1. Una gran bella lezione.

«Ma dove diamine si è cacciato?!»
Il nervoso primino alto, non troppo snello, dai capelli rossicci tenuti in una pettinatura perfettamente ordinata continuava a dondolarsi avanti e indietro sul marciapiede, facendo leva sull'ombrello nero che aveva praticamente sempre con sé, mentre ripeteva quasi febbrilmente quelle parole in mente.

Suo padre stava per arrivare a prenderlo, non aveva dubbi al riguardo. Sicuramente non era mai accaduto prima che fosse in ritardo, e dover attendere in mezzo alla folla di studenti che a tratti lo urtava spintonandolo con zaini e spalle possenti non era una bella sensazione. Ma ancora più certamente era terribile la sensazione che qualcheduno dei soliti bulli potesse presentarglisi innanzi d'improvviso: qualunque parola o azione che quel genere di persone decidessero di fargli era spregevole, e talvolta dolorosa - e a questo proposito lo preoccupavano principalmente gli studenti dell'accademia adiacente, quella di Polizia. Circolavano strane voci su quella scuola, ma più che altro era il fatto che gli studenti facessero così tanto esercizio fisico ad allarmarlo.
Ha abbassato lo sguardo sulle sue scarpe lucide, sui pantaloni blu, sulla borsa portadocumenti di pelle; ha fissato qualche attimo le sue mani curate, e si è reso conto per l'ennesima volta di quanto la sua apparenza portasse facilmente a immaginarlo come uno sfigato, un secchione, uno degli ultimi. Sapeva per esperienza di non saper tenere a bada la lingua in certe situazioni, e questo lo rendeva un soggetto particolarmente antipatico; in più, doveva cavarsela contro chiunque, nonostante non avesse davvero alcuna intenzione di farlo, senza aiuti perché era sempre solo in qualsiasi circostanza, solo con il suo portamento fiero e il suo passo elegante, senza alcun amico né dentro né fuori da scuola.
L'ennesima macchina gli è sfilata davanti agli occhi; non era neanche simile alla Citroën argentata di suo padre, quindi non l'ha degnata di particolare attenzione.

La stava dedicando già tutta, in effetti, a un gruppo di ragazzi grandi - almeno due anni in più di lui - che si stavano avvicinando, e sembravano proprio diretti verso di lui.
«Cosa ci fai tutto solo soletto? Aspetti il papino?»
Una voce familiare si è alzata dal gruppo di almeno otto "simpatiche" anime, e mentre un tipo abbastanza spaventoso, reso ancor più alto di quanto non fosse già di suo da un paio di scarpacce nere con una suola esagerata, con un giubbino in pelle ridicolo e i capelli biondi, in testa, tutti in aria, si distaccava con fare minaccioso dalla massa, tutti gli altri caproni sono scoppiati a ridere con gusto.
«Eh, pivellino?» ha rincarato, dando una gomitata al primino che si era trovato innanzi e col quale se l'era presa senza alcun motivo preciso per cui farlo. Quello, dopo aver sospirato, ha alzato lo sguardo e puntato i suoi occhi di ghiaccio in quelli nocciola del bullo; essendo alto anche lui la distanza tra i loro volti non era eccessiva, e questa vicinanza quasi inaspettata lo ha fatto inorridire.
«Che vuoi da me, Hill?»
Gli occhi del ragazzino sono scattati verso il gruppo rumoroso che si era fermato alle spalle del suo imponente interlocutore.
«Ce l'hai stampato in faccia, guarda, proprio qui», ha risposto lentamente il capobanda tirando un leggero schiaffo alla fronte della sua vittima, «Che sei uno sfigato, e quelli come te meritano un premio da me e dai miei amici».

°•°•°

This indecision's buggin' me
If you don't want me set me free
Exactly who I'm supposed to be?
[...]
Should I stay or should I go now?
Should I stay or should I go now?
If I go there will be trouble
And if I stay there will be double!

