Everything that kills me makes me feel alive

Le stelle non illuminavano il cielo, c'era qualcosa che non andava.

Era troppo buio, un fremito gli percorse la schiena, alimentato dallo spiffero d'aria invernale che un buco nel muro vicino alla testata del letto faceva entrare.
Allungò una mano verso il lato del materasso dove il liscio dormiva e urlò con tutto se stesso quando la sua mano cadde sul tessuto freddo. La gola bruciò come l'inferno più vivo e rotolò di lato, cercando di aspirare l'odore assente del ragazzo.

"LOU!" singhiozzò disperato, stringendo convulsamente il cuscino della sua unica ancora, del suo insostituibile salvagente. Si sentì morire, la morsa sul petto stringeva con forza e il dolore fisico era pressoché impossibile da sopportare. Cercò la sua scimmia di peluche che stringeva di notte, quando era troppo buio come in quel caso, ma un altro urlo involontario uscì dalle sue labbra: ansimò, l'aria che non riusciva a entrare correttamente nei polmoni.

Sto morendo! Pensò Muoio!

Fu con quel pensiero che il suo cuore, fermatosi precedentemente, cominciò a pompare sangue con velocità. Il battito furioso rimbombava nel suo cranio e lamentandosi fece pressione sui gomiti, alzandosi.
Una forza inaudita si impossessò di Harry e si sentì inaspettatamente più vivo che mai, gli occhi che bruciavano e i denti che dolevano da quanto forte li stava stringendo. Scese dal letto e spostò con furia la libreria che gli bloccava l'uscita, ritrovandosi in cucina. Con il viso contratto da un mix di emozioni troppo intense uscì dalla porta dell'appartamento, scordandosi di chiudere la porta e di essere in pigiama.

Le strade notturne erano quasi deserte: certamente non era cosa da tutti i giorni vedere un ragazzino correre per i marciapiedi sconnessi a piedi nudi, urlando come un demonio. Le lucine per gli alberi natalizi illuminavano una vetrina che attirava molta attenzione da parte dei passanti, chi gioioso e chi un po' meno. Quasi nessuno poteva permettersi dei festeggiamenti degni di essere chiamati tali, non in quei tempi duri: da poco avevano anche imposto una norma per il divieto di circolazione con automobili non appartenenti all'esercito.

Due donne dai capelli raccolti in crocchie perfette vennero travolte da Harry che con sguardo folle non si scusò neppure, proseguendo la corsa sotto gli sguardi curiosi di alcuni ragazzi un po' più avanti. Uno di questi gli fece lo sgambetto e ghignò quando il riccio cadde a terra, rotolando sull'asfalto e sbucciandosi un braccio.
"È quel coglione che vive con Tomlinson!" rise qualcuno, nascosto dal gruppetto: sicuramente ci si sente più forti ad attaccare in tanti un singolo individuo, soprattutto uno come Harry.
Lui si alzò in piedi e ignorandoli riprese la sua corsa gridando, erano le quattro e mezza del mattino.

Non ragionava, non capiva chi si ritrovava davanti, l'unica cosa che il suo cervello ripeteva era una mantra infinita di Lou Lou Lou Lou.

Ancora e ancora quel nome, quella persona così speciale che per lui ormai era tutto, nella maniera più assoluta.

Attraversò una strada senza curarsi dei due fari che illuminavano il suo corpo e non udì il clacson della camionetta: fortunatamente il conducente frenò bruscamente per evitare un impatto mortale, ma questo non impedì ad Harry di ricevere una potente spinta che lo fece cadere a terra.

Dolorante si avvinghiò al parabrezza della camionetta con le unghie, tentando di rialzarsi e ignorando il dolore al busto. Le dita erano congelate e non appena mise un piede per terra cercando di sostenersi la caviglia gli cedette malamente, facendolo lamentare e costringendolo sull'asfalto. Pianse e si contorse come un verme, pregando di rivederlo almeno un'ultima volta, solo per un secondo ancora. Gli sarebbe certamente bastato per una vita intera.

Cominciò a respirare a singhiozzi e in un ulteriore patetico tentativo di rialzarsi fece pressione con le mani: sentì una portiera sbattere e delle voci che arrivavano come ronzii alle sue orecchie.
Due braccia lo sollevarono da sotto le ascelle e riuscì a vedere un viso a lui sconosciuto.

