The origin is you

"Nome: Harry
Cognome: 'Styles' [il soggetto afferma di esserselo ricordato durante il corso dell'ultimo mese. Tenere sotto sorveglianza ogni occupazione del soggetto.]
Età: [attualmente incerta, inferiore ai venticinque anni e superiore ai venti.]
Luogo di residenza: Appartamento 152 del Centro Accoglienza Maggiore, terzo piano, ala sinistra. [il soggetto condivide la sua abitazione con Maya Blanchard (possibile compagna), presumibilmente 17 anni, e Loraya Styles, 11 mesi, non registrato a nessun centro d'istruzione. Tenere sotto strettissima sorveglianza Blanchard.]
Occupazione: Cadetto, in preparazione per il piano Cinquanta-Centosettantuno. [squadra: Caccia Cinquanta-Centosettantuno.]
Potenzialità: soggetto sopra qualificato, estremamente riflessivo e con un'eccellente prestazione in quanto riflessi e lucidità. [possibile Caccia, tenere sotto sorveglianza durante allenamenti e sessioni.]
Passato: ex-abitante di Baistachport, residente della quinta zona morta. Conviveva con un gruppetto di adolescenti e giovani adulti, deceduti malamente durante la caduta della cittadella. [fra i suoi compagni c'erano sia Maya Blanchard, sia Loraya Styles.]
Nessuna notizia sulla sua infanzia né sull'adolescenza, provenienza sconosciuta. Perdite significative nella sua vita, fra le quali anche quella del suo ex-compagno e padre di Loraya, Jonathan 'Jonas' Lexius. [notizie fornite da alcuni vicini che lo hanno sentito discutere con Maya Blanchard riguardo il ritrovamento del cadavere dell'ex amato.]
Resoconto finale: Harry 'Styles' è un futuro soldato pieno di talento, con un passato nascosto. Questo dettaglio rende perciò ogni opzione possibile, partendo dalle più disparate fino a quelle più banali. Il suo potenziale lo rende un possibile Caccia per il piano Cinquanta-Centosettantuno, ciò per cui tuttavia non lo rende disponibile è il suo futuro nell'esercito. E' un ragazzo la cui devozione verso il popolo dei Troidars è sconosciuta quasi quanto quella per i Laidir. Ciò lo rende un soggetto imprevedibile, tenere sotto strettissima sorveglianza.

Dott.ssa Jaimie Carters"

Harry vedeva la fine di una galleria oscura. La luce che lo abbagliava proveniva dal cerchio davanti a lui, accecante come un faro. La velocità con cui ci si stava scagliando era sovraumana, la pelle gli bruciava e faticava a tenere gli occhi aperti. Gridò con furia, sentendo le corde vocali distruggersi, sgretolarsi. Meccanicamente, portò le braccia a proteggersi il viso e parte del busto nel momento esatto in cui il cubicolo finiva. Sentì tutto il suo corpo andarsi a schiantare contro una lastra di vetro e sfondarla, mentre il gelo gli riempiva i polmoni, risultando tagliente come mille lame di pugnali. Il dolore si triplicò e si sentì affondare in un oceano d'acqua, talmente densa da risultare una poltiglia soffocante. Inspirò, sentendo l'istinto di sopravvivenza mescolarsi all'adrenalina. Allungò una mano verso l'alto e sfiorò la superficie, mentre con tutta la forza che riponeva nelle gambe e nelle braccia risaliva verso l'alto. Spalancò le labbra quando sentì l'aria entrare dentro di sé e fluire liberamente, come una linfa vitale che lo rigenerava.
Il mondo era deformato, pareva di essere in un caleidoscopio coloratissimo. Il bosco che riusciva a intravedere era piegato tutto verso sinistra e le nuvole toccavano quasi il suolo.
Harry si voltò, cercando la riva, o la fine del lago dove si trovava.
Rimase sorpreso nel vedere un autobus immerso quasi totalmente nell'acqua, mentre del fumo saliva verso il cielo. Si sentì perso, non riuscendo davvero a comprendere la situazione.
