CAPITOLO 92

Bruciare di desiderio e tacere è la punizione più grande che possiamo infliggere a noi stessi.
(Federico García Lorca)



<< Judie >> sussurrò di nuovo quella voce familiare con un'esplicita contentezza, mentre io totalmente sorpresa, mi girai fulminea verso la direzione di quel suono accogliente.
E fu in quel preciso momento che ogni mia speranza crollò in maniera immutabile...

I miei occhi si spalancarono completamente per lo stupore, la mia bocca si dischiuse leggermente poiché non riusciva a contenere dentro di sé quella verità irreale e mi trovai, inconsapevolmente, a pochi passi da Noah.

Il suo viso, dai lineamenti delicati, mi fissava in maniera abbastanza scrupolosa, era immobile ed evidenziava il suo bel volto con un vasto sorriso.
Le sue iridi azzurre squadravano con insistenza la mia figura vacillante e scombussolata.
I suoi capelli color biondo erano perfettamente in ordine ed indossava un maglione tonalità cremisi con un jeans scuro...

Tuttavia, quello che più mi sbigottì fu ciò che teneva stretto, in modo decisamente fiero, tra le sue grandi mani...
Un enorme fascio di rose, erano circa una trentina, tutte assemblate in una carta plasticosa color avorio con un piccolo fiocco del medesimo colore.

Quei fiori avevano tutti lo stesso colore... L'arancione.
Il significato di quella tonalità era parecchio palese dato che l'anno precedente a scuola era stata fatta una lista in merito alle colorazioni delle rose e ciò che simboleggiavano.

La rosa arancione era la pura attrazione nei confronti della persona a cui si decideva di destinarla, era il fascino e il desiderio...
Era l'amore vero in una sfumatura prettamente di bramosia.

Ciononostante, non era paragonabile alla tonalità scarlatta.
Questo era un sentimento non ancora completamente maturo, guidato parzialmente della cupidigia e da emozioni autentiche mai riscontrate prima.

Un silenzio devastante sprofondò in quel luogo, adocchiando il tipo più popolare della scuola con quel vistoso fascio di fiori, pronto a dichiararsi a una normalissima ragazza.
Quel mutismo era calato nel corridoio ancora brulicante di studenti, dando spazio principalmente ai vari pensieri discordanti e controproducenti.

La maggior parte delle donne presenti, parevano guardare con invidia la mia figura evidentemente scossa da quella realtà surreale.
Eppure lui, stava ancora insistentemente scrutando me e quando dopo pochi secondi, la sua muscolosa corporatura iniziò a camminare proprio verso il mio corpo internamente tremante, che mi sentii veramente opprimere.
Ogni parte di me desiderava solamente fuggire via da lì...

Non era lui il ragazzo che amavo e Noah, in cuor suo, lo sapeva... Tuttavia, ora dovevo rifiutarlo davanti a quasi tutta la scuola!?
Perché aveva deciso di fare quel gesto dannatamente plateale??

La mia essenza spezzata parve parzialmente cadere giù, sgretolandosi lentamente al suolo...

Non potevo scappare, dovevo inevitabilmente affrontare quell'assurda situazione quindi, senza rendermene conto, il mio sguardo velatamente terrorizzato iniziò a spostare la sua attenzione su quella gente sconosciuta, immobile intorno a me per la curiosità.

Fu in quel preciso istante che mi accorsi che dietro a delle ragazze altezzose, vestite da cheerleader, erano posizionate addirittura le mie migliori amiche che mi osservavano con un viso totalmente sbalordito e preoccupato.
A pochi passi da loro, c'era anche quella scontrosa di Olimpia che continuava a sbuffare falsamente annoiata poiché era tangibile la sua gelosia.
E forse, squadrando con più attenzione, avrei riconosciuto tanti altri volti, ma adesso avevo soltanto un estremo bisogno del mio coinquilino... di Adrian.

Guardai più volte, disperatamente, tutte quelle persone che mi circondavano avidamente, invece di scrutare con cura Noah, quasi giunto di fronte al mio volto insicuro, ma non riuscii ad intravedere la slanciata corporatura del mio salvatore e ciò mi agitava maggiormente.
A quel punto, potevo soltanto cercare di concentrarmi sul mio pretendente, dato che dovevo trovare le parole giuste per rifiutarlo senza creare un gran clamore tra la folla e nel suo cuore speranzoso...

