CAPITOLO 98

"Bisogna perdersi per ritrovarsi."
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Il cielo era, ormai, sfumato di colori più scuri e particolari come il ceruleo e il fiore di granturco...
La mia disperazione era un vero miscuglio con il panico giacché ero da sola, immersa nella solitudine, in quel luogo apparentemente meraviglioso.

Era già da qualche minuto che attendevo angosciata l'arrivo di Adrian e contemporaneamente lo cercavo con evidente sconforto, guardando scrupolosamente l'ambiente circostante, ma nulla...
Era realmente sparito, distruggendo irreparabilmente il mio cuore speranzoso.

Ora, intorno a me c'era solamente il buio della sera e tante persone sconosciute che chiacchieravano spensierate...

Quindi dov'era andato Adrian?

Era arrabbiato con me per un motivo incomprensibile?
Eppure, avevo già compreso internamente che una parte di lui era palesemente terrorizzata da quel presente in cui, inconsciamente, stava rivelando la sua vera benevolenza perfino a me...

Poteva fuggire quanto desiderava, ciononostante, avrebbe comunque dovuto affrontare la realtà... Quella concretezza irrimediabilmente tortuosa e nel contempo, risanante.

Inoltre, riflettendo, cosa avrei detto di convincente ai miei genitori se al loro arrivo, il mio coinquilino non fosse ancora tornato?

E proprio nell'istante in cui ero fortemente affondata in quel mio pensiero discrepante, che quella effettività si rivelò ai miei occhi impazienti poiché, inaspettatamente, intravidi i miei genitori avvicinarsi già alla mia figura impotente, in quel preciso posto che ci aveva raccomandato mia madre.

A quel punto, cercai disperatamente di tranquillizzarmi, provando a rendere il mio respiro regolare e quando furono ineluttabilmente a un passo da me, entrambi estremamente sorridenti e felici, mi chiesero sorpresi e lievemente preoccupati il motivo della mia solitudine...

La mia inconscia paura si materializzò.

<< Tesoro scusaci per l'attesa >> Mi comunicò mio padre palesemente mortificato quando fu precisamente a pochi centimetri dalla mia esile corporatura, osservandomi appena con i suoi occhi color marrone che, ormai, erano un perpetuo contrasto disarmonico con i suoi capelli grigiastri.
<< Tutto bene? >> Chiese mia madre lievemente inquieta e dubbiosa, intromettendosi nella conversazione.
Il suo corpo leggermente basso e formoso era coperto da un lungo cappotto tonalità avorio.

<< Si >> esordii frettolosamente e con un tono abbastanza leggero, cercando di non far trapelare la mia interna afflizione.
Di conseguenza, irrimediabilmente, mia mamma mi squadrò intensamente per qualche secondo e infine, con una falsa calma mi domandò:
<< Sei sola? Adrian dov'è? >>
Tuttavia, era evidente il suo turbamento.

<< È andato un attimo in bagno >> Spiegai terribilmente agitata nella mia anima, provando a far trasparire soltanto la mia fasulla spensieratezza dato che quel suo quesito era inevitabilmente.
Eppure, speravo in cuor mio che il mio coinquilino ritornasse in fretta.

Avevo deciso, alla fine, di dire la verità ai miei familiari perché stavo semplicemente pronunciando quelle parole discordanti che aveva precedentemente farfugliato Adrian a me.

Nel frattempo, avevo notato che mio padre stava tenendo tra le sue mani due grandi buste, erano sicuramente quelle che avevamo lasciato in macchina, ma adesso ovviamente, ci occorrevano per preparare quel fatale picnic insieme.

Intanto, il cielo diventò di una tonalità ancora più scura, regalandoci l'opportunità di poter già scrutare qualche stella o semplicemente quell'atmosfera singolare.

<< Va bene... Allora iniziamo a preparare tutto, così possiamo finalmente mangiare >> sentenziò felice e leggermente entusiasta mia madre, ormai, pure lei a pochi passi da me.
<< Le borse con il cibo sono qui >> Chiarì improvvisamente mio padre verso di lei, porgendole quelle grandi buste davanti al suo busto, ma mia madre, inaspettatamente, lo fulminò con lo sguardo e infine, annunciò lievemente irritata e stanca:
<< Aspetta, dobbiamo sistemare prima la tovaglia... >>

Di seguito, quasi impietrito da quel comportamento autoritario nei suoi confronti, mio padre appoggiò delicatamente le buste sulla sabbia umida, mentre mia madre si avvicinava a una di queste per prendere da dentro l'enorme tovaglia color bianco e verde da stendere su quel morbido suolo.
Poi, prese dei piatti di plastica riciclabili con posate, bicchieri e tovaglioli di carta per posizionarli lì e per concludere, afferrò delle bibite gassate da una borsa per appoggiarle su quell'ampio telo.

Quando fu tutto pronto, mio padre mi osservò di nuovo con attenzione e intravedendo probabilmente il mio volto smarrito, mi invitò a sedermi in quel posto con lui e la mamma dato che ero ancora alzata ad esaminare con lo sguardo un punto indecifrabile...