Ma poi sentì una stretta all'altezza del petto, che prendeva con sé non solo un pezzo del suo cuore ma anche la sua stessa anima. Si immerse, mentre l'acqua era ritornata un fluido alleato. Riusciva a vedere e a nuotarci senza difficoltà. Con un paio di bracciate raggiunse il veicolo e tastò un finestrino, cercando di aprirlo inutilmente. Allora raccolse un sasso dal fondale abbastanza basso e lo sfondò, riuscendo perfino a procurarsi alcune ferite. Tornò in superficie, digrignando i denti e sentendosi dolorosamente stanco. Si tastò il braccio ferito e poté constatare di avere un paio di schegge di vetro infilate nella pelle, in superfice. Le tolse, cacciando un grido di dolore e immergendosi nuovamente. L'istinto gli indicava di entrare dentro l'autobus e lui aveva deciso di seguirlo. Entrò dal buco che era riuscito a creare e vide cadaveri martoriati, una scena davvero insopportabilmente disumana. Una piccola figura era rannicchiata su sé stessa, le labbra socchiuse e le ciglia che gli carezzavano gli zigomi. Le mani erano chiusi in due pugnetti ed era l'angelo più bello che Harry avesse mai visto. Senza esitazione afferrò Louis, portandoselo vicino. Vide i suoi occhioni blu aprirsi delicatamente e osservarlo con amore, mentre la fresca acqua lasciava il posto a una sensazione più serafica, quasi paradisiaca. Louis si aggrappò al suo collo e incominciò a baciarlo passionalmente, le guance che si tingevano di rosso e le mani che gli attorcigliavano i ricci. Harry rispose al bacio con fervore, sentendo il suo cuore esplodere e i polmoni restringersi. Portò le mani attorno alla vita del maggiore e gli carezzò i fianchi, amandone la morbidezza. Louis gemette e Harry sgranò gli occhi, staccandosi dalle labbra rosse e sottili dell'altro. Lo guardò negli occhi, come un cerbiatto impaurito. Per lui era sempre una sorpresa poter avere Louis in quel modo e in un certo senso si sentiva indegno, spaventosamente inferiore a una creatura così bella come il liscio. Louis gli lanciò un buffissimo sguardo malizioso, facendolo sorridere, prima di scagliarsi contro di lui e strusciarsi contro il suo corpo esplicitamente. Il riccio si sentì avvolto in una nube inebriante mentre le loro intimità si carezzavano quasi violentemente e degli ansimi delicati lasciavano la bocca del suo amante. Se lo trascinò addosso con più vemenza, lasciando che si issasse su di lui, attorcigliando le gambe attorno ai suoi fianchi.
Si baciarono con più passione, le lingue umide che schioccavano e i corpi caldi che cercavano di fondersi. Harry sentì il liscio carezzargli il membro, poco prima di sentire le mani fredde di Louis stringere le sue e condurle vicino al suo punto più nascosto, più proibito. Sfiorò la sua entrata e sentì il pigolio che emise l'oscena bocca del maggiore, mentre inarcava la schiena e sporgeva il sedere verso il suo tocco. Con una mano afferrò una natica, stringendola con forza e facendo aumentare di volume i rumori che Louis produceva, mentre con l'altra lo provocava, pizzicandogli la pelle attorno al buchino stretto e pulsante.
Louis strinse i suoi capelli in una morsa dolorosa e lo costrinse ad alzare lo sguardo, direzionandogli la testa verso il suo viso. E oddio, il suo viso. Harry sarebbe potuto morire di piacere nel guardarlo, arrossato e piacevolmente appagato. Gli occhi erano ricolmi di lacrime, le labbra erano gonfie e mangiucchiate, i capelli scaruffati e umidi di sudore.
"F-fai l'amore con me, Har-" delle lame trapassarono il sospiro di Louis, facendolo morire sul colpo. Harry vide la violenza e la rabbia dell'intero universo riversarsi sul corpo dell'amore della sua vita. Lo vide, lo vide eccome. Sentì anche il suo corpo devastato da un moto di rabbia cieca nel momento in cui una lancia trapassò da parte a parte il cranio di Louis, distruggendogli quei bellissimi lineamenti per sempre. La stanchezza e il dolore si impossessarono di lui quando gridò con tutto sé stesso, impietrito dalla disperazione. Come? Perché?
Il corpo di Louis era irriconoscibile, ridotto a un ammasso di carne e sangue, come maciullato.
Harry scoppiò in lacrime, non riuscendo neppure a capire cosa stesse accadendo allo spazio attorno a lui. Ansimò in cerca d'aria e milioni di odiose situazioni fasulle gli entrarono in testa. Lui e Louis che ballavano a un matrimonio campagnolo, delle corone di fiori che decoravano i loro capelli mentre l'allegra musica che aleggiava nell'aria li catturava. Lui e Louis su una barca in legno, mentre il verde della natura li circondava e i vestiti del maggiore erano semplici, familiari. Lui e Louis su un letto matrimoniale, intenti a baciarsi dolcemente, mentre le stelle sopra di loro illuminavano debolmente i loro corpi. Lui e Louis su uno slittino, con le guance rosse e i sorrisi che arrivavano fino alle orecchie.
Erano solo dei flash, ma il suo amore si mescolava al dolore, accrescendo in lui una sensazione irrefrenabile e inestinguibile. La capacità di vedere oltre.
