Happiness means holding hands and go far away

"Harry, svelto vieni qua fuori!" il riccio si stiracchiò sul letto, sbadigliando sonoramente. L'allenamento di nuoto era stato faticoso e intenso, non privo di difficoltà. Quel giorno i loro istruttori li avevano fatti nuotare con i piedi legati, impossibilitandoli all'uso di questi e costringendoli a nuotare solo con le braccia. Era parte dell'addestramento dei militari Troidars, anzi, a detta dell'istruttrice Mailee era una delle basi.
"Immaginate se vi fossero state amputate entrambe le gambe, come fareste a nuotare?" Come farei ad essere ancora vivo?! si era chiesto Harry mentre due ragazzi non troppo più grandi di lui stringevano la corda attorno alle sue caviglie.
Sebbene non avesse avuto più attacchi di panico da tempo ,grazie alla cura a base di medicinali a cui era stato sottoposto sotto consiglio di Callington e Hayden, quel pomeriggio aveva fatto particolare fatica a rimanere concentrato sulle mattonelle del fondo vasca e non sulla lunghezza che avrebbe dovuto percorrere.

"No!" si lamentò debolmente, gettando il viso nel cuscino e mugolando. Renee e Charlie lo stavano guardando severamente da dietro il vetro della porta-finestra. Più che severamente stavano fingendo di essere irritati dal suo comportamento. Erano due dei suoi compagni di corso e col passare dei giorni avevano scoperto non solo di abitare sullo stesso piano dell'edificio, ma anche di essere molto compatibili fra di loro. Certo, quando la sera subito dopo l'incidente della piscina era stato svegliato da un bussare incessante alla porta-finestra di camera sua, la paura e la confusione avevano preso il possesso del suo corpo. Specialmente quando aveva visto una ragazzina dai foltissimi e rossi capelli farsi piccola dinanzi a lui, il buio che non la rendeva neppure visibile. Renee si era scusata con lui quella sera, riferendogli che era stata lei la ragazza che l'aveva spinto in acqua e che non avrebbe mai pensato a una simile reazione da parte sua.

"Andiamo Styles, muovi quel culo! Anche noi abbiamo fatto l'allenamento come te, ma non siamo dei fottuti scansafatiche!" Charlie scassinò la porta-finestra, entrando nella piccola camera di Harry e tirandolo a sedere per le spalle. "Nooo!" si lamentò di nuovo il riccio, divincolandosi dalla sua presa "Uno di questi giorni dovresti volartene a fanculo, è un bel posto, sai?" borbottò, le parole impastate dal sonno. Quando era tornato dall'allenamento non aveva neppure mangiato, si era semplicemente lasciato abbracciare da Maya e, dopo aver recato un po' di attenzioni al suo piccolo Loraya, si era gettato sulle morbide coperte mentre il sole che stava ormai tramontando.

"Perché? Tu l'hai mai visitato?" lo sbeffeggiò il ragazzo, ottenendo un grugnito di dissenso e un corpo snello e longilineo schiacciato sulle sue gambe "E reggiti in piedi, Harold! Volevamo andare un po' a correre sta-"
"Ma voi non vi stancate mai?" Renee si era seduta sul letto, cominciando a controllare i cassetti del comodino in legno. Uno dei suoi difetti era quello di essere un'impicciona di prima categoria, comparabile solamente alla sua cleptomania.
"E questo cos'è?!" strillò letteralmente, aprendo un foglietto tutto spiegazzato rimasto in fondo allo scompartimento oscuro "L'ultima volta che ho controllato non c'era!".

Harry parve prendere una scossa, tanto che incominciò a dimenarsi fra le braccia di Charlie. La porta si spalancò d'improvviso, rivelando una Maya dai capelli arruffati e con un mestolo sporco di sugo in mano. "Che sta succedendo qui?" sorrise. A Charlie si illuminarono gli occhi alla vista della ragazza, attirata sicuramente dallo schiamazzare della rossa, così mostrando i suoi denti bianchi e dritti rispose al sorriso. "Niente di che, raggio di sole. Renee ha solo trovato qualcosa di interessante sul nostro caro Harold qui presente". La bionda alzò un sopracciglio, sorpresa dalla tanta sfacciataggine che aveva quel castano tutte lentiggini e occhi gialli, carichi di elettricità.