Mi accomodai di fronte a loro, leggermente distante mentre mia madre stava incominciando a sistemare pure alcuni cibi salati come dei sandwich giganti, hot dog, patatine con noccioline e delle fette di pizza al formaggio.
Ciononostante, la mia mente non era attirata minimamente da quelle prelibatezze...

Il mio cervello era perennemente in oblio, perso nelle sue varie riflessioni su Adrian.
Il mio coinquilino era diventato, inconsciamente, una vera ossessione e non riuscivo assolutamente a tranquillizzare quella mia immensa preoccupazione interiore per lui.

<< Che fame... vorrei poter mangiare subito un po' di bacon >> confessò a tono basso mio padre, sorprendendomi davvero.
Era veramente affamato e scrutava mia madre con un falso ardore poiché era palesemente una supplica per poter già ingozzarsi.

Io li squadravo lievemente sbigottita e  nel frattempo, mi ero seduta comodamente sulla grande tovaglia dove c'erano anche loro, ma un po' più distante giacché avevo deciso di avvicinarmi in quel modo falsamente innocuo al mio coinquilino, quando sarebbe finalmente ritornato.

<< Non toccare nulla! Dobbiamo aspettare Adrian! >> Lo ammonì mia madre, severa e leggermente arrabbiata per l'atteggiamento infantile di mio padre.
Così, in maniera decisamente furba, mio padre decise di addolcire mia madre incominciandole a raccontare alcuni dei loro amorevoli ricordi legati a quel luogo.

Intanto, afflitta interiormente, iniziai ad ascoltare quei teneri momenti condivisi dai miei genitori e mentre, involontariamente, il mio sguardo per  un breve secondo si spostò sulla strada che conduceva a noi nella speranza di adocchiare la slanciata corporatura del mio coinquilino, avvenne realmente il miracolo...

Aprii e chiusi freneticamente le palpebre come dannatamente incredula e guardai nuovamente con scrupolo tutto quello che mi circondava.
Ancora terribilmente inquieta e preoccupata, mi soffermai su quella direzione stupefacente e finalmente avvistai per davvero l'alta figura di Adrian...

Era proprio lì, di fronte al mio volto sconvolto per quella rassicurante rivelazione.

Il mio coinquilino stava camminando con disinvoltura verso la nostra posizione e in maniera illogica, i suoi occhi tonalità acquamarina mi stavano esaminando con molta  attenzione, ma senza farmi capire realmente il motivo di quel suo inatteso interesse nei miei riguardi.

Adesso, Adrian mi appariva quasi diverso, aveva il volto molto più rilassato... Pareva assurdamente sereno, come se improvvisamente tutta quell'afflizione interiore fosse finalmente sparita.

In pochi minuti, il mio coinquilino si avvicinò con un'irrazionale calma accanto ai miei genitori, che adocchiandolo inaspettatamente, frenarono bruscamente la loro intima conversazione, fissandolo con una palese felicità.

Di seguito, Adrian con un leggero sorriso, esordì quieto e lievemente dispiaciuto:
<< Scusate il ritardo >>
<< Non ti preoccupare, dai siediti. >>
Affermò mio padre evidentemente contento e il mio coinquilino, contro ogni logica, mi sconvolse nuovamente giacché ero letteralmente allibita da quel suo comportamento più audace dato che con una falsa indifferenza si era seduto proprio dove speravo incessantemente... accanto a me.

Solamente pochi centimetri ci separavano realmente e quella sua radiosa presenza mi coinvolgeva tanto da rendermi finalmente serena e felice, pure se internamente ero ancora scombussolata per quell'inatteso atteggiamento.

Perché ora sembrava ricercare con insistenza la mia attenzione?

Cos'era successo davvero in quel tempo ignoto da renderlo stranamente pacato, specialmente nei miei riguardi?

In quell'attimo cruciale in cui il profumo intenso del mio coinquilino mi stordiva seriamente il cervello, mio padre ci confidò euforico e smanioso:
<< Dai mangiamo! Ho davvero fame! >> e nel contempo, fulmineo prese un hot dog tra le sue grandi mani e iniziò a mangiarlo energicamente... Tuttavia, mia madre parve ignorarlo palesemente e agitata chiese ad Adrian:
<< È stato facile trovare il bagno? >>
Poi, dopo una breve pausa, continuò inspiegabilmente ansiosa:
<< È bellissimo questo parco, vero? >>
E in quell'istante preciso, alzò automaticamente la testa verso cielo per scrutare le stelle, chiaramente emozionata.

Nel frattempo, io avevo ancora gli occhi immobili sul mio coinquilino come catturata da un'affascinante attrazione e ovviamente, per capire anche ogni sua minima reazione.
<< Si, non è stato difficile raggiungerlo >> comunicò Adrian con falsa diffidenza e una voce abbastanza serena, evitando di rispondere all'altra domanda.
<< Capisco >> disse solamente mia madre con un timbro più placido quasi rincuorata per quella risposta.

Poi, stranamente o forse soltanto per non farsi chiedere altro, il mio coinquilino catapultò il suo sguardo scrupoloso sul cibo infinito adagiato sul vasto telo e incominciò a mangiare un grande sandwich che era farcito con del pollo grigliato, insalata e salsa tzatziki.