Si accasciò al suolo, accanto al suo Louis. Carezzò la sua pelle, o ciò che ne era rimasto, cercando di individuare il viso che tanto amava, che tanto aveva amato e che tanto avrebbe amato. Riconobbe un occhio e gli si avvicinò, ignorando il dolore al petto, ignorando ogni singola sensazione spiacevole e concentrandosi sul calore che il pensiero del maggiore gli infondeva all'altezza del cuore.
"Louis." era il suo nome, era un sospiro. Un soffio di vento. Come un sì. C'è più durezza nella pronuncia di un 'no', seppure sussurrato. Un 'sì' è delicato, dolce. Così era la parola 'Louis'. Era un'affermazione, un infinito così unico e profondo da risultare spaventosamente amabile.
"Louis." Ancora il vento, ancora quella sensazione mistica e impossibile da descrivere. Non esistevano parole, non esisteranno parole per un sentimento simile. Le lacrime erano un fiume in discesa, una fontana di montagna che faceva sgorgare acqua gelida e purissima.
"Louis." Sta volta il suono fu più duro, poiché la sua voce si spezzò in un singhiozzo rumoroso. Quanto aveva sperato di averlo accanto a sé in quel modo. Quanto lo aveva desiderato. Quanto si era imposto di dimenticarlo. Ma come poteva, se era grazie a Louis che era divenuto ciò che era?
Gli carezzò uno zigomo, impregnandosi le dita di sangue caldo e grumoso. Deglutì, sentendosi terribilmente amato. "Ti amo così tanto." soffiò, piagnucolando come un bambino. "Sei l'origine del mio amore, Louis. Dall'aria che respiro, fino all'amore di cui ho bisogno per respirare. Sei l'origine di tutto il mio amore, e ti amo così tanto per questo."
Louis parve sorridere, prima di socchiudere la palpebra e addormentarsi. Harry, con un pochino d'esitazione, fece lo stesso.

Harry si risvegliò giorni dopo in uno dei peggiori gironi dell'inferno: l'ospedale per i membri dell'esercito. La luce bianca a led lo accecava con prepotenza, così si portò una mano al viso per cercare di coprirsi il viso. La pelle era pallida, bianca come il tessuto di un lenzuolo e liscia come la superficie di un lago. Sentì un improvviso dolore al petto, come se gli avessero gettato dei mattoni sopra le costole. Boccheggiando, cercò di tastare con l'altra mano il torace, ma il braccio era ancorato saldamente al lettino dove era steso. Harry, ancor più allarmato di prima, si dimenò, nel tentativo di liberarsi.
"Oh, no, soldato Styles. Cosa stai facendo? Così peggiorerai la situazione." La figura a fatica riconoscibile -sciocchi inganni della memoria- di Frederich Lagner e quella un po' più alta di Cassian Wertmond erano appollaiate vicino a lui.
Harry sgranò gli occhi, sentendosi ancor più agitato. "Cosa ci faccio qui?"
Cassian si stropicciò un occhio, stancamente. Non era molto professionale, non lo era mai stato, il più delle volte si dimenticava persino degli appellativi che venivano -e dovevano essere- pronunciati prima del nome, facendo figure non proprio degne della sua posizione. Ma era forse per questo che era uno dei migliori? Frederich si sistemò sulla sedia, guardandolo profondamente: sembrava che i suoi capelli in quel breve periodo di tempo si fossero triplicati, arrivando a sfiorargli gli avanbracci. Harry si chiese come cavolo fosse stato possibile, visto che non erano passati neppure due mesi.
"Dopo l'incidente al vostro allenamento, Jon Callington in persona ci ha autorizzato a compiere sul tuo corpo una delle prime operazioni di questo tipo. Vedi, soldato Styles-" Cassian fece un profondo respiro, come una fottutissima pausa drammatica. Risultava quasi ridicolo se non fosse stato un momento così dannatamente delicato. "Durante l'esplosione hai perso la tua mano destra."
Harry sfarfallò le ciglia, sentendosi incredibilmente irritato. "Questo già lo sospettavo. Sapete, avevo visto la mano galleggiare vicino a me poco prima di perdere i sensi."
Frederich non si scompose minimamente, al contrario di Wertmond che sussultò, quasi impercettibilmente.
"La tua nuova mano è uguale esteriormente a quella di un comune soldato Mhear, ma c'è di più. Questa ha la possibilità di sganciare il fucile e muovere le dita meccaniche attorno all'arma. Dunque ti sarà possibile scrivere e tenere oggetti in mano. Tuttavia questo è un brevetto, ancora da lanciare sul mercato. Dunque se in qualche modo il dispositivo dovesse avere un malfunzionamento e questa lucina si dovesse accendere -l'uomo indicò un bottoncino spento- non dovrai fare altro che premere il tasto dell'autodistruzione, che se abbassata la leva che vedi qui -e indicò una levetta verde- non dovrebbe risultarti fatale."