Uhm, pedalare è terribilmente pesante se non si è abituati a farlo, nonostante la musica che dovrebbe dare una certa carica. Particolarmente lo è dopo tre ore di esercizio fisico e due di pesanti lezioni teoriche, per le quali sembra sempre necessario portarsi enormi volumi di testi dalla copertina rigida.
Il suo motorino si era guastato il giorno innanzi, e spingerlo fino all'officina era stato faticosissimo, per non parlare dello sforzo che ci era voluto per trovare i quattrini da utilizzare...
Arrancando sotto il peso dello zainone nero, l'allievo del terzo anno ha cercato di accelerare; ma la sua attenzione è stata catturata da un gruppo di ragazzi della sua stessa scuola. Non gli ci è voluto che uno sguardo per capire che stavano importunando qualche poveraccio. Quella, ha notato il giovane, era la banda di Hill, un grumo di personalità perlopiù deboli e noiose, ma con abbastanza soldi (e abbastanza poca materia grigia) per poter apparire "alla moda" e seguire quel bastardo, invece che andargli contro. Anche lui, talvolta, è vero, si accodava a quella gentaglia; ma più che per convenienza, lo faceva per sicurezza. Non aveva molti amici, e la maggior parte di loro aveva qualche legame con quella banda: entrarci in contatto era stato inevitabile, e quando Joseph Hill t'invita a prendere parte a qualcosa... Meglio non declinare.
In più, a certe azioni si rifiutava categoricamente di prender parte. Ad esempio, non poteva capire dove quelle persone avessero trovato il coraggio di affrontare un'accademia per diventare agenti di polizia per poi trattare male chi non aveva mai fatto nulla a loro.
Il suo sguardo è capitato sul volto della vittima di quel giorno: e ne è rimasto colpito, perché non era come tutti gli altri. Non era affatto livido, né tremava di paura; e soprattutto, aveva un coraggio immenso, per star riuscendo a parlare con gli occhi fissi in quelli del terribile Hill, che comunque, straordinariamente, non era tanto più alto di lui.
Si è tolto un auricolare per sentire almeno un pezzetto della conversazione.
«...Quanto vuoi, ma sulla tua faccia c'è scritto qualcosa di peggio: che sei il cocco di mamma, che odi tuo padre perché non ti vizia come lei, che loro due litigano continuamente a casa, ma anche che fai così "paura" che nessuna ragazza ha il coraggio di mettersi con te, e che quindi ti circondi di "amici" per riempire quel buco, e-»
Un pugno in pieno viso ha bloccato il fluire delle sue parole aspre, per far iniziare a fuoriuscire un rivolo abbastanza consistente di sangue scuro dalla sua figura.
Il futuro poliziotto si è riscosso. Non poteva non intervenire; a che sarebbe servito stare a guardare? Come avrebbe potuto vivere senza curarsi di quel poveretto, dato che - ne era certo - da lì a qualche secondo, per lui sarebbe iniziato il vero inferno?
Per l'agitazione che gli è nata in cuore, è praticamente caduto dalla bicicletta; e lasciato lo zaino sopra quell'ammasso di ferro quasi arrugginito ha corso quanto veloce poteva essere verso il cuore del putiferio.
«Hill!»

°•°•°

Il pulsare che ha iniziato a sentire in volto gli ha fatto capire che da lì a poco tempo avrebbe iniziato a fargli davvero male. Non era una persona abituata agli sforzi fisici, al dolore, né era solito fare molto movimento: preferiva leggere, ascoltare la musica, farsi una passeggiata tranquilla per strade poco affollate... Ma non aveva mai molto tempo libero, occupato com'era sempre a studiare e portarsi avanti, avanti e sempre più avanti.
Appena ha compreso che quel bastardo l'aveva colpito, il ragazzo (affatto ottuso, anzi) si è prefigurato in un batter di ciglia tutto quanto ogni elemento della banda avrebbe fatto. Era bastato lanciare a quei ragazzi un'occhiata perché gli riuscisse di ricordarli tutti, e così bene da poter calcolare ogni loro mossa; ma sapeva già che il solito blocco sarebbe intervenuto sul più bello a impedirgli di agire da solo. Quindi dentro il suo incredibile cervello, mentre per istinto si portava una mano al naso dolorante, stava già cercando con scarso risultato di spronarsi a imprecazioni e insulti; ma aveva giusto incominciato, che un urlo ha fermato il flusso potente dei suoi pensieri.
«Hill!»
Ha aperto gli occhi. Non conosceva affatto il ragazzo che l'aveva lanciato: dalla divisa che portava, il primino ha capito che frequentava l'accademia di polizia, dalle scarpe che non veniva a scuola a piedi, ma più probabilmente di solito usava la motocicletta; era abbastanza alto e aveva un fisico prestante, da sportivo, che la divisa non poteva nascondere a causa dei movimenti quasi esagerati che stava facendo per muoversi il più velocemente possibile verso di loro. I suoi capelli, lunghi quanto la scuola gli permetteva di tenerli, erano di un castano abbastanza chiaro; e il vento che era generato dal suo movimento li stava spettinando per bene. Arrivato a poca distanza da lui e da Hill, ha fatto un salto, e così è riuscito a fermarsi a poca distanza da entrambi.
«Lestrade». Il tono grave con cui il bullo ha pronunciato il cognome dello sconosciuto ha fatto quasi rabbrividire il povero primino, che non si era ancora accorto di avere la camicia bianca ormai fradicia di sangue.
«Hill, è un piacere ritrovarti»
Il tono gioviale che Lestrade stava usando per parlare è parso quasi surreale al ragazzino, che tuttavia non ha trovato assolutamente la forza di esprimere il suo disappunto. Soprattutto, era il sorriso che quel non-ancora-poliziotto stava sfoggiando a lasciarlo privo di parole: solare, rassicurante, buono. Un vero raggio di luce in mezzo al buio portato da tutti quei ragazzi che parevano conoscerlo.