A quel punto, il mio stomaco iniziò a brontolare lievemente come risvegliato da quella sublime visione e cercai di non squadrare più il mio coinquilino, ma di portare la mia concentrazione su quel buon cibo e automaticamente, cominciai a degustarlo anch'io.

Pure mia madre incominciò ad assaggiare tutte quelle prelibatezze, soddisfatta nell'aver visto ognuno di noi assaporare tutto ciò con energia e inconsapevolmente, trascorse all'incirca mezz'ora in quel modo spensierato e piacevole.

Eravamo praticamente cullati dal lieve suono delle onde del mare e dalle voci delle persone sconosciute vicine alla zona in cui ci eravamo posizionati e mentre continuavamo a gustare quel cibo saporito, i miei occhi desiderosi qualche volta, si incatenavano per pochi secondi, a quelli enigmatici di Adrian come velati da un'inarrestabile tangibilità.

<< Judie >> brontolò improvvisamente mio padre con la bocca ancora piena di cibo, facendomi sussultare leggermente.
Poi, il mio sguardo confuso si unì al suo e di conseguenza, mi chiese curioso:
<< Hai deciso a quale college vuoi mandare la domanda di ammissione? >>
<< No >> farfugliai subito, parecchio titubante dato che era un argomento che volevo davvero tralasciare per il momento perché mi faceva stare male sapere che quella fatidica scelta avrebbe scompigliato la mia vita, portandomi inevitabilmente lontana dalle persone a cui tenevo.

Ciononostante, a quella mia glaciale risposta, mia madre si intromise fulminea e chiese invadente al mio coinquilino:
<< Adrian tu hai deciso? >>
E lui la scrutò a lungo come seriamente smarrito e alla fine, abbassò la testa nuovamente verso il cibo, costruendo un'evidente confine e sussurrò dopo alcuni secondi di totale silenzio:
<< Non ancora >>
In realtà, non sembrava indeciso, ma pareva decisamente non volerne davvero parlare pure se io, in cuor mio, desideravo veramente scoprire questa sua importantissima scelta.

<< Va bene, ma è una decisione essenziale quindi pensateci attentamente e al più presto >> Ci ammonì mia madre con voce seria e quasi sconfortata.
<< Tesoro dov'è il donut al cioccolato? La voglio provare >> Domandò improvvisamente mio padre, salvandoci inconsciamente da quella pesante conversazione.
<< Guarda dietro di te, dovrebbe essere lì. C'è una borsa con all'interno i vari dolciumi che abbiamo comprato prima >> spiegò mia madre lievemente più tranquilla e spensierata.
Poi, dopo una breve pausa, esordì contenta e visibilmente affamata:
<< Passala a me, così appoggio i dolci sulla tovaglia... Dobbiamo provarli tutti. >>

Allora, mio padre si piegò leggermente con il busto guardando dietro alla sua esile corporatura per cercare la borsa, ma nulla...
Perlustrò ancora intorno a lui, estremamente incredulo e ricercò quei dolciumi perfino in un'altra busta più distante, ma niente...
Quella che ci occorreva non c'era.

Di seguito, mortificato ed imbarazzato annunciò:
<< Forse l'abbiamo dimenticata in macchina >>
<< Può darsi, non ricordo se l'ho posata nel bagagliaio con le altre buste... >> confidò timida mia madre, ricolma di vergogna per quella situazione.
Poi, dispiaciuta sentenziò verso me ed Adrian:
<< Noi andiamo a prendere un attimo la borsa dei dolci in automobile, sarà sicuramente lì. >>

A quel punto, sia lei che mio padre si alzarono velocemente, lasciandomi sola con il mio coinquilino... in quel luogo ammaliante, illuminato leggermente dalla luce dei lampioni e ricolmo dell'ebbrezza dell'oceano.

Adesso, irreparabilmente, eravamo solamente io ed Adrian, abbastanza vicini da sfiorarci sul serio in quell'atmosfera quasi intima.

L'ansia mi travolse improvvisa, devastandomi davvero perché avevo soltanto voglia di superare quel confine tra me e lui, quella barriera maledetta che ci separava falsamente ogni volta giacché i nostri cuori erano destinati a congiungersi definitivamente.

Nel contempo in cui i miei genitori si allontanavano lentamente da noi, alzai lo sguardo al cielo, ormai, buio e ripieno di punti biancastri e restai immobile così, ad osservare dettagliatamente le stelle, provai a godermi quell'incantevole spettacolo pur di non lambire la morbida pelle del mio coinquilino.

Tuttavia, Adrian disorientò ancora enormemente la mia essenza poiché parve seguire ogni mio movimento pur di non affrontare quella verità che ci univa segretamente, perciò, alzò anche lui lo sguardo in alto, ad osservare attentamente il cielo stellato e inspiegabilmente, quella stessa attraente visione condivisa sembrò assurdamente legarci ugualmente giacché entrambi stavamo scrutando come incantati la notte immersa di puntini biancastri e il leggero ondeggiare del mare che rendevano quell'atmosfera riservata, inaspettatamente, più serena e coinvolgente.

