CAPITOLO 99
"Arriva il momento in cui bisogna scegliere tra ciò che è facile e ciò che è giusto."
(Dal film Harry Potter)
Era trascorso qualche giorno dalla visita al parco e inaspettatamente, era giunto anche marzo.
L'aria iniziava ad essere meno gelida del solito, tuttavia la mia quotidianità restava omogenea ed inviolata.
Inoltre, Adrian non mi aveva dato alcuna spiegazione su ciò che era successo in quella serata particolare, specialmente su quel suo comportamento ricolmo di benevolenza nei miei confronti mentre fingevo di dormire ed ora, continuava semplicemente a salutarmi con educazione nell'attimo in cui i nostri occhi ripieni d'emozioni sotterrate si incrociavano irreparabilmente.
Comunque, anche oggi dovevo andare obbligatoriamente a scuola...
Dopo essermi svegliata decisamente assonnata e controvoglia, mi alzai dal morbido letto per fare una lunga doccia calda.
Dopodiché, ritornai frettolosamente in camera per scegliere i vestiti da indossare dato che si stava facendo tardi... Rischiavo di arrivare in ritardo all'istituto.
Così, decisi di prendere dal mio grande armadio degli abiti che avevo già adocchiato qualche giorno prima cioè una maglia tonalità magenta e bianco con un pantalone color antracite.
Infine, applicai sul mio viso ancora stordito per il sonno, del make-up leggero e pettinai velocemente i miei capelli arruffati.
A quel punto, presi la mia borsa sulla sedia in legno e uscii finalmente dalla mia camera.
Camminai in maniera svelta per la lunga scalinata, rischiando ponderatamente di cadere e quando fui all'ampio ingresso, raccolsi il mio giubbotto invernale che era adagiato su un piccolo mobile in ferro.
Intanto, lo zaino di Adrian non era lì, perciò, molto probabilmente era già uscito e inevitabilmente, sperai ardentemente in cuor mio, di poter trascorrere lo stesso del tempo con lui quel giorno.
Di seguito, spalancai la porta principale e la richiusi subito alle mie spalle.
Il cielo era abbastanza limpido e il sole illuminava la città di Newport.
Volevo chiacchierare un po' con le mie migliori amiche nel cortile dell'istituto perché ultimamente erano impegnate in un progetto di disegno, pertanto, presi il cellulare dalla mia borsa in pelle e digitai il numero di Chloe, ma non mi rispose. Provai pure a chiamare Alexis, tuttavia era scomparsa anche lei... Forse erano già entrate a scuola per continuare il loro progetto di disegno.
Allora, posai nuovamente il telefono nell'ampia borsa e iniziai a camminare più velocemente.
Svariate persone passeggiavano nella mia stessa direzione, soprattutto sconosciuti che si allenavano con la corsa e bambini sorridenti con i loro genitori.
Inoltre, la strada era davvero piena di macchine... Incominciava un'altra giornata frenetica per tutti.
Dopo una decina di minuti, arrivai finalmente fuori scuola.
Il parcheggio era ricolmo di automobili diverse, però, il cortile era quasi vuoto, quindi, molto probabilmente la maggior parte degli studenti era già dentro l'istituto per conversare con i propri amici all'esterno delle aule...
Da lontano, purtroppo, non riuscivo a scorgere nessuna persona che conoscevo.
Così, non mi soffermai minimamente in quel posto, ma entrai subito dentro scuola, spalancando la grande porta dell'ingresso.
Mi diressi con difficoltà di fronte al mio armadietto in ferro per poter custodire lì dei quaderni che avevo nella borsa già abbastanza piena e come sospettavo, quel luogo neutro era colmo di studenti che chiacchieravano tra di loro.
Poi, improvvisamente, suonò insistentemente la campanella che segnava l'imminente inizio delle lezioni e automaticamente, camminai frettolosamente verso il laboratorio di chimica poiché oggi mi attendevano delle ore veramente pesanti da sopportare.
Eppure, in modo sorprendente, la giornata a scuola alla fine era trascorsa velocemente... forse perché la mia mente era continuamente distratta da numerosi pensieri discordanti e senza rendermene conto, mi ritrovai nuovamente nel vasto corridoio dell'istituto per raggiungere per l'ultima volta il mio armadietto in ferro dato che dovevo posare un libro di letteratura inglese prima di andare finalmente via da quel posto asfissiante.
Ciononostante, la casualità non è parte del destino...
E il fato, adesso, mi stava di nuovo mettendo inconsapevolmente alla prova, rischiando inevitabilmente di inclinare, in maniera perpetua, il mio cammino verso l'imprescindibile fatalità giacché era esso il mio custode.
Arrivata di fronte al mio piccolo armadietto, una voce inaspettata e familiare catturò totalmente la mia attenzione e istintivamente, mi girai fulminea in direzione di quel suono, ritrovandomi improvvisamente con la schiena schiacciata al mio armadietto in ferro per lo stupore.
<< Judie >> pronunciò energicamente e nel contempo, ancora titubante quella voce da uomo conosciuta e in pochi secondi, istintivamente, le iridi color azzurro del ragazzo più popolare della scuola mi colpirono profondamente.
<< Ciao Noah >> esordii confusa e sbalordita per la sua insperata presenza a scarsi metri da me, mentre lui si dirigeva con una leggera indifferenza sempre più vicino alla mia essenza inerme a quella realtà incomprensibile...
In un attimo, quel figo fu proprio davanti a me, ignorando tutti gli studenti intorno a noi che ci osservavano sott'occhio, palesemente pettegoli.
Noah, stranamente, pareva avere occhi solamente per me... Il suo sguardo deciso era fisso sulla mia esile corporatura.
Ed io, ammaliata dal suo charme, non riuscii ad andare altrove, mi immobilizzai in quel posto indiscreto anche se mentalmente speravo che il mio coinquilino non ci adocchiasse in quell'istante compromettente poiché molto probabilmente avrebbe di nuovo pensato erroneamente che mi interessava soltanto Noah. Ciononostante, l'unico ad appartenere totalmente al mio cuore era proprio lui... Adrian.