Era parecchio strano ripensare che quel ragazzo che tanto bramavo, alla fine, non riuscisse più a far smuovere minimamente la mia esistenza, ormai, incatenata a quella di Adrian.
Era il filo rosso del destino che mi riconduceva alla sua essenza smarrita.

Di seguito, completamente ansiosa, ritornai ad esaminare le iridi azzurre di Noah, mentre il suo sorriso sembrò mutare in un espressione più seria.
In breve tempo, fu finalmente a un passo dalla mia figura oscillante, mettendo fine alla mia attesa snervante giacché mi toccava semplicemente espiare la mia pena.

Quell'atmosfera abbastanza tesa parve improvvisamente annullarsi poiché la mia totale attenzione, si concentrò solamente sul ragazzo più figo della scuola.
<< Judie sono per te >> pronunciò felice e soddisfatto, mentre autorevole mi porgeva con cura quel grande fascio di rose tonalità arancione, stretto tra le sue grandi mani.

E quell'attimo in cui le mie piccole dita sfiorarono inconsciamente le sue, un'ambigua sensazione ricoprì la mia anima, senza riuscire però, a trasmettere in me alcuna emozione di sopraffazione ed irruenza.
<< Noah ti ringrazio, ma... >> Bisbigliai quasi con un timbro prettamente mortificato, prendendomi, inaspettatamente, una breve pausa per quello che stavo per dire.
Poi, proseguii sincera, senza smuovermi di un millimetro, mentre Noah mi guardava già lievemente scioccato:
<< Non posso accettarli >>

A quel punto, il suo volto cambiò completamente... Fu invaso dalla desolazione, come se quell'insistere nei miei confronti per lui, in qualche modo, avrebbe portato inevitabilmente alla mia accettazione.
Ciononostante, non aveva ancora compreso quanto per me, invece, significasse il mio coinquilino.

Nel frattempo in cui le sue braccia muscolose erano ancora ferme in quella posizione compromettente con i fiori colorati tra le lunghe dita, un immenso chiacchiericcio di sconcerto riempì quel luogo funesto, mentre alcune risatine maligne colpirono subito la mia anima in oblio... Era un sottofondo asfissiante ed insopportabile, allora gli proposi dispiaciuta e parzialmente speranzosa:
<< Vorrei chiarire questa questione con te in un posto più adeguato >>

Ma a quelle mie parole oneste, il suo viso parve per un attimo sfumarsi di un leggero rancore e un velato rammarico, quindi esordì falsamente tranquillo:
<< Non occorre, però, prendi lo stesso questi fiori visto che erano destinati soltanto a te >>
E a quel punto, maledettamente insicura, scrutai a lungo nei suoi occhi indecifrabili e alla fine, ancora lievemente imbarazzata e mortificata, restai in silenzio e presi icon delicatezza, tra le mie piccole mani, quel grande fascio di rose tonalità arancione.

Di conseguenza, Noah accennò un debole sorriso di circostanza verso la mia direzione ed infine, si girò lentamente dalla parte opposta per andare via definitivamente...

Mi sentii stranamente in colpa per quel dolore inconsciamente causato da me.

Quella scena era indescrivibile poiché Noah era veramente fuggito via dalla mia figura internamente irrequieta... Era scappato via da quella realtà logorante che mi apparteneva ed io ero immobile lì, ancora sbigottita e scombussolata, mentre la maggior parte degli studenti che non era ritornato già in classe, era fermo in quel luogo ad esaminarmi scrupolosamente con le loro pupille curiose, facendo pure commenti perfidi su di me o su quello che era appena accaduto.

Forse qualcuno ci aveva, addirittura, filmato con il cellulare, facendoci diventare le persone più discusse del momento, ma non mi interessava davvero giacché avevo deciso di seguire sempre il mio cuore.

