P. O. V - ADRIAN 6

Bruciare di desiderio e tacere è la punizione più grande che possiamo infliggere a noi stessi.
(Federico García Lorca)







Quel secchione aveva scatenato in me un emozione che detestavo.
Vederlo così amichevole con Judie, mi aveva spiazzato totalmente.
Era solamente colpa della mia nemica, pareva non voler rammentare quel nostro patto, sembrava sempre così dannatamente in cerca di uomini.

Il passato faceva male, ardeva ancora all'interno.
Mi sentivo bloccato, nel limbo, nell'oscurità più assoluta ed era ciò a non farmi più vivere...

Non volevo accettare la realtà.

Eppure nonostante il rancore avevo osato, prendendo tra le mie dita il polso del mio peccato, distruggendo parzialmente la mia barriera protettiva.

Pareva di camminare su una corda, la caduta era inevitabile, scontata.

Le avevo ordinato di seguirmi, perché non desideravo fuggisse ancora da me.
Solo il pensiero mi faceva ribollire il sangue.

E proprio mentre stavo quasi trascinando il corpo di Judie con me, perché non doveva scappare via nuovamente, intravidi una persona familiare nella grande villa bianca di fronte alla nostra che ci osservava dal terrazzo incuriosita e allora fui costretto a lasciarle la mano, sperando ugualmente che mi pedinasse.

Dovevo riprendere urgentemente la mia felpa della tuta da ginnastica dalla palestra dell'istituto prima che chiudesse, perché all'interno avevo una cosa veramente significativa per me.

Judie mi ricordava ogni volta che non era di mia proprietà e questo mi urtava, mi trafiggeva l'essenza.
La verità è che non volevo comprendere quei sentimenti che serbavo da tempo per lei, perché l'odio prevaleva, come la vendetta, ma ciò stava soffocando realmente anche me, portandomi alla morte.

Dovevo resistere, dovevo andare via da lei al più presto, togliendomi di dosso quella sofferenza che avrei donato a lei.

Così, affinché mi seguisse, mi posizionai dietro di lei.
Potevo dettagliatamente ispezionare la bella forma del suo sedere, la cosa mi eccitava e lei non poteva captare nemmeno il mio sorrisetto venefico.

Improvvisamente alzai gli occhi al cielo e forse fu l'atmosfera, ma mi sfuggì quella maledetta canzone, un ricordo prezioso...
Mia madre la intonava spesso a mio fratello per distrarlo, seduti in salotto sul grande divano in pelle uno vicino all'altra, mentre io li guardavo di nascosto, dall'uscio della porta rendendo quella scena privata anche mia.

Judie come al solito, troppo curiosa ebbe il coraggio di chiedermi di quel testo, di oltrepassare ogni volta il limite ed io per egoismo, per darle un po' del mio peso, le avevo menzionato un po' di verità... Eppure il dolore pareva ancora giacere lì.

Poi finalmente fummo vicino alla porta di sicurezza della palestra, ciò che mi preoccupava maggiormente era farmi vedere in sua compagnia. Non volevo che degli imbecilli muscolosi potessero giudicarmi per quello.

Desideravo l'anonimato, la mia vita era circondata da una nuvola tetra, era la mia condanna, la mia dimora, solamente io avevo il permesso di esistere lì.
Quindi per proteggermi le chiarii la situazione, lei parve quasi irritata, dispiaciuta.

Ebbi la fortuna di trovare la sala vuota, ma non quella di reperire tra gli spalchi la mia felpa.
Iniziai ad imprecare con me stesso esaurito, non volevo che ciò finisse in mano ad altre persone, era un mio oggetto personale...

Prima di rinunciarci, però, ebbi la brillante idea di setacciare nello spogliatoio, ma Judie doveva seguirmi, non potevo rischiare che qualcuno entrasse improvvisamente e la adocchiasse portando alla ghigliottina anche me.

