Ci pensavo da un po' a questa ff, sincera. Eppure ci ho messo a scriverla, perché lo smut etero mi esce difficile. E quello non cringe è anche PIÙ difficile. Mamma mia.
Spero comunque vi piacerà.
Enjoy.
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Categoria: Missing moment
Protagonisti: Lilith e Lucifero
Spoiler: Del terzo libro (La condanna del caduto)
Trigger/Content warning: Sesso (preliminari), omicidio (menzione)
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Quando Lilith la rossa mise finalmente piede nella camera di Lucifero sentì lo stress dei giorni trascorsi svanire. Inspirò profondamente ed espirò, sentendo il sollievo invaderla. Era a casa.
Non pensava sarebbe riuscita a tornarci, tra il viaggio con Lilith e Fiammetta, la questione di Adamo e poi quella di Caino.
Aprì gli occhi e lanciò un’occhiata al padre dei demoni, impegnato a togliersi le scarpe e a sistemare sull’appendiabiti la giacca elegante. Sembrava impassibile come sempre, nonostante fosse letteralmente morto e tornato in vita da poco.
Il senso di colpa la fece adombrare. Non avrebbe dovuto essere lì.
«Smetti di pensare a quel che stai pensando, donna.»
La voce di Lucifero la fece tornare in sé come uno schiocco di frusta. Il demone la stava scrutando, la camicia parzialmente sbottonata.
Non perse tempo a negare e disse: «Come potrei? Ti ho…»
«Eri sotto il controllo di un incantesimo e sei umana, anche se immortale. Ora sto bene, perché rimugini sul passato?»
«Sei morto per mano mia!»
«Quindi siamo pari.»
Lilith aprì la bocca per rispondere, poi la chiuse e la aprì di nuovo, ma non seppe che rispondere. Lucifero sorrise divertito e riprese a svestirsi.
La rossa rimase a guardarlo pensando ai giorni trascorsi. Nella mente rivide Lucifero che si inginocchiava davanti ad Adamo per salvarla e l’immagine rimase sospesa nella sua mente.
«A che stai pensando ancora?»
Lilith sbatté gli occhi e rimase a fissare un momento il demone, ora senza maglia. Sentì caldo per un istante, consapevole della bellezza che aveva davanti.
Meno male che non era morto del tutto e poteva ancora godersi quello spettacolo.
«Donna.»
Distogliere lo sguardo fu particolarmente faticoso, ma riuscì lo stesso ad alzare lo sguardo per guardarlo in faccia. Meditò un momento se mentirgli, ma alla fine decise che dire ciò che pensava sarebbe andato ugualmente bene: «Non ti avevo mai visto in ginocchio.»
«La cosa ti stupisce?»
«Sì, visto che lo hai fatto per me.»
Lucifero rimase a guardarla in silenzio, poi camminò verso di lei fino ad esserle di fronte.
«Non pensare che l’abbia fatto con piacere, donna. Non è quello il mio posto.» disse. Prima che Lilith potesse rispondere, si trovò una delle sue mani calde appoggiata contro la nuca.
«Per te però l’ho fatto lo stesso, e lo farei ancora. Gradirei comunque evitare di doverlo ripetere.»
La rossa rimase a fissarlo a bocca aperta. Aveva davvero detto ciò che aveva sentito?
Il volto di Lucifero si avvicinò pericolosamente al suo, poi udì la sua voce in un sussurro: «Credi ancora di valere così poco, non è vero? Persino dopo questi millenni non ti capaciti di essere così importante che per salvarti Lucifero in persona si è inginocchiato davanti a qualcuno.»
La leggeva come un libro aperto. Certo che non se ne capacitava. Poteva essere immortale, la prima donna mai creata, ma era un’umana in un mondo di demoni, angeli e ibridi, tutti capaci di ucciderla senza sforzo.
Lucifero si allontanò leggermente. «Siediti sul bordo del letto.»
La mente di Lilith era in tilt e tutto ciò che riuscì a fare fu seguire il suo ordine. Lo rimase a guardare mentre le andava di fronte.
Si chinò su di lei e la baciò. I suoi baci erano voraci, possessivi, dannati, e Lilith amava essere baciata in quel modo. La faceva sentire per davvero apprezzata, come se appartenesse davvero a quel luogo. E a lui.
Poi Lucifero si separò da lei. La rimase a guardare mentre le apriva le gambe, coperte solo in parte dalla gonna di un elegante abito nero fatto su misura per lei, poi si raddrizzò. Rimasero a guardarsi negli occhi per pochi, lunghi secondi, poi Lucifero iniziò a piegarsi.