Ora, quel momento singolare pareva tanto romantico e magico quanto nostalgico e doloroso...
Era ricolmo di piccoli e frammentati ricordi.

Avevo una voglia insostenibile di lambirlo, di toccare davvero la sua esistenza delicata... Desideravo sorpassare finalmente tutti quei muri che ci ostacolavano e allontanavano ogni volta che il mio cuore era pronto ad accogliere la sua anima ferita e involontariamente, in quel preciso istante, il mio sguardo pieno d'amore catturò nuovamente la figura inerme di Adrian che pensieroso osservava ancora l'immensità di quella notte fredda.

La luna rifletteva il suo tiepido chiarore sul viso candido del mio coinquilino, rendendolo dannatamente seducente.
Le sue ciglia scure e lunghe mettevano in risalto le sue iridi particolari, mentre il suo volto appariva più tenue ed affascinante...

Fu in quell'attimo cruciale che decisi di seguire sempre il mio cuore anche se rischiavo sul serio di scheggiare la mia fragile anima.

Allora, scrutai decisamente tentata la sua grande mano, appoggiata delicatamente sulla vasta tovaglia e scelsi di toccarla con un leggiadro tepore.

Così, sfiorai finalmente le sue lunghe dita... In una specie di carezza velata e ripiena di amorevolezza.

Ciononostante, ciò che mi sconvolse totalmente fu il comportamento di Adrian poiché non reagì minimamente a quel mio tocco inopportuno... non sembrava neanche sorpreso come se stesse attendendo pure lui, in verità, quel momento immorale.

In realtà, ero abbastanza confusa perché il mio coinquilino non pareva né volermi ignorare né desiderare esplicitamente quello che stavo bramando io.

Era un atteggiamento incomprensibile per me, ma fui davvero lieta di poter lambire la sua tiepida calura in quella maniera non effimera, ma completamente frangibile e silenziosa.

Poi, insperatamente, mi bloccai letteralmente...
Il mio cuore accelerò il battito e la mia mano destra restò immobile su quella morbida di Adrian perché mi scombussolò di nuovo.

Il mio coinquilino mi domandò malinconico e leggermente triste con una voce tanto sottile da sembrare impercettibile senza togliere, però, la sua grande mano dalla mia:
<< Ricordi quando abbiamo visto per la prima volta questo cielo stellato? >>
<< Si... Venivamo spesso qui da bambini >> affermai quasi tremante, con voce abbastanza bassa e dolce poiché ero ancora stordita da quella melodiosa sorpresa.

Perché non si allontanava da me?
Perché mi aveva chiesto proprio quella cosa?
Stava cercando di farmi rammentare un preciso episodio passato?

<< Ricordi, però, la prima volta che abbiamo osservato il cielo notturno qui? >> Mi chiese nuovamente con timbro stranamente delicato come a voler incidere su quel momento particolare.

Perché per lui era essenziale rammentare quell'attimo esatto?

Tuttavia, Adrian stava ancora esaminando dettagliatamente le stelle davanti a lui, come immerso in pensieri impenetrabili e insperatamente, non aspettò una mia risposta a quel suo fondamentale quesito, non provò di nuovo a ricevere una mia sostanziale spiegazione per quel semplice istante condiviso da bambini giacché era, ormai, palese che la sua considerazione per quel giorno fosse davvero rilevante...

E automaticamente, mi confessò afflitto e confuso:
<< Da quel momento credevo veramente che fossero mutate molte cose nella mia vita perché anch'io sono cambiato... >>
Poi, fece un grande respiro, come se stesse faticando parecchio ad accettare quelle sue parole veritiere e dopo qualche secondo di smarrimento, mi confidò ancora con una voce decisamente rassegnata:
<< Ma non è così... >>

E si bloccò nuovamente, come a voler  riflettere di più su quell'affermazione, come a richiedere disperatamente più tempo per affrontare quella realtà spinosa.

Eppure, adesso desideravo davvero capire quel suo tormento, comprendere sul serio a quale concretezza stava alludendo... Qual era quel cambiamento che assurdamente non era avvenuto e che ora, lo stava realmente uccidendo all'interno.

Allora, impulsiva ed irrequieta gli chiesi:
<< A cosa ti riferisci? >>
Ciononostante, restò in silenzio per secondi indefiniti, come a voler evitare quella rivelazione... Quasi a non poter condividere con me quei pensieri contrastanti ed ingestibili.

Tuttavia, il mio sguardo assiduo sul suo candido viso per intravedere ogni sua piccola emozione, colpì inevitabilmente anche i suoi occhi tonalità acquamarina e fu proprio in quell'attimo cruciale che Adrian finalmente decise di donarmi il suo interesse dato che mi ispezionò con molta intensità e alla fine, in maniera totalmente inaspettata, mi svelò quasi sottovoce:
<< Alla mia considerazione di te >>

Ero fortemente scioccata...
Si stava riferendo veramente a me??!
Non riuscivo a crederci.
Ero dannatamente sbigottita.