Tuttavia, il pensiero di me e lei soli in quel posto cominciava ad ossessionarmi parecchio.
Lei scombussolava fortemente il mio "amicone" e il mio equilibrio interno...

Le dissi in un certo senso o almeno provai nella mia incapacità, che avevo bisogno di aiuto per trovarla, ed era vero in parte, dato che desideravo principalmente mi accostasse.

E fu davvero strano, inaspettato.
Una volta entrati in quel luogo Judie davvero mi stava assistendo con la ricerca.
Ne fui colpito in pieno, nell'anima  tanto da scuotermi.

Ma in seguito, funesta mi chiese perché stavo cercando quella felpa tanto disperatamente ed allora ebbi la mia occasione per ferirla, per farla preoccupare...

Le mentii spiegandole che avevo una sua foto nuda nella vasca da bagno, in realtà mi sarebbe piaciuto, ma nella tasca in verità, possedevo una piccola foto...

Avevo compiuto appena 5 anni e Judie sdentata sorrideva accanto a me, mentre io contrariato fissavo imbronciato la torta a tema supereroi.

Probabilmente fu l'esclusivo momento innocente, puro condiviso da me e Judie.
Riuscivamo a stare vicini o a giocare serenamente, forse lei non lo rammentava nemmeno... ma era l'unica fotografia di noi insieme da bambini che personalmente tenevo da sempre.

Il mio tormento reagì sconvolta, come soddisfatto mi aspettavo e nel frattempo ritornò a rovistare, la intravidi dirigersi addirittura in bagno e proprio quando la adocchiai lì che il mio membro si risvegliò potente e mandai esplicitamente a fanculo ogni mio tentativo di opprimere quella passione ardente che provavo per lei...
e diabolico chiusi la porta a chiave.

Solo noi in quel minuscolo posto buio e Judie stranamente non pareva totalmente spaventata.
Così azzardai a lambire la sua pelle, per sentirla mia, per rammentare quel suo odore e sapore che tanto desideravo.

Ne avevo davvero bisogno...
E poi lei sussurrò il mio nome ansimando più volte e allora non fui in grado più di controllarmi.

Gli ormoni presero il sopravvento su tutto.

Le leccai più volte il collo, anche se bramavo di tastarla tutta, specialmente intimamente.
Ma Judie improvvisamente mi chiese di fermarmi, quasi urlò e io non avevo più la forza per contenermi, per arrestarmi.
Così le confessai ciò che nel suo cuore conosceva anche lei e che non poteva negare...

Questa cosa la volevamo entrambi!

E per darle il tocco finale, per far sì che si concedesse totalmente a me, ricalcai << soprattutto a te >>
Allora, a quel punto, dichiarò che aveva paura, non voleva ci scoprissero, in realtà era anche la mia preoccupazione, ma non riuscivo a fermarmi.

Volevo lei, volevo di più.
Doveva essere mia ad ogni costo!

Il mio peccato pareva agitato e ciò non mi favoriva, così le pronunciai una frase che sospettavo poteva avere il suo effetto positivo su di lei, ma in verità fu difficile per me dirla con superficialità perché non ero un mostro senza cuore in realtà, la sofferenza mi stava uccidendo, mi aveva trasformato, costringendomi alla solitudine.

Ormai convivevo da tempo con la rabbia...
Proferii << non avere paura ci sono io>>
E fu in quel momento che finalmente lei parve seriamente intenzionata a possedermi.

Di seguito osai << vuoi partecipare anche tu? >>
avevo immaginato infinite volte quelle piccole dita delicate o peggio, intorno al mio "amicone".
Il pensiero era sublime e desideravo davvero che mi procurasse ancora più lussuria, tuttavia per me era un mistero tutto ciò...

Avevo sempre creduto che Judie fosse andata oltre, ma quella volta quando i miei polpastrelli la incisero dentro e lei penò, il dubbio prepotente si catapultò nel mio cervello, da quell'istante non mi aveva più abbandonato.

