Sembra che Snuff sia stata scritta dal cantante degli Slipknot dopo la morte di uno dei suoi migliori amici... È una canzone incazzata e triste.
Non potevo non usarla.
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Categoria: Alternative Universe
Protagonisti: Vine e Lucifero
Spoiler: Dei flashback di Rubino Rosso
Trigger warning: Menzione di morte
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Ci vollero poche settimane a Vine per accorgersi di aver sottovalutato il potere della tecnologia e della musica. Nel suo usare poco il telefono, aveva continuato ad illudersi che fosse solo un breve contrattempo, ignorando il reale potere di quel parallelepipedo luminoso.
Lo aveva colto però quando aveva ballato con sua madre. Lo aveva colto quando si era ritrovata in bagno a intonare qualche melodia. Lo aveva colto quando si era ritrovata la pennuta monca a consigliarle della musica che potesse piacerle, azzeccandoci pure. Lo aveva decisamente colto quando aveva partecipato al karaoke contro Jess e la sua cricca. Poteva fingere, ma sapeva che in realtà tutto stava cambiando.
Non erano gli unici casi dove la musica aveva cambiato qualcosa della sua vita, però.
In quel periodo aveva preso l'abitudine di mettere la musica come sottofondo mentre faceva i compiti, che fossero del collegio o assegnati da suo padre. La musica le teneva compagnia e faceva passare più in fretta quelle ore noiose.
Poi un giorno, per caso, Lucifero era passato davanti alla sua camera e le aveva chiesto se poteva stare lì a leggere. Lei aveva detto di sì.
Così da quel momento era diventata una nuova abitudine per entrambi: appena Vine si metteva a fare i compiti, Lucifero era lì con lei a leggere, seduto su una poltrona verde; per gli standard del demone, quello era del tempo di qualità trascorso con lei, e alla principessa non dispiaceva affatto. Sapeva com'era suo padre, del resto, non poteva pretendere abbracci. Non troppi, almeno.
Quel giorno stava cercando di districarsi con dei problemi di geometria, suo padre alle sue spalle che faceva a stento sentire la sua presenza se non quando girava le pagine del libro che stava leggendo, quando iniziò una delle canzoni più tristi della sua playlist.
L'aveva trovata a furia di far passare canzoni su youtube, e il ritmo l'aveva catturata; il testo era triste e arrabbiato e le piaceva in una maniera che non riusciva a spiegare.
Sentì un leggero sospiro. Rimase ferma con la penna a mezz'aria, chiedendosi se avesse sentito male: suo padre non sospirava mai. Non a caso, almeno.
Poi iniziò la canzone e lei si distrasse per ascoltarla.
Bury all your secrets in my skin
Come away with innocence, and leave me with my sins
The air around me still feels like a cage
And love is just a camouflage for what resembles rage again
E poi la sentì.
Era una voce che sentiva sempre, ma che non ricordava di aver mai sentito cantare. Una voce che la fece bloccare dov'era, perché sentiva che non voleva perdersi quel momento.
So, if you love me, let me go
And run away before I know
My heart is just too dark to care
I can't destroy what isn't there
Deliver me into my fate
If I'm alone I cannot hate
I don't deserve to have you
Ooh, my smile was taken long ago
If I can change I hope I never know
Vine voleva girarsi. Voleva guardare suo padre cantare, era certa che fosse la prima persona da millenni a sentirlo, ma si sentiva come Orfeo con Euridice nell’Ade: se si fosse girata, l'incanto si sarebbe spezzato.
Si aspettava comunque che non continuasse oltre, ma lui proseguì cantando la seconda strofa e lei lo ascoltò.
I still press your letters to my lips
And cherish them in parts of me that savor every kiss
I couldn't face a life without your light (without your light)
But all of that was ripped apart when you refused to fight
So, save your breath, I will not hear
I think I made it very clear
You couldn't hate enough to love
Is that supposed to be enough?
I only wish you weren't my friend
Then I could hurt you in the end
I never claimed to be a saint
Ooh, my own was banished long ago
It took the death of hope to let you go
C'era della rabbia nella sua voce. E come avrebbe potuto non esserci? Vine sapeva per chi la stava cantando. Sapeva chi aveva in mente mentre diceva quelle parole.
Poi cantò l'ultimo ritornello, e Vine fu investita da delle emozioni che di solito sentiva solo quando il nonno suonava il piano.
So, break yourself against my stones
And spit your pity in my soul
You never needed any help
You sold me out to save yourself
And I won't listen to your shame
You ran away, you're all the same
Angels lie to keep control
Ooh, my love was punished long ago
If you still care, don't ever let me know
If you still care, don't ever let me know
Solo allora, quando la canzone finì, Vine osò girarsi.
Lucifero era fermo sulla poltrona, gli occhi che guardavano davanti a sé, perso in qualche ricordo. Aveva stretto il bracciolo tanto da avergli fatto dentro quattro buchi in corrispondenza delle dita.
Il padre si rifiutava di dire che aveva degli amici, erano tutti solo sudditi per lui, ma Vine aveva sentito le storie di sua madre e sapeva che non era vero. Azrael era stato suo amico, e lui lo aveva visto morire davanti ai suoi occhi.
Si alzò a piano e lo raggiunse, poi poggiò una mano sulla sua.
Lucifero parve riscuotersi di colpo. Fissò la mano della figlia come volesse incenerirla, ma lei non si mosse, né lui cercò effettivamente di scacciarla.
Lo udì sospirare e lei si chinò per abbracciarlo. Sapeva benissimo che suo padre odiava le dimostrazioni di affetto, eppure stavolta non si mosse e la lasciò fare. Dopo qualche istante appoggiò la testa contro di lei, riempiendo il cuore della figlia di felicità.
Fu solo dopo alcuni minuti che Lucifero si mosse, invitando la figlia a lasciarlo andare. Vine si raddrizzò e guardò un momento suo padre, poi arretrò fino a sedersi alla sua scrivania. La musica aveva proseguito, ma lei non se n'era accorta.
Infine Lucifero si alzò dalla poltrona. Scambiò uno sguardo indecifrabile con sua figlia, poi uscì dalla camera senza dire altro. Allo stesso modo, lei tornò a fare i compiti.
Non poteva però ignorare ciò che era appena successo. Aveva sentito suo padre cantare. Da quanto non cantava? Sua madre aveva provato per millenni a farlo cantare senza riuscirci, all’inferno aveva sempre cantato solo lei a quanto le era stato raccontato.
Si ritrovò a sorridere. Suo padre non avrebbe mai voluto che altri sapessero una cosa simile, né che si era lasciato prendere dai sentimenti.
Quello sarebbe stato il loro segreto.
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