Il ragazzo più popolare della scuola, intanto, era proprio di fronte a me ed aveva i capelli color biondo perfettamente in ordine, il suo viso dai lineamenti delicati donava alla sua bocca rossastra un'inspiegabile luminosità e la sua figura muscolosa era ben visibile dal suo maglione color carbone.
<< Come stai? >> Mi chiese con disinvoltura e con una sottile calura, avanzando di qualche passo verso la mia magra corporatura e in pochi secondi, mi ritrovai decisamente troppo vicina al suo corpo ben definito... Riuscivo a percepire benissimo il suo profumo da uomo.
Infine, prima che potessi rispondergli, mi regalò un vasto sorriso, mostrandomi i suoi denti perfettamente bianchi.
Noah era lì solamente per me e sembrò volermi incidere sul serio nel suo visibile tepore.
Tuttavia, non comprendevo assolutamente la motivazione di quel suo assurdo comportamento giacché ero stata già molto chiara con lui in passato, sapeva in cuor suo che ero innamorata di un altro ragazzo.
<< Bene, tu? >> Chiesi falsamente tranquilla e abbastanza cordiale.
<< Normale >> comunicò parecchio cauto e velatamente irrequieto.
Successivamente, dopo un breve silenzio in cui i suoi occhi splendenti erano ancora incollati ai miei con avidità, Noah proseguì curioso e leggermente invadente:
<< Tu sei iscritta al corso di informatica, giusto? >>
<< Si >> sussurrai quasi, completamente stranita per quella domanda apparentemente innocua e a quella mia conferma, quel figo mi confessò lievemente insicuro e nel contempo fiducioso:
<< Il professore di atletica vuole che partecipi ad un corso, oltre a giocare a football, affinché, aumenti il mio punteggio per l'ammissione al college, quindi volevo sapere com'erano le lezioni al laboratorio di informatica. >>
<< Ecco... >> farfugliai improvvisamente timida davanti a quella nuova realtà sconcertante poiché in quel preciso istante il mio cuore, assurdamente, sperò che scegliesse un altro corso.
Ero una codarda e una sciocca. C'erano varie motivazioni che mi avevano spinto a pensare ciò, ma una in modo particolare mi fece sentire prettamente a disagio...
Tra noi c'era ancora una situazione discrepante e questo irrimediabilmente, avrebbe reso l'atmosfera in quel luogo meno piacevole, perciò, preferii essere egoista e prendermi cura principalmente di me stessa, di ciò che mi faceva stare bene.
Nel frattempo in cui mentalmente cercavo le parole giuste da pronunciare per spiegargli dettagliatamente il corso che stavo frequentando, un'ambigua ansia mi scheggiò profondamente e decisi d'impulso di cambiare discorso con la speranza meschina che ricercasse altro...
<< Quindi hai già stabilito in quale college vuoi fare domanda? >> Chiesi abbastanza interessata e sorpresa da quell'insperata realtà.
<< Non proprio, ma con la borsa di studio che riceverò grazie al football, sicuramente farò richiesta a qualche college facoltoso >> mi confidò entusiasto e decisamente fiero.
<< Capisco... È davvero grandioso! >> Annunciai con fasulla euforia e contentezza, ma prima che riuscissi a chiedergli altro, Noah palesemente curioso mi domandò:
<< Tu hai già scelto qualche college? O hai deciso di fare altro? >>
<< Voglio andare al college, ma non ho ancora deciso quale... >> farfugliai angosciata e leggermente ansiosa dato che detestavo quell'argomento, mi metteva solamente in agitazione decidere del mio futuro, ritrovarmi in una quotidianità diversa da quella attuale in cui c'era tutto ciò che desideravo al mio fianco.
Poi, riscontrando la mia titubanza e il mio mutismo, Noah con una voce rassicurante e un dolce sorriso, mi propose inaspettatamente:
<< Vogliamo andare a prendere una bevenda al bar qui vicino? >>
E i miei occhi si spalancarono all'istante per quelle parole impensate.
La mia bocca si dischiuse leggermente poiché non riuscii a contenere internamente quello stupore sgretolante ed ora, la sua mano era addirittura adagiata con flebile calura sulla mia spalla sinistra come a voler incidere di più la sua presenza al mio fianco specialmente nei momenti di pura indecisione...
Non volevo rifiutare nuovamente il suo invito perché mi aveva dimostrato per l'ennesima volta la sua autentica amorevolezza nei miei riguardi, quindi in cuor mio, mi chiedevo se fosse davvero giusto trattarlo con tanta indifferenza, perciò, cercai di cambiare di nuovo discorso per non ferirlo ulteriormente e a quel punto, balbettai quasi dispiaciuta ed insicura:
<< Perché vuoi iscriverti proprio al corso di informatica? >>
E lui mi guardò decisamente serio e con elevata intensità.
Le sue iridi chiare non si distaccarono neanche per un attimo dalle mie ancora titubanti e alla fine, con un timbro rassegnato e nel contempo felice dichiarò a tono basso, quasi impacciato:
<< perché ci sei tu >>
E prima che realizzassi dentro di me quelle importanti parole pronunciate con tanta disinvoltura, in un secondo impercettibile, Noah avanzò velocemente verso di me fino a giungere inaspettatamente sulle mie labbra ancora dischiuse per quel fulmine invisibile che aveva lacerato la mia anima e inevitabilmente, la sua bocca carnosa si posò sulla mia con ardore e un'innata avidità...
Le mie palpebre sbarrate come a voler evidenziare quel mio turbamento interiore, erano incollate ad un punto indefinito...
