This is it, the apocalypse
Harry lavorava in un forno a Bèistechport: niente di eccezionale, guadagnava uno stipendio modesto che gli permetteva di comprarsi il pranzo ogni giorno e di conservare il resto delle monete nel cassetto del comodino, nella camera che condivideva con Alec e Jonas. Capitavano le sere in cui Jennifer gli chiedesse di dare una somma di denaro per sostenere la loro unità familiare e in quei casi il riccio, nonostante conservasse i suoi soldi avidamente per un ipotetico futuro, senza esitazione le cedeva la somma richiesta. Pensava infatti che quei soldi gli sarebbero serviti per comprare una casa alla sua futura anima gemella, o magari per prendere una nave e viaggiare il più lontano possibile da quel continente.
Si mise in fretta gli anfibi deformati e dalla pelle rovinata e si allungò per estrarre dal cassetto il sacchettino ricolmo delle sue monete. Trafficando in fretta e alla cieca riuscì a estrarre anche la sua pistola. La strinse fra le dita e prima di uscire dalla stanza prese il fucile da precisione di Jonas e un paio di pugnali dalla forma curiosa che tutti ritenevano inutili. Se bisognava assassinare qualcuno nei bassifondi era più veloce ed efficace usare un'arma da fuoco, ciò però non aveva convinto molto Harry che nonostante gli avvertimenti continui di doversi sbarazzare delle armi da taglio -"Quando Loraya crescerà e comincerà a camminare finirà per trovarle e potrebbe addirittura ferirsi mortalmente!"- le conservava gelosamente.
"FORZA MUOVETEVI, NON ABBIAMO TEMPO!" Adrien strinse le due pistole che aveva comprato illegalmente da un trafficante d'armi e uscì dalla casa come un razzo. Un altro rombo scosse il suolo e i loro corpi mentre Maya seguiva il ragazzo, armata di un paio di coltelli da cucina e di una buona dose di rabbia. Rowan spaesata traballò sulle gambe, indecisa su cosa fare. Jonas prese fra le braccia suo figlio e dopo essersi assicurato che anche gli altri fossero pronti li fece uscire in fretta dalla loro abitazione traballante e instabile, trascinando con sé anche la bruna.
Il freddo invernale odorava di bruciato, c'era un sole oltre le mura della cittadina. Bruciava di una luce chiara e d'improvviso un boato lo fece divampare, accecando la vista a ogni abitante che si radunava sconvolto vicino alle mura. Il gruppo si ritrovò a correre fra le stradine in direzione proprio di quella luminosa presenza, arrancando senza alcuna esitazione nella tempesta di neve. "Questa è la prima volta che incontro il diavolo con Loraya fra le braccia" osservò suo padre sovrappensiero, non rivolto a qualcuno di specifico "Non so se sia pronto per il male che scaturisce da oltre quel muro".
Le urla della gente li destabilizzava, li colmava di paura e ognuno di loro sentiva in cuor suo la necessità di essere fra le braccia di qualcuno a cui teneva particolarmente: non c'era pace, non c'era mai stata. Amici, nemici. Non si distinguevano, pareva che quei termini non avessero un senso. Chi erano coloro che ti avrebbero lasciato una possibilità? Giunsero dinanzi alle porte della cittadina, dove anni addietro anche loro le avevano varcate, in cerca di un rifugio. Non un luogo sicuro, ma un luogo dove avrebbero trovato calma, anche per un giorno soltanto. Queste strutture in legno traballavano e la luce fuoriusciva come raggi dalle spaccature. I botti si fecero più ripetitivi ma meno potenti, sembravano quasi un battito cardiaco. "Cosa fanno quelle persone laggiù?! Finiranno per essere travolte se non si spostano!" gridò Wallas indicando una fiumana di genti raggrumarsi contro le mura traballanti. Quelle pietre che formavano il guscio della loro cittadina erano instabili e se quegli sconsiderati non si fossero scansati in fretta sarebbero stato ricoperti da macerie.
Le porte della cittadina si sfondarono e subito delle grida di puro terrore salirono al cielo, pregando ogni dio di lasciare in pace quel luogo pieno di assassini e ladri: soldati su soldati erano affacciati sulla soglia della loro casa. I Troidars avevano uniformi consumate e sguardi carichi d'odio, di uno scintillio malefico. Forse erano disperati, forse erano a un passo dalla vittoria. A un passo dallo schiacciare dei cittadini indifesi forse? No, se avevano intenzione di sottometterli avrebbero trovato pane per i loro denti.