<< Cosa intendi?? >> Chiesi repentina, con evidente incertezza e disperazione...
Speravo ardentemente che quella sua considerazione su di me fosse semplicemente un'opinione positiva perché da quando Adrian stava dimostrando, se pur debolmente, che avevo una piccola possibilità di raggiungere il suo cuore ripieno di cicatrici, il mio era, ormai, totalmente suo.

La mia anima era inerme al fato già prestabilito.

Eppure, Adrian non disse nulla, restò nuovamente in silenzio.
Tuttavia, contro ogni mia immaginazione, mi accennò un sorriso sincero...

Ero allibita giacché sembrava quasi una segreta conferma di ciò che speravo assiduamente nella mia essenza e ciò mi diede tanta speranza che ricambiai subito quel leggiadro sorriso e ricolma di felicità, inconsciamente, seguii di nuovo il mio istinto e strinsi la mia piccola mano sulla sua.

Ora le mie dita non erano più  soltanto leggermente appoggiate alle sue, ma accarezzavano lievemente la sua grande mano e percepii come una scossa inattesa e devastante scuotermi internamente poiché il mio cuore stava già traboccando per l'amore infinito che provavo per lui e pregai mentalmente che riuscisse a sentire anche lui quella mia immensa calura pronta ad incendiarmi completamente.

I miei occhi color giada erano ancora scettici per quel suo gradevole ed amabile comportamento.
E adesso, irrimediabilmente, le mie pupille desiderose della sua attenzione, fissavano le sue iridi chiare decisamente incomprensibili, ma che continuavano a squadrarmi con evidente fervore...

Ciononostante, prima di poter continuare quell'intensa conversazione o lambire ancora il mio coinquilino, un fracasso di passi improvviso mi fece sobbalzare visibilmente e il mio sguardo ricolmo di benevolenza verso Adrian si separò bruscamente dal suo che ora, scrutava pensieroso e frustrato davanti a lui.

A quel punto, feci lo stesso... Guardai in quella direzione e sfortunatamente intravidi già le figure spensierate dei miei genitori che ci stavano raggiungendo quasi silenziosamente.

Quel magico ed irripetibile momento era, ormai, rovinato...
Il cuore faceva realmente male.

I miei familiari erano già a pochi metri da noi e sperai internamente che non avessero intuito nulla perché la nostra vicinanza in quel momento era palese, eppure non riuscivo ancora a distaccare la mia calda mano dalla sua...
In quel tepore che univa velatamente le nostre anime irrequiete.

I miei genitori ci avevano sempre visti come una famiglia, niente di più...
Per loro Adrian era come un figlio, perciò, temevo seriamente che ci potessero separare alla scoperta di ciò che, invece, ci legava celatamente.

Di seguito, però, Adrian mi anticipò e tolse rapidamente la sua mano dalla mia, riportandola fulmineo e disinteressato vicino alle sue gambe, mentre feceva finta di osservare il cibo di fronte a lui, ma la verità è che stava nuovamente innalzando una barriera per proteggersi da quella realtà decisamente scottante.

Quel distacco istantaneo faceva maledettamente soffrire.

Adrian non pronunciò più nulla ed io non replicai niente su quel suo atteggiamento abbastanza ambiguo e discrepante.
Cercai di distrarmi e trattenere internamente ogni tipo d'emozione contrastante che mi stava scalfendo...
Ciononostante, il mio coinquilino era diventato una perenne sorpresa.

Quando i miei genitori furono finalmente accanto a noi, mostrandoci un viso abbastanza sereno e compiaciuto, lui con falsa indifferenza come se nulla tra di noi fosse davvero successo un attimo prima, come se quella sua clemenza fosse solamente frutto della mia immaginazione, sembrò voler dimostrare soltanto la sua estrema tranquillità ai miei familiari e più che proteggermi con quell'inspiegabile comportamento da quella situazione compromettente, parve in verità, voler tutelare prettamente se stesso...

Non voleva farsi scoprire era questa l'unica veridicità e alla fine, con un ampio sorriso e una voce abbastanza calma mista all'indifferenza e all'entusiasmo, chiese ai miei genitori:
<< Che dolci avete comprato? >>
<< Ne abbiamo acquistati tanti, ma i miei preferiti sono i waffles con la crema di fragole >> spiegò mia madre parecchio contenta per quell'insperato interessamento di Adrian.
Poi, dopo alcuni secondi, proseguì visibilmente felice e affamata:
<< Ora sistemo i dolciumi sulla tovaglia, così possiamo assaggiarli tutti... >>
E proprio in quel preciso istante, i miei familiari si accomodarono di nuovo vicino a noi.

In quell'atmosfera lievemente rigida tra me e il mio coinquilino, fortunatamente però, i miei genitori apparivano molto tranquilli e fui davvero rassicurata da questo perché non desideravo assolutamente allontanarmi da lui.

Di conseguenza, iniziammo a degustare svariati dolci, anche se io preferii provare subito una fetta di cheesecake al pistacchio.
Stavamo tutti assaporando ogni prelibatezza da almeno una decina di minuti, riempiendoci automaticamente lo stomaco d'infiniti  dessert squisiti.

Affogavo letteralmente i miei dispiaceri nel cibo.

