18. Quello che è già successo.

Un cupo rimbombo sopra le loro teste ha fatto sì che, ancora una volta, i loro sguardi si incontrassero.
«Temporale»
«Pioggia» hanno detto all'unisono, prima di scoppiare a ridere. Di nuovo, Lestrade ha afferrato il braccio dell'amico, e così fianco a fianco sono entrati nel rumoroso locale.

°•°•°

The sheriff took his cadillac...
Sheriff! Rock the Casbah! Rock!
Sheriff! Rock the Casbah! Rock!

La traccia successiva sul CD era anche quella che, non nutriva il minimo dubbio al riguardo, il DJ aveva messo quando aveva finalmente fatto la sua entrata nel locale a braccetto con Lestrade: il ministro ha battuto quasi timidamente il piede a tempo, mantenendo gli occhi serrati e le braccia rigide sui braccioli della poltrona, ripensando alla gente che ballava sul ritmo coinvolgente di quel remix ufficiale nel buio del locale dopotutto angusto, ma sempre più che perfetto per le esigenze di un gruppo come quello che erano.
Nemmeno quella sera aveva fatto molto di diverso dallo starsene fermo, nonostante fosse la sua festa: la prima immagine che gli veniva alla mente a proposito, infatti, era la prospettiva da cui non riusciva ad evitare di vedere la folla - dal basso, dato che era rannicchiato in un angolo, seduto su un gradino completamente negletto da tutti i suoi amici brilli.
Giochi di luce e di luci*, i corpi dei ballerini ammassati, in una posa sotto la luce rossa e in tutt'altra al passaggio del fascio di luce successivo. Il ritmo ben scandito delle canzoni lo squassava, lo stordiva e faceva contrasto col borbottare che aveva in testa e nel petto, mentre non riusciva a scollare lo sguardo da quei due che ogni momento di più gli apparivano innamorati.
Il buio che regnava nel locale rendeva ogni cosa più confusa, complice l'alcol che anche lui aveva in corpo. La temperatura che avvertiva era perfettamente normale nello spazio ristretto della sala, eppure chiunque vedesse - a causa dello sforzo richiesto dall'esercizio fisico di ballare - appariva sudato peggio che se fosse stato sotto il cocente sole indiano che, a breve, avrebbe dovuto sopportare anche lui. A tale proposito, non aveva ancora accennato a nessuno di quell'ultima trovata dei suoi...
«Myc! Che ci fai qui, tutto solo?»
Riprendendo coscienza di quanto lo circondava e di cosa stesse accadendo, il ragazzo s'è accorto che un Gregory ansante e fradicio di sudore si trovava appresso a lui e lo stava guardando, con ogni probabilità aspettando una risposta.
«Mi... Riposo, credo».
«Credo che mi riposerò anch'io» ha sospirato, accasciandosi nell'angolo che c'era tra lui e il muro intonacato di fresco.
«Dov'è Joseph?» ha chiesto Mycroft, senza desiderare davvero saperlo.
«In bagno, o almeno questa è stata la scusa». Hanno ridacchiato entrambi. «Verresti a bere qualcosa con me?»
«Ma non volevi riposarti?»
«Ci si riposa meglio su una sedia, di fronte a un bicchiere di Vermouth».
Andando verso il bancone, al più piccolo non è potuto sfuggire che il suo amico barcollava un po'; eppure non ha saputo bloccarlo dal prendere l'altro alcolico, facendosi addirittura convincere a prenderne uno anche per sé. Si sono accostati al primo tavolino libero.
«Come sta andando la serata?»
Holmes ha alzato lo sguardo dal suo bicchiere, rivolgendolo insicuro all'amico quasi allucinato. Era molto colpito dal fatto che, nonostante tutto, Gregory fosse riuscito a preoccuparsi di come stava - per quanto probabilmente non avrebbe potuto minimamente capire quale risposta lui avrebbe deciso di dargli. Motivo per il quale appariva inutile sforzarsi di essere sincero.