Un uomo dai lunghi capelli castani si erigeva su un cavallo al manto chiaro, una sciabola di uno strano metallo in una mano e- "E' un Mhéar!" esclamò Harry mentre lo sconosciuto tendeva il braccio armato di un fucile verso la folla. Ghignò, i denti che riflettevano la luce delle lanterne appese ai muri delle prime case e dei lampioni nella piazzetta.
"Salve" salutò come se fosse stato un loro amico, quasi un confidente. Usava un tono amichevole, forse un po' derisorio "Siamo venuti qui attuare l'inizio della missione Cinquanta Centosettantuno -'Ora sì che è sensata la vostra presenza, grazie tante' borbottò Luke alzando gli occhi al cielo-. Non opponete resistenza, verrete uccisi seduta stante". Fu un attimo di gelo per ogni uomo in quel raggio di pochi metri: ognuno si fece il proprio 'esame di coscienza', valutando se ne valeva la pena. Potevano far parte di un piano? Potevano essere usati per uno scopo di cui non conoscevano i limiti?
I cittadini estrassero le loro armi: ne valeva la pena. Harry sparò almeno tre volte con la sua pistola non appena vide ogni soldato mirare contro la folla, colti di sorpresa. Non si aspettavano una contromossa, un'opposizione. Le orecchie cominciarono a fischiare a causa di quegli spari improvvisi da parte dei suoi compagni e non riuscì a udire chiaramente le urla d'incitamento sbraitate a gran voce dal comandante dei Troidars. L'odore di sangue gli pungolò le narici, facendogli nascere una smorfia e accorgendosi che molte persone erano fuggite attraverso le vie della cittadina che portavano verso il cuore di Bèistachport. Forse alcuni avrebbero potuto addirittura attraversare il tunnel che conduceva al porto e in seguito fuggire a bordo delle navi.
"PRENDETELI! LI VOGLIO RADUNATI NELLA PIAZZA CENTRALE ENTRO CINQUE MINUTI! PER FAR RIUSCIRE IL PIANO VOGLIO MENO MORTI POSSIBILI!" Lo schioccare degli stivali di Jonas e le urla ovattate erano gli unici suoni che Harry riusciva a udire. "E voi -si riferì a una piccola truppa in disparte, quasi nascosta agli occhi di tutti- prima di liberare il Suile e di lasciarlo andare, assicuratevi che l'operazione che abbiamo svolto su di lui sia andata a buon fine!" Sembrava fosse solo un sogno, tanto era irreale. Non si sarebbero dovuti separare ma al primo bivio Maya e Rowan svoltarono verso una scorciatoia buia e tetra, seguite da Luke e Alec. Adrien, Jonas e Harry invece attraversarono il ponte degli aghi, chiamato così a causa della sua forma sottile ma resistente che sorvolava sul fiume che divideva Bèistachport. Corsero per minuti interi, il fiato che mancava loro e il gelo che entrava dalle labbra, la neve che accecava gli occhi rendendoli ardenti come bracieri.
Vennero circondati a un altro bivio -non dovevano portare fortuna-: cinque soldati dalle armi sconosciute si pararono davanti al riccio d'improvviso, creando un muro. Harry sobbalzò e venne scaraventato a terra, il corpo del nemico che si stanziava minaccioso su di lui. Puntò senza esitazione la pistola contro il soldato e sparò tre volte ma l'uomo scansò i proiettili ancor prima che questi fendessero l'aria. Preso alla sprovvista si rialzò e gli si lanciò contro, i pugnali già fra le dita scattanti ed esperte. Il soldato gli strinse in una morsa il braccio e lo rigirò, voltandolo di scatto e disarmandolo in meno di un secondo e lasciandolo sconvolto. Harry era così scioccato da non riuscire neppure a ribellarsi mentre lo conducevano-insieme a Jonas, Loraya e ad un Adrien ridotto uno straccio- nella piazza dove si ergeva la statua di Bellamy Cortece, il fondatore della città. Il bellissimo adone pareva guardarli con commiserazione, forse anche una punta di pietà riusciva a trasparire dalle sue pupille color avorio. Jonas aveva un tic nervoso alle mani e i suoi occhi scrutavano con frenesia la folla dinanzi a loro. Vennero gettati malamente insieme alle altre persone mentre i pianti dei bambini fecero disperare ancor di più Loraya, che urlava e si dimenava già dalla loro cattura.
No, c'era qualcosa che non andava. Com'era possibile che non si fossero neppure accorti di quando i soldati avevano preso loro le armi? Come avevano fatto a non sparare in tempo? A non accorgersi neppure della loro presenza?