E non ricambiai, non diedi vita ad un bacio intenso ricolmo di sentimento poiché quel suo tepore non sconvolgeva assolutamente in modo positivo il mio cuore ferito, anzi pareva infliggermi uno strano peso, quasi a volermi soffocare nell'inadeguato peccato e quel figo, senza alcun motivo apparente, mi lambiva con indifferenza davanti a tutti gli studenti della scuola.
Di seguito, ancora completamente atterrita e spaesata, tolsi bruscamente le mie labbra impietrite dalle sue, girando la testa dalla parte opposta, precisamente alla mia destra, evitando così, anche il suo sguardo decisamente indecifrabile e sbigottito per quell'evidente rifiuto.
Parecchio confusa incominciai a guardarmi intorno con insistenza, catturata ormai dal forte panico e tra i tanti studenti a squadrarci stupefatti, notai, addirittura, le mie migliori amiche a qualche metro di distanza dal mio corpo totalmente atterrito... Mi stavano fissando impotenti, ancora scioccate e dispiaciute.
A quel punto, fu inevitabile sussurrargli mortificata e pensierosa cioè che suggeriva la mia esistenza giacché non desideravo assolutamente illudere ancora il suo cuore speranzoso:
<<Noah mi dispiace... Mi dispiace davvero >>
Ciononostante, la mia voce alla fine si inclinò quasi in un timbro prettamente disperato, ma Noah non sembrò volersi spostare minimamente da me...
La sua corporatura muscolosa stava ancora sfiorando il mio corpo poiché non c'era letteralmente nulla a poterci separare sul serio e lui testardo, continuava a voler marchiare la sua essenza bramosa con la mia.
Poi, improvvisamente, ogni mia convinzione e timore si sgretolò dando vita ad un presente ancora più oscuro e sconcertante dato che a meno di un metro dalle nostre figure quasi attaccate, adocchiai la figura smaniosa del mio coinquilino...
E non mi stava solamente osservando visibilmente innervosito, stava assurdamente seguendo il suo istinto giacché stava camminando furiosamente e incredibilmente verso di noi come a voler dividermi da quel corpo che in realtà non desideravo...
Pure Noah aveva intravisto il mio coinquilino, tuttavia pareva non volergli dare alcuna considerazione.
Adrian si avvicinava sempre di più con una velocità dettata principalmente da un sentimento illogico e a tratti incomprensibile...
Aveva il volto stranamente sconvolto ed adirato, ma quel suo sguardo dannatamente torbido stava squadrando la muscolosa corporatura di Noah a pochi centimetri dalla mia figura inerme.
Il corpo slanciato del mio coinquilino era ricoperto da vestiti totalmente scuri che irrimediabilmente mettevano in risalto la sua carnagione candida e i suoi occhi tonalità acquamarina donandogli una bellezza idilliaca, quasi inverosimile.
Ero completamente sconvolta da quel suo gesto impulsivo, stava per accadere qualcosa di irreparabile davanti a tutti gli studenti della scuola, eppure ad Adrian non sembrava importare particolarmente.
La sua mente sembrava immersa in pensieri nefasti ed impenetrabili.
Ciononostante, il destino oggi pareva prendersi gioco di me, volermi portare ad un dolore atroce ed ingiustificato, rendermi cenere sotto al suo tocco supremo ed imprescindibile poiché prima che Adrian riuscisse finalmente a raggiungerci davvero e salvarmi da Noah, una ragazza dal volto familiare corse velocemente verso il mio coinquilino, arrestando la sua pericolosa camminata...
Afferrò con violenza il suo braccio per non permettergli di proseguire ancora verso di me e quando Adrian allibito da quell'avvenimento estremo ed impensabile si girò di scatto verso quella tipa, si bloccò repentino proprio davanti ai miei occhi increduli e il suo sguardo smarrito fu solamente su quello di quella donna, la scrutò per secondi indefiniti e alla fine, sussurrò confuso:
<< Elodie >>
Era questo il nome di quella ragazza??
Cosa voleva da lui?? Perché l'aveva fermato??
Che rapporto c'era tra di loro??
Ero sbigottita e terribilmente gelosa poiché tutto questo faceva tremendamente male alla mia esistenza...
Un dolore penetrante mi colpì l'anima e infine, scontai la mia condanna giacché quella ragazza lo trascinò letteralmente via da me.
Adrian non replicò nulla, la seguì solamente un po' controvoglia, senza darmi più alcuna importanza... Senza più incastrare le sue iridi chiare nelle mie.
Il mio coinquilino stava davvero andando via da me, mentre io ero ancora davanti al ragazzo più popolare della scuola che mi squadrava con insistenza.
Adesso, però, desideravo solamente sparire. Quella sofferenza mi stava distruggendo portandomi alla deriva.
Allora, presa dalla disperazione più acuta, mi feci guidare nuovamente dall'egoismo... Ignorai sul serio ogni persona intorno a me e spinsi Noah con forza, circa un metro lontano da me, perché volevo soltanto correre via da lì per potermi ricongiungere di nuovo con quell'entità che mi faceva sentire al sicuro, dovevo assolutamente sfiorare il vero amore... Il mio coinquilino.
Ciononostante, Noah a quel gesto dai lineamenti violenti, mi squadrò con uno sguardo unicamente confuso ed inquieto e alla fine, riempì quel silenzio con la sua voce severa e mi confessò:
<< Non mi arrendo, sappilo! >>
Ed io, spalancai involontariamente la bocca giacché non riuscivo a contenere di nuovo quella verità troppo sconvolgente...
Non potevo crederci, non aveva alcun senso logico.
Perché il più figo della scuola doveva battersi tanto per una persona inosservata come me?
Poi, presi internamente coraggio e sussurrai allibita, quasi con un tono impercettibile:
<< Ora devo andare via >>
Di seguito, ancora completamente sbigottita, mi allontanai definitivamente da Noah ed incominciai a correre via così veloce da non darmi alcuna possibilità di respirare regolarmente, l'unica speranza che mi sosteneva dallo sprofondare nell'abisso era sapere che nonostante quel caos le mie migliori amiche non mi avrebbero abbandonata al fato crudele... sarebbero sempre state dalla mia parte, erano lì per me, per proteggermi come in passato.
