VI - No need to argue
Ti ho perso.
È successo così, d'improvviso.
Da un giorno all'altro.
Senza preavviso.
Era una torrida notte di fine estate.
Una di quelle notti che sembrano non voler finire mai.
L'afa dava l'impressione di soffocarmi.
La pelle, umida, un tutt'uno con i vestiti.
Ogni tanto si levava un timido venticello.
Portava con sé un brivido inaspettato, quasi impercettibile, monito dell'autunno ormai alle porte e della nostalgia che lo avrebbe accompagnato.
Le strade iniziavano a svuotarsi, ma i marciapiedi erano ancora affollati.
Camminavamo a passo lento, senza fretta.
Io ogni tanto mi fermavo.
Ad attrarmi era questo o quel particolare tutto intorno.
Il cielo scuro, senza luna, sopra di me.
Un tappeto di stelle.
Il mare placido, senza onde, che si stagliava alla mia destra, aldilà di una traballante balaustra nera.
"Che succede?"
Lo pensai a voce alta.
Mi accorsi di averlo detto un istante dopo averlo fatto.
Era a me stessa che mi rivolgevo.
Le tue spalle continuavano a sollevarsi e ad abbassarsi con il solito ritmo, come se non mi avessi sentita.
In realtà non mi ascoltavi.
Sembrava che non l'avessi mai fatto.
"Che succede?"
Lo sguardo perplesso di qualche passante mi suggerì che avevo alzato troppo il volume della voce.
Il mio, di sguardo, era adesso puntato addosso a te.
Ti eri fermato, ma senza voltarti.
La tua schiena, rigida, si ergeva come un ostacolo tra noi due.
Sussultai, sorpresa da una nuova folata di vento.
"Niente".
La tua voce giunse alle mie orecchie più vicina, eppure inspiegabilmente più distante.
Ti stavi avvicinando.
Stavolta fui io a voltarmi, dandoti le spalle.
Mi sporsi in avanti, aggrappandomi alla balaustra che divideva il marciapiede dalla spiaggia.
Rabbrividii di nuovo.
A sorprendermi fu però il contatto inaspettato delle tue dita, che si strinsero attorno al mio braccio.
Era un contatto delicato, quello della tua mano.
Lo era sempre stato.
Come se temessi di farmi del male, anche solo sfiorandomi.
"Non c'è bisogno di litigare".
La tua voce risuonò dolce, nella sua insicurezza.
Ti aspettavi che mi voltassi.
Che ti guardassi in faccia.
Forse anche che ti sorridessi, sollevata.
Non feci nulla.
Non mi mossi neppure.
Rimasi lì, immobile, aggrappata alla balaustra.
Lo sguardo perso all'orizzonte.
Qualche istante dopo sentii la tua presa allentarsi.
Ebbi l'impressione di avvertire la disillusione dipingerti il volto.
Non avevo più voglia di parlare.
Ti avevo perso da tempo, ma non l'avevo ancora capito.
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