CAPITOLO 93
Siamo fatti di parole non dette, lettere mai spedite, di occasioni perse e abbracci mai dati.
- Internet
Era trascorsa già una settimana da quando Adrian mi aveva gridato, inspiegabilmente, di restare con lui ed io, invece, l'avevo ignorato... Ero scappata via da lì per proteggermi da quella sua superflua benevolenza.
In quei giorni discrepanti, non era accaduto nulla di particolare o importante... Semplicemente, tutto proseguiva in modo abbastanza tranquillo.
Eppure, non volevo distruggere con le mie stesse mani ciò che avevo faticato ad ottenere...
Giacché ero completamente sicura dei miei sentimenti, di quello avevo, ormai, inciso nel cuore.
Era decisamente amore.
Mi stavo innamorando ogni secondo di più, in maniera irragionevole, del mio coinquilino... In un modo talmente profondo, che non credevo potesse succedere realmente.
Ciononostante, quel sentimento era tanto rassicurante quanto temibile poiché se Adrian mi avrebbe nuovamente evitato, questo avrebbe portato, inevitabilmente, il mio cuore ad annegare in un dolore fin troppo tangibile.
Perciò, ogni volta che incontravo il mio coinquilino, come se nulla tra di noi fosse davvero accaduto, lo salutavo educatamente con un flebile sorriso affinché capisse definitivamente che la mia essenza era, in maniera perpetua, legata a lui e avrei provato ancora, continuamente, a raggiungere la sua esistenza scheggiata... non mi sarei arresa subito alle avversità perché desideravo realmente che la mia anima fosse, in qualche modo, impressa nella sua giacché la mia felicità era riposta nei suoi piccoli gesti amorevoli.
Questa mattina, andare a scuola sembrava stranamente più piacevole degli altri giorni, probabilmente perché in questa giornata non erano state programmate interrogazioni o verifiche nelle varie materie.
Ero, da più di dieci minuti, distesa sul mio comodo letto a guardare incessantemente il soffitto dai colori quasi sbiaditi.
Non stavo, in verità, riflettendo su qualcosa di specifico, ero semplicemente immersa nel nulla... Nel vuoto.
Così, dopo alcuni minuti indefiniti di titubanza, decisi finalmente di alzarmi e raggiungere il bagno per una doccia veloce.
Oggi il cielo era abbastanza sereno, nonostante continuasse a fare davvero freddo, inoltre, dalla finestra riuscivo ad udire il cinguettio ininterrotto degli uccelli.
Ancora assonnata mi precipitai verso il bagno, dove feci una doccia bollente e rapida. Poi, mi diressi nuovamente nella mia stanza, stavolta, avevo già pensato a quello che desideravo indossare per andare all'istituto.
Quindi, senza esitazione, presi delle scarpe da ginnastica con un jeans tonalità carbone, un maglione color amaranto e dopo essermi completamente vestita, applicai sul mio viso leggermente pallido un make-up più evidente, in ultimo, spazzolai più volte i miei setosi capelli.
Alla fine, afferrai lo zaino con tutto quello che mi occorreva e spalancai la porta in legno della mia stanza per scendere frettolosamente le infinite scale e raggiungere finalmente la grande cucina.
Anche questa mattina, avevo una fame incredibile, ma non potevo esagerare nel mangiare continuamente cibo poco sano, così optai per dei biscotti integrali e uno yogurt alla frutta, rinunciando a malincuore, ai miei amati pancake e al bacon con le uova.
Oggi Adrian, stranamente, era andato via prima, ma avevo sentito nella conversazione della sera precedente con i miei genitori, che era parecchio impegnato con il corso di lettura, probabilmente era per questo che ultimamente lo intravedevo sempre con uno sguardo assente, perso in un universo insostenibile ed impenetrabile.
Finito di mangiare velocemente, aprii la porta principale e la richiusi automaticamente, quando uscii completamente da quel posto rassicurante e mi incamminai svelta verso il grande istituto.
Le strade, come mi aspettavo, non erano molto trafficate a quell'ora e la maggior parte delle persone presenti erano in compagnia di bambini sorridenti e felici con il loro zaino colorato sulle spalle.
Senza rendermene conto, mi incantai a scrutare quei bimbi spensierati che mi ricordavano la mia infanzia.
Arrivata finalmente a scuola, il parcheggio adiacente era già pieno di macchine diverse, ma nel vasto cortile erano presenti soltanto qualche studente che chiacchierava energicamente con il suo gruppo di amici.