Era assurdo, ma quelle parole tanto importanti non tuonavano nel mio cuore, non scuotevano la mia anima inerme... Non mi facevano riaffiorare come accadeva con un semplice saluto ricevuto dal mio coinquilino.
Ed ora, l'unica cosa che contava davvero era potermi rifugiare nella mia stanza, lì dove tutta la mia afflizione poteva realmente esplodere, donandomi un senso fasullo di sollievo giacché Adrian era, ormai, scomparso davvero dalla mia visuale in compagnia di quella donna sospettosa.
Poi, improvvisamente, udii dei passi veloci dietro la mia schiena, parevano volermi seguire ad ogni costo...
Allora, inevitabilmente, avvilita e sconcertata mi girai di scatto verso quel rumore che incuteva timore poiché la mia mente inspiegabilmente era quasi convinta che fosse Noah, eppure mi sbagliai, stavo esagerando... Ero probabilmente paranoica con una persona che non se lo meritava.
Così, inaspettatamente, mi ritrovai il volto preoccupato di Chloe proprio dietro alla mia figura sbigottita.
Il suo viso dai lineamenti delicati e incorniciato da piccole lentiggini, mi stava scrutando con una velata compassione e in quell'istante cruciale, udii pure la voce agitata di Alexis esordire leggermente infuriata verso quel Noah, aumentando la mia irrequietezza:
<< La mia amica ti ha respinto più volte, smettila di infastidirla sempre davanti a tutta la scuola... Non devi più importunarla, specialmente se vuoi dare spettacolo. Situazioni così delicate, vanno affrontate con discrezione! >>
Di seguito, uno strano senso di panico catturò la mia essenza e iniziai a correre più velocemente per non ascoltare quella scenata che si stava svolgendo in quel luogo ricolmo di studenti unicamente per me, per il mio bene e irrimediabilmente, continuai la mia corsa disperata mentre Chloe mi seguiva veramente preoccupata e quando fui di fronte alla porta principale dell'istituto, la spalancai repentina ritrovandomi subito fuori al cortile quasi deserto, ma pieno di colori che mi invasero l'anima in maniera positiva.
L'erba che ricopriva quel posto enorme pareva quasi umida, facendola risultare di una tonalità più scura, in vero contrasto con i piccoli fiori giallastri. Il cielo sereno e soleggiato regalavano un senso di pace in quell'aria ancora gelida e gli alberi maestosi ospitavano uccelli di svariati colori e specie.
A quel punto, mi fermai solamente un secondo per riprendere un po' il mio respiro troppo affannoso, ma mi bloccai in quel posto inopportuno come invasa da un gigantesco macigno sulle spalle e Chloe che straordinariamente era in silenzio dietro la mia schiena, non esitò ancora... si catapultò letteralmente su di me, abbracciandomi veramente forte e dopo un lungo mutismo che in realtà, sembrava completarci, rischiai seriamente di piangere, di dar sfogo alla mia tristezza.
Tuttavia, la mia migliore amica pronunciò preoccupata e quasi disperata:
<< Mi dispiace per tutto, per non averti aiutata di più in quel momento... >>
Poi, dopo una breve pausa, mi comunicò abbastanza inquieta:
<< Mi dispiace per il comportamento di Noah... Purtroppo è difficile accettare un rifiuto, soprattutto se si tratta del playboy della scuola >>
E in quell'ultima frase, intravidi il suo velato umorismo, pronto come sempre a risollevarmi ancora da qualsiasi insopportabile afflizione e mi sentii veramente fortunata ad avere al mio fianco due amiche incredibilmente fantastiche. Ciononostante, quel dolore indescrivibile mi attanagliava continuamente, quasi a bloccarmi il respiro.
<< Non è questo >> gridai esasperata e spezzata dal male interiore che mi stava torturando.
Stavo seriamente rischiando di confessare la mia profonda angoscia per la scena a cui avevo assistito... Adrian e quella ragazza, quella nuova rivale, giacché ero già terribilmente distrutta dal comportamento oltraggioso di Donnie.
<< Vuoi parlarne? Sono qui per te >> Mi chiese Chloe, in maniera prettamente dolce, nonostante la sua preoccupazione. Poi, distaccò improvvisamente il suo enorme e caloroso abbraccio dal mio corpo che urlava ancora silenziosamente la presenza di quella sua calura tranquillizzante e guardandomi con insistenza negli occhi, mi fece percepire la sua completa agitazione.
Eppure, non riuscivo ad esternare i miei conflitti interiori poiché pronunciare ad alta voce quella realtà sgretolante significava irreparabilmente, lasciarsi inghiottire dalla voragine.
I suoi capelli rossastri erano letteralmente scompigliati dal leggero vento e la sua fronte lievemente sudata per la corsa.
Indossava un jeans chiaro e una maglia color glicine con delle scarpe da ginnastica tonalità écru.
<< No... scusami >> annunciai a bassa voce, visibilmente mortificata e nervosa giacché adesso, desideravo solamente capire le vere intenzioni del mio coinquilino, soprattutto scoprire tutto su Elodie e la sua probabile relazione con Adrian.
<< Tranquilla, non devi parlarne ora... Prenditi il tempo di cui hai bisogno >>
Mi comunicò la mia migliore amica, parzialmente quiete e con immensa dolcezza.
Poi, dopo una piccola pausa, mi scrutò con invadenza e propose speranzosa:
<< Vuoi venire un po' a casa mia? Così ti tranquillizzi... Più tardi andiamo a fare shopping con Alexis. >>
Fu solamente in quell'istante cruciale che la mia mente si ricordò di lei...
La mia "bionda" probabilmente era ancora dentro a fare una scenata contro Noah.
