I can't stop hearing all the words you said

"Okay, no aspettate! Aspettate! Sentite questa-" Aaron si asciugò in fretta le lacrime aglio occhi e represse una risata sincera "-Sapete cosa fa una mucca che imbraccia un fucile? VACCACCIA!"

Harry si portò le mani alle labbra e gettò la testa contro la poltrona, sconvolto. Maya fece una smorfia prima di scuotere il capo energicamente e sbuffare "Dio, adesso capisco perché c'è così poca gente a questi spettacolini" Rowan le tirò uno schiaffo amichevole sulla spalla prima di carezzare velocemente quella del riccio. Harry le sorrise proprio quando il violinista fece scendere dal palco i due fidanzatini che si erano sfidati precedentemente in un'esilarante sfida di barzellette e di battute squallide. Harry non vedeva l'ora di raccontarne alcune a Louis.

"Allora ragazzi, abbiamo cantato, abbiamo imparato a strimpellare qualche nota su questo curioso strumento -fece un cenno alla giovane donna a cui aveva insegnato l'Inno alla Gioia e lei arrossì immediatamente. O era timida o il violinista aveva suscitato in lei un notevole interesse-, abbiamo fatto battaglie di rap e di battute. Dunque non abbiamo ancora ballato." Harry sfarfallò confuso le ciglia quando l'uomo dai capelli dorati gli porse la mano, come se si potessero davvero toccare "Ti ho adocchiato subito Harry. Dai vieni quassù, non farti pregare ricciolino!"

Rowan e Maya euforiche ed eccitate lo spintonarono letteralmente vero il palcoscenico e quando salì i gradini sentì le sue gambe farsi molli anche se non doveva esibirsi e non vi erano troppi spettatori. Quei pochi erano amici di Aaron o famiglie che avevano deciso di restare per passare una serata piacevole.

"Eccolo qui splendente come il sole!" Aaron gli fece un occhiolino e si stiracchiò la schiena, muovendo nel contempo circolarmente le spalle. Harry arrossì al complimento -diamine in quel momento capiva a pieno quella ragazza- e si portò nervosamente dei ricci dietro l'orecchio. Non era molto abituato a dei complimenti provenienti dalle altre persone. "Sai Occhioni Verdi, devi sapere che adesso io ti metterò alla prova, qui davanti a tutti" il pubblico incitato dalle due compagne di Harry iniziò a emettere un 'WOO' molto prolungato e grave mentre lui si mordeva il labbro a sangue sia per trattenersi dal ridere che per sopprimere il nervosismo.
"Sì, oggi voglio proprio che tu mi dimostri quanto puoi coinvolgere un pubblico. Come in quella piazza. Lo farai vero? Andiamo Harry ho scommesso su di te con la parte malvagia di me stesso. Sai tipo... Dottor Jekill e Mister Hide? No?"

Quando il ragazzo scosse il capo Aaron alzò le spalle fingendo un'aria afflitta e devastata, dopodiché si portò lo strumento fra la spalla e il mento e i suoi occhi si specchiarono in quelli di Harry. Pareva volessero urlargli qualcosa, ma le sue intenzioni erano incomprensibili.

Il braccio saettò talmente velocemente che nessuno fece in tempo ad accorgersene: la melodia era veloce, orecchiabile e incalzante. Decisamente un brano su cui scatenarsi.
Pensa alla piazza! si disse Harry mentre tenendo il tempo iniziava a scuotere la mano come se stesse avvitando una lampadina. Mosse insicuro i piedi non sapendo bene come ballare su quel tipo di note, inoltre lui non conosceva nessun tipo di ballo. O forse sì?

"Rowan! Maya!" le due schizzarono con una tale foga sul palco come se fossero già state preparate per farlo. La biondina una volta che si trovò alla sinistra del riccio cominciò a imitarlo e a battere un piede sulle travi in legno che li sostenevano. Batté i palmi delle mani due volte sul petto con delicatezza e poi schioccò le dita, continuando a ripete il gesto. Rowan richiamò il riccio e gli mostrò come muovere i piedi rapidamente, dando una sensazione di semplicità unica. Harry le imitò entrambe e quando Aaron entrò nel vivo della canzone le prese per mano e le fece volteggiare insieme. L'espressione concentrata del trio lasciò subito spazio a una più calma e rilassata. Era solo una serata per divertirsi e non c'era alcun bisogno di temere il giudizio altrui.

Senza accorgersene Harry iniziò a muovere i fianchi a tempo e prendendoci la mano si avvicinò al violinista e lo guardò giocosamente mordendosi le labbra, quasi ammiccando in sua direzione. Egli fischiò divertito e fece un inchino in risposta, incoraggiando il minore. Harry guardò il pubblico che gli parve una folla e dopo aver rintracciato un gruppo di bambini fece un veloce cenno verso di loro e urlò "Cosa ci fate lì?"