Così, mi girai d'istinto, verso la direzione delle mie migliori amiche per chiedere, in qualche modo, un leggero conforto, ma in quell'attimo preciso, suonò la campanella che dava inizio alle varie lezioni e di conseguenza, tutti gli studenti corsero via per raggiungere le proprie aule creando un trambusto ancora più eccessivo e in quell'istante di caos, invece di adocchiare nuovamente le mie migliori amiche, intravidi quella persona per cui avevo stabilito di continuare a lottare...
Adrian.

Il mio coinquilino mi stava osservando intensamente, i suoi occhi erano incatenati alla mia figura incerta da un tempo sconosciuto e non potevo assolutamente sapere cosa stesse veramente pensando, in quel momento, di me e di quella scena ambigua con Noah, ma conoscendolo, rischiavo di farmi odiare di nuovo, gettando via quel rapporto quasi amichevole con cui mi stava finalmente considerando...

Avevo una paura tremenda di perderlo definitivamente, ciononostante, in quell'istante decisivo fu più terrorizzante intravedere i miei timori manifestarsi sul serio giacché Adrian, tra le sue grandi mani, stringeva tranquillamente un piccolo pacco, era sicuramente un regalo...

Ma da quale ragazza l'aveva ricevuto? O peggio, doveva donarlo a qualche tipa che gli interessava?

Ero davvero scioccata, il mio cuore sembrò talmente sgretolarsi che non riuscii più a guardare il suo volto pieno di un esplicito disprezzo nei miei riguardi e corsi in aula per seguire la lezione, ignorando ogni cosa o persona.

Fu veramente scocciante portare quel grosso fascio di fiori colorati con me, dato che parevano catturare, in maniera perpetua, lo sguardo invadente e perplesso degli studenti accanto alla mia figura angosciata, intanto nelle varie lezioni, la mia concentrazione fu davvero debole perché una specie di irrequietezza mi coinvolse tanto da pensare solamente a quel piccolo regalo tra le mani di Adrian giacché, nonostante la sua caparbietà, lui sembrava sempre scivolarmi dalle dita... Come se il destino volesse continuamente metterci alla prova.

Nell'ultima ora di lezione, quella di letteratura inglese, le mie migliori amiche mi tempestarono di messaggi sul cellulare.
In pratica, volavano capire perché avevo subito rifiutato Noah, senza dargli alcuna chance, nonostante sapessero già, in cuor loro, di chi ero realmente innamorata...
Probabilmente era solo colpa mia, dato che non avevo ancora il coraggio di ammettere quella verità ad alta voce e agli altri o almeno, alle persone per me importanti.

Il mio mondo sembrò improvvisamente composto solamente dalla mia anima e quella di Adrian in un continuo rincorrersi.

Finite finalmente le lezioni, un'ora prima fortunatamente, a causa dell'assenza di un insegnante, desideravo soltanto correre nella mia abitazione per rifugiarmi nella mia camera.
Avrei tenuto i fiori nella mia stanza finché non sarebbero appassiti, nascondendoli pure ai miei genitori.

Ignorai il chiacchiericcio che portavano con sé quelle rose e uscii frettolosamente dall'istituto, quel giorno di San Valentino non poteva andare peggio...

L'aria fresca mi riempì subito i polmoni, rianimandomi il cervello, ormai, in procinto di collasso.
Avevo solo bisogno di qualche ora di solitudine, per riflettere adeguatamente sulle varie dinamiche che mi circondavano, soprattutto, necessitavo di tranquillizzarmi per la situazione di Adrian dato che, a quel punto, avevo davvero abbandonato la mia idea ossessiva di donargli qualcosa e confessargli, in quella maniera delicata, i miei autentici sentimenti poiché la scena a cui aveva assistito, quel gesto vistoso di Noah, sembrava veramente irritarlo...

Forse aveva, in modo incomprensibile, iniziato nuovamente ad odiarmi e ad evitarmi sul serio.

Mi sentii di nuovo schiacciare da quella sofferenza indicibile.

Camminai lentamente, senza neanche osservare quello che mi accerchiava, avevo bisogno soltanto di distrarmi... Così, presi il cellulare dallo zaino e provai a giocare su un'applicazione che avevo scaricato il giorno precedente, ma fu impossibile, per nulla pratico o facile dato che dovevo mantenere quel grosso fascio di fiori colorati.