Senza soffermarmi troppo in quel luogo, mi diressi direttamente verso la porta principale dell'istituto dato che all'aperto faceva veramente freddo ed entrata, senza alcuna indecisione nel corridoio, mi accorsi che era inaspettatamente deserto, ma probabilmente ero io ad essere arrivata miracolosamente presto.
Allora, andai tranquillamente verso il mio armadietto in ferro per prendere alcuni libri che mi servivano per le lezioni successive e mi immersi in quel piccolissimo spazio per riuscire a trovare ciò che mi occorreva obbligatoriamente, tuttavia, dopo aver squadrato numerose volte quel minuscolo posto, non ero ancora stata capace di scorgere il testo di approfondimento di chimica.
A quel punto, visto che ero già da qualche minuto leggermente piegata in quel minuscolo spazio in una posizione abbastanza scomoda, mi raddrizzai con la schiena e sbuffai pesantemente poiché ero parecchio irrequieta ed infastidita per quell'imprevisto.
Così, presi il cellulare dalla tasca del pantalone e mandai un messaggio alle mie migliori amiche, chiedendo ad entrambe se avevano nella loro borsa o a scuola quel libro importante da prestarmi, specificando inoltre, che le avrei aspettate vicino al mio armadietto.
Ancora arrabbiata, però, d'istinto chiusi forte lo sportello del mio armadietto creando un lieve fracasso... Ma non grande come quello improvvisamente creato nel mio cuore sconvolto per quella rivelazione insospettabile.
Inaspettatamente, a pochi metri da me, una figura decisamente familiare mi fece sobbalzare visibilmente...
E l'anima tremò per quella scoperta.
Adrian era proprio di fronte a me, adagiato comodamente vicino ad un armadietto in ferro adiacente al mio e mi guardava, mi stava fissando da un tempo indefinito, in maniera veramente incessante.
Appena il mio coinquilino notò il mio sguardo spaesato ed incredulo, impresso con insistenza sul suo corpo slanciato, uno strano sorriso malizioso tinteggiò per alcuni secondi il suo viso latteo.
Indossava un Jeans chiaro e una maglia color cobalto e i suoi capelli erano, come al solito, abbastanza scompigliati mentre i suoi occhi penetranti tonalità acquamarina mi squadravano con cura.
Da quando era lì?
Cosa voleva da me?
<< Ciao Adrian >> pronunciai con un timbro quasi tremante, scossa ancora per quella sorpresa inverosimile.
<< Ciao >> sussurrò leggermente il mio coinquilino con una voce abbastanza tranquilla.
Di conseguenza, decisi di dar vita a quella flebile conversazione e continuai parzialmente serena:
<< Come stai? >>
Ma restò muto per secondi indecifrabili, non mi rispose...
Poi, senza darmi neanche il tempo di chiedergli altro, dichiarò leggermente scocciato ed irritato:
<< Mi ha telefonato tua madre, vuole che la richiami perché ti ha chiamato varie volte e le risulta sempre che hai la segreteria >>
E lo guardai davvero incerta... Incredula.
Era impossibile perché non avevo ricevuto alcuna telefonata e avevo pure la linea sul cellulare dato che avevo inviato precedentemente quei messaggi alle mie migliore amiche.
Di seguito, un'inspiegabile ansia iniziò a scuotermi intensamente.
Allora, con un timbro lievemente allarmato, chiesi:
<< È successo qualcosa?? >>
<< Non credo, sembrava piuttosto allegra >> mi confidò serio, alleggerendo automaticamente il peso che si era formato sul mio cuore inerme.
A quel punto, inconsciamente, presi velocemente il cellulare dalla tasca del pantalone e digitai il numero di mia mamma per capire cosa voleva dirmi di tanto importante da contattare perfino Adrian.
Eppure, in quel preciso attimo, il mio coinquilino smise di guardarmi scrupolosamente e senza dirmi altro, si allontanò totalmente dall'armadietto, distaccandosi automaticamente anche da me, ma in quello stesso istante, una voce registrata e quasi robotica mi comunicò che non potevo fare nessuna chiamata dato che la mia promozione non era stata rinnovata per mancanza di credito...
Ero decisamente sbigottita per quella mia dimenticanza.
Per fortuna, in alcune zone della scuola, come quella del corridoio, era presente il wifi per gli studenti. Infatti, verificando meglio, risultava che avevo inviato il messaggio alle mie amiche attraverso internet.
