P. O. V. - ADRIAN 7
" Chi non osa afferrare le spine non dovrebbe mai desiderare la rosa "
- Anne Bronte
La sua voce squillante risuonava ancora perforante nel mio timpano.
"Vengo anch'io" aveva urlato, mandando a fanculo tutti i miei progetti per questo giorno unico da condividere solamente con mio fratello.
Lei non capiva quanto mi fosse mancato, quanto dolore serbavo all'interno non solo per lei.
Mi aveva sorpreso con quell'affermazione, mi aveva preso davvero alla sprovvista eppure...
Da quel che ricordavo c'era sempre stato un rapporto strano tra noi due, ci odiavamo per un passato che non lasciavamo alle nostre spalle, ci teneva incatenati facendoci sprofondare per poi riaffiorare insieme, perché Judie finalmente stava dando vita al mio piano meschino, si stava innamorando di me...
Lo percepivo ogni volta che timida soffermava i suoi occhi verdi sul mio corpo.
Eravamo il paradiso e l'inferno insieme... Contrastarci per poi riunirci era, ormai, un'abitudine di cui nemmeno io, in realtà, potevo stare senza...
Perché una cosa era certa, lei dipendeva da me, come io da lei.
Camminavo lentamente, non avevo neanche voglia di osservare il paesaggio soleggiato all'orizzonte, ero muto perché Judie mi stava irritando più del solito, teneva stretta la mano di Ryan senza preservare un po' di spazio per me, ma gliel'avrei fatta pagare sicuramente.
E come se non bastasse, a quell'ipocrita era perfino venuta la splendida idea di fare una foto ricordo con mio fratello.
Lo guardavo da lontano raggiungere veloce una panchina alquanto rovinata insieme a lei, parevano felici di una gioia che mi era stata strappata...
Poi improvvisamente Ryan urlò di raggiungerlo, cogliendomi nuovamente alla sprovvista.
Desideravo immortalare quel momento con lui, ma non con lei così esitai qualche istante, ma dovetti affiancare il mio amato fratello, poiché non volevo deluderlo.
<< Muoviti >> tuonai verso Judie, dato che incerta ancora non aveva scattato la foto.
Lei parve tremare ed io, come al solito, né godetti internamente.
Poi, finalmente continuammo a camminare, tuttavia inaspettatamente Ryan aveva chiesto alla mia nemica se poteva stare in braccio a lei.
Udire pronunciare parole dolci verso quell'arpia che non lo meritava affatto e vederli pure così legati, mi devastava, mi faceva sentire inappropriato, quando in realtà mio fratello era soltanto con me che doveva stare.
Allora sentenziai urtato:
<< Vieni qui, ti prendo io >> e in un secondo sollevai Ryan tra le mie braccia robuste.
Ora Judie era dietro di noi, ci seguiva silenziosa e ciò era perfetto, affinché non rovinasse quel momento importante.
Ma come al solito si intromise tra di noi e suggerì contenta:
<< Siamo quasi vicino alla spiaggia andiamo a sederci lì, così mangiamo qualcosa di buono >>
Ryan ovviamente confermò all'istante, ma ciò che mi sconvolse, che mi fulminò subito fu quell'ingannevole frase che confessò:
<< Il mio fratellone mi aveva detto che eri brava, ma non così intelligente >>
Non era affatto come sembrava, non avevo mai detto che quella perfida fosse brava! Gli avevo solo confermato a telefono qualche mese fa che era ancora buona come se la ricordava, visto che era trepidante nel sapere informazioni su di lei.
Come poteva piacergli una persona cattiva come Judie?
Troppo piccolo per capire realmente come stavano le cose...
Poiché la mia nemica pareva davvero incredula, esordii verso Ryan cercando di placare la situazione assurda:
<< Non dire sciocchezze >>
Tuttavia, dovetti subito fare l'occhiolino al mio fratellino, affinché pensasse che stessi scherzando, non volevo angosciarlo in alcun modo.
Ma la mia nemica, era già pronta all'attacco.
Superba dichiarò:
<< Adrian, Ryan grazie per i complimenti >>
Come poteva supporre veramente che l'avessi apprezzata?
Tra l'altro, ogni volta che pronunciava il mio nome avevo una strana sensazione addosso.
Quindi ribadii spregevole << Io non ti ho fatto nessun complimento >>
Se Judie cercava la guerra, era ciò che potevo donarle all'istante poiché il suo solo essere accanto a me, mi spiazzava tanto da doverla ferire.
Giunti alla spiaggia, la figura della mia nemica malauguratamente era proprio al mio fianco, potevo scrutare ogni minimo dettaglio del suo viso leggermente arrossato, quel colorito diverso pareva donarle un'immagine più innocente.
Ogni volta che la fissavo sembrava di potermi perdere realmente in quello sguardo che pareva dirmi tanto senza nemmeno aprire bocca.
Buttai lo zaino pesantissimo sulla granulosa sabbia e raggiunsi Ryan già euforico vicino alla riva.