Dopo circa dieci minuti, arrivai finalmente davanti alla porta principale della mia abitazione e la aprii subito, senza nessuna esitazione, facendo involontariamente anche un ampio sospiro di sollievo e accesi la luce.
Ero da sola in quel posto sicuro, quindi appoggiai delicatamente le rose tonalità arancione in un vaso di ceramica posizionato su un mobile in legno nell'ingresso e salii velocemente la scalinata per raggiungere il bagno, ma sarei ritornata lì, in breve tempo, per poter mangiare qualcosa di gustoso.

Tuttavia, persi quasi mezz'ora nella toilette giacché mi ritrovai senza una concreta logica a scrutarmi ripetutamente nello specchio rettangolare riposto sul lavandino e fu qualcosa di impensabile a farmi risvegliare completamente da quell'assurdo stato di trance...

Udii improvvisamente la porta principale spalancarsi e richiudersi pesantemente dopo pochi secondi. Un'ansia ingestibile mi coinvolse totalmente poiché era sicuramente il mio coinquilino.

Da quanto tempo ero in bagno senza una reale ragione?!

Allora, presa dallo sconforto, da quel giorno che doveva segnare la mia svolta, invece, aveva solamente inciso la mia disfatta e mi precipitai vicino alla porta del bagno per uscire da lì. Dovevo affrontare definitivamente quel destino funesto, ma un tonfo ponderoso proveniente dal piano inferiore mi destabilizzò ulteriormente...

Cosa cavolo stava succedendo??
Forse Adrian era caduto?
Si era ferito?
Dovevo correre da lui.

Di seguito, senza pensarci ancora, aprii svelta la porta, tuttavia sentii in quel preciso attimo, nuovamente la porta principale aprirsi, era davvero strano, poi, un attimo dopo la udii richiudersi pesantemente e a quel punto, presa veramente dal panico, scesi velocemente le scale.
Eppure, la casa era nuovamente vuota e ad attendermi nell'ingresso c'era soltanto il vaso di ceramica sul pavimento, rotto in più parti e i quei fatidici fiori giacevano al suolo, ormai, completamente rovinati...

Ero sconvolta.

Cosa cavolo significava tutto questo??
Era stato Adrian??
L'aveva fatto di proposito??
Ma perché doveva comportarsi in quel modo infantile ed irrazionale?!
Nulla aveva più senso.

Ciononostante, quando mi posizionai anch'io sul pavimento per raccogliere ciò che era stato deturpato, un pensiero insano e sfregiante mi colpì il cervello, facendomi vacillare nel dubbio:
Probabilmente, nella sua mente contorta, credeva che avessi ricambiato i miei sentimenti per Noah e per questo motivo, avevo collocato, addirittura, quei fiori colorati sul mobile dell'ingresso.

Ma era impazzito??!
Non volevo assolutamente accettare quella realtà contraddittoria.

E mi sentii sprofondare nuovamente nel baratro.

Non poteva finire in quella maniera!
Non poteva davvero credere in quella verità!

A quel punto, per la prima volta, adirata ed irrequieta presi il mio cellulare dalla gonna di jeans con l'intenzione di chiamarlo e urlargli contro tutta la mia frustrazione, ma ricordai, inaspettatamente, che non avevo ancora il suo numero di telefono, né avevo mai osato chiederlo a lui o ai miei genitori...

Quindi ripulii frettolosamente il pavimento, adagiai il vaso sul mobile con i tre pezzi rotti dato che avrei spiegato successivamente ai miei familiari ciò che era in parte accaduto accidentalmente e buttai quelle povere rose nell'immondizia, ormai, stava andando tutto in frantumi e istintivamente, uscii svelta dalla porta principale giacché la mia ira non si era placata e cominciai a cercare ovunque il mio coinquilino.

Non poteva trattarmi così!
Non desideravo assolutamente mollare già quella battaglia, perciò, era inevitabilmente arrivata la resa dei conti!

E non mi importava più nemmeno della mia gelosia o della mia insicurezza per quel regalo compromettente, tra le sue mani, poiché se il suo cuore apparteneva ad un'altra ragazza doveva necessariamente dirmelo in faccia perché io, non sarei stata più il suo burattino!