Tuttavia, quella leggera pace e armonia durò veramente poco dato che iniziò a squillare incessantemente il cellulare di mio padre e dopo alcuni secondi di titubanza, osservando lo schermo illuminato del telefono, decise di rispondere.

Così, si spostò per alcuni minuti dalla nostra posizione. Fu impegnato per un po' in quella che sembrava una seria conversazione di lavoro.
Poi, quando finalmente finì la chiamata, con un volto estremamente mortificato si avvicinò nuovamente a alla nostra postazione e dichiarò inquieto verso mia madre:
<< Amore mi dispiace, dobbiamo ritornare a casa >>
<< Adesso!? >> Chiese repentina mia mamma fermamente incredula ed allarmata.
E dopo alcuni secondi di silenzio continuò confusa e ansiosa:
<< Perché?? È accaduto qualcosa?? >>

<< No, non è successo nulla, ma domani devo svegliarmi prima del solito... ho un progetto importante da svolgere in ufficio >> comunicò mio padre ancora parecchio dispiaciuto.
<< Va bene >> affermò soltanto mia madre con un timbro quasi scontento e rassegnato.
Poi, mio padre si girò verso il mio coinquilino e con voce decisamente mortificata confidò ad entrambi:
<< Scusatemi, ma dobbiamo mettere tutto in ordine e raggiungere la macchina >>

A quell'improvvisa concretezza sinceramente non sapevo se essere felice o triste, ma ormai, pure quel rilassante momento era definitivamente concluso.

A quel punto, mia madre iniziò a prendere tutto quello che bisognava buttare nel cestino, dividendo ciò che era possibile riciclare come carta e plastica per posarli nei rispettivi contenitori della raccolta differenziata.
Intanto, mio padre piegò la grande tovaglia oramai vuota, mentre io ed Adrian stavamo mettendo velocemente il cibo avanzato nelle borse da riportare nell'automobile.

Così, andammo frettolosamente via da quel posto ricolmo di ricordi e ci dirigemmo direttamente verso la macchina per ritornare nella nostra grande abitazione.
Per tutto il tragitto che ci doveva condurre davanti all'automobile, i miei genitori camminarono qualche metro di distanza da me ed Adrian. Infatti, sentii discutere mia madre e mio padre dell'improvviso incarico che gli avevano assegnato.

Nel frattempo, il mio coinquilino camminava quasi al mio fianco in un totale mutismo e ogni tanto, i suoi occhi dannati osservavano con una lieve confusione la direzione del mare.

Ciononostante, il mio sguardo ricolmo di desiderio, di sfiorare nuovamente la sua morbida e tiepida pelle, non era scomparso e inevitabilmente, continuai a fissarlo assiduamente.

Infine, quasi a malincuore, raggiungemmo la macchina e dopo aver sistemato nel bagagliaio le buste, entrammo tutti nell'automobile e fui di nuovo in quel posto ristretto e falsamente intimo con il mio coinquilino... Proprio ad un passo dal suo corpo magro.

Mio padre partì subito e mia madre, automaticamente, accese la radio per ascoltare un po' di musica...
Eppure, le mie iridi chiare ricolme d'amore, colpirono ancora e con più discrezione la corporatura inerme di Adrian che sembrava osservare soltanto l'atmosfera notturna dal finestrino.

Forse mi stava di nuovo evitando, ma io non potevo distogliere il mio immenso interesse da lui perché adesso, il chiarore della luna stava illuminando leggermente il suo volto irrequieto, donandogli quasi un'espressione angelica e melodiosa.

Inaspettatamente, però, una strana stanchezza mi catturò in un attimo e irrimediabilmente, pian piano mi addormentai... Mi lasciai cullare dal calore delle morbide braccia di Morfeo e l'ultima cosa che osservai fu proprio lo sguardo attento ed immobile del mio coinquilino su di me.

Di quel fatidico tragitto non ricordai assolutamente nulla...
Non sognai nemmeno poiché l'immagine di Adrian restò perpetua nella mia mente e caddi involontariamente in un sonno estremamente profondo.

Eppure, qualche volta, percepivo il mio corpo indifeso bruciare interamente...
Sembrava che uno sguardo assiduo ed invadente mi ispezionasse continuamente.

Il vuoto e l'oscurità ondeggiavano nel mio oblio attuale...
Poi, insperatamente, udii uno strano rumore e la macchina parve arrestarsi.
Tuttavia, non riuscivo ancora ad aprire totalmente le palpebre e ad abbandonare definitivamente Morfeo, purtroppo ero davvero assonnata.

Di seguito, improvvisamente, dopo qualche minuto di silenzio e buio, sentii qualcuno aprire piano la porta dell'automobile, proprio dov'ero seduta io e un timbro familiare penetrò invadente nel mio timpano come un eco maledettamente fastidioso e pronunciò leggermente irritato:
<< Judie svegliati siamo arrivati >>

E fu solamente in quell'istante che quella voce catapultata violentemente nel mio sonno diventò una vera presenza... Quella di mio padre.

Di conseguenza, provai di nuovo con tutte le mie forze a spalancare gli occhi e fortunatamente, nonostante la mia calma inaudita, ci riuscii e la realtà si manifestò repentina davanti a me, quasi sfumata dalla troppa stanchezza, eppure la verità era semplice... ero arrivata a casa.