<< Ti piace questo posto? >> Domandai tranquillo, appena gli fui di fianco.
<< Si molto, ma preferisco te e Judie >> spiegò mio fratello.
<< Perché ti piace tanto Judie? >> Chiesi seriamente infastidito.
<< Perché piace a te >> confermò contento Ryan, fissando le onde scure.
Cosa diavolo gli saltava in mente??
A me non era mai piaciuta quella strega!
<< Gioca pure con la sabbia, ma stai attento. Io vado a vedere se è pronto per mangiare >> dissi solamente, non desideravo dare vita ad una discussione con quel piccoletto, dato che voleva sempre avere ragione lui.
Mi avvicinai all'esile corporatura di Judie, per fortuna aveva già sistemato tutto il cibo su una tovaglia rosa.
Incominciavo ad avere troppa fame.
La squadrai per bene, il suo sedere sodo in bella mostra come al solito mi stuzzicava parecchio il mio grosso membro...
Immaginando posizioni poco pudiche.
Mi chiedevo quando Judie si sarebbe dichiarata, quando si sarebbe resa conto finalmente dei sentimenti che stava provando per me pur non volendo.
Era sempre stata un mistero, in quei suoi modi assurdi di comportarsi... Eppure tutto questo era essenziale, affinché fosse totalmente sotto al mio controllo.
Chiamai Ryan che corse all'istante per sedersi tra me e il mio fardello.
Mangiammo in silenzio finché Ryan non mi chiese stranamente dei nostri genitori, quell'argomento mi stringeva la gola, pareva proprio di soffocare.
Non mi andava di parlare di mia madre e mio padre con lui, soprattutto davanti a lei. Nessuno avrebbe capito la sofferenza che portavo da sempre all'interno anche per colpa loro.
Provai a sotterrare il discorso, ma il mio fratellino mi accoltellò di nuovo...
<< Adrian è vero che Judie è bella? >> Mi domandò nella sua ingenuità, probabilmente rimuginando ad alta voce.
E ora come potevo sviare questo fatidico quesito?
La mia nemica sembrava già assaporare la vittoria nel suo animo angusto, allora provai solamente ad ignorarlo.
Ma Ryan era testardo e come immaginavo insistette per avere una risposta.
Oscillai tre le svariate menzogne quando, in realtà, tutta la mia anima pareva urlare solo dalla rabbia:
"NO, NON È BELLA"
Tuttavia, i miei occhi chiari si posarono su di lei, esplorai ogni suo delicato lineamento, il contorno delle sue labbra rosee... il cuore sembrava battere in modo strano, equivoco, una sensazione troppo pericolosa, tanto temibile da non dover essere accertata.
Poi lieve come l'aria sganciai la bomba, perché forse dovevo farla cadere ai miei piedi usando anche questa strategia:
<< Un po' >>
E il tempo parve fermarsi per secondi indefiniti, mentre Judie incantata sembrava veramente stupefatta.
Era davvero la strada giusta per il castigo inevitabile.
Per fortuna, insperabilmente, mio fratello stavolta sbloccò quella pesante situazione...
Di conseguenza, finalmente, potevamo tornare a casa anche se mi dispiaceva dovergli dire nuovamente addio.
Ordinai a Judie di mettere a posto tutto, affinché non ci disturbasse, mentre io ritornavo a riva con Ryan per godermi quell'ultimo momento insieme.
Passeggiavamo sereni sulla sabbia umida, incisa dalle onde del mare e io gli chiedevo semplicemente come stava andando con i nostri familiari, con gli amici, se desiderava praticare qualche sport...
Poi inaspettatamente mi chiese sereno:
<< Ho sentito la mamma parlare con papà che devi andare in gita con la scuola per qualche giorno, sei felice? >>
In realtà, quell'argomento mi agitava, ero irrequieto perché lì Judie sarebbe diventata davvero mia a ogni costo...
<< Si, sono eccitato all'idea >> risposi sorridendo appena per il sottile doppio senso e lui serio, dopo avermi osservato dettagliatamente per qualche secondo, iniziò a canticchiare la sigla del suo cartone animato preferito.
Andammo via di lì, tuttavia la malinconia non parve restare in quel posto.
Per la mia felicità, questa volta Ryan teneva stretta la mia mano.
Il suo calore mi scaldava il cuore ormai ricoperto interamente di ghiaccio e spine.
Mi stava chiedendo parecchie cose su Newport, tipo com'erano le persone, le scuole, le giostre... pareva piacergli veramente quel piccolo posto ed io gli rispondevo subito, nonostante la tristezza a sovrastarmi.
Personalmente preferivo decisamente la mia città, San Francisco... la ritenevo molto più all'avanguardia.
Arrivati all'abitazione di Judie, erano tutti ad aspettarci fuori.
Cercai di tenere da parte ogni emozione, non potevo crollare proprio ora, specialmente davanti a tutti.
Dovevo continuare con il mio lato tetro, invincibile, senza sentimenti.