Le ero veramente grata per quel suo modo autentico di volermi continuamente proteggere, ma nel profondo del mio cuore, una piccolissima parte di me, era dispiaciuta sul serio per Noah poiché conoscevo bene quello che stava provando...
Quella grinta incisa nella sofferenza di chi decide di non arrendersi immediatamente, di voler superare i molteplici ostacoli ad ogni costo.
Tuttavia, al cuore purtroppo non si comanda ed era ciò che avevo imparato grazie ad Adrian.
Non potevo scappare da quella realtà graffiante e nel contempo, risanante...
Era lui, solamente lui, quel tepore che mi apparteneva contro ogni razionalità.
<< Non ti preoccupare per me, ora vado a casa e mi addormento un po'... >> spiegai con voce lievemente tremante e con una falsa tranquillità. Solamente perché volevo provare a calmare, almeno parzialmente, l'irrequietezza della mia amica.
Poi, dopo qualche secondo di silenzio opprimente, confessai palesemente smaniosa ed ansiosa:
<< Chloe per favore non stare male per me, adesso ritorna dentro e raggiungi Alexis... Starà facendo ancora una scenata. >>
Infine, dopo circa un minuto di esitazione, in quel mutismo che in realtà pareva parlare attraverso i nostri occhi angosciati, confidai rammaricata e timorosa:
<< Vi allarmate troppo a causa mia... ma io, in verità, non sono sconvolta per la questione con Noah. >>
<< Capisco... >> annunciò solamente Chloe, dopo qualche secondo di titubanza, scrutando con immensa attenzione il mio sguardo indecifrabile e ancora indecisa sul come comportarsi con me, alla fine, racchiuse quel silenzio, in un nuovo abbraccio affinché percepissi ancora la sua amorevolezza.
Eppure, quel gesto tanto dolce era nel contempo quasi amaro giacché quella mia verità tormentata, era ben leggibile per lei... Probabilmente aveva già compreso che mi riferivo al mio coinquilino.
L'immagine di Adrian, di quella scena così schiacciante, mi sconvolgeva sempre di più... Non riuscivo davvero a capire perché si stava avvicinando visibilmente irritato a me e a Noah come catturato da un'improvvisa ed ingestibile gelosia, ma d'improvviso, a causa di quella tipa, era andato velocemente via con lei.
Più cercavo una risposta esaustiva a quel suo atteggiamento discrepante, più quel presente mi devastava enormemente.
Dopo quel breve, ma intenso abbraccio con la mia migliore amica, decisi di andare subito via e provare a rilassarmi nella mia grande abitazione, soffocando quel dolore interiore nel mio ingannevole mutismo...
Ciononostante, avevo davvero bisogno di riposare un po', adagiare in una specie di carezza difforme, il mio viso sconfortato nel morbido cuscino.
Così la salutai frettolosamente, accennandole un debole sorriso e scuotendo la mano in un movimento prettamente oscillante...
Poi, senza esitazione, incominciai a correre nuovamente, lontano da quel posto che stava segnando in maniera indelebile il mio cammino.
Intanto, percepivo lo sguardo fisso ed angosciato di Chloe seguirmi finché non fui troppo distante...
Molto probabilmente, stavano già nascendo numerosi pettegolezzi per quell'avvenimento inopportuno ed indiscreto con Noah, ma sapevo in cuor mio, che le mie migliori amiche come sempre, avrebbero fatto di tutto pur di non farmi rivivere l'inferno che avevo già provato due anni prima.
Correvo tanto velocemente, che l'aria nei polmoni sembrava mancarmi e ogni mio respiro bruciava nel petto come la manifestazione concreta del mio disagio interiore...
Non mi soffermai neanche un secondo ad osservare quello che mi circondava, perciò, stordita e stanca arrivai frettolosamente fuori alla mia vasta abitazione.
Adesso, potevo finalmente fermarmi, riprendere fiato giacché ora ero tra quelle mura solide che mi facevano sentire unicamente al sicuro.
Aprii con mani leggermente tremanti la porta principale e ad accogliermi ci fu solamente il buio e la solitudine.
La casa era ancora vuota, quindi, probabilmente Adrian era ancora con quella ragazza... ma per quale motivo??
Cosa c'era realmente tra di loro??
Forti emozioni mi stavano trascinando nell'oscurità come il turbamento, il panico e la gelosia che, inevitabilmente, pian piano mi stavano logorando l'anima...
Allora, automaticamente, dopo aver acceso la luce nell'ingresso e aver posato il giubbotto con la borsa in quel posto, incominciai a camminare avanti e indietro, senza un vero motivo, come ricolma di smania ed agitazione...
Ero confusa e spaventata per quello che forse avrei scoperto sul mio coinquilino.
Poi, inaspettatamente, un'idea folle mi colpì il cervello fino a scombussolarmi nuovamente.
Ogni mio improvviso stratagemma si era rivelato spesso catastrofico, eppure, era impossibile non ascoltare il richiamo del cuore...
Così, invece di rifugiarmi nella mia stanza, rischiando di piangere, decisi di trovare necessariamente qualche prova del rapporto insano di Adrian con quella tipa e il primo passo per raggiungere ciò era entrare nella sua camera privata.
A quel punto, presa da una strana euforia mista a un lieve timore di essere scoperta, camminai velocemente percorrendo le infinite scale e mi trovai nel corridoio superiore ancora immerso in quella luce naturale quasi inesistente e senza pensarci troppo, mi diressi direttamente davanti alla porta in legno della camera del mio coinquilino.
Il battito del mio cuore diventò sempre più prepotente e mi fermai lì per secondi infiniti cercando di acquisire quella fermezza che pareva mancarmi, infine, feci un bel respiro profondo e adagiai la mia piccola mano sul pomello, per fortuna la porta non era chiusa a chiave.
Si aprì subito, mostrando quell'universo personale assolutamente ben custodito...