Così, ancora abbastanza sconcertata e quasi imbarazzata, feci qualche passo verso la figura, ormai, distante di Adrian... Ma ciò non bastò e di conseguenza, cominciai a correre inconsciamente verso la sua direzione e mortificata annunciai:
<< Adrian aspetta >>
Poi, proseguii speranzosa e lievemente dispiaciuta:
<< Potresti farmi chiamare con il tuo cellulare? Non ho credito >>
E lui mi osservò stranito e nel contempo infastidito, ma si avvicinò senza alcuna esitazione, di nuovo verso di me, ed io ero visibilmente felice per quel gesto insperato.
Ormai era quasi ora di entrare in aula per l'inizio delle lezioni, infatti, il corridoio incominciava a riempirsi di svariati studenti e nonostante ciò, incredibilmente, il mio coinquilino era giunto accanto a me, proprio a un passo dalla mia figura gioiosa.
<< Tieni >> esordì solamente con un timbro parecchio deciso, porgendomi con attenzione, nello stesso momento, il suo cellulare, posizionandolo con la mano sinistra precisamente di fronte alla mia corporatura sbigottita e decisamente ancora più vicina alla sua.
<< Grazie >> asserii raggiante e con un lieve sorriso stampato sul mio viso allibito per quel gesto semplice, ma cordiale.
Di seguito, avvicinai la mia piccola mano alla sua, ma un leggero tremore mi percosse pesantemente, per quella maniera involontaria di sfiorare delicatamente la mia pelle calda contro le sue lunga dita e, senza rendermene conto, il mio sguardo sorpreso fissò quello enigmatico del mio coinquilino.
A quel punto, qualcosa di inverosimile accadde, portandomi alla rovina e nel contempo, al riparo.
Le mie dita ancora scosse per quella calura insperata, non riuscirono a prendere il cellulare di Adrian e i miei occhi si spalancarono letteralmente per il timore di aver fatto un guaio irreparabile.
Tuttavia, Adrian fu molto più abile di me, si abbassò fulmineo verso il cellulare e con scaltrezza prese nuovamente quel telefono nelle sue grandi mani e fu, in quell'attimo fatale, che i nostri mondi discrepanti si incrociarono definitivamente.
Adesso, il mio coinquilino aveva il suo viso sconcertato precisamente ad un millimetro dal mio e, assurdamente, lo osservava con la mia stessa intensità...
Involontariamente, adagiai le mie piccole mani insicure proprio sopra alle sue, in modo da proteggere anch'io quel cellulare che stavo erroneamente rompendo.
Ciononostante, sapevo in cuor mio, che avevo deciso di sfiorarlo di nuovo per il mio egoismo, per la mia incessante brama della sua essenza.
Il tempo pareva, in maniera illogica, essersi fermato, in quella strana posizione che, in realtà, ci univa inevitabilmente e non ci furono parole a costellarci, ma solamente sguardi insaziabili, carichi di quell'ardore da fin troppo tempo represso.
Eppure, ogni momento bello non è destinato a durare per sempre...
Infatti, mentre le nostre mani erano ancora unite per reggere il cellulare, sfiorandosi in quel tepore inaudito a cui Adrian, incomprensibilmente, non si era sottratto, il suo sguardo attento era ancora basso, proprio di fronte al mio.
Le mie iridi chiare erano incatenate ai suoi occhi color acquamarina e fu in quel preciso momento che decisi, in modo irrazionale, di stringere di più la presa e quindi, inevitabilmente, le sue grandi mani...
Eppure, mi sorprese ancora giacché non mi squadrò più con stupore o con una leggera lussuria, ma con uno strano timore, quasi logorato da quella dolce realtà e fu in quel cruciale attimo che la voce squillante della mia amica ci fece sobbalzare entrambi internamente e, inconsciamente, ci separammo bruscamente.
<< Judie tutto bene? >> Domandò dubbiosa Alexis quasi vicina alla mia corporatura ancora tremante, mentre Chloe al suo fianco mi scrutava con insistenza.
<< Si >> Affermai con troppa enfasi, rischiando di apparire completamente falsa.
Tuttavia, assurdamente, nessuna delle mie amiche aveva dato importanza al mio coinquilino, perciò, distolsi subito il mio sguardo preoccupato da loro e lo catapultai immediatamente sulla slanciata figura di Adrian, ma lui ormai mi stava già ignorando, si era praticamente allontanato da me...
Senza neanche salutarmi.
Allora, con un inteso dolore al petto a scuotermi, decisi di avvicinarmi totalmente alle mie amiche.