"C'era un ragazzo dagli occhi blu che mi stava stringendo-" recitò Renee attirando l'attenzione di tutti. "-era tutto confuso, non ricordo granché-" Harry si dimenò ancora di più, continuando a ripetere 'sono faccende personali'. Forse era il modo in cui era stato svegliato o altro, ma in quel momento non riusciva a portare rancore verso i due ragazzi che stavano profanando i suoi ricordi. Era come se si potesse fidare di loro, era come un gioco che si intrattiene per scherzo. "Solo che quelle braccia mi davano un senso di appartenenza. Io ero suo e-" Charlie emise un sonoro 'Wooo, qui qualcuno ci nascondeva qualcosa di davvero importante!' prima che Maya gli si avvicinasse, agitando il mestolo giocosamente.

"Eddai, finitela!" si lagnò Harry, ma in un lampo i due ragazzi uscirono dalla porta-finestra, con il foglio dove appuntava i suoi sogni ricorrenti, non prima però di aver salutato con un rapido 'Alla prossima Maya!' la biondina. Il riccio scattò subito dietro di loro, veloce come un razzo. Il balcone era un largo spiazzo che tutti gli appartamenti di quel piano avevano in comune, dove la maggior parte dei loro condomini si recavano per godersi il tramonto serale. C'erano famiglie che passavano un pacifico momento, fumatori, amici che sghignazzavano.

"-E LUI IN UN CERTO SENSO ERA MIO!" gridò Renee continuando la sua corsa, cercando di farsi sentire sia da Harry che dal maggior numero di persone attorno a loro, riuscendo a catturarne l'attenzione. "Si fa sempre più intenso, Styles!" esclamò Charlie facendo ridacchiare un paio di loro coetanei. I due compagni di Harry imboccarono il corridoio principale che si gettava sulla tromba delle scale, che li avrebbe condotti fuori. Continuarono a urlare i ricordi del riccio per tutto l'edificio, ma ciò in quel momento non pesò minimamente ad Harry. Chissà, quando magari si fosse accorto della concretezza delle loro azioni si sarebbe arrabbiato, o sentito tremendamente umiliato. Ma in quel momento non riusciva a trovare le parole giuste per esprimersi, per descrivere quella sensazione strana che sentiva dentro di sé. Riusciva solamente a correre dietro ai suoi amici, intenti a sbandierare i suoi segreti a chiunque nel raggio di metri.

"Stava piangendo con me... non ne comprendevo il motivo" Renee iniziava ad avere il fiatone quando raggiunsero il ponte che conduceva al lago, la periferia della città alle porte. Sotto questo vi scorreva un fiume che in quei giorni non era particolarmente in piena, anzi, a volte vi avevano addirittura fatto il bagno senza essere stati travolti dalla corrente. "Continua tu, devo riprendermi" soffiò a Charlie, porgendogli il foglio. Harry vedendoli più stanchi cominciò ad aumentare la velocità. stringendo i denti e reprimendo il bruciare dei suoi polmoni. C'era quasi. Sorrise debolmente quando sentì il ragazzo dire "Potevo sentire il suo... fiato? Fato? Come fai a leggerci qualcosa, Renee? Ha una calligrafia terribile!".

Essendo loro tre dei ragazzi scelti per l'addestramento speciale erano liberi di girovagare per la città in solitudine -cioè privi di scorta- solo dopo aver avuto il colloquio con uno dei generali dell'esercito. A loro era stato accordato quel permesso da Jon Callington in persona, un pomeriggio di appena una settimana prima. Era stato 'sorprendente' il loro livello di progresso, a detta dell'uomo, elogiando in particolar modo Harry.

Non avere attorno uomini che monitorizzavano ogni istante della sua giornata tranquillizzavano il riccio, che altrimenti si sarebbe sentito nervoso come non mai. Odiava gli spazi chiusi e quei soldati che l'accompagnavano ovunque lo rendevano irrequieto.

"PRESO!" gridò esultante quando afferrò la manica della maglietta rossa di Charlie, gettandolo a terra non proprio delicatamente. Il castano mugolò, contrariato. Renee si fermò, sbuffando un sonoro "Sei un caso perso Walker!" e sedendosi a terra per riprendere fiato.

"Quelle cose -Charlie inspirò, cercando di respirare regolarmente- sono sogni? O-" Harry annuì. prendendo il foglietto dalle mani del ragazzo e riponendolo in tasca. Sorrise allo sguardo preoccupato della rossa, rassicurandola.