Senza rendermene conto, quel posto privato mi rivelò nuovamente ogni sfumatura della sua essenza, tutto ciò che lui cercava disperatamente di tenere segreto, ogni sua increspatura.
La stanza era ricolma del singolare profumo di Adrian, era illuminata leggermente dalla luce del sole che penetrava dalla modesta finestra, la camera appariva perfettamente pulita ed ordinata, nonostante nella maggior parte dei film che guardavo in televisione, le stanze degli adolescenti erano sempre a soqquadro.
Entrai piano, quasi intimorita da quella realtà stupefacente giacché quella camera mi faceva venir voglia di sfiorare ancora e in maniera perpetua il mio coinquilino...
Desideravo essere costantemente al suo fianco perché smascherare un presente in cui probabilmente non ero stata capace di entrare nel suo cuore ferito, mi distruggeva totalmente.
Perciò, di nuovo impressa da una gelosia angosciante, iniziai senza alcun riguardo per la sua privacy, a rovistare con attenzione i posti più accattivanti della sua stanza, ma per i primi cinque minuti, purtroppo non notai nulla di significante.
Così, aprii il suo grande armadio ed incominciai a smuovere con poca delicatezza i suoi vestiti perfettamente piegati, tuttavia non trovai nulla che potesse veramente interessarmi.
Allora, chiusi nuovamente l'armadio in legno affinché non mi scoprisse, scorgendo solamente in quell'attimo un suo boxer color antracite che mi fece palesemente arrossire e presa da un assurdo imbarazzo, mi spostai repentina vicino alla sua vasta scrivania, ma tra i vari libri appoggiati lì sopra, non riuscivo ad adocchiare all'interno nulla di importante nemmeno un foglio o qualche appunto segnato nel testo.
Di seguito, disperata cominciai a scavare con enorme nervosismo nel piccolo cassetto vicino alla scrivania e tremendamente in ansia rovistai in ogni angolo, eppure, non trovai assolutamente nulla nei primi due ripiani... Dentro c'erano soltanto delle penne color blu, un vecchio lettore mp3 e un libro tascabile di fantascienza.
Mi sentii per un attimo una terribile sciocca, forse era più opportuno andare via da lì, stavo sbagliando di nuovo nei suoi confronti e non era giusto addentrarsi così nella sua vita privata... Giacché l'unica vera soluzione ad ogni nostra insenatura era il dialogo.
Ciononostante, mancava solamente un cassetto e la mia mente gridava assiduamente di dover completare la "missione" per poterla superare totalmente, quindi, controllai anche lì e il vile destino decise di tenermi in oblio tra passato e presente poiché in quel posto segreto era riposto ciò che attendevo con tanta speranza e paura.
In quel fatidico ripiano, in fondo tra i vari oggetti, trovai una piccola scatola color bordeaux.
La presi tra le mie mani barcollanti e il cuore iniziò a battere in maniera totalmente frenetica perché avevo l'incessante timore che potesse essere un regalo ricevuto da qualche ragazza o qualcosa che aveva intenzione di donare a qualche tipa... come Elodie.
Allora, con un'ansia pazzesca a costellarmi, aprii con scrupolosità la piccola scatola e restai interdetta per quella rivelazione... tanto sbalordita da quella inverosimile realtà da sbattere continuamente le palpebre.
I miei occhi erano immobili lì, sul contenuto di quella scatola come assurdamente incredula davanti a una verità decisamente irrazionale giacché racchiuso in quel posto celato, avevo sorprendentemente trovato il portachiavi personalizzato che avevo regalato ad Adrian durante le vacanze natalizie ed ero meravigliata, assolutamente felice di rivedere quel piccolo oggetto ricolmo di significato perché il mio coinquilino non l'aveva buttato o disprezzato anzi, lo stava custodendo... L'aveva messo al sicuro.
Forse questa volta, stavo veramente raggiungendo il suo cuore scheggiato e diffidente.
La mia essenza parve rinascere alla visione di quella rivelazione...
Tuttavia, non avevo ancora trovato quello che stavo ardentemente cercando, qualsiasi cosa testimoniasse il legame tra il mio coinquilino e quella ragazza poiché non volevo assolutamente soffrire ancora e illudere il mio cuore perennemente speranzoso.
A quel punto, leggermente scoraggiata, chiusi di nuovo quello scatolo prezioso e lo posai con cura in quel luogo segreto, ma prima di andare definitivamente via, cercai meglio in quel cruciale cassetto perché non avevo guardato attentamente al suo interno dato che ero totalmente coinvolta in quella scoperta e proprio in quel posto inatteso, decisamente surreale, recuperai un foglio, parecchio stropicciato, con una scrittura familiare...
L'anima ondeggiò tremendamente, agitata tra il terrore e la fiducia per quel ritrovamento insperato.
Perciò, fu inevitabilmente, dovevo assolutamente scoprire di più, dovevo finalmente conoscere la veridicità...
Cosa conteneva quel foglio nascosto?
Era di Adrian o era, addirittura, una lettera da parte di qualche ragazza?
Allora senza pensarci ancora, sconfinai nuovamente nel proibito e sistemai quel pezzo di carta per leggere ciò che era riportato al suo interno... Eppure, neanche il fato mi preparò minimamente a quella verità tortuosa.
Su quella pagina era segnata una data, risaliva all'incirca a due anni fa e quella scoperta incominciò a mandarmi seriamente nel panico.
Il mio respiro irregolare parve soffocarmi.
Così, iniziai a ripensare incessantemente a quel periodo appuntato e la mia esistenza si sgretolò totalmente davanti a quella realtà sconvolgente poiché corrispondeva precisamente a qualche giorno dopo l'aver vissuto quel momento logorante che aveva spezzato irreparabilmente me ed Adrian, a quell'attimo terribile che aveva separato, in maniera drastica, la mia vita e quella del mio coinquilino...