Perché doveva sempre comportarsi in quel modo contraddittorio?
Cos'era, in realtà, quello che l'aveva davvero spaventato in quell'istante, da fuggire addirittura via da me?
Ero l'unica a percepire, nei suoi occhi limpidi, la sua flebile amorevolezza?
Per la telefonata, alla fine, avrei aspettato che mia madre provasse a richiamarmi più tardi e le avrei mandato un messaggio durante la pausa dalle lezione poiché ora, dovevo occuparmi delle mie amiche giacché molto probabilmente, avevano intravisto ogni cosa...
In verità, non c'era nulla di scandaloso in quello che aveva appena unito me ed Adrian, in maniera così autentica... Ed era proprio questo il problema o meglio, il dilemma.
Mi accostai cautamente alle loro magre corporature.
Chloe aveva i suoi capelli rossastri legati in una lunga treccia e vestiva con una tuta da ginnastica tonalità antracite, invece, Alexis aveva un make-up meno vistoso del solito ed indossava un pantalone color turchese con un maglioncino tonalità avorio.
<< Ti ho portato il libro che ti serviva>> ammiccò Chloe, improvvisamente, con voce abbastanza serena, scrutandomi a pochi centimetri di distanza da lei e, infine, mi adagiò quel testo con cura tra le mie piccole mani.
<< Grazie >> riferii con calma fasulla e un lieve sorriso.
Poi, proseguii leggermente agitata, sperando solamente di portare l'attenzione su altro:
<< Adesso che materia avete? >>
<< io devo andare in palestra, ho ginnastica. >> Comunicò Chloe, con un timbro abbastanza normale, mentre Alexis era ancora immersa nel suo ambiguo silenzio e mi esaminava con scrupolo.
<< Tu devi fare chimica? >> Mi domandò tranquillamente Chloe.
Ciononostante, non riuscii a risponderle poiché la verità tende sempre a salire in superficie...
<< Adrian ti piace veramente >> confessò Alexis pensierosa, all'improvviso, parlando più a sé stessa... Facendo diventare, involontariamente, il mio viso completamente di color cremisi e automaticamente, i miei occhi si spalancarono per quella rivelazione importante.
Allora, una forte ansia mi colpí in modo impetuoso, ma non ebbi il tempo di chiarire definitivamente la questione che la campanella per l'inizio delle lezioni suonò pesantemente.
Di conseguenza, sbagliai di nuovo, nascondendo la veridicità...
Così, annunciai falsamente calma verso di loro:
<< Ragazze, io vado in classe. Ci sentiamo dopo. >>
<< No, aspetta >> mi fermò fulminea Chloe con un tono più agitato, facendomi sobbalzare internamente.
Poi, proseguì seria ed autoritaria:
<< Alla fine delle lezioni, vediamoci nel cortile, ti devo parlare dell'incontro di San Valentino a cui abbiamo partecipato >>
<< Cioè? >> Chiesi palesemente preoccupata.
<< Ti racconto dopo >> sentenziò Chloe ulteriormente severa, facendomi sprofondare nel panico totale.
<< Va bene >> affermai solamente a quel punto e dopo averle salutate velocemente, mi allontanai definitivamente da loro dato che stavo facendo tardi...
Eppure, quelle parole mi destabilizzavano perfino l'anima...
Cos'era successo veramente a quell'appuntamento?
Doveva raccontarmi qualcosa di positivo o negativo?
Non riuscivo davvero a comprendere quelle cruciali parole, anche se il mio cuore era ancora scosso per quello che era successo precedentemente con Adrian, ma anche con le mie amiche...
Alexis, come probabilmente pure Chloe, avevano irrimediabilmente capito quanto il mio coinquilino mi piacesse.
Ed ora, desideravo soltanto che accettassero quella realtà.
Di seguito, mi incamminai verso l'aula in cui avevo lezione e incredibilmente, in maniera incomprensibile e sconcertante, quando fui fuori alla porta in legno dell'aula in cui dovevo studiare, l'eccentrica corporatura di Olimpia mi sorpassò guardandomi con occhi pieni di rancore e superiorità.
Era un atteggiamento inspiegabile dato che non l'avevo mai ferita o altro, anzi le avevo dedicato solamente la mia indifferenza.
Ciononostante, riflettendo attentamente, pareva quasi che questa rabbia innata fosse causata dal mio semplice comportamento... come se avesse qualcosa da nascondere o evitare, addirittura, a sé stessa...
