II - Mariage D'amour

Nero.
Quello che ho davanti è il nero più assoluto.
Buio.
Profondo.
Infinito.

Mi ritrovo spesso così: immobile, sdraiata sul letto.
Le palpebre abbassate.
Avverto una sensazione piacevole.
Mi sento tranquilla.
In pace con me stessa.
Come se fossi l'unica persona al mondo, o il suo epicentro.

Ben presto l'oscurità più neutra lascia il posto a una serie di immagini.
Si succedono in sequenza, una dopo l'altra.
Come delle istantanee.
Rapidamente.
Spontaneamente.

Inspiro.

Lo faccio con estrema lentezza, forte della consapevolezza che non ci sarà nessuno a incalzarmi.
Il tempo scorre lento, lentissimo, nella mia mente.
Forse perché non viene scandito da nulla.
Forse perché il sollevarsi periodico del mio diaframma è la sola spia del suo incedere prepotente.
Tum-ta, tum-ta...
Il battito del cuore simula il ticchettio delle lancette dell'orologio.

Senza accorgermene mi ritrovo proiettata su una distesa d'acqua.
Sono in piedi, sulla riva del mare.
Muovo qualche passo nella sua direzione.
Si innalza, timido, un lieve vento.
Mi scompiglia i capelli.
Rabbrividisco, e con me sembra farlo anche la superficie acquosa.

Le sensazioni che avverto sono tante.

Tutte assieme. Tutte in una volta.
Troppe.
Non riesco a selezionarne una, né ad apprezzarle appieno tutte.

Mi travolgono.

A bussare con dolcezza nelle mie orecchie, come a non voler disturbare, è il sordo fruscio del vento.
I miei occhi scintillano, accesi dal riflesso del sole sul mare.
Il profumo di salsedine inonda le mie narici.
Mi inumidisco le labbra, offese dal primo freddo autunnale.
Arrivata alla mia meta, mi piego sulle ginocchia.
Con le dita scarabocchio parole confuse sulla sabbia.
Le scrivo, ma senza capirne il significato.
Poco importa.

Periranno presto, travolte dalla veemenza delle onde.

Mi tuffo.

Il gelo delle acque punge la mia pelle come una lama incandescente.

Scendo in profondità.
Sopra di me si stagliano altre onde.
La più potente, l'ultima, dissolve tutto.
Annulla ogni cosa.
Me.

Sento freddo.
Ancora più freddo.
Spalanco gli occhi.

È tutto così bianco...

Scopro di essere in alto.
Molto in alto.

Sospesa tra le nuvole.
Un tutt'uno con esse.

Mi muovo con naturalezza tra di loro.

Forse è più facile farlo, mi dico.

È più facile muoversi, quando non si ha una meta.

Non ci si può perdere se non si conosce la strada.

Sotto di me, la stessa distesa d'acqua in cui mi ero tuffata.

Mi accorgo di star trattenendo il fiato.
Inspiro, più per abitudine che per necessità.

I polmoni si espandono.
Sembro riacquistare peso.

Avverto la spinta del mio corpo verso il basso.

Sprofondo nel vuoto, travolta da quella scoperta.

È il bianco del soffitto il primo colore che vedo, quando sollevo le palpebre.

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