Non so come mi sento adesso.
Confusa.
Scossa.
Stordita.
Incredula.
So solo che tu sei lì, steso a terra.
Il tuo corpo giace sull'asfalto.
Una massa informe di organi.
Il torace si innalza.
Ansima, sofferente.
Il cuore pulsa, palpita.
Freme.
Sembra voler toccare il cielo.
Come se fosse un uccello che brama di spiccare il volo, e il petto la sua prigione di carne.
Le urla dei passanti si accavallano, concitate.
Si fondono tra di loro, esitando in una massa informe di suoni.
Dentro di me a regnare, sovrano indiscusso, è il più assordante silenzio.
Se solo non avessi dimenticato le chiavi di casa in auto...
Se non fossi stata così distratta, come sempre...
Se fossi stata attenta...

E invece no.

Invece adesso tu sei lì, gemente, su quell'asfalto reso incandescente dal torrido caldo estivo.
Sei lì.
Ma ci sei veramente?
Sei veramente lì, bloccato in quel limbo che non è più vita.
Ma non è ancora morte.

Ingoio un pensiero che, prepotente, tenta di farsi strada nella mia mente.

Non morirai.

Non puoi morire.
Non sei pronto.
Non sono pronta.
Non è questo il momento giusto, ammesso che ne esista uno.

Dal fuoristrada rosso fuoco scende un ragazzo.
Si guarda attorno.
Ti vede.
Si porta le mani tra i capelli.

Qualcuno strilla di nuovo.
Più forte.
Parole indistinte, che si dissolvono, come fiocchi di neve, nello stesso istante in cui nascono.

Vorrei correre verso di te.
Gettarmi tra le tue braccia.
Respirare il tuo profumo.
Perdermi nei tuoi occhi.

E invece no.

Invece me ne sto lì, in piedi.
Immobile.
Perché non mi muovo?

Ti do le spalle.

Tutto questo non sta succedendo.
Lo ripeto a me stessa fino all'inverosimile.

Gli occhi iniziano a bruciare.
Trattengo le lacrime.

Sento le gambe cedere.
Il mio corpo è a un tratto così pesante...

Eppure io mi sento vuota.

Mi chino.
Nascondo il viso fra le mani.
Abbasso le palpebre.

Il torace freme.
Il cuore palpita, si innalza.

Fuori è il silenzio.
Dentro il caos.

Non so come mi sento adesso.
So solo che già mi manchi.