Fece due giravolte su sé stesso a braccia spalancate quando i piccoli ridendo e saltellando cominciarono a correre in direzione del palco, verso di lui. Era semplicemente perfetta quella sensazione sottopelle, bruciava intensamente e lui non l'avrebbe mai potuta spegnere. Non avrebbe mai voluto. Di cos'altro aveva bisogno?
"Signora, venga!" gridò prima di scendere le scalette e di precipitarsi verso una coppia dall'aria quasi schifata; prese per mano la donna e agitò divertito i fianchi, trascinandola a ballare "Andiamo, muoviti!" esclamò esclamato a un quattordicenne dall'aria annoiata.

Aaron aveva cominciato a muoversi fra le persone che si scatenavano sul palco con aria aggraziata, come un gatto. Si piegò sulle ginocchia e sotto lo sguardo sconvolto della donna le baciò la mano -con l'aiuto del riccio che gliela porse, ovviamente-. Harry rideva sguaiatamente senza una vera ragione, senza che avesse visto niente di buffo. Voleva tanto stringere ogni persona che ballava con lui e dirli che non importava se il mondo poteva essere orribile, la vita era il dono più grande. La vita può essere distruttiva, ma non vi è nulla di più bello di questa.

La voce del signor direttore lo fece sobbalzare e si scontrò inavvertitamente contro una bambina a cui chiese immediatamente scusa, dolcemente. "Chi è lei? Non ha pagato il biglietto-" una voce che fece tremare il cuore di Harry sovrastò il suono del violino e tutti tranne i bambini si fermarono, impietriti. "Non me ne fotte un cazzo del biglietto, voglio sapere dov'è Harry. So che è qui porca puttana! Tiratelo fuori o giuro che -quanto è vero il mio nome- faccio fallire questo schifo di posto!". Louis?
Rowan e Maya si pararono davanti al riccio e gli intimarono senza troppe cerimonie di nascondersi dietro le quinte e di cercare una porta che in seguito lo avrebbe condotto fuori.
Harry non le guardò in faccia ma se avesse potuto avrebbe visto due sguardi completamente terrorizzati: quell'uomo sembrava un pericolo e l'impersonificazione della violenza.

Con le gambe tremanti Harry le scansò garbatamente rivolgendo loro un sorriso rassicurante: per quanto la voce di Louis lo stesse facendo tremare lui conosceva il liscio, sapeva che non avrebbe mai potuto ferirlo. Louis non era una persona che alzava le mani, su di lui non l'aveva fatto neppure una volta, neppure per sbaglio.

Scese dal palcoscenico sotto gli sguardi di tutti gli spettatori e quando sentì una mano calda premere sulla sua spalla scansò anche questa delicatamente. Aaron non riusciva a capirlo.

I passi che separavano i due si fecero incandescenti e una donna sospirò, sconvolta: ogni persona presente in quella sala conosceva il dolore, la paura. Sapevano a cosa stava andando incontro Harry inconsciamente e avrebbero dovuto proteggerlo. Il riccio non conosceva la crudeltà umana, era un bambino sotto questo punto di vista.
Non sapeva qualcosa che gli altri non sapevano, era semplicemente incosciente.
"Harry non-" Rowan cercò di parlare.

"L-" i suoi bellissimi boccoli vennero tirati all'indietro e il primo schiaffo arrivò con una tale prepotenza da farlo boccheggiare, spaventato. Il secondo gli fece rivoltare il capo e sentì il sangue affluirgli in entrambi i punti colpiti. Louis era una bestia.

Lo gettò a terra e prima che il violinista, due ragazzi e il signor direttore intervenissero gli aveva già colpito sei volte il torace, le gambe e una spalla. Harry era semplicemente un disastro quando due donne lo aiutarono ad alzarsi. Cercava di reprimere i singhiozzi mentre del sangue gli fuoriusciva dalle labbra e dal naso, doveva aver sbattuto il viso a terra nella caduta. Sentiva un peso enorme, una sorta di masso inspiegabile che si era depositato sui suoi polmoni e gli stava schiacciando lentamente. Non capiva se era per il dolore fisico o per quello emotivo.

"Fai la troia? Ti dico di rimanere in camera e tu come la peggiore delle puttane scappi dalla finestra e ti rifugi fra le braccia di un violinista? Che c'è? Ti sei già venduto a lui?" i bambini corsero dalle proprie famiglie spaventati, alcuni in lacrime. Il salone era così stretto per la tensione e il dolore che si respirava. Harry non riusciva a reagire, si sentiva spezzato. Sfiorò con delicatezza il naso e quando le sue dita furono zuppe di sangue se le portò davanti ai suoi occhioni. Spalancò le labbra ma neppure un suono uscì. Forse Louis gli aveva portato via la voce e la voglia di parlare per sempre.

