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【xɪᴀᴠᴇʀ】
Dieci minuti. Ci mettemmo dieci minuti ad arrivare al bar che frequentavo spesso insieme a James. Dieci minuti in cui non ero riuscito nemmeno a spiccicare una parola ad Haileen, alle mie spalle in compagnia della sua amica.
Continuavo a pensare che quella fosse una pessima idea. L'idea di dovermi scusare mi faceva venire l'orticaria. Non vedevo perché dovessi essere proprio io a porgere delle scuse, quando alla fine aveva incominciato lei quello stupido litigio che andava avanti da due giorni.
James fu il primo ad addentarsi nel bar, tenendo la porta aperta per farci entrare tutti. Lo ringraziai con un sorriso poi guizzai con lo sguardo verso i tavolini per trovarne uno libero.
«Volete stare vuoi o dentro?», domandai atono, passandomi una mano tra la chioma leggermente sudaticcia e castana.
Con la coda dell'occhio, vidi Haileen scrollare appena le spalle, inclinando di lato la testa impensierendosi mentre l'amica lanciò un'occhiata fuori poi puntò il suo sguardo su di me, «Dentro va più che bene.»
Emisi un sospiro di sollievo. Almeno all'interno del bar c'era il condizionatore acceso, infatti l'aria era fresca e respirabile in confronto a quella fuori, bollente e afosa.
«Bene, allora andiamo a sederci e poi ordiniamo qualcosa da bere», dissi, facendo segno alle due ragazze di seguirmi. James era già andato ad occupare il tavolo per evitare di farcelo portare via da qualcun altro.
Haileen annuì, sforzandosi di mostrarmi un sorriso. Quello lo notai dal tremolio del labbro inferiore che si sforzava di alzarsi verso l'alto, «Andiamo a sederci che prima finiamo questa conversazione e meglio è.»
Quella volta notai chiaramente la sua amica dai capelli rosa, tirargli prima una gomitata in un fianco e poi uno scappellotto dietro alla nuca, «N-non f-fare caso a quello che dice. È sempre a-aggressiva», la sua voce si affievolì quando Haileen le cacciò un'occhiataccia glaciale.
Scrollai le spalle con noncuranza, «Tranquilla, lo avevo notato», ribattei annoiatamente.
Haileen mi si avvicinò con passi decisi e istintivamente andai a coprirmi le parti intime per evitare di venir colpito, poi alzò lo sguardo verso di me e fece spallucce, «Ha parlato lo stalker», sputò acidamente. Mi diede una spallata e poi andò a sedersi vicino a James che se ne stava comodamente seduto a ridere sotto ai baffi. Che bastardo.
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