Mi sentivo tremendamente stordita. Avevo solamente voglia di dormire, così tanta da desiderare ardentemente di potermi teletrasportare nella mia stanza per poter proseguire beatamente lì il mio sonno.

Ciononostante, inaspettatamente, scrutai di fronte a me, a qualche metro di distanza, la bassa figura di mia mamma e il magro corpo di Adrian che stavano già entrando dentro la grande abitazione, mentre mio padre adesso, miracolosamente, era fermo in cortile e continuava a fissarmi...
Per un attimo l'avevo adocchiato, addirittura, agitare freneticamente le braccia per incitarmi ad alzarmi dalla macchina.

Tuttavia, muovermi era stranamente faticoso.
Allora, mi sforzai più volte e alla fine, con lentezza scesi dall'automobile e ignorando tutto quello che mi circondava, perfino le figure preoccupate dei miei genitori, entrai direttamente in casa.
Sbandai più volte nell'ingresso e vicino alle scale... sembrava quasi che portassi un macigno insostenibile sulla mia schiena.

Così, trascinai il mio corpo debole per l'infinita scalinata e solo in quel preciso istante, osservai la figura slanciata del mio coinquilino nel corridoio superiore.
Eppure, stavolta la mia mente non riusciva a ragionare, non cercai nessuna spiegazione per quanto riguardava Adrian, né provai ad avvicinarmi a lui in quello stato pietoso perché dovevo assolutamente riprendermi per conquistare il suo interesse, ma avevo prima bisogno di adagiarmi sul mio morbido letto.

In verità, per un attimo fu inevitabile non pensare internamente cosa stesse facendo il mio coinquilino fermo in quel posto...

Il mio cuore desiderava davvero essere ancora al suo fianco, ciononostante, assurdamente non riuscivo a risvegliarmi completamente da quello stato di trance giacché la stanchezza era crollata tutta su di me in quel fatidico momento e a quel punto, arrivata definitivamente nel corridoio già illuminato sorpassai falsamente indifferente la slanciata figura di Adrian senza neanche soffermarmi a squadrarlo per un secondo... Inconsciamente, lo ignorai sul serio.

Infine, giunta di fronte allo porta in legno della mia camera, la spalancai totalmente lasciandola in quel modo... Completamente aperta e mi buttai fulminea sul mio soffice materasso, godendo nuovamente della possibilità di potermi ricongiungere a Morfeo.

Tuttavia, in quell'attimo cruciale, nonostante mi sentissi realmente assonnata, non riuscii più ad addormentarmi totalmente.
Mi percepivo assurdamente irrequieta...

Forse per la maniera opaca con cui si era conclusa, involontariamente, quell'uscita con il mio coinquilino... Senza darmi l'autentica possibilità di ritenerla esclusivamente una serata positiva.

A quel punto, incominciai a girarmi e rigirarmi nel letto cercando una comoda posizione per addormentarmi...
Eppure, dopo alcuni minuti di forte agitazione, sentii dei passi incerti avvicinarsi alla mia stanza completamente aperta e disarmata come la mia anima inquieta.

Allora, repentina chiusi le palpebre pensando solamente a mia madre che probabilmente era giunta in camera mia per rimproverarmi di essermi coricata senza togliere neanche i vestiti sporchi di dosso...

Ciononostante, quando quella sconosciuta corporatura entrò cautamente e silenziosamente nella mia camera, una scontrosa ansia catturò la mia esistenza perché senza alcuna spiegazione razionale, il mio cuore pareva aver riconosciuto in quella misteriosa figura un'altra persona...

E ogni parte di me sembrò reclamare il nome del mio coinquilino.

Ma perché Adrian doveva entrare nella mia stanza?!
Era una situazione incomprensibile ed improbabile.

Di conseguenza, inevitabilmente, aprii leggermente per pochi secondi gli occhi poiché dovevo assolutamente capire chi fosse quella presenza nella mia stanza e la mia anima tremò per quella veridicità giacché pareva proprio la slanciata corporatura del mio coinquilino.

Ero letteralmente sconvolta.

Non potevo crederci.

Nulla aveva una motivazione soddisfacente, ma era quella la vera effettività...

E adesso, quella persona sembrava incantata, realmente immobile davanti al mio letto come a volermi osservare scrupolosamente e fu davvero difficile controllare le mie svariate emozioni fingendo di dormire giacché il battito del mio cuore incontrollato parve scuotermi ulteriormente.

Di seguito, in maniera del tutto insperata, quelle tiepide e lunghe dita che non potevo dimenticare assolutamente, mi sfiorarono con una delicatezza insolita... Quasi a voler marchiare con cura la mia pelle ricolma di calura.

Infine, per un breve momento, la sua grande mano accarezzò i miei capelli setosi come un segreto inconfessabile ripieno solamente di amorevolezza e prima di fuggire via da me, le sue dita soffici lambirono per un istante il mio viso falsamente dormiente e rilassato...

Ero sicura che quella sfuggente persona fosse in realtà Adrian, ma non riuscivo a darmi alcuna spiegazione razionale a tutta quella sua nascosta tenerezza nei miei confronti...

