisca da questo mondo? Non accadrà mai, Harry."
"Forse mi sto sbagliando, ma diffondere l'amore è già un passo per eliminare il male." replicò il riccio, sfilandosi dalla coscia la freccia e vedendo il suo sangue impregnargli i pantaloni. Respirò profondamente, cercando di non pensare al dolore. "E' vero che il male non sparirà mai, ma è forse così sbagliato sperare? Cosa m'impedisce di credere in un qualcosa di vero e reale come l'affetto? Cosa t'impedisce di abbandonarti all'amore? Cosa c'è di sbagliato nel non combattere, nello smettere di sognare guerre e morti violente?"
Jon venne colpito da due pallottole a una spalla, che lo fecero sussultare più per la sorpresa che per il dolore. I Troidars avevano iniziato ad aggredirlo in massa e lui ormai non riusciva più a difendersi. Era la fine? "C'è che l'amore è solo una grande stronzata, c'è che l'amore non porta sempre gioia o pensieri carini."
"Quanto ti sbagli." sussurrò Harry mentre il cyborg lo raggiungeva e gli stringeva con forza il braccio, talmente forte che ebbe il timore che l'altro gli potesse spaccare le ossa. Sembravano quasi abbracciati, davvero buffo. "L'amore non è mai violento, l'amore non è mai sbagliato. Quella disperazione che hai conosciuto non era amore, ne era solo un derivato. Ma solo l'amore può renderti di nuovo felice, felice e libero."
"Ah, sì?" chiese Jon, mentre lui si dimenava nel vano tentativo di liberarsi. Avvicinò le sue dita metalliche alla levetta, attivandola e vedendo come la lucina rossa si accese, quasi allegramente, sul dispositivo. Harry sgranò gli occhi nel vedere la pazzia attraversare gli occhi di quell'uomo. Jon rise, mentre la sua anima gridò di dolore. "Vediamo come ti libero io, adesso."
Premette il pulsante e la mano meccanica di Harry esplose, travolgendo sia il riccio che il folle. Come se fosse stata la prima volta che il riccio moriva accanto a un fuori di testa.
[Some love's a pill and some love is a candy cake
It taste's so sweet but leaves you feeling sick with pain
Your love is air I breath it in around me
Don't know its there but without it I'm drowning]
[Siamo quasi alla fine! Piango, non voglio che questa storia finisca😭
È stato il mio piccolo riparo per così tanto tempo, mi sento una persona così felice e allo stesso tempo così orgogliosa per essere arrivata al termine di questa avventura. Un grandissimo bacione a tutti, ci si becca nell'epilogo! 😘😍❤ -JOY]
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