Mi chiedo perché sia ancora qui.
Perché non mi decida a farlo.
A farla finita, una volta per tutte.
A mettere a tacere, finalmente, quella acuta e fastidiosissima vocina che mi rimbomba nel cervello a tutte le ore del giorno.

In continuazione.

Sempre.

È come avere una radiolina costantemente accesa.
L'interruttore rotto.

Ho provato a ignorarla.
A fingere che non esista.
A ripetermi che non esiste.
Che non ha consistenza.
Che non è viva.
Non è reale.
Non lo è, se non dentro la mia testa.

Già... Dentro la mia testa.

È come se il silenzio avesse una sua voce.

È come se questa voce masticasse, affamata, per poi ingurgitarlo, ogni singolo istante in cui sono sola.
Nella mia stanza.
A scuola.
A lavoro.
A chilometri da casa, come in mezzo alla gente che si definisce mia amica.

Non ne posso più.

Non sono in grado di sopportarlo.
Non sono abbastanza forte.
O abbastanza intelligente.
O abbastanza attraente.

Non sono all'altezza di nessuno.
Non posso sopportare di stare in mezzo agli altri.
Non merito di essere considerata.

Sono una stupida.
Solo una stupida.

Una stupida che si illude di piacere a qualcuno.
Di essere amica di qualcuno.
Di esserne all'altezza.

Non merito nulla.

Se mi guardo indietro, mi rendo conto di non essere mai stata felice.
Non davvero.

Nulla può farmi stare bene.
Nessuno è in grado di aiutarmi.
Provo quasi compassione per chi ci prova.
Un misto di compassione e tenerezza.

Ogni volta che penso di essere vicina, a un passo da quella sensazione che potrebbe forse definirsi felicità, ecco che rovino tutto.

Ogni santa volta.

Ecco perché mi merito tutto questo.

Perché mi merito di soffrire.
Di buttare fuori ogni lacrima, tutte le lacrime possibili, annegandole nel silenzio di un cuscino, o nascondendole all'ombra del cupo calore delle mie mani.

Piango.

Fino a svuotarmi completamente.
Forse mi illudo che il suono dei miei singhiozzi possa coprire quella voce.
Soffocare quelle voci.

Perché non sono degna di niente.
Non posso competere con nessuno.
Non posso neppure pensare di poterne essere in grado.

Perché rovino tutto.