C'erano ancora alcuni momenti decisamente spiacevoli da ricordare, ma ormai quasi ogni singolo sprazzo della sua vita passata invece di rattristarlo e confonderlo lo rendevano febbrile, curioso. Quella sua vena bambinesca non si sarebbe spenta tanto facilmente e per questo, nonostante non avesse una scorta, molti soldati, quando passava per le zone più affollate della capitale lo tenevano d'occhio per conto di Oberonn Hayden, ovviamente a sua insaputa.

La ragazza gli poggiò una mano sulla spalla, carezzandola esitante. "Ancora sogni brutti?" gli chiese come la più infantile delle bambine. "No... solo deprimenti" sospirò Harry, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi che d'improvviso lo ferivano "Mi fanno sentire uno stupido".

I due si avvicinarono a lui, cercando di donargli tutto l'affetto di cui aveva bisogno. Uno dei lati più belli, se non il più bello, di Harry era il suo carattere amabile. Nessuno poteva odiarlo dopo aver passato del tempo con lui: c'era una sorta di calamita inarrestabile, una strano fascino che lui emanava.

Aveva raccontato loro della proprietaria del forno a cui lavorava quando ancora era a Bàistachport, di come lei inizialmente pareva odiarlo con tutto il suo cuore e di come poi una sera gli aveva lasciato portare via due filoni di pane appena usciti dal forno. Raccontava anche di come ogni volta lui rubasse di nascosto alcune caramelle per i suoi vecchi coinquilini, rintanati come topi in quella casa ammuffita e troppo piccola. Non era stata una vita semplice la loro, ma era stata pur sempre un vita. C'era stata familiarità nei loro gesti quando lo accolsero con loro, mentre i soldati dei Laidir li inseguivano per le foreste.

Non c'erano bisogno di parole, avrebbero solo peggiorato la situazione. Non c'erano scuse che tenevano, non c'erano promesse che non s'infrangevano in un'istante.
Era sorprendente quanto Harry divenisse dipendente da una persona non appena vi si affezionava particolarmente. Prima Louis, poi Jonas. Con quest'ultimo c'era stato del vero e proprio rapporto, fatto di baci e di notti di passione. (Non che con Louis non avesse mai desiderato che non fosse così. Anzi, a volte pensava a come sarebbe stata bella una relazione più intensa con il liscio). Harry non rimpiangeva quelle notti, però rimpiangeva il suo vecchio compagno e l'affetto che gli dimostrava nei più piccoli gesti.

Ora c'erano Maya, Loraya, Renee, Charlie, Des, George, Margaret... Quanti nomi.
Il riccio si sentiva un vero mostro quando a volte di notte si chiedeva quanti di loro sarebbero vissuti fino alla vecchiaia. Erano troppe le persone che aveva visto morire, erano troppi i visi. Era semplicemente inestimabile ciò che la vita gli aveva tolto e ciò che gli aveva donato, pareva quasi che si prendesse gioco di lui.

Ne ebbe la conferma quando un uccello fece i suoi bisogni sulla sua spalla, mentre i suoi compagni cercavano di reprimere le risate.

"Oh andiamo!" gridò irritato, additando il volatile che si librava nel cielo macchiato di bianchi batuffoli di cotone. "Mi prendi in giro, eh? Aspetta che mi crescano le ali e vedrai!" il tono in cui lo disse fece ridere Renee, che si alzò e gli strinse la mano, tirandolo in piedi.

"Tranquillo, porta fortuna!" esclamò pizzicandogli le guance scherzosamente, facendogli sparire quel broncio scontroso dal viso. "Andiamo giù al fiume, ti laviamo via quello schifo di dosso". Charlie li scimmiottò, prendendo l'altra mano del riccio e cominciando a saltellare e a dondolare il braccio. Sorrideva esageratamente e la rossa cominciò a imitarlo.

"Voi mi inquietate ogni giorno di più" borbottò Harry mentre i due lo trascinavano fino alla fine del ponte e giù dalla duna di terra da cui spuntavano arbusti ed erbacce alte e incolte.
"Lo sappiamo, è per questo che sei con noi" ribatté il castano fingendo di ridere istericamente quando vide uno strano animaletto zampettare nell'erba.

"Oh mio Dio Renee, ma quello non sarà per caso un-" la ragazza cacciò un urlo acuto e iniziò a saltellare su sé stessa alzando i piedi più che poteva. Charlie afferrò dalla coda lo zampettiere e si avvicinò pericolosamente alla ragazza, agitandolo verso di lei. "Guarda le sue zampette..." Renee gridò di nuovo e cominciò a correre verso l'acqua, seguita a ruota da Harry e dal ragazzo.