Qualcosa per cui doveva farsi sempre vedere in un determinato modo, per cui invidiare anche la mia normalità e probabilmente per questo, sembrava spesso volersi aggrappare a quei ragazzi come Noah ed Adrian che, in un certo senso, mi donavano un po' della loro considerazione...
Comunque, la ignorai completamente ed entrai dentro per seguire la lezione.
Le prime due ore, fortunatamente, passarono velocemente pure se, per la maggior parte del tempo, la mia mente sembrò perdersi in numerose riflessioni contrastanti poiché il mio coinquilino era, ormai, un pensiero fisso e spezzante.
Di conseguenza, decisi di prendere cinque minuti di pausa e raggiungere il bagno. Avevo bisogno di distrarmi da quei pensieri rumorosi...
Il corridoio era quasi totalmente deserto e questo pareva incutermi un'ingestibile irrequietezza.
Raggiunta la porta in ferro del bagno femminile, la aprii completamente per entrare al suo interno, ma una voce squillante e provocatoria catturò la mia attenzione, facendomi restare segretamente nascosta, precisamente vicino allo stipite della porta.
<< Mi piaci con questa gonna corta >> Spiegò con malizia un'altra voce di donna che però non conoscevo minimamente.
<< Grazie, l'ho acquistata proprio perché è parecchio appariscente >> sentenziò con una tangibile autostima, quel tono particolare che stranamente conoscevo.
Poi, continuò con una libidine fin troppo evidente:
<< Mi piaci anche tu >>
A quel punto, pure se non dovevo, entrai silenziosamente, feci qualche altro passo con cautela, restando nascosta nel piccolo spazio adiacente, prima dei vari lavandini.
Quel vasto bagno, tralasciando la mancanza di carta igienica o di sapone per le mani e le pareti totalmente imbrattate, era di solito, abbastanza pulito, eppure, in quell'angolo inesplorato, c'era un'inquietante tanfo di urine.
<< Stasera vieni da me? >> Chiese ancora lussuriosa quella voce familiare, dopo un breve mutismo.
<< Certo, mi sei mancata. >> Annunciò l'altra ragazza abbastanza convinta ed eccitata.
Improvvisamente, però, proseguì in modo decisamente disperato e triste:
<< Olimpia, quando ti deciderai a dire alle altre persone che conosciamo che sono la tua fidanzata? Questo segreto è insopportabile >>
Ma quella persona non rispose, restò chiusa nel suo silenzio...
Ed io, restai interdetta, scioccata davanti a quella realtà inimmaginabile.
Era Olimpia???
Com'era possibile una cosa del genere??
Lei si pavoneggiava davanti ai ragazzi per farsi guardare e conquistarli!
Quindi, stava mostrando il suo corpo formoso ai maschi pur di tener nascosta quella sua verità o stava mentendo su altro??
Ma perché doveva comportarsi in quel modo irragionevole??
Perché non poteva rivelare la realtà??
Cosa c'era di male o sbagliato nell'essere lesbisca?
Non potevo ancora crederci...
Tuttavia, quell'insostenibile silenzio aumentò, ricoprendomi di una strana ansia...
Poi, insperatamente, sentii quella ragazza sconosciuta piangere pesantemente e correre verso di me.
Cavolo, dovevo andarmene subito!!
Non potevo farmi scoprire!
Eppure, questa tipa dai delicati lineamenti orientali del viso, corse talmente veloce mentre piangeva che superò la mia figura allibita senza rendersene conto... mi ignorò completamente, chiudendo fortemente la porta, appena fu fuori da quel posto scombussolante.
Ciononostante, quel dolore che stava provando era totalmente visibile.
Olimpia restava sempre una stronza, ma adesso, qualcosa aveva un senso ed altro, restava sempre di più un mistero.
Tuttavia, qualcosa di inimmaginabile stava per cambiare ed io, mi ritrovai improvvisamente inerme di fronte alla furiosa figura di Olimpia che mi scrutava con un'eccessiva insistenza.
Aveva un outfit molto seducente e un make- up abbastanza eccentrico...
D'improvviso, mi urlò contro, facendomi vacillare internamente:
<< Cosa cazzo stai facendo??
Perché ci stavi spiando?? >>
Poi, continuò con una voce ricolma d'odio:
<< Che stronza >>
<< La stronza sarai tu dato che non conosci le buone maniere, io stavo andando semplicemente in bagno o non posso farlo?! >> Ribattei altezzosa e sfrontata per non farmi travolgere dalla sua indicibile cattiveria.
