Capitolo 8 Tutti in salotto
La casa era sommersa di persone. Come sempre.
Jo aveva ricevuto il messaggio in giro, si era ritrovato con una sua amica Lise, avevano passeggiato tranquillamente, si erano goduti i colori autunnali, il rosso alizarina colorava il cemento, gli alberi possedevano ancora alcune foglie verdi, altre si erano completamente seccate, divenendo rugose e scricchiolanti di un colore marrone scuro con varie gradazioni.
Era la stagione che preferiva, l'autunno aveva qualche potere ipnotico su Jo.
Fumato l'intero pacchetto di sigarette per l'ansia, Lise gli aveva fatto la romanzina.
-Da quando fumi un pacchetto intero? Mi fai preoccupare.
-Edit...ha aperto la porta mentre mi cambiavo. Spiegò; a lei era bastata un occhiata per far intendere al suo amico come pesasse la cosa. Non doveva andarci piano.
-Che succede? Chiede Debora con il suo accento asiatico.
Si avvicinava a Jo e gli strizzava un occhio, per poi sedersi composta sul divano.
Indossava una maglione rosa e dei jeans scuri. Era una figura esile e molto delicata.
-Melker non ha avuto il lavoro. Spiega in soldoni Edit guardando fuori dalla finestra.
-Ed è una tragedia? Chiese la nuova coinquilina, stretta nelle sue spalle., che aveva passato il pomeriggio nel appartamento.
Tutti la guardarono un po' torvi fatta eccezione per Jo che stava ancora guardando di soppiatto Edit, infuriato.
-Una grande tragedia. Specificò lei.
Tornò alla finestra, scostando la tendina.
-Che si fa? Chiese Miguel, che si era seduto vicino a Debora, e questa alzando gli occhi al cielo, si allontanò verso il limite del divano; lui face finta di niente e guardando fisso verso Edit le si risedette accanto.
Jo sorrise per la scena.
-Nessuno lo sa. Sappiamo solo che si arrabbierà come una donna con le voglie. Rispose Nabil, l'amico dottore.
Era un giovane ragazzo, di origini nigeriane, aveva vissuto in questa cittadina da più tempo di noi.
La sua pelle era scura, i capelli tagliati cortissimi e compatti, non si poteva neanche passare una mano fra i capelli.
Aveva un viso rotondo e collo largo. Era alto quanto Jo, ma in compenso più muscoloso. Aveva mani sottili e polpacci fini.
Era interessante come persona, divertente non troppo esuberante, molto calmo ed attraente, la sua risata era un po' il suo tallone d'Achille: tendeva, quando rideva, di alzare la voce attirando l'attenzione di tutti.
Questo spiega anche perché ridesse solo con noi, e poco con il mondo esterno.
Ma la sua risata fortissima non era la cosa più particolare. Bensì il suo rifiuto nell'avere una relazione, non che fosse come Edit, che cambiava ragazzo/a ogni mese, piuttosto con i turni e le ore in ospedale preferiva non impegnarsi.
Peccato piacesse a metà del suo reparto.
-Ragazzi è arrivato Clovis! Annuncia Edit. Tutti i presenti si fiondarono sulla finestra, cercando un picco spazio per spiare il postino, segretamente innamorato di Maria la portinaia.
Era un uomo anziano sulla cinquantina, aveva una lunga barba e occhi piccoli come spilli.
Era però un pezzo di pane, un signore magro ma robusto, con mani callose a causa della sua passione per la pesca.
Jo aveva fatto due solcate e stava spiando la scena dalla finestra affianco, aprì la finestra e il vento entrò nella casa, si sporse per sentire meglio, affianco a lui con i capelli che le volavano in viso Lou gli chiese.
-Chi è questo tizio? In un sussurro quasi non volesse fare brutta figura.
-È innamorato della portinaia, è molto dolce però lei lo tratta quasi sempre con diffidenza. Le spiegò al posto di Jo, Debora, affianco a lei.
Come quasi sempre, il postino scendeva dalla bici, porgeva un pacco a Maria ed aspettava e quella fraintendendo, gli porgeva la mancia e gli dava un colpo sulla spalla forte.
Lui rimaneva lì, con un sorriso ebete stampato in faccia, perché l'aveva toccato.
Si toccò la spalla come se potesse afferrare la sua mano.
-Deciditi a parlarle, nonno. Urlò qualcuno alla loro destra.
Tutte e sette le teste del salotto guardarono verso un capo biondo che si sporgeva dalla finestra della camera.
Era Melker.
Tutti tornarono allibiti a guardare il vecchio che aveva contratto le sopracciglia sorpreso.
Povero Clovis pensò Jo.
Ma lui sdegnato tornò in bici e si diresse a nord.
-Che vi dicevo. Un Edit si sopporta, due sono troppe. Decretò Nabil.
Aveva molta ragione.
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