22. Gli straordinari.

«Signore!»
L'urlo di Sally Donovan ha raggiunto le orecchie dell'ispettore, attraverso la porta accostata del suo ufficio, mentre era ancora intenta a cercare di raggiungerlo di corsa.
Sembrava molto agitata.
Dopo averla guardata qualche momento con le sopracciglia aggrottate, Lestrade ha abbassato lo sguardo sul portatile ancora chiuso; no, decisamente non poteva sperare di farle credere che era troppo occupato, quindi quella sera proprio come le due precedenti gli sarebbe toccato fare qualche ora di straordinari.
Si è alzato, sbuffando, nei pochi secondi che mancavano al momento in cui la sua collega avrebbe varcato la porta. Sapeva perfettamente per quale questione la sergente doveva essersi preoccupata: ultimamente, infatti, era stata affidata loro una questione estremamente spinosa da risolvere, ed era proprio per quella che tutte le forze del dipartimento erano impiegate. Uno ad uno stavano infatti riuscendo a catturare tutti i membri di un'associazione mafiosa, e ormai erano vicini a finire; due sere prima avevano fallito completamente, la precedente erano riusciti a prendere l'ennesimo scagnozzo; e sul viso della Donovan era scritto a chiare lettere che in quel momento erano sul punto di acciuffare anche Neil Jones, la mente del gruppo, un criminale già noto alle forze dell'ordine, conosciuto sia per la sua intelligenza che per la sua abilità a scomparire nel nulla in pochi momenti, anche in mezzo a un gruppo di diversi agenti.
«È Jones, signore, avvistato tra il Fiume e South Park!»*
Un po' spaventato dalla precisione inaudita di quella informazione, il detective si è affrettato a recuperare l'arma d'ordinanza dal cassetto e a raggiungere Sally ferma alla porta.
«Da dove arriva l'informazione?»
«Una fonte attendibile, signore, un vigile della zona. L'ha avvistato sette minuti fa» ha aggiunto strizzando gli occhi in direzione del grande orologio appeso alla parete, mentre insieme al suo superiore iniziava a dirigersi al parcheggio interrato della stazione di polizia.
Sebbene il passo sicuro della donna facesse intendere come fosse abitudine che, per gli inseguimenti, salissero sulla stessa auto, Lestrade quella volta non aveva la minima intenzione di viaggiare con lei.
«Sally, tu precedimi alla scena. Io arrivo tra un attimo, porto un agente».
Ignorando l'espressione delusa e il principio di protesta della donna, quindi, si è fermato ed ha digitato il numero di Chris; accostato il telefono all'orecchio le ha addirittura fatto il gesto di andare con la mano libera, e mentre la guardava allontanarsi gli è spuntato un mezzo sorriso in volto. Non adorava affatto comportarsi così con le persone, ma dato che tutta la gentilezza che si era sempre sforzato di riservarle non aveva portato ad altro che a farle fraintendere le sue intenzioni, ultimamente stava sforzandosi di essere quanto più ruvido gli venisse nei suoi confronti.
In più, senza dubbio in quei sette minuti il criminale doveva essersi dileguato e non l'avrebbero mai trovato; e non gli andava assolutamente di sentire le sue lamentele per la terza sera di seguito.
«Greg, dimmi»
«Sei ancora in servizio?»
«Sì, ho il turno, oggi»
«Ti correggo. Oggi hai gli straordinari»
«Cosa hai mente, vecchio diavolo?»
«Ma nulla, solo che non ce la faccio più a sentire la voce della Donovan». In realtà era stato Chris stesso a dirgli, qualche tempo prima, che aveva bisogno di qualche soldo in più per un progetto che aveva in ballo con la moglie; e per questo il suo superiore e amico si era sentito in dovere di chiamarlo per qualche ora di lavoro in più.
«D'accordo, vah. Raggiungimi al cancello»

°•°•°

«Una BMW addirittura!»
«Sbrigati a salire, che siamo già in ritardo! E comunque sì, a non avere una moglie da viziare si raggiungono anche questi livelli». Hanno riso, mentre il fastidioso avviso acustico della cintura non allacciata iniziava a farsi sentire.
«Beh, comunque la tua macchina rompe di più della mia donna».
Lestrade ha simulato un'altra risata, rendendosi comunque conto di come suonasse falsa. Per quanto si sforzasse di nasconderlo, scherzandoci sopra e distraendosi appena gli era possibile farlo, la sua situazione non gli piaceva affatto e addirittura lo rattristava: non avrebbe mai voluto, infatti, arrivare scapolo ai cinquant'anni, ma la strada che si vedeva innanzi non lasciava presagire nulla di diverso.
Non notando l'ombra che gli è spuntata in viso, comunque, è stato Chris il primo a cambiare discorso, chiedendo dei chiarimenti sulla missione che stavano svolgendo; e come se ne avesse avuto un bisogno sovrannaturale, Greg lo ha seguito subito e totalmente nel parlare a cuor leggero di quest'altro argomento. Solo che, come è ovvio che sia, due amici di vecchia data non possono ridursi a parlare solo e soltanto di lavoro mentre, da soli in automobile, viaggiano un po' a casaccio in una zona indefinita della loro città.
«Pensa, Greg, da queste parti c'è la discoteca dove spesso io e Anne venivamo a ballare. Guarda, è là avanti: se al semaforo giri a sinistra la vedi, è in fondo alla via»
«Ah, quella, ma certo! Qualche volta ci sono venuto anch'io, solo che non era la mia preferita»
«Joseph te ne aveva fatte conoscere di meglio, eh? In effetti l'unica cosa davvero positiva che aveva questa era che lei abitava proprio in zona». La mente dell'ispettore era rimasta ferma a quel nome, che ancora gli aveva fatto battere il cuore al solo udirla.
«Già... Senza contare che se andavo alla Luna Rossa il DJ metteva i miei dischi...»
«Insomma, o quello che dice Lestrade o nulla»
«Quello che diceva Hill, Chris... Non sarei stato davvero nulla, da solo. Più o meno al contrario di adesso»
«Beh, a me è sempre parso il contrario»
«Infatti non sei un DJ». Nonostante la battuta, nessuno dei due ha riso.
«Ma, per curiosità, poi che fine ha fatto, Hill?»

Se Greg non avesse voltato il capo verso il finestrino, forse il suo amico avrebbe potuto vedere il repentino cambio di espressione sul suo viso.

°•°•°
*Io non ho sparato a caso... Noo...

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