<< Non sai neanche mentire! >> Sentenziò arrabbiata con un'amara risata.
Infine, aggiunse irritata e nervosa quasi in maniera retorica:
<< Vuoi forse rovinarmi??! >>
Allora, non risposi subito, lasciai che quella rabbia si perdesse col tempo e dopo qualche minuto, con un tono più sincero e preoccupato, le comunicai:
<< Fingere di essere un'altra persona non ti porterà a nulla >>
Poi, proseguii con calma:
<< Le gente non ti giudicherà soltanto perché sei attratta da una persona del tuo stesso sesso... Le persone intelligenti, sanno che l'amore non impone alcun schema da seguire. >>
<< Ma che cazzo ne sai tu??
Che cazzo può saperne una cretina come te??
Sei sempre stata amata e accettata da tutti per la tua banalità! >> Ringhiò spregevole e carica d'odio.
<< Non capisco... >> le dissi sconvolta, spalancando completamente le palpebre.
Era gelosa di me? Della mia vita? Perché continuava a detestarmi tanto senza alcun motivo apparente?
<< Le ragazze ridicole e perdenti come te, hanno il cazzo di privilegio di avere la felicità nella loro ignobile vita e senza fare nulla, hanno pure i migliori fighi ai loro piedi!!
Perché ti chiederai?!
Perché sembri sempre così maledettamente indifesa e buona, ma sei soltanto una falsa!! >>
Mi spiegò rancorosa, Olimpia.
Poi, continuò ancora più disprezzante ed acida:
<< Tu mi fai solamente schifo, quindi stammi lontana!! >>
Ed io restai veramente scioccata, interdetta per quelle parole logoranti e piene di rabbia.
Non le meritavo da parte sua, lei non conosceva me o la mia vita...
Eppure ora, stranamente, mi ferivano davvero.
Quella verità velata da quel discorso rancoroso non faceva male, ciò che faceva davvero soffrire era quella realtà... La sua cattiveria per un motivo fasullo ed improponibile nei miei riguardi.
Ma non potevo farmi trasportare da quella negatività, dovevo proteggermi e farmi rispettare, perciò, sentenziai vendicativa:
<< Da quello che ho visto prima, faresti meglio a starmi tu alla larga!>>
E a quel punto, senza alcuna esitazione, Olimpia mi guardò con ancora più ostilità e, inaspettatamente, andò via.
Chiuse pesantemente la porta alle sue spalle e, inspiegabilmente, ebbi la sensazione che da quel preciso momento non mi avrebbe più dato fastidio...
Tuttavia in quell'istante, in modo irrazionale, ebbi quasi pietà di lei, mi dispiaceva vederla in quello stato.
Io, non potevo capire veramente il suo dolore o quello che stava realmente vivendo, ma nessuno, in realtà meritava, per qualsiasi motivo, di soffrire... Quindi, nonostante la sua avversità nei miei confronti, avrei tenuto quel suo segreto importante al sicuro nel mio cuore.
Alla fine, ancora scossa, andai direttamente in aula dato che era tardi e trascorsi le altre quattro ore di lezione in un vero stato di trance poiché riuscii solamente a pensare a ciò che era appena accaduto...
Non sembrava assolutamente reale.
E senza rendermene conto, le varie lezioni della giornata finirono.
La campanella, infatti, suonò pesantemente e un'ansia indescrivibile mi catturò poiché ora dovevo dirigermi in cortile dalle mie migliori amiche e capire cosa era realmente successo all'incontro a cui avevano partecipato con alcuni ragazzi a San Valentino.
NOTE ❤️
Salve ragazze/i ☺️
Grazie infinite a tutte le persone che la settimana scorsa (14 maggio) hanno speso due minuti del loro tempo per farmi gli auguri di compleanno 💋
Mi avete resa davvero felice!
Inoltre, vorrei specificare anche qui che nel P. O. V. - ADRIAN 12 vediamo una versione del nostro protagonista nuovamente arrabbiata, ma questa volta non con Judie... Semplicemente con se stesso dato che si rende conto di essere geloso di lei e che Judie è importante per lui. Soprattutto, comprende che non riesce più a controllare totalmente le sue emozioni e non riesce più a reprimere completamente quella sua parte benevole... Quindi, eccoci qui.
Ora, Adrian dovrà inevitabilmente affrontare questa realtà e per quanto lui la neghi con tutte le sue forze, sarà davvero capace di resistere agli occhi pieni di amorevolezza di Judie?
A presto 🔥
Un abbraccio a tutte/i 💫
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