Di conseguenza, corsi talmente veloce che il respiro ad ogni passo parve mancarmi, percepii addirittura il petto bruciarmi, ma dovevo cercare categoricamente Adrian...

Così, continuai a camminare velocemente in direzione del parco nei pressi della mia abitazione, ma era deserto.
Non mi arresi, andai pure in una piccola libreria lì vicino, ma nulla.
Non la conoscevo, tuttavia era davvero accogliente con tantissimi libri di genere diverso, divisi nelle varie categorie e scaffali in legno.
Ritornai anche verso la scuola, ma c'erano solamente alcuni ragazzi atletici che si allenavano nel vasto cortile e giunsi disperata anche nei pressi del lungomare, senza fermarmi un secondo, ma fu tutto inutile... Inoltre, improvvisamente, incominciò stranamente a piovigginare e totalmente scoraggiata, mi diressi verso la mia abitazione.

A metà strada, purtroppo, la leggera pioggia non accennava a fermarsi e per lo sforzo eccessivo, non riuscivo più a camminare velocemente... mi faceva male ogni muscolo.
Di seguito, provai a procedere lentamente e alla fine, giunsi finalmente di fronte alla mia casa, parzialmente bagnata.
Aprii frettolosamente la porta principale per salire subito in bagno ad asciugarmi...

Tuttavia, il fato è costantemente imprevedibile giacché c'era già la luce accesa nell'ingresso e nella grande cucina.

Mi addentrai in quella stanza un po' timorosa per l'inaspettato e lì ad attendermi, insperatamente, c'era il mio coinquilino.

Adrian era adagiato comodamente vicino al lavello e mi scrutava con insistenza come se mi stesse realmente aspettando da tempo.
La sua espressione indescrivibile, stavolta, non era incisa dal rancore, come sospettavo, ma da una lieve preoccupazione...

Le sue iridi acquamarina mi squadravano attentamente, mentre i miei occhi sbalorditi continuavano a fissarlo incessantemente in un mutismo totale, ma rassicurante.
Era sempre maledettamente attraente.

E adesso, dov'era finita la mia determinazione?
Cos'era quel suo sguardo sfumato da una flebile benevolenza verso di me?

Forse, era semplicemente pietà a causa del mio aspetto...
Avevo praticamente la maggior parte dei capelli bagnati dalla pioggia.

A quel punto, in modo incomprensibile, Adrian si avvicinò cautamente alla mia figura scossa dalla sua presenza ed io, d'istinto feci lo stesso...
E senza rendermene conto, in pochi secondi, fummo l'uno di fronte all'altra.

Alcuni centimetri separavano le nostre labbra già ipnotizzate dalla lussuria, mentre i nostri occhi sembravano totalmente incollati dalla velata calura dei nostri cuori.

Di conseguenza, senza staccare il suo viso candido e serio dalle mie pupille ammaliate, Adrian avvicinò le sue lunghe dita al mio collo impietrito da quel gesto insolito e sconsiderato... Dei piccoli brividi di piacere intenso parvero scuotermi internamente, ma il suo atteggiamento sembrò troppo avventato, troppo ricolmo di libidine per essere velato da una flebile amorevolezza...

Infine, mi sorrise leggermente con una chiara malizia e riportò le sue mani sulla parte inferiore della mia maglia e la alzò parzialmente per alcuni secondi, scoprendo una zona della mia pelle, poi lentamente, riportò nuovamente tutto alla normalità, senza però, staccare la sua grande mano dal lembo della mia maglia...

Sembrava assurdamente volermi intrattenere lì, proprio accanto a lui.

Non mi diede il tempo di realizzare davvero quella scena peccaminosa dato che subito pronunciò famelico, affinché non replicassi all'istante quella situazione compromettente:
<< Hai intenzione di concederti finalmente a me o stai ancora pensando a quel ragazzo? >>

Perché cavolo si comportava in quel modo oltraggioso ed insensato?
Mi voleva solamente usare?
E si stava riferendo a Noah?

Stavo letteralmente impazzendo per quel suo inspiegabile atteggiamento ingestibile e lacerante.
Di seguito, realizzai improvvisamente, di dover essere molto più esplicita con lui, soprattutto, per far valere i miei sentimenti e la mia dignità.