Harry si sentì confuso e sospettoso. Non andava bene, c'era qualcosa che non quadrava. Perché avrebbero dovuto operarlo così radicalmente e mettergli un'arma addosso? Era vero che un giorno sarebbe dovuto diventare un soldato, ma i Troidars non avevano lo stesso procedimento che utilizzava il popolo dei Laidir?
Cercò di spostare una gamba, ma sentì come degli insetti che gli penetravano la pelle con i loro pungiglioni. SI accasciò all'indietro, mentre Frederich gli si avvicinava e lo sistemava meglio sul materasso.
"Jon Callington ha inoltre autorizzato i chirurghi a impiantarti i sensori neri nelle gambe, perché ha deciso che subito dopo la cerimonia che ti accoglierà come effettivo membro nell'esercito sarai uno dei primi soldati che manderà sul campo. Congratulazioni." l'ultima parola suonava come un 'mi dispiace'.
"La mia cerimonia non avverrà prima dei prossimi tre anni." bisbigliò Harry, sentendo un peso sul petto gravare come mai prima di allora.
Frederich scosse delicatamente il capo, mentre Wertmond rispondeva alla sua affermazione.
"Sei stato ammesso a quella di quest'anno. Sei il più giovane soldato di tutta la storia dei Troidars."
Forse doveva risultare un complimento, ma non appena entrambi gli uomini uscirono dalla stanza nessuno impedì a Harry di scoppiare in lacrime, distrutto. Non andava per niente bene.

Giorni dopo, quando bussò al portone di casa, non aspettò neppure di entrare che già si era messo a piangere come un bambino, attirando l'attenzione delle persone che passavano per il corridoio. Maya gli aprì la porta, ritrovandoselo fra le braccia e, seppure fosse molto più bassa di lui, pareva sostenerlo come mai prima di allora. Harry era un disastro di lamenti e guance arrossate, mentre le stringeva i capelli con forza e singhiozzava più forte, osservando quell'orrore che aveva al posto della sua mano destra. Un'arma, un odioso strumento di distruzione che non avrebbe mai potuto donare amore. Come avrebbe potuto prendere in braccio suo figlio? Come avrebbe potuto accarezzarlo? Come avrebbe potuto sfiorare il capo di Louis?
Proprio Louis lo stava osservando, limitandosi a rimanersene là in piedi, pietrificato. Harry pianse più forte staccandosi dal corpo di Maya, perché era chiaro che Louis non avrebbe mai accettato di stare con lui. Come sarebbe stato amato dall'uomo più perfetto che conosceva se lui era così odiosamente imperfetto? Solo... avrebbe voluto che Louis dicesse qualcosa, qualunque cosa. Gli andava bene un insulto, una frase d'amore.
Il liscio però sorrise, lasciando che una lacrima gli rigasse il volto e scendesse delicatamente lungo la sua guancia, giù per il mento e infine sulla sua maglia. "Sapevo che non eri scappato via da me." sussurrò, correndogli in contro.
Harry, che in quel momento si sentiva perso, arretrò, scuotendo il capo. "No, Lou."
Louis sorrise ancora di più, portandogli le mani alle spalle e ancorandosi a lui. "Sei bellissimo." proseguì, prendendogli il braccio destro e guardando la sua nuova mano. Harry riuscì a scorgere un'espressione di puro dolore e dispiacere dipingere il viso di Louis, talmente profondamente da riuscire a percepire il suo dolore. "Sei bellissimo." ripeté il maggiore, maneggiando l'arto artificiale di Harry e riuscendo a staccare il fucile ancorato a questo. Il riccio mosse le dita lentamente, non riuscendo a sentirle. Louis portò la mano del ragazzo vicino al suo fianco, incitandolo a carezzarlo. "Sei così bello, Harry." singhiozzò sulle sue labbra, poco prima di baciarlo con passione. E come Harry aveva sempre creduto -ma che in quel momento aveva dimenticato-, c'era sempre speranza. Ce ne sarebbe stata, non solo per loro, per l'intero mondo.
Si baciarono dimenticandosi di essere lì, dimenticandosi che Maya li stesse osservando, dimenticandosi della mano robotica e degli anni passati. C'erano loro, c'era l'amore.
Si staccarono lentamente, sorridendosi a vicenda e arrossendo teneramente.
"Ho un piano Louis, ce ne andremo tutti da qua. Ma tu devi prima aiutarmi a fare una cosa." Louis annuì, intrecciando le loro dita.

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