"Amico ma che-" Harry a causa degli sforzi troppo intensi vomitò la poca zuppa con cui aveva cenato sull'uniforme verde scuro del soldato.
Era un disastro di lamenti, sporcizia e lacrime che gridava come se gli stessero estraendo l'intestino, Zayn Malik -il soldato- conosceva quelle urla orribili che gli umani emettevano quando il dolore diveniva assoluto.
Il suo cuore era stato spezzato quando era giovane, giovanissimo, e non era possibile ritornare indietro per impedirlo, per cambiare le cose.

Incapace di formulare un pensiero coerente con la situazione fece un segno ai suoi compagni all'interno del veicolo di aiutarlo, la situazione gli stava sfuggendo di mano ed era la prima volta che si soffermava a soccorrere qualcuno, non essendo un medico e non avendo con se un commilitone che ricopriva quel ruolo.

Si udì un veloce parlottare all'interno della camionetta prima che un ragazzo dai capelli biondi e lisci ne uscì dal retro mangiucchiandosi nervosamente le unghie rovinate.

"Horan" Zayn cercò di tenere fermo Harry che si dimenava in un chiaro segno di ribellione, essendo in uno stato molto confusionale "Io non so cosa fare, sul serio. Zart l'ha quasi messo sotto, quindi non ho la minima idea se ce ne dobbiamo assumere la responsabilità o-"

"Guarda Zayn!" lo interruppe Niall, gli occhi sgranati e stringendo fra due dita un braccialettino di plastica di un arancione brillante, simbolo degli incapaci relativi.

Infatti scritto in carattere ben leggibile sul bracciale vi era la definizione di quello che era Harry Styles: "Individuo che alterna stati di lucidità a stati di incapacità mentale".

Entrambi i ragazzi rimasero turbati: persone come lui non dovevano vagare a quell'ora in città, per questo avrebbero dovuto portarlo all'accampamento. Avevano bisogno di informazioni per risalire al suo nome e al suo curatore, dunque anche al suo luogo di residenza.
Era loro dovere in quegli ultimi tempi occuparsi di casi come quello.

"Niall, aiutami a portarlo su" ordinò il moro prima di stringere Harry a se, lottando ancora con il suo mostro che prendeva il sopravvento.

"LOU! LASCIATEMI, VOGLIO LOU!" pianse mentre veniva strattonato dentro il veicolo.

Molti soldati erano accucciati in piccole nicchie fatte da cuscini consumati e aiutarono i due ragazzi a tenere fermo Harry che non appena sentì dei commenti sul suo stato mentale da due donne pettegole cominciò a insultarle molto pesantemente e a ridere istericamente.

"Avvertite Liam Payne del ragazzo" ordinò Zayn prima di salire sul sedile del passeggero, lasciandoli interdetti e imbarazzati. Nessuno aveva voglia di chiamare Payne, perché nessuno voleva sentire quella sua odiosa voce gongolante.

Quando la camionetta partì Niall si rannicchiò su se stesso e osservò la sua mano sinistra: una mina bersagliera non aveva funzionato correttamente e gli aveva fatto saltare tre dita, le quali erano sostituite da dei moncherini che nessuno una volta che sarebbe tornato a casa avrebbe avuto la forza di guardare. I medici in battaglia avevano fermato i flussi di sangue e le future infezioni che le ferite avrebbero potuto creare cicatrizzandole, ma questo era un argomento ancora intoccabile per lui. Troppo doloroso.

Al loro arrivo al campo Zayn scese dal veicolo e salutò Liam Payne con il classico saluto, freddo e distaccato come sempre. Il castano si accigliò brevemente prima di farsi dire dove avevano messo l'incapace relativo, come se Harry fosse stato solo un oggetto di cui dovevano sbarazzarsi in fretta. E inizialmente poteva anche essere così, ma Niall si ricordava perfettamente che anche individui così disturbati erano comunque persone.

Liam prese in braccio un riccio distrutto che si avvinghiò a lui come un disperato e seguì gli ordini del suo superiore, portandolo sotto gli occhi dei suoi commilitoni dentro la tenda di Sam Claflin, seguito a ruota dal biondino.