"Bè -il comandante dal cavallo col manto chiaro era accanto a Bellamy-, questo è stato inaspettato! Non nego di non aver udito parlare del vostro temperamento, ma non mi aspettavo certo che voi vi opponeste per davvero!" Mentre l'ilarità scoppiava fra le sue truppe Maya e Rowan si avvicinarono ai loro compagni, riferendo che avevano trovato il cadavere di Jennifer spappolato pietosamente dal crollo di un'abitazione, sulla strada verso la loro dimora. "Insomma, questa dev'essere stata una sorpresa anche per voi! Lasciate che vi dica che grazie alle nuove tecnologie noi abbiamo superato di gran lunga l'esercito dei nostri nemici. Infatti quasi tutti i miei soldati hanno il potere di prevedere le azioni che voi state per compiere, questo grazie a un chip che impiantiamo nel loro cervello" ridacchiò eccitato "Dunque ognuno di noi se focalizza l'attenzione su un obbiettivo è in grado di capire cosa questo stia per compiere ancor prima che lo faccia. E' semplicemente infallibile".
Rowan guardò Luke, preoccupata. Molte donne erano state ferite e lo stesso valeva per altrettanti uomini, fra cui Adrien, che sanguinava copiosamente da un braccio. Era stato colpito e quasi trapassato almeno un paio di volte e Alec si chiese internamente come non fosse ancora crollato a terra, dissanguato. Fu proprio il ragazzo a togliersi la sciarpa e a legarla in fretta sulla ferita del maggiore, limitandosi a una carezza veloce prima di ritornare con lo sguardo altrove. Non c'era stato nessuno tipo di doppio fine in tale gesto d'affetto, semplicemente una traboccante fonte di conforto. Nessuno voleva vedere i visi sconvolti degli abitanti attorno a loro, si leccavano le ferite e si ricucivano i tagli se ciò poteva servire a non perdere speranza e a fortificarsi.
"In questo momento -riprese il comandante, fiero- un Suile sta correndo dal vostro esercito per avvertire i vostri capi dell'attacco. Il ragazzo è ovviamente depistato, ci siamo assicurati che non si lasciasse sfuggire neppure un segreto in più sul nostro conto prima di lasciarlo correre via. Dunque, fra qualche ora verrete portati via da qua, verso Elaisìr" le persone tremavano e il freddo si dipingeva di un cremisi scuro, colava delicatamente lungo le fessure dei loro cuori e li gelava. Sentivano dolore al petto, come se la loro anima fosse stata richiamata al cielo ancor prima di essere stata strappata via dai loro corpi. Le mani delicate delle giovani donne erano rigide e le dita appuntite come lame di rasoi, le fedi alle dita bruciavano come lava incandescente. Maya si chiese se sarebbe riuscita a tenere al sicuro la sua stramba famiglia, sua sorella in primis. La brunetta dalle guance senza più colore e dagli occhi quasi spenti ma con ancora una scintilla di fuoco dentro di essi le era sempre stata incredibilmente devota. La seguiva ovunque e la maggiore sapeva che questa sua abitudine non derivava dalla consueta abitudine che nasceva nei bambini, quando prendevano la fissa di pedinare o i genitori o qualcuno a cui erano interessati. Solo che non capiva il motivo di tutta quella devozione nei suoi confronti, lei aveva portato solo guai alla sorella.
Maya non comprendeva che aveva donato a sua sorella la felicità per anni e anni, non capiva che se Rowan fosse rimasta senza di lei non sarebbe semplicemente riuscita a trovare un'altra ragione per vivere. Forse per la minore era proprio Maya la libertà che tutti cercavano.
"Harry?" Jonas carezzò il braccio del riccio, riportandolo alla realtà. Harry si distrasse dalla piazza gremita di persone che si lamentavano animatamente e quando l'uomo gli porse suo figlio egli esitò, sentendo un brutto presentimento aleggiare su di loro. "Non preoccuparti Haz, devo allacciarmi una scarpa". Jonas roteò gli occhi scherzoso e il più giovane prese fra le braccia Loraya, che nel frattempo si era calmato e ora quasi taciturno gorgogliava. Harry gli sussurrò un debole 'shh, buono così' prima di essere baciato amorevolmente dall'uomo. Colto di sorpresa sgranò gli occhi, poi ricambiò il gesto dolce e incredibilmente malinconico. "Ci sta guardando qualcuno?" Harry scosse il capo, incantato dagli occhi di Jonas. Il maggiore gli lasciò un veloce bacio sul collo prima di chinarsi. Fu allora che il riccio si ricordò che non portava né gli anfibi né le scarpe da ginnastica.
L'uomo estrasse la pistola nascosta nel suo stivale destro, pronta all'uso. Se la puntò alla tempia e sussurrò un flebile "Non lasciarlo solo la notte" prima di spararsi, schizzando il suo sangue addosso ad Harry e a suo figlio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top