Salutai per primo mio fratello, mi abbassai verso di lui intrappolando la mia visuale nella sua e semplicemente lo strinsi forte a me, a quel punto il piccoletto iniziò a piangere silenziosamente.
Il cuore pareva sgretolarsi.
Quindi pronunciai sottovoce:
<< Ricordati che i campioni come noi non piangono mai, non sono delle femminucce >>
Ma ciò non sembrò arrestare le sue lacrime.
Piano mi allontanai da lui, captando già la nostalgia e abbracciai frettolosamente i nostri genitori.
Infine andarono via, la sofferenza era lancinante.
Aveva preso assurdamente il sopravvento su di me...
Perché quando convivi con il dolore da troppo tempo rischi improvvisamente di scoppiare o meglio, crollare.
Ero ancora fermo sul marciapiede a guardare la strada oramai vuota come il mio essere, così mi diressi verso la porta d'ingresso.
Proprio lì risiedeva il mio tormento che mi esaminava preoccupata, mentre io non avevo la forza neanche di scrutarla.
Pareva ridicolo, irreale che una come lei avesse l'animo turbato per me e fu quello l'attimo maledetto in cui Judie si rese conto dei miei occhi lucidi, dato che notai le sue palpebre spalancate leggermente.
Probabilmente le facevo pena, ribrezzo come quella volta...
Ma non me ne fregava un cazzo ormai, volevo solo stare da solo e piangere nella mia stanza dopo che avevo immagazzinato tutto da troppo tempo...
Per poi rinascere più nocivo di prima perché dal dolore che ci spezza, bisogna rialzarsi ma c'è chi come me, lo fa rafforzando il suo animo dannato e lugubre.
Successivamente come un fulmine a ciel sereno, la mia nemica domandò dispiaciuta:
<< Vai in camera tua? >>
E vacillai nuovamente, mi ritrovai nel baratro...
Mi sono sempre chiesto in passato, se Judie fosse entrata nella mia vita per restare per sempre o per andare via come una cometa che lascia semplicemente la sua scia luminosa, dal ricordo dolce, ma anche amaro.
Le bugie, le cose non dette o rimaste a metà, avevano segnato il nostro cammino perpetuamente, eppure quando mia madre mi aveva proposto di venire a vivere qui non ero esploso per la disperazione e negazione come pensavo visto che c'era qualcosa che mi stava prosciugando da due anni oramai...
Judie non doveva superare la barriera che mi ero costruito con tanta fatica, ciononostante pareva sempre sfiorarla, senza rendersi conto delle mie lesioni.
È capitato di scambiarci per un po' qualche parola, di trascorrere del tempo prezioso insieme perché lei aveva la capacità di trasformare il mio sfondo nero in una specie di cornice scintillante.
Tra le tante ragazze con cui ero stato, ho sempre compreso in cuor mio che fosse Judie il tassello mancante, colei che aveva rubato la mia anima sbiadita pur non facendo nulla.
Perché due pianeti che collidono o che sembrano mai raggiungersi, hanno pur sempre in comune lo stesso universo.
Ora sono qui accanto a te e mi sembra di urlare a vuoto:
"DEVI RESTITUIRMI LA MIA ANIMA"
solo così potrò andare avanti e vivere davvero senza il rancore che mi ha unito a te in tutto questo tempo...
Tu non sei stata capace di tenerne cura, l'hai disintegrata con il tuo essere frivola, stronza.
Quante notti in questa maledetta casa ti ho cercata, la tua camera era chiusa, un bene per te dato che il mio scopo a questo punto è solo di usarti, vendicarmi.
Sembrerò esagerato, ma si diventa così quando nella propria esistenza si continua sempre, ogni dannato giorno a sanguinare, ti autodistruggi alla fine.
La nostra specie di storia finora non sembra altro che un orrendo film, tutto così inverosimile...
Noi che ci odiamo, eppure il destino ci perseguita, ci unisce ogni volta...
Siamo rimasti indietro, tuttavia i sentimenti giacciono all'interno ancora puri, lievi, quasi impercettibili, ma mi danno un senso, mi fanno sentire vivo.
Il nostro futuro è incerto e non voglio più passarlo accanto te, tu sei stata il male che mi ha sotterrato senza pietà, senza mai chiedersi come potevo sentirmi...
I ricordi passeranno e nel frattempo mi auguro di essere milioni di chilometri lontano da te, tra le gambe di altre ragazze per godermi finalmente spensierato questa vita incasinata.
Ero solo, non l'ho voluto io in realtà ed è per questo che mi sono aggrappato inutilmente a mio fratello per restare a galla... o a te.
Alla fine per mia consuetudine mi sono davvero cinto soltanto di solitudine perché era così che mi sentivo circondato da miliardi di persone.
Perché quando non sei in pace con te stesso, non lo sei nemmeno con gli altri sai...
Per te non farò più nulla, se non distruggerti poiché ci siamo scelti per non stare realmente insieme...
Giacché non potrò mai amarti per l'eternità.
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