Capitolo 4 Transessuale

La musica era insopportabile.
Troppo forte, troppo elettronica.
Non si capiva niente.
Jo non capiva niente.
Che c'era da capire?
Ma soprattutto lui come poteva capire; non sapeva neanche chi era.
Semplicemente il suo sesso biologico non combaciava con il sesso svillupatosi nel cervello.
Lui era uomo, ma di corpo donna.
Il suo era un conflitto durato anni, anni di una vita vissuta in modo inaccettabile.
Jo era il suo soprannome, nessuno conosceva il suo vero nome.
Il suo passato era stato decisamente più facile di Edit, ma al tempo stesso più complesso.
L'unica nota positiva era stato l'appoggio della sua famiglia.
La sua famiglia non era strana e diversa; ma come ogni famiglia aveva dei segreti...
Tipo che suo padre era un travestito, diversamente dalla figlia però lui non era affascinato al diventare donna; si divertiva nel vestirsi con costumi eccentrici, eccetto questo suo più grande segreto era un agente immobiliare formidabile.
Sua madre? Parlava tre lingue: il mandarino, il russo e l'inglese; molto spesso le capitava di mischiare le tre lingue insieme, il che era un grave problema il più delle volte.
Suo fratello maggiore Juris, invece, era il comico della famiglia, per prima cosa era un diplomatico, viveva a Riga, un uomo ricco senza scrupoli, ma ciò che rendeva lui unico era la sua fortuna; Juris era l'uomo più fortunato del globo, o per lo meno di tutta la Lettonia.
Aveva una volta vinto mille euro perché aveva trovato per terra un biglietto per la tombola; oppure tre anni prima, quando ancora Jo viveva con la famiglia a un chilometro dal fiume Abava, dove la loro villetta era protetta dai fitti boschi del luogo, Juris aveva trovato una scatola di monete lats, conio usato prima del euro, quei soldi li vendette ad un Canadese estremamente ricco che gli diedi milioni di dollari.
Aveva tutto ciò che desiderava, Jo lo adorava ma d'altra parte poteva anche dire di esserne geloso.
Eppure lì, quella sera, non era triste o amareggiato, era infuriato.
Non riusciva a perdonare Edit, non ne aveva voglia, semplice.
Non si era neppure scusata, a dir la verità sapeva che non l'avrebbe mai fatto, ma era inaccettabile tutto quello.
Sarebbe scoppiato.
Decise di uscire, spinse un gruppo di giovani ragazzi e si diresse verso l'uscita.
L'aria aperta l'assalì, gli spazzò via i pensieri.
-Ehi.
Il ragazzo si girò.
Davanti a lui c'era la ragazza nuova, improvvisamente ripensò alla vecchia coinquilina.
Come si chiamava? Margarita?
Non se lo ricordava.
-Ehi. Disse appoggiando i gomiti su una ringhiera.
-Non ti divertivi? Chiese lui per rompere il silenzio.
La ragazza sorrise, con lo sguardo gli aveva fatto intendere che quel posto era troppo per il primo giorno.
-Te lo dico per il tuo bene, non dirlo a Edit. Gli disse scherzoso.
La ragazza si appoggiò, con il busto rivolto sulla strada.
-È una teppista per caso? Chiese ridendo, il suo sguardo passava dal ragazzo alla strada pigramente.
-Evitiamo di nominarla così magari non arriva. Scherzò lui, con uno sguardo cupo che fece capire chiaramente a Lou che non era giornata.
-Allora...che è successo a quella che mi ha preceduto? Chiese cambiando discorso, con la sua voce velata.
-Lei ecco, non ricordo neanche come si chiama. Mi ricordo però- disse girandosi, imitandola- che gli prendemmo tutti i vestiti e li lavammo con la Coca-Cola. Ah,ah,ah era una vera stronza.
Lou per poco non svenne, aveva gli occhi spalancati, era scioccata.
-In mia discolpa posso dire che mi aveva tinto le sopracciglia di azzurro.
Adesso l'espressione di Lou, era diventata più interrogativa.
-Azzurre. Ripeté.
-E perché?
Jo rise di gusto.
-Edit aveva fatto arrabbiare il suo ragazzo, definendolo un tipo poco atletico; ora che ci penso era proprio un drogato della televisione, insomma occupava il nostro divano, un bel giorno abbiamo buttato il divano in cantina, naturalmente è venuta fuori che l'idea fosse stata mia.
-Wow. Aveva la bocca aperta, cercava disperatamente qualcosa da dire ma si ritrovava sempre al punto di partenza, Jo riusciva a leggere tutte il suo stupore.
-Stai bene?
-Dammi cinque secondi che mi riprendo. Ma che stronzi! Ah,ah, ah io vi avrei trucidato!
-Be lei se n'è andata.
Rise di gusto un'altra volta.
-Dove andrai a lavorare? Se vuoi ti posso dare dei contatti.
-Magari. disse lei con la testa china.
In quell'istante una porta venne sbattuta violentemente.
Melker usciva dal locale con la giacca stropicciata e il segno di un rossetto, stava imprecando nella sua lingua natia, perciò Jo dedusse che l'accaduto era grave.
-Che è successo? Gli chiese il ragazzo accigliato.
-Una cretina non se ne andava, mi ha soffocato, le donne sono esasperanti! Concluse dando un calcio alla polvere.
-Ehi... si intromise Lou, non chiaramente sentita derisa.
-Io vado, cercate Edit. Disse salutandoli.
Camminò sistemandosi la chioma di capelli chiari, ai margini di una strada priva di marciapiede con dell'erbaccia intorno.
-Quella rompipalle! Esclama Jo.
-Se la lasciassimo chiusa dentro? Chiese innocentemente Lou.
-Sai se non fossi stata la mia coinquilina ci proverei con te.
Appena disse queste parole, Jo si vergognò di sé stesso.
Come avrebbe potuto rispondere una ragazza a quell'affermazione?
La tensione era viva in lui, si vedevano i muscoli irrigidirsi e le nicchie sbiancare.
-Già se solo tu fossi femmina... scherzò la francese, salvando la loro relazione amichevole.
Non c'era dubbio la ragazza era estremamente simpatica e anche se non voleva ammetterlo, gentile.

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