Allora, dichiarai seria, guardandolo in modo autorevole negli occhi:
<< La devi smettere di trattarmi così... Io, ho sbagliato a non essere subito sincera con te >>
E involontariamente, mi bloccai giacché la realtà che stavo per rivelare avrebbe condizionato, in maniera inevitabile, le nostre viste.
<< Adrian, tu sei importante per me, desidero davvero una relazione normale con te... Quindi non puoi reclamarmi o considerarmi tua solamente quando ti fa comodo >> confessai onesta e nel contempo, esausta.

I suoi occhi perplessi ed intimoriti continuavano ad esaminare ogni mia inclinazione verso l'esasperazione e la bontà.

A quel punto, proseguii ancora severa, affinché comprendesse le mie reali intenzioni:
<< Tu mi piaci veramente... anche se probabilmente ti sembrerà impossibile, perciò, devi ascoltarmi... non posso più tenere questo sentimento solo per me >>
E mi fermai di nuovo, stavolta in maniera coscienziosa, presi tutto il mio coraggio interiore e confidai amorevole:
<< Io ti a... >>

Ma inaspettatamente, la grande mano di Adrian coprì totalmente la mia bocca per non farmi più parlare, per non ascoltare più quelle parole, forse, troppo laceranti ed irrazionali per lui.

Quel tocco calmò, repentino, la mia smania per la verità... Per il mio coinquilino.

Tuttavia, perché non desiderava ancora accettare quella realtà?

Di conseguenza con cautela, tolse la sua mano dalle mie labbra e mi  osservò pure lui in modo autorevole.
Fissò i miei occhi tonalità giada e mi chiarì inflessibile, davanti a quella veridicità riflessa nelle sue iridi sbigottite ed inquiete:
<< Io non voglio legarmi a nessuno >>
Poi, continuò con un'assurda delicatezza:
<< Non desidero avere alcuna relazione... Pensavo fosse già chiara questa questione >>

E in quell'attimo preciso, le mie pupille sconcertate da tali parole indifferenti e graffianti, lo squadrarono in una maniera letteralmente allibita...
Caddi dal baratro.

Non volevo credere affatto a ciò che avevo appeno udito, quell'attendibilità decisamente surreale.

Irrimediabilmente restammo in un completo silenzio per minuti indefiniti... Provai a curare le mie ferite con il suo sguardo sincero, ma questo non bastò a rianimarmi davvero perché era proprio questa onestà a farmi tremare.

Allora, insperatamente, fu ancora lui a parlare in quel momento veramente cruciale, infatti, mi comunicò con una voce visibilmente agitata e scombussolata:
<< I tuoi sentimenti mi confondono troppo, quindi devi cancellarli perché... >>
E si bloccò, mi osservò con più attenzione ed io, intravidi nelle sue iridi acquamarina quella flebile luce di benevolenza che provava ad opprimere ogni volta.

Dopo quel breve mutismo, non avevo ancora la forza per reagire, perciò, fu lui a proseguire schietto ed insensibile:
<< Posso soltanto considerarti nella maniera in cui ti ho sempre trattata... Tra noi c'è solamente un rapporto civile ed intimo >>
E di fronte a quella veridicità sorprendente, senza alcun rancore evidente, il mio cuore si spezzò in modo definitivo, mentre i miei occhi rischiavano maledettamente di esplodere marchiando, davanti a lui, il mio viso scioccato, di lacrime.

Trattenni quel dolore lancinante con tutte le mie forze per non sembrare debole o patetica, ma come poteva chiedermi, addirittura, di sotterrare i miei sentimenti per lui??!

In realtà, era spaventato... Ciò era abbastanza tangibile.

Per questo motivo, probabilmente, desiderava ancora una relazione basata soltanto sull'atto fisico...
Non voleva alcun legame, neppure con me, desiderava solo rifugiarsi in quella sua armatura impressa di oscurità e desolazione, senza guardare avanti, nel chiarore...

Ed io, ora, come dovevo comportarmi con lui e con ciò che provavo?
Le mie emozioni restavano un subbuglio perpetuo.