«Bene, sì... E a te?»
La mano di Lestrade si è appoggiata, aperta, sulla sua.
«Oh, benissimo. Cioè abbastanza bene, diciamo, anche se non ti ho praticamente visto da quando ho messo piede in questa sottospecie di buco. Strano, comunque: me lo ricordavo diverso, il Vermouth... Penso che non lo prenderò mai più» ha detto, dopo aver terminato il bicchiere, e prima di iniziare a ridere senza alcun valido motivo per farlo. Anche Mycroft ha sorriso, pur sapendo che quanto stava facendo divertire così il suo amico non era nulla fuorché l'alcool. Dopo qualche attimo, comunque, di punto in bianco Lestrade si è bloccato ed è diventato serissimo. Ha allungato una mano tremante verso il suo viso.
«Sei proprio bello» ha mormorato, senza riuscire a raggiungerlo e toccarlo per il tremore incontrollabile che aveva preso il controllo sul suo braccio; ma l'altro, non essendo sicuro di aver compreso del tutto il messaggio, ha pensato di aver malinteso. «Voglio un altro drink. Lo esigo!» Ha urlato poi Greg, nuovamente senza preavviso. Holmes si è alzato, consapevole di essere un po' più sobrio di lui: «Te lo prendo io, ma vedi di star fermo».
Tornando al tavolino qualche secondo dopo, con in mano un'innocua spremuta d'arancia (sapeva già che, se non l'avesse fermato dall'assumere alcolici a sproposito, la mattina seguente sarebbe stata un calvario per lui), ha trovato l'amico completamente intento a parlare da solo - che assurdità, la mente umana.
Si è avvicinato senza distrarlo, curioso di sentire cosa lo turbasse.
«Ah, povera Inghilterra! Se la mia generazione ha la mia stessa quantità di cervello, siamo belli che fritti. E una delle cose peggiori in me, è che il fatto che io senta di amare contemporaneamente due persone non costituisce il mio difetto più grosso. Ah, chissà cosa direbbero! In particolare... Lui, sì, dato quello che è già successo, con ...» Il discorso del ragazzo si è dapprima ridotto a un borbottare, e poi al silenzio. Per fare sembrare la sua apparizione meno improvvisa, Mycroft gli è girato dietro ed ha finto di giungere in quel momento dal bancone - tattica che ha funzionato egregiamente.
«Wow, grazie!»
Mentre Gregory beveva la spremuta, Holmes si è guardato un po' in giro, e così ha potuto notare che Joseph si stava avvicinando loro. Lo ha salutato con la mano, e quello di rimando gli ha fatto un gesto con la testa e ha sorriso.
«Hey vecchio! Come procede?»
Imbarazzatissimo, il festeggiato non ha risposto - al contrario del suo amico, che se anche quelle parole evidentemente non fossero state rivolte a lui, le ha interpretate come una sfida.
«Hey, vecchio sarai tu, e pure rimbambito» ha urlato infatti, puntando l'indice al naso del capobanda.
«Guarda che sono Joseph, mica uno specchio»
«Certo. Non hai nulla a che fare con gli specchi, ma molto di più con i palloni gonfiati»
«Credo che ti convenga sperare che non siano quelli per il test dell'alcool, però»
«Zitto, che sei brillo pure tu». I due ragazzi si sono avvicinati, a denti digrignati, fino a sfiorarsi le punte del naso; sono rimasti immobili qualche momento, e poi sotto lo sguardo incredulo di Mycroft Holmes si sono scambiati un bacio.
Con la vista annebbiata dalle lacrime, quest'ultimo è corso fuori dalla discoteca.

°•°•°

*Come usavano fare i poeti - Dante nella Commedia, ma anche Leopardi in "Alla Luna" per fare due esempi - ho usato la parola "luci" per indicare gli occhi. So che forse è un po' tirata come cosa, ma mi piaceva troppo xD Dovevo riprendermi da tutti gli inglesismi del capitolo scorso HAHA

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