La mia essenza, però, sembrò rinascere in quella sua benevolenza velata.
E sperai con tutta me stessa di giungere finalmente al suo cuore ferito giacché mi aveva ripetutamente dimostrato, inconsciamente, di tenerci a me.

Ciononostante, quella luminosità inaspettata fu decisamente breve poiché Adrian improvvisamente scappò via dal mio corpo inerme giacché sembrò dover affrontare un rimorso insostenibile e alla fine, accelerò il suo passo angosciato.

Ero nuovamente scioccata...
Allibita davanti ad una verità tanto discrepante e tormentata.

Quella figura ricolma di un tepore proibito parve quasi pentita di quel suo gesto inopportuno ed inconscio come se, oramai, non riuscisse più a soffocare le sue vere emozioni...

Era in perenne afflizione con se stesso.

Ed io, ero totalmente sbigottita perché la sensazione indescrivibile di quelle sue morbide mani sulla mia pelle desiderosa di quel contatto bollente, sembrò impressa in maniera perpetua su di me, perciò, non potevo sbagliare...

Non stavo sognando, erano proprio di Adrian quelle dita.

Allora, quando quella persona si girò dalla parte opposta per andare definitivamente via da me, fulminea spalancai le palpebre vogliose di comprendere la veridicità e costatai ciò che già sospettavo...

Era veramente lui.

Il mio coinquilino era venuto nella mia camera di sua completa volontà, sfiorando con una delicatezza disarmante il mio corpo falsamente addormentato.

Non riuscivo ancora a realizzare che quella rincuorante realtà fosse autentica perché adesso, non tutto aveva un vero senso logico...
Adrian restava un enigma complesso nei suoi comportamenti contraddittori.

Il mio coinquilino crollava ogni giorno di più, restando inevitabilmente senza alcuna barriera a proteggerlo sul serio ed era proprio questo a confonderlo davvero...

Scappava da quella realtà irrevocabile per non distruggersi definitivamente.

Quel suo dolore insostenibile colpiva anche me, tuttavia, il mio cuore ripieno di gioia sperò incessantemente che tutto ciò non fosse semplicemente un'allucinazione.

Infine, il corpo magro del mio coinquilino uscì interamente fuori dalla mia camera...
Ora davanti a me c'era solo un enorme vuoto e uno strano malessere al petto.

Osservai per minuti indefiniti quel posto, ormai, ricolmo soltanto di solitudine e pian piano Morfeo ritornò a trovarmi...

Mi addormentai proprio così, con la fiducia concreta di poter conquistare il cuore di Adrian perché adesso la mia essenza ricolma d'amore per lui rischiava davvero di rompersi per quell'immensa speranza che avevo riposto in quel suo atteggiamento amorevole...

Giacché quel gesto inatteso e dolce non era assolutamente una mia immaginazione.















I tasselli che compongono il destino ci svelano percorsi tortuosi ed inaspettati che possono mutare in maniera permanente il nostro fato...

Poiché il filo rosso del destino unisce inevitabilmente due cuori destinati ad amarsi per l'eternità...

Eppure, occorre prima superare le numerose prove che il fato ci pone davanti affinché la nostra anima impari ad amare senza confini...

E irrimediabilmente, la mia sorte stava per scoprire nuovamente una fessura alquanto agrodolce...

Quell'incrinatura ricolma contemporaneamente di armoniosità e sgradevolezza.






























































































NOTE ❤️

Ciao mie care 😊

QUESTI SONO DEI CHIARIMENTI DAVVERO IMPORTANTI PER I PROSSIMI FONDAMENTALI CAPITOLI ⬇️

Nel capitolo 97 e 98 vediamo il primo vero cedimento da parte di Adrian nei confronti di Judie...
Il nostro protagonista notando la sua ingestibile fragilità, di cedere involontariamente all'amorevolezza di Judie, si ritrova tormentato seriamente da questo e non sapendo più come comportarsi nei suoi riguardi per non superare quel loro debole confine dato che teme sul serio di non poter più resistere alla sua benevolenza, quindi, ha paura di far cadere inconsciamente la sua armatura ed essere di nuovo inerme davanti a una realtà tanto difficile da accettare completamente... Soprattutto perché, la sua vera essenza rischia inevitabilmente di manifestarsi in maniera tangibile a Judie.

La nostra protagonista femminile, invece, è talmente innamorata di lui che il suo cuore trabocca di quell'esplosiva calura nei confronti di Adrian... Ma è semplicemente un comportamento normale, siamo di fronte al suo primo autentico amore!

A QUESTO PUNTO, ADRIAN SI LASCERÀ ANDARE VERAMENTE?

Perciò, mi raccomando non perdetevi i prossimi capitoli perché il momento tanto bollente che aspettiamo da un po' per i nostri protagonisti sta arrivando e irrimediabilmente, darà inizio ad una fase veramente importante di questa storia travagliata e travolgente 🔥🌪️

E VOI, MIE ADORATE LETTRICI, SIETE PRONTE A VIVERE TUTTO QUESTO?

Un abbraccio 💞

A presto!

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