«Oh, anche per me. Sei arrivato giusto in tempo per unirti a noi». Il capobanda ha accompagnato queste parole di sfida con un ampio gesto del braccio: Lestrade lo ha guardato negli occhi, e non ha detto nulla.
«Vediamo quanto coraggio hai» ha continuato, abbassando la testa per avvicinarsi a quella dell'ultimo arrivato.

°•°•°

Joseph lo sapeva bene, fin troppo bene, che non avrebbe vissuto abbastanza a lungo da vedere quel ragazzo picchiare un poveretto. Ma dato che questo, secondo lui, era un segnale di debolezza, e dato che vedeva in Lestrade un potenziale, non era nemmeno la prima volta che tentava di dissuaderlo dalla sua gentilezza - che eccezionalmente, in lui non era accompagnata né da timidezza né da goffaggine, tratti distintivi di coloro che agli occhi di quell'essere quasi meschino non potevano nemmeno aspirare ad essere qualcosa di diverso da totali perdenti.
Negli occhi del suo "allievo", tuttavia, s'è accesa una fiamma che gli ha permesso di capire che non avrebbe ceduto nemmeno questa volta: e così ha rialzato capo e spalle, allontanandosi da lui, deciso più che mai a fargli cambiare idea.

°•°•°

«Voglio darti un incentivo. Guarda, o lo pesti, o le prendi tu di santa ragione».
Prenderle? Prenderle?!
Con quelle parole, senza alcun dubbio quel pallone gonfiato di Hill intendeva dire che uno scontro andava fatto. Ma per una volta, Lestrade era là apposta per farlo; e non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro.
«Sei semplicemente... Spregevole» ha mormorato quindi, squadrando il capobanda dalla testa ai piedi, con un'espressione di disgusto completo in viso.
Il ghigno che è sorto sulla sua faccia lo ha fatto mezzo rabbrividire; ma ha pensato che quel ragazzo sconosciuto e coraggioso era là, di fianco a lui, col fiato sospeso, e che andava difeso, e si è fatto coraggio. Hill meritava una lezione - una gran bella lezione.
Le sue lunghe braccia si stavano già dirigendo, quasi inesorabilmente, verso di lui per spingerlo; ma Lestrade è stato in grado di intercettarle e respingerle, facendo sbilanciare l'avversario e guadagnando un minuscolo, vitale vantaggio su di lui. Gli ha restituito il colpo che pochissimo tempo prima egli aveva scagliato ai danni del primino, e dato che era ancora incredulo e quindi mezzo spiazzato - come il resto della banda - gli ha tirato quanti più pugni gli riuscisse.
È durato poco.
Un colpo alla volta, uno dietro l'altro, Joseph si è fatto valere; e né il primino né alcun membro del gruppo hanno avuto il minimo moto, perché ormai la questione era tra quei due pazzoidi.
Dopo quasi cinque minuti di duri colpi sono caduti entrambi tenendosi stretti, e la testa del più alto ha sbattuto malamente al suolo. Lestrade si è bloccato.

Il dolore che Joseph ha provato all'urto è stato talmente forte da spezzargli il fiato; cosicché non è nemmeno riuscito ad urlare. Il primino si è gettato in avanti, e insieme al suo salvatore sudato e acciaccato ha iniziato a incitare il capobanda, ormai inoffensivo, a resistere; mentre nel gruppo di ragazzotti è scoppiato il delirio, con chi è scappato in preda al panico, chi ha scelto di correre in giro in cerca di aiuto, chi ancora è rimasto immobile, attonito dalla scena surreale a cui aveva appena assistito.

Qualcosa era cambiato, per sempre.

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