"E dovresti essere una delle ragazze che fa addestramento speciale?!" la derise Charlie, il sorriso che gli arrivava fino alle orecchie. La ragazza imprecò un paio di volte prima di fermarsi, mettendosi in guardia. "Facciamo un patto. Tu lanci in acqua quello schifo e io non ti prendo a calci nelle-" Harry la interruppe, guardando gravemente l'amico "Ti conviene gettarla per davvero, Walker".

Il ragazzo sbuffò, fintamente amareggiato. Lasciò lo zampettiere a terra e si tolse le scarpe, mettendo a mollo i piedi. "Quanto siete noiosi" la ragazza lo imitò, arcuando un sopracciglio verso di lui "Ma davvero? Volevi proprio che ti castrassi eh!". Harry si sedette accanto a loro e dopo essersi tolto le scarpe da ginnastica si sfilò la maglia, mettendola a mollo.

"Qui l'inverno si sente molto meno rispetto a Bàistachport" osservò pensieroso, ricevendo delle conferme da parte dei suoi amici.

"A proposito di Bàistachport... era da tempo che non ti vedevo così preso da qualcuno Charlie" esclamò Renee, alzando e abbassando le sopracciglia con fare ammiccante mentre il ragazzo arrossiva. "Oh, adesso non fare il timido! Com'era? Ah sì! Raggio di sole..." sospirò teatralmente, facendo ridere di gusto il riccio "Credimi Styles, che anche se Maya fosse stata la tua donna il qui presente Charlie-io-sono-un-concentrato-d'innocenza-Walker ci avrebbe flirtato senza troppi problemi". Il castano arrossì e mormorò un deciso "Non è vero!".

"Hai ragione -annuì la rossa. Harry si sistemò meglio a sedere, adorava vederli bisticciare- quindi non è un problema se Maya pende letteralmente dalle labbra di George?"

"Dalle labbra di quello!?" esclamò Charlie, le orecchie che si erano fatte improvvisamente rosse "Ma non ha neanche la nostra età! Non è giusto per lei... è troppo semplice!"

"Perché tu dovresti essere meglio di lui? -obbiettò Renee- Non hai praticamente nulla da offrirle! Né una casa, né qualcosa di concreto. Se ti facessi crescere dei baffi for-"

Un lamento arrivo loro alle orecchie, bloccando la discussione. Era stato debole, forse inesistente. No, non inesistente, altrimenti non se ne sarebbero neppure accorti tutti e tre.
Harry si alzò poggiando i piedi nudi sulla terra e sull'erba. Si avvicinò cautamente all'albero da dove era provenuto quello strano suono, tenendosi in allerta. Poteva essere un animale come poteva essere una trappola, gli avevano insegnato che si poteva aspettare di tutto.

Potevano essere coinvolti in un omicidio, in una di quelle misteriose leggende sui mostri della foresta non troppo lontano da là.

Certo, si aspettava di tutto, era pronto a tutto. Ma non a quello.

"Ha-azz" singhiozzò Louis, le lacrime che rigavano il suo viso sporco di fuliggine e di sangue incrostato. La sua camicia strappata faceva ben intravedere delle ferite profonde e trascurate, probabilmente infettate. La pelle della gambe era stata scorticata, esposta all'aria. Respirava a singhiozzi debolissimi, udibili solo grazie alla spalle che ricevevano dei colpi continui, come se fosse stato davvero colpito da qualcuno in possesso di un'arma. "Louis?" non era possibile, non poteva esserlo.
"T-ti ho-o..." Harry si accasciò accanto a lui, il cuore che batteva forsennatamente. I suoi amici erano divenuti invisibili, assenti. C'era solo lui, esisteva solo lui. "...T-tro-ovato" Louis strinse le palpebre mentre cercava di alzare la mano per carezzare i ricci di Harry. Il minore prese quella piccola mano fra le sue, baciandone senza esitazione ogni nocca. Non importava che fosse sporca, ricoperta di sangue. "Io-" non riusciva a spiegare cosa stava accadendo dentro di lui, c'era una battaglia infinita nelle sue viscere "-andiamo a casa, okay?". Louis strinse maggiormente la presa sulla sua mano per acconsentire, poi perse i sensi. La presa si spense, come la strana luce che i due compagni di Harry avevano visto per alcuni attimi nel suo sguardo.

[Scusatemi se non ho tempo di aggiornare tutte le storie, è l'ultima settimana di scuola e giuro che a inizio vacanze aggiornerò più frequentemente, magari facendo scegliere anche a voi di quali storie volete l'aggiornamento. Grazie per supportarmi.]

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