Lilith trattenne il respiro mentre il padre dei demoni si inginocchiava davanti a lei di sua volontà. Accennò appena a un sorriso, poi le sollevò la gonna dell’abito fino ad appoggiargliela in grembo. Appoggiò le mani calde sulle sue cosce, poi si chinò tra le sue gambe.
Le sue labbra sulla pelle dell’interno della coscia mandarono scariche elettriche attraverso tutto il suo sistema nervoso. Si accorse in ritardo che era dannatamente eccitata e che probabilmente lo era da quando aveva messo piede lì dentro.
Il demone si prese il suo tempo, baciando la sua pelle con lentezza e con una delicatezza che non dimostrava mai a nessuno tranne che a lei.
Perché lei era speciale. Perché lei era Lilith. La sua Lilith.
Proseguì per lunghi, interminabili minuti, finché a Lilith non sfuggì un gemito che era più che altro un lamento.
«Ti prego, Lucifero…» mormorò.
La visione di Lucifero tra le sue gambe era a dir poco blasfema. Lo sguardo malizioso che le rivolse la fece smettere di respirare.
«Cosa mi stai pregando di fare, di preciso?» mormorò baciandola ancora. Stava giocando con lei, era evidente.
Dover dire ad alta voce cosa voleva fece diventare le guance della donna dello stesso colore dei suoi capelli. In genere era Lucifero a comandare, a fare tutto, e chi era con lui sapeva che prima veniva il piacere del padre dei demoni rispetto a chi era con lui.
«Lo sai.» mormorò. Non poteva dirlo.
«Lo so.» confermò Lucifero mordendola a piano e strappandole un gemito. «Ma voglio sentirtelo dire.»
«Ti prego. È imbarazzante.»
Lucifero non rispose, limitandosi a continuare a stuzzicarla con altri baci. Non aveva via d’uscita da quella situazione, Lilith lo sapeva benissimo. Sapeva altrettanto bene cosa la aspettava se fosse riuscita a far uscire dalla bocca quelle parole.
Poi Lucifero le morse di nuovo l’interno coscia e a Lilith sfuggì un urletto. «Per favore, Lucifero, fammi venire.»
Intravide il sorriso di Lucifero. Si stava divertendo a vederla in difficoltà.
«Non sei abbastanza specifica sulle modalità.»
Lilith si coprì il volto con entrambe le mani e riuscì a dire: «Usa la tua bocca su di me.»
Aprì le dita e aggiunse: «Fammi vedere le stelle da qua sotto. Lecca, mordi, fai quel che vuoi, ma ti prego… Fallo e basta.»
«Agli ordini.» fu la risposta soddisfatta di Lucifero. Le mutande che indossava svanirono in un istante, sfilate dalle sue gambe e lanciate chissà dove, e poi Lucifero si chinò nuovamente tra le sue gambe.
Il padre dei demoni raramente faceva i preliminari; erano gli altri a farli a lui. Lilith era l’eccezione alla regola e l’unica a sapere davvero quanto fosse bravo. Lucifero conosceva ogni centimetro del suo corpo, sapeva cosa le piaceva e cosa no, e sapeva esattamente come muoversi. E come muovere la lingua.
Lilith si ritrovò stesa sul letto ad ansimare e gemere. Non ci volle neanche un minuto perché raggiungesse l’orgasmo, la schiena inarcata e un urlo che lasciava la sua gola.
Lucifero non le lasciò il tempo di riprendersi. La donna venne altre due volte in pochi minuti tra gemiti e urla, e solo allora il demone decise di darle tregua.
Lilith rimase nel limbo che seguiva un orgasmo per un momento, gli occhi chiusi e sentendo solo il suo respiro affannato. Socchiuse le palpebre solo quando sentì il materasso muoversi ai suoi lati.
Si ritrovò a osservare Lucifero in ginocchio sopra di lei, senza più nulla addosso. Si leccò le labbra in maniera anche troppo sensuale e Lilith arrossì, sapendo dov’erano state fino a poco prima.
«Spero tu non sia già stanca, donna.» disse con un ghigno. «Perché non abbiamo neanche cominciato.»
E lei sorrise, attirandolo a sé. «Sono tutta tua.»
Il giorno successivo probabilmente sarebbe a stento riuscita a scendere dal letto, ma non le importava. In quel momento era con Lucifero, e sapeva che tutto sarebbe andato bene.
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