Quindi due anni fa cos'era veramente successo?
Esistevano forse due versioni diverse dei fatti?

Ciò mi faceva tentennare sul mio essere maligno, mi faceva sprofondare di più in un dolore acuto senza apparente significato.
Allora, a quel punto, dovevo fermare la mente e concentrarmi solo sull'eccitazione.

E Judie esordì con un no secco, non voleva partecipare, tuttavia stavolta lo vedevo da come mi fissava, mi desiderava.
Così lambii ogni sua parte già esplorata.
Succhiai i suoi dolci capezzoli e leccai la sua intimità, saporita e collosa.
Il mio membro stava per esplodere.

Doveva essere mia!

E fu proprio in quel momento che confessai << avevo ragione, guarda come ti piace >>
Ed eravamo compiaciuti entrambi. Avevamo lo stesso obiettivo, la lussuria, la goduria fisica.

Ero io a condurre il gioco, lei era sotto l'effetto del mio fascino.

Poi inaspettatamente udii un rumore, l'eccitazione come per magia parve quasi arrestarsi.
Desideravo trovare una soluzione, stavamo per crollare ambedue di fronte alla bufera in arrivo e almeno io dovevo salvarmi.

Così mi alzai verso i suoi occhi verdi che ogni volta mi catturavano maledettamente e fui nell'oblio.
Dovevo smettere o continuare?
Avevo ancora così tanta voglia di degustare il suo esile corpo.

Fu allora che decisi di togliere ogni mio dubbio dal cervello, di avere molto più coraggio, di trovare la risposta al mio quesito, la verità!

Ma quando con i miei polpastrelli sfiorai il clitoride umido di Judie, mi bloccai non riuscii ad andare altre, nella sua intimità.

La realtà faceva paura.
Dovevo restare nella mia incertezza ... Nel mio odio e rancore!

Così massaggiai piano quel bottoncino bollente, ma improvvisamente il fracasso di passi diventò sempre più vicino e arrabbiato con me stesso, perché dovevo distaccarmi prima, imprecai verso di lei:
<< Vestiti in fretta cazzo >>

Piano osservai Judie tremante prendere i suoi vestiti sul pavimento e ricomporsi.
Pregai mentalmente si muovesse dato che il rumore diventava sempre meno distante.

L'ansia accellerò il mio battito già frenetico.

Tuttavia la misi al corrente del mio ambiguo pensiero, solamente affinché anche lei trovasse una risoluzione, pure se il piano mi deliziava.
<< Penso sia il guardiano... la soluzione migliore per non farci beccare sarebbe salire sul water e restare in silenzio nei pochi secondi in cui darà un'occhiata a questa stanza, ma poi i tuoi genitori vorranno delle spiegazioni >>

I miei occhi chiari erano in cerca dei suoi e fu in quell'istante che impensabilmente Judie non parve arrabbiata, ma lontana, nei suoi pensieri come a condividerli con i miei.

La porta dello spogliatoio si spalancò e lei oltre ogni mia immaginazione, posò le sue piccole mani sui miei fianchi sottili, dietro la mia schiena in cerca di protezione, cosa che non le avrei mai dato.
Nonostante ciò, quel tocco mi faceva rinascere dalle ceneri.

Era quasi dolce...
Una sensazione mai provata.

Ma la mia nemica ancora spaventata strinse di più la presa e ciò mi faceva vacillare tra il male e il bene che serbavo per lei.

Fu quasi un miracolo.
Dei bisbigli in sottofondo mi fecero capire subito che eravamo salvi, era una coppia, pronta anche loro a fare cose poco adeguate.

Così mi girai di scatto verso la figura di Judie, affinché anche quel contatto tra di noi si spezzasse per non ricadere in false speranze.

Lei era solo una poco di buono!

Avevo ancora in mente la mia vendetta, eppure ora mi pareva quasi di non percepirla più così spietata.