"Ascoltami cazzo!" venne strattonato verso il liscio e "Tu non la passi liscia" gli sussurrò. Aaron li guardò per un secondo e poi poggiò la mano su quella di Louis: pareva che i suoi gesti stessero gridando Ti prego, non toccarlo. Non ne sarai mai degno.

La piccola mano del Suile cadde a peso morto di fianco al busto del ragazzo mentre il violinista tirava fuori dalla tasca un fazzoletto bianco come una perla e lo accostava al viso del riccio. La stoffa sfregò sulla pelle martoriata e creò un bruciore che divampò in un secondo. Harry singhiozzò e un lamento si propagò per la sala. "F-fa ma-ale..." pianse più forte.

Entrarono in casa in religioso silenzio e il riccio risucchiò dell'aria quando vide una figura stravaccata sul tavolo della cucina.

"Adam era venuto a passare un po' di tempo in mia compagnia, sai le solite chiacchiere fra Suile. E' stato quando ha bevuto il tè nella tazza ed è come svenuto d'improvviso che mi sono accorto-" Harry strinse i denti e si concentrò su altro.
Non voleva sentire quella voce, quelle labbra erano così sporche. False.

Poteva ricordare solamente ciò che aveva provato meno di mezz'ora prima: i presenti dopo che Aaron lo aveva carezzato e baciato dolcemente sulla fronte lo avevano lasciato andare con Louis ugualmente, nonostante avessero visto ciò che gli aveva fatto. Nonostante il sangue che colava dal suo viso. Erano mortificati, questo è vero, ma nessuno aveva alzato un dito.

Il mondo non era perfetto, il mondo non era un bel posto.
Louis glielo aveva insegnato quella sera.

"Mi stai ascoltando?" sfiorò con le dita dal sangue secco il tavolo, le venature che scorrevano sotto i suoi polpastrelli "Perché dovrei ascoltarti? Farai ciò che hai fatto stasera?"

Louis aveva un'espressione glaciale, faceva paura.
"Tu sei andato via e-" Harry singhiozzò di nuovo e cercò di aspirare dell'aria. Aveva bisogno di uscire. Il mondo esterno dava assuefazione "Mi hai picchiato davanti a tutti! Mi hai ferito e -boccheggiò- solo perché sono uscito da questo buco! Vivo qui da una vita e tu non puoi impedirmi di andare a un concerto se ne ho voglia! Non sono di tua proprietà!"

"Ma il mondo la fuori non è un bel posto Harry" Louis stava urlando e nei suoi occhi vi era paura, vi era disperazione. Pareva che volessero pregarlo di non lasciarlo, altrimenti sarebbe morto. Harry non capì. Louis aveva bisogno di lui, non avrebbe mai potuto lasciarlo. Ferirlo? A quanto pare sì. Distruggerlo? Certamente. Ucciderlo? Probabile. Lasciarlo? Mai.

"Sei tu che non conosci il mondo! Sei tu che non comprendi quanto io abbia bisogno di andarmene!" Erano due armi letali pronte a uccidersi: Harry aveva imparato dal migliore infondo. Non contavano le parole in quel momento, contavano solamente quanto queste avrebbero ferito l'altro.

"Oh Haz" Harry si lamentò quando quel nomignolo spezzò il silenzio che si era formato per alcuni minuti. Non avrebbe mai più voluto sentire quel vezzeggiativo rivolto a sé stesso. Mai più. Il modo in cui Louis l'aveva detto gli aveva provocato dei brividi per niente piacevoli per la schiena "Avrai tutto il tempo di vagare come un cagnolino affamato quando io partirò domani"

Erano solo parole, ma quando quel macigno venne rialzato e gettato nuovamente sui polmoni del riccio egli pensò che erano come pugni. Avrebbe voluto cancellarsi la memoria, strapparsi le orecchie. Quella frase continuava a rimbombare dentro di lui e il suo cervello non aveva neppure più la forza di elaborare qualcosa, di comandare i suoi arti. Si poggiò sullo schienale della sedia "C-osa?" Louis aveva le lacrime agli occhi dalla rabbia, dalla frustrazione. Dalla paura "Domani vado via. Adam era venuto per dirmi che il nostro superiore ci vuole entrambi attivi, e ci vuole ora".

Harry portò le mani sulle guance e ci premette con forza, sentendo il bruciore degli schiaffi "Avevi promesso-" Louis lo interruppe "Anche tu".

Il riccio gli si avvicinò lentamente e quando fu a un palmo dal suo naso soffiò sulle sue labbra, delicatamente. Come fosse stato un anelito di vento.
"Sei un mostro come tutti gli altri."

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