Visibilmente scioccata, osservai con accuratezza quella lettera inaspettata e non sembrò assolutamente indirizzata a qualcuno, anzi era decisamente personale, una specie di sfogo interiore.
Sembrava parlare di un dolore talmente devastante da non poterlo sopportare completamente, neanche soffocandolo nel silenzio... nella propria essenza.
Quelle righe le aveva scritte Adrian per sé stesso, probabilmente per liberarsi, almeno in parte, da quel peso indescrivibile di cui ero totalmente ignota.
Una strana ed ingestibile agitazione mi colpì nuovamente e questa volta, la mia debole anima crollò, rigando irrimediabilmente il mio volto incredulo di lacrime...
Era una pagina ricolma di sofferenza, un male atroce che avevo causato inconsapevolmente io e mi percepii maledettamente in colpa per ogni cicatrice che avevo provocato ad Adrian.
A volte, alcune realtà spinose, ti entrano veramente dentro soltanto sentendo pronunciare quelle parole che in verità, non vorresti mai ascoltare davvero...
Il testo era, in realtà, una poesia a verso libero.
Era la visione discrepante della sua esistenza, di tutto quello che lo circondava... La sua vita ripiena di solitudine e sconforto.
Le sue profonde ferite erano ben visibili in ogni sua precisa parola:
Il marcio sotto ai miei piedi.
Le mura mi crollano addosso, graffiando la mia schiena.
Quelle pareti distrutte, mi rendono inerme di fronte alla mia quotidianità insopportabile.
Intorno a me il buio e il dolore.
Le lacrime nascoste, ora, mi segnano il viso e il cuore sembra sgretolarsi come i granelli di sabbia portati via dal vento.
Eppure, la sofferenza è costante e lancinante.
Mi chiedo, scrutando il mio riflesso, cos'è che mi affligge tanto?!
Dovrei volermi bene?
Accettare me stesso e la mia vita?
La mia esistenza mi pesa...
Le difficoltà si attorcigliano su di me fino ad immobilizzarmi.
La realtà è un macigno pronto a schiacciarmi per sempre.
Tuttavia, vorrei che un raggio di sole mi sfiorasse il volto,
curasse le mie cicatrici,
facendomi percepire quella delicata premura che tanto bramo.
La solitudine è mia amica,
ma la felicità così lontana...
Ho perso la mia ancora e non mi resta altro che ripetermi segretamente:
"non abbatterti"
eppure è dannatamente difficile combattere con un male impalpabile.
"Sono io la mia forza" mi impongo,
ma non è sufficiente.
Mi rifugio dietro ai miei silenzi, mentre l'unica verità è che pure adesso, cerco disperatamente quella goccia di colore che illumini il mio dipinto monocromatico...
Solo un po' di calura prima del definitivo tramonto.
Leggevo ripetutamente quella pagina con le lacrime che non smettevano di marchiarmi il volto sinceramente straziato da quella feroce veridicità...
Adesso avevo capito realmente il male incessante che, involontariamente, avevo causato anch'io al mio coinquilino e ormai, non potevo più evitare quelle ferite, ma potevo ricucirle, risanarle davvero...
E ora, con il cuore ricolmo di pentimento, avevo compreso finalmente quanto il mio coinquilino meritasse nuovamente delle scuse per quel passato che non riusciva ancora a superare totalmente giacché la sofferenza che lo circondava anche per altre questioni era come insormontabile.
Questa volta, volevo che percepisse veramente il mio dispiacere...
Era un perdono che esigevo anche per me stessa, per riacquisire quella pace che, oramai, era diventata un tormento inaccettabile poiché mi sentivo terribilmente in colpa per quel suo spietato dolore.
Riflettendo, era comprensibile quel suo comportamento diffidente, era normale che non si sentisse ancora pronto a liberarsi definitivamente dalle sue barriere, quelle che l'avevano sempre protetto da ogni difficoltà perché esistono dolori che, inevitabilmente, segnano in modo incancellabile le nostre vite e adesso, il mio coinquilino pareva non volersi abbandonare totalmente al mio cuore ricolmo d'amore per una ragione ben precisa...
Un passato che l'aveva inciso in profondità, non solo per quello che era accaduto con me... Era qualcosa di molto più complesso.
E proprio nel momento in cui cercavo con tutte le mie forze di sedare quell'afflizione al petto che mi stava divorando e le mie lacrime incontrollate, un consistente rumore catturò la mia completa attenzione, scombussolandomi ulteriormente.
Mi soffermai un attimo, immobile, ad ascoltare tutto quello che stava succedendo intorno a me e improvvisamente, mi resi conto che quel fracasso giungeva dal piano inferiore...
Era la porta principale... era stata aperta da qualcuno, ma non era tardi, quindi, molto probabilmente era tornato il mio coinquilino.
Cosa aveva fatto tutto quel tempo con quella ragazza??
Eppure, non era il momento di pensarci, adesso dovevo solamente fuggire via da quel posto vietato.
Perciò, posai frettolosamente quel foglio dove l'avevo trovato, stropicciandolo nuovamente e corsi via da quel luogo proibito, chiudendo silenziosamente la porta alle mie spalle.
In pochi secondi fui finalmente fuori da quella camera ricolma di sofferenza e desolazione, ritrovandomi davanti un corridoio buio e solitario.
L'ansia iniziò a scuotermi interamente.
Ciononostante, una parte di me gridava ripetutamente di doverlo affrontare, desideravo ardentemente conoscere la verità su quella ragazza, capire perché voleva separarmi da Adrian e dovevo riuscire a dirgli nuovamente scusa per quel passato inciso nel dolore anche a causa mia.
Eppure, non avevo la forza di fronteggiare il suo volto adirato nei miei confronti perché anche lui a scuola aveva assistito a quella scena compromettente con Noah e ciò rischiava di ferirmi di più dell'immaginarlo accanto ad un'altra donna, giacché doveva provare ad accettare la realtà... Che il mio cuore era, ormai, completamente suo.