Allora per infliggere il colpo finale a quella situazione precedente di passione, le sussurai malizioso distruggendo anche una minuscola parte del mio cuore:
<< Se ancora non ci fossi arrivata, è una coppia... Si sarà appartata per un appagamento fisico proprio come noi>>

Judie arrossì, osservarla in quello stato mi faceva impazzire, eppure pareva anche così delusa, la stavo facendo innamorare di me come da obiettivo per poi abbandonarla, tuttavia avevo sempre dentro di me quella punta agrodolce della realtà...

L'ansia come l'incertezza parve invadermi di nuovo.

Ora comunque per il mio bene, dovevo reagire, dovevamo fuggire via da lì altrimenti non ci saremmo più riusciti.
Quindi la esortai a non fiatare, in verità non stava parlando.
Aveva fatto un passo verso la mia direzione e non volevo distruggesse totalmente la mia muraglia...
pareva quasi di sentire i suoi impetuosi pensieri.

Era così stupida, era palese sapere che con me non doveva farsi false speranze, io potevo offrirle solo un buon sesso!

Appurato che la coppia, ormai, non poteva più vederci, dovevamo muoverci ad andare via, così nonostante la mia riluttanza in quel gesto, le afferrai la mano, affinché corresse forte e finalmente affannati fummo via da quel luogo, senza nessun'altra complicazione.

Mi fermai nel cortile a riprendere fiato e Judie fece lo stesso, ciononostante usciti da quell'atmosfera la realtà crollò pesante su di me e cercai di ricompormi mentalmente perché avevo già sbagliato abbastanza, soprattutto con me stesso.

Dove avevo posto le mie difese?
Mi stavo facendo trascinare da sentimenti inesistenti.
Cazzo!!

Improvvisamente vidi Judie guardare dei ragazzi in lontananza, dopo tutto quel trambusto, non potevamo farci vedere insieme, quindi la incitai:
<< Seguimi >>
E magicamente lei fece come le avevo ordinato, senza ribattere nulla.

Ciò mi rendeva felice, perché lei era sempre più sotto al mio controllo.
Era mia, unicamente mia!

Nel tragitto non feci altro che ripensare a quella giornata, dove avevo adagiato quella dannata felpa? E perché avevo avuto la fottuta idea di portare quella maledetta foto con me? Invece di custodirla... o meglio, dovevo bruciarla al più presto.

Judie più volte provò a dialogare, ma la mia mente era occupata da quella cosa davvero importante per me.
Così istintivamente mi ritrovai davanti alla porta principale di casa con lei al mio fianco, quasi triste e aprii velocemente la porta.

Mi ricordai quella specie di litigio avvenuto poco prima con quello strano tipo e mi innervosii nuovamente, terribilmente.

Allora le domandai:
<< cosa devi studiare di letteratura inglese? >>
Forse dovevo aiutarla, aveva davvero bisogno di una mano per la verifica di domani data la sua stupidità, ma i suoi occhi fissi su di me pieni di speranza, sorpresi mi fecero subito titubare delle mie azioni.

Non dovevo mostrare mai la mia parte umana, perché io necessitavo solo di me stesso.
Ero indeciso se esserci o non esserci per lei, almeno per quella volta...

Ma insperabilmente un lampo trapassò il mio cervello ed esclamai mentalmente frustrato, incredulo:
"Cazzo la lavanderia non l'ho controllata!"

Così repentino prima che mi rispondesse per non farle credere che le avevo mentito, che volevo stare con lei per importunarla solamente, urlai scorbutico, affinché andasse via da me subito e a quel punto potessi controllare in quella dannata stanza:
<< Allora non perdere tempo, vai a studiare >>

Ma Judie disperata, contro ogni logica e motivazione, si scaraventò sulla mia figura...

Ed ebbi un tonfo al cuore.

La situazione si stravolse, contro ogni mia immaginazione e spiegazione...

Era nuovamente la collisione di due pianeti discordanti.

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