Il mio coinquilino era talmente essenziale per me, che non volevo assolutamente mollare quell'impresa ardua, nonostante la mia anima fosse realmente ferita.
A quel punto, la grande mano di Adrian, ancora stretta alla mia maglia, lasciò definitivamente la presa e i suoi bellissimi occhi, che prima mi scrutavano con insistenza ed onestà, adesso invece, erano fissi sulle mie labbra lievemente traballanti...

Ciononostante, il mio cuore era così distrutto che avevo bisogno immediatamente di proteggermi da ogni avversità...
E lo abbandonai lì, in quel luogo inciso dai sentimenti nascosti, per giungere velocemente nella mia stanza al sicuro...

E lui non mi trattenne.

O almeno, era questo che mi aspettavo da lui...
La verità era che avevo udito i suoi passi inseguirmi silenziosamente per qualche metro, ma avevo continuato ad ignorarlo palesemente.

Non potevo affrontarlo di nuovo senza una vera corazza a difendermi.

Eppure, le nostre essenze sono imprevedibili e deboli...

E fu in quel preciso momento che il mio coinquilino urlò in una strana agonia per attirare la mia totale attenzione e ogni convinzione svanì:
<< Judie fermati un attimo >>
Poi, proseguì con la stessa dannazione:
<< Resta qui con me >>

E quella richiesta disperata ed assurda da parte sua, mi faceva sentire quasi in colpa per qualcosa di incomprensibile.
Volevo davvero correre tra le sue braccia accoglienti... Ma non potevo, almeno non ora.

Era lui a dovermi finalmente desiderare in modo incessante, non potevo ricadere nella sua trappola, dovevo diventare più di un ossessione, quindi, continuai a camminare inflessibile verso la mia camera pure se ogni pezzo della mia anima sembrò spaccarsi ad ogni passo.

Per la prima volta, lo ignorai completamente.

Giacché questo doveva assolutamente segnare l'inizio di una nuova effettività.

Infatti, prima di abbandonare totalmente la battaglia, dovevo scavare in quel raggio di benevolenza ed amorevolezza che mostrava nei suoi occhi limpidi ogni volta che mi guardava sinceramente poiché in quelle sue parole diffidenti, erano ben visibili le sue emozioni totalmente scompigliate da quella verità e realtà.

Considerarsi il ragazzo di qualcuna, quel sentirsi in qualche modo unito a una persona... dipendere da qualcuno o preoccuparsi per una determinata persona, pareva talmente terrorizzarlo da non poter approvare neanche la sua stessa esistenza.

C'era qualcosa che l'aveva distrutto, così in profondità, da far sanguinare ancora le sue cicatrici perché la sua fragilità, adesso, pur non volendo, era ben percepibile ai miei occhi abbattuti.

Ed io, preferivo assolutamente affrontare le difficoltà con Adrian che dover sorridere ad un altro ragazzo...

Conoscevo il dolore a cui stavo andando incontro, ma alla fine, mi bastava soltanto sapere che il mio destino era legato al suo giacché tra miliardi di persone continuavo a sentirmi stranamente sola, ma non accanto a lui.

Non mi importava di ferirmi ininterrottamente, purché, il mio coinquilino restasse sempre al mio fianco, diventando inconsapevolmente, quella grinta che mi faceva sentire viva.

Nessuno conosceva il nostro passato o quello che avevamo condiviso insieme anche solamente guardandoci, poiché di Adrian avevo deciso di accettare tutto... i suoi pregi e i suoi difetti.

Ho capito così, che per quanto lui mi perdesse o si allontanasse da me con tutte le sue forze, alla fine, io riuscivo sempre a ritrovarlo...












È il fato che ci tiene incatenati.

È il tempo che si ferma quando Adrian è al mio fianco perché solo insieme siamo anime complete.

I nostri, sono due cuori destinati ad amarsi in eterno.






























































































































NOTE ❤️

Ciao ragazze/i 🌼

Oggi, vi do la possibilità, sempre se vi fa piacere, di fare voi qualche domanda a me... inerente alla storia che sto scrivendo (ovviamente senza fare spoiler palesi per i capitoli successivi), ma potete chiedermi anche cose personali, sarò lieta di condividere con voi, ad esempio, le mie esperienze quindi mi raccomando, riempitemi di quesiti "scomodi" 😜

A prestissimo!

Un bacio a tutte/i ✨

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