X - Fragile n°4

Persi.
Anime perdute.
Spiriti erranti.
Esistenze smarrite.
Senza punti di riferimento al di fuori di noi stessi.

Naufraghi della terra.
Zingari del mare.

Questo siamo.

Soli.

Abbandonati.
Evasi.

Liberi?

Tanti piccoli universi indipendenti.

Arcipelaghi di isole.
Ognuno l'epicentro di se stesso.
Il nucleo dei propri pensieri.

Vicini.
Accalcati.
A un metro, come a migliaia di chilometri.
Eppure distanti.

Lontani.
Freddi.

Spenti.

Indifferenti.

Insofferenti ai lamenti degli altri.
Incuranti dei patimenti altrui.

Tutto ci sfiora.
Nulla ci tange.

Ciechi.

Espressioni tristi sulle metropolitane.
Volti sfigurati dalla sofferenza.
Fila di labbra per le strade.
Tutte uguali.
Tutte curvate in smorfie che trasudano dolore.

Così vivo.
Così acceso.
Così evidente.
Così lampante.

Quasi lo si respira.
Lo si riesce a toccare.

Eppure...

I volti degli altri un labirinto di specchi, apatiche copie del nostro.
I loro occhi pozzanghere in cui si riflette la nostra anima.
Tanto profonde, da rischiare di affogarci dentro.
Spauracchi.
Maschere inquietanti, che ci rammentano quale sia la nostra più ancestrale paura.
I corpi un succedersi amorfo di curve, che percorriamo svelti, spediti.
Disinteressati.
Lo sguardo fisso a terra.

Ognuno dritto per la propria strada.

Sordi.

Talmente sordi da non sentire nulla.

O forse solo distratti.

Così tremendamente distratti...

Pretendiamo attenzione.
Urliamo in silenzio.
Ogni grido una supplica.
Vorremmo essere ascoltati, ma nessuno ci sente.

Ognuno concentrato su se stesso.
Ognuno attento solo alla propria voce, che giunge, distorta, da chissà quale lontano meandro dell'anima.

Echi di ciò che siamo.
O crediamo di essere.

Rumori.

Nient'altro che rumori.

Frequenze che nascono, crescono, e subito si consumano.

Come un temporale.

Tante gocce d'acqua che si annullano al momento della collisione.

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