Allora, corsi via dal vasto corridoio per raggiungere la mia stanza dato che, prima di affrontarlo, avevo bisogno di calmarmi... di sentirmi per un istante al sicuro dalle troppe emozioni contrastanti che mi stavano annegando e quando fui di fronte alla mia porta in legno, nel corridoio ancora senza illuminazione, qualcosa mi fece sobbalzare terribilmente giacché qualcuno mi aveva letteralmente bloccata in quel posto infausto, trattenendo con fermezza il mio piccolo polso.
Ero impietrita e spaventata per quello che stava accadendo all'improvviso, senza alcuna razionalità... Tuttavia, quel tocco deciso e prepotente ricolmo nel contempo, di un particolare tepore era palesemente quello del mio coinquilino.
Non potevo dimenticare la sensazione singolare e i brividi di piacere che mi donava la sua cute a contatto con la mia.
Adrian era già accanto a me, quindi mi aveva vista uscire dalla sua stanza?
Perché mi stava trattenendo?
Desiderava qualcosa da me o solamente fare una scenata per quello che aveva visto a scuola o ora?
Perché mi dava importanza solamente adesso che non era presente Elodie?
Ero sopraffatta dai miei sentimenti discordanti... Da ciò che bramava il mio cuore e quello che mi imponeva il mio cervello.
Intanto, l'altra sua mano aveva bloccato la porta della mia camera, come a non volermi assolutamente vedere fuggire via da lui...
Aveva il braccio in alto, in linea con il mio viso stordito giacché il mio esile corpo era ostacolato da quello slanciato del mio coinquilino...
Nel frattempo, la mia mente era già inebriata dal buon profumo di Adrian e dalla sua virile presenza.
Quella vicinanza inaspettata e quello sfiorarci, in maniera indelebile, pelle contro pelle era la scintilla che innesca l'incendio...
E adesso, ero totalmente sicura che quella persona di fronte a me fosse il mio coinquilino perché il filo rosso del destino mi riconduceva sempre a lui e fu irreparabile, mi sciolsi per la sua maniera unica di lambirmi.
Ciononostante, anche se non ne aveva il diritto, la sua figura mi appariva terribilmente rancorosa ed irrequieta, probabilmente per la situazione con Noah, ma stavolta, non avevo paura di perderlo sul serio giacché era lì proprio per me.
Adrian mi costringeva alla sua presenza...
La sua essenza aveva la mia stessa bramosia, la mia stessa sete poiché, nonostante tutto, lui aveva bisogno della mia esistenza come io della sua.
Poi, improvvisamente, contro ogni logica, la voce lieve di Adrian mi solleticò i timpani, mentre il mio cuore sussultò a quel richiamo insperato e mi sussurrò all'orecchio con un timbro ripieno di rassegnazione e acuto nervosismo:
<< Non scappare via da me >>
A quel punto, ogni mia incertazza che desideravo chiarire vivamente, svanì definitivamente e come dominata da un sentimento insostenibile, palesemente sorpresa per quelle sue parole, per quel suo volermi a tutti i costi lì, davanti a lui, girai il volto con violenza dalla parte opposta per non ricadere nella sua cupidigia, ma fu davvero difficile resistere al peccato giacché pure Adrian girò fulmineo il viso in quella direzione e inavvertitamente, contro ogni mia aspettativa, mi ritrovai a pochi centimetri dai suoi occhi enigmatici e la sua bocca seducente...
Le sue iridi color acquamarina mi stavano scrutando intensamente, le sue labbra carnose parevano una perenne attrazione per la libidine, la sua mano ancora ferma sul mio polso sembrò dirmi nuovamente di non poter fuggire via dalla sua trappola insana e quel suo contrasto tra carnagione chiara e capelli scuri, lo rendevano decisamente un angelo dannato.
Quel tocco, a tratti malizioso, era il principio della nostra rovina poiché
ero maledettamente ammaliata dalla sua bellezza indescrivibile e ciò, non mi permetteva di reagire...
La mia mente era offuscata dall'amore che serbavo per lui, perciò, l'unica cosa che riuscii a pronunciare, quasi balbettando sottovoce, fu il suo nome:
<< Adrian... >>
E il mondo parve sprofondare sotto ai miei piedi giacché quella realtà era veramente inimmaginabile...
Era il fato a stuzzicarci, a renderci complici di gesti immorali.
La sua grande mano, si separò dalla porta della mia stanza che aveva bloccato con avidità e velocemente raggiunse la zona sopra al mio ginocchio, inclinando leggermente la sua schiena e rischiando davvero di marchiare involontariamente la mia bocca con la sua.
Continuò a sfiorarmi in quel punto preciso, quasi ad accarezzarmi con smania e tormento, mentre quel tiepido contatto fece sussultare la mia essenza già incisa nella sua e il mio corpo vibrò più volte a quel contatto assolutamente insperato, infine, le sue lunghe dita salirono fameliche con fermezza ed impazienza verso l'interno della mia coscia.
Ed ora, eravamo solamente io e il mio coinquilino, ricolmi di concupiscenza e velata sofferenza.
NOTE ❤️
Salve ragazze/i 😁
Che serie tv interessante state guardando in questo periodo?
State leggendo anche qualche libro sorprendente?
Sono in cerca di consigli 💋
Inoltre, quando andate in vacanza preferite affittare una casa vicino al mare o soggiornare in un villaggio in cui il divertimento è spesso assicurato ogni giorno?
Come avete trascorso il ferragosto? Dai, raccontate!
Le mie vacanze estive sono "finalmente" finite 🙊
Un forte abbraccio ✨
A prestissimo!
- LA PUBBLICAZIONE DEI CAPITOLI È RITORNATA ALLA NORMALITÀ CIOÈ VERRÀ PUBBLICATO SEMPRE UN CAPITOLO OGNI SETTIMANA -
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