Harry venne fatto sedere su un lettino bianco tipo quelli che si trovavano negli ospedali e si fece pensieroso mentre i due soldati con lui attendevano il comandante, irrequieti. Liam pregava internamente che il pazzo se ne stesse buono e zitto, perchè non aveva voglia di infastidire Claflin e soprattutto perchè l'uomo non era molto paziente, dunque una qualsiasi mossa sbagliata e lui in primis ne avrebbe scontato le conseguenze.

Purtroppo però Harry lanciò un grido improvviso che li fece sobbalzare di sorpresa e cominciò a chiedere di un certo 'Lou', del fatto che questi gli aveva promesso qualcosa e che ora era solo. Niall si alzò per consolarlo ma Liam arrivò prima e strinse con forza i capelli di Harry "Devi chiudere la bocca, okay?" sibilò furioso, il viso contratto in una smorfia minacciosa.
"Lascialo in pace Payne!" lo difese il biondino avvicinandosi ai due e tirando una spallata al castano che si infervorì ancor di più "Chi cazzo sei tu per-?"

"Che succede qui?" Sam Claflin era comparso sulla soglia della tenda con uno sguardo serio, che rispecchiava in pieno lo stereotipo di quelli che avevano tutto il potere nelle loro mani.

"Signore" disse Liam mostrandosi rispettoso, e Niall si trattenne a fatica dal sussurrare 'leccaculo'.
"Zayn Malik e la sua unità tornando dalla loro postazione abituale hanno trovato questo ragazzo. E' un incapace relativo e come lei sa bene non è permesso loro viaggiare liberamente per la città di notte senza un accompagnatore. Fortunatamente ci hanno avvertito non appena il ragazzo è stato caricato sulla camionetta, così abbiamo potuto prevenire la cosa e organizzarci, questi" disse porgendogli una cartella traboccante di fogli "sono tutti gli incapaci relativi registrati nella zona del suo ritrovamento. Ho già mandato personalmente Michael Holbrook sul posto e-"

"Payne, hai già fatto delle domande al ragazzo?" lo interruppe l'uomo, lasciando la cartella su un tavolino e avvicinandosi al corpo tremante di Harry che si strinse nelle spalle.

"Ma signore, il ragazzo è un incapace relativo e-"

"E dunque pensavi che non sarebbe stato in grado di risponderti? Che lui non è credibile dato il suo stato? Ero convinto conoscessi la differenza fra un incapace assoluto e uno relativo." sbottò Sam osservando negli occhioni verdi e liquidi quel fragile ragazzino mentre Niall sorrise vittorioso.

Harry rispose allo sguardo del comandante e poi disse l'unica cosa che sapeva, la risposta a ogni cosa. L'origine dell'amore.

"Lou."

"Ragazzo, chi è Lou?" chiese allora pazientemente Claflin, sfiorandogli la schiena cercando di confortarlo.
"Lou mi vuole bene, mi ha salvato tanti anni fa. Viviamo in una casa piccolissima" disse velocemente Harry, sgranando gli occhi "Lou è un soldato, ma mi dice sempre che non devo avere paura, perchè lui è speciale. Dice che lo sono anche io e che tornerà sempre da me." la sua voce si affievolì e ricominciò a gridare, stavolta alzandosi e tirandosi convulsamente i ricci, per far smettere quelle grida che sentiva anche dentro la testa.

Imboccò l'uscita e l'aria fredda lo investì in pieno, sentì la voce possente del comandante esclamare ordini con forza e si allontanò con tutta l'energia che possedeva.

Aveva intenzione di tornare a casa e di rimanere lì, si vergognava infatti di aver disubbidito al suo Lou e di essere uscito senza il suo permesso, ma poi sentì la voce che aspettava da così tanto tempo che ormai ogni secondo era una pugnalata al cuore. Ed il suo cuore, il suo povero cuore ormai era spezzato da tutti gli avvenimenti. Ora c'era solo il suo Louis a tenere i pezzi insieme.

"Harry, cosa ci fai qui?" chiese Louis Tomlinson, il braccio legato a una fascia che si stringeva attorno al suo collo e un occhio tumefatto.
Il riccio gli corse incontro e si gettò ai suoi piedi, stringendo convulsamente i pantaloni del ragazzo e mormorando delle frasi senza senso.

Louis si accorse di essere nei guai nel momento esatto in cui si accorse che fra gli spettatori di quella scena vi erano Sam Claflin, Liam Payne e Niall Horan.

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