CAPITOLO 90

Forse era così la gioia, vista da dentro: una valle di luci, un vento etereo.
(Barbara Kingsolver)





Adrian continuava a scrutarmi pesantemente e in silenzio a causa della mia insolita richiesta.
Il mio esile corpo era ancora coperto dal caldo giubbotto, eppure lui, pareva squadrare ugualmente, in maniera illeggibile, il mio vestito audace e mi sentii veramente minuscola al suo cospetto.

Attendevo con profonda ansia una sua risposta, nonostante la mia domanda scomoda, dato che per il mio coinquilino era una situazione inconcepibile. Quindi per fargli comprendere pienamente la mia serietà nei suoi confronti, in quella pretesa inverosimile, proseguii anch'io ad esaminarlo in modo abbastanza scrupoloso.

Il suo viso niveo sembrava non avere una vera espressione dominante... Era praticamente un misto tra l'accettazione e la negazione.

<< In effetti, oggi è il tuo compleanno>> mormorò lievemente, sospirando visibilmente come se stesse riflettendo più con sé stesso, in quell'oscillare arcano.
Quelle sue semplici parole mi sorpresero totalmente, ciononostante, stranamente non aveva ancora osato farmi gli auguri per i miei diciannove anni... Era un inspiegabile comportamento giacché era percettibile il suo essere menefreghista incorniciato, però, da un'essenza leggermente premurosa.

Pareva volermi donare davvero un po' di tranquillità con quel suo modo decisamente docile nei miei riguardi.
Era il suo modo di rendere quel mio giorno importante e indiscutibilmente disastroso, almeno parzialmente rincuorante? O era una specie di regalo di compleanno? Dato che i gesti materiali sembravano non attirarlo particolarmente.

Lo fissai a lungo con occhi traboccanti di speranza, eppure lui parve non darmi più molta considerazione... Sembrava solamente concentrato nei suoi pensieri scombussolanti ed impenetrabili.

Di seguito, le sue iridi tonalità acquamarina centrarono profondamente le mie ancora ricolme di aspettative ed annunciò serio, disorientandomi parecchio:
<< Cosa hai voglia di fare adesso? >>
E quella sua risposta era inaspettatamente ripiena di calura e clemenza.

Aveva accettato la mia proposta senza indugio e chiedendomi, addirittura, quello che desideravo in quel fatidico momento...
E non era assolutamente come le altre volte, la sua voce non era marchiata dalla cupidigia o dall'avidità.
Il mio cuore, allora, non riuscì a trattenere la gioia sovrastante in quei battiti frenetici.

<< Posso chiederti qualsiasi cosa? >> Domandai stupefatta, con un timbro troppo entusiasto e di conseguenza, Adrian iniziò a scrutarmi con una palese indifferenza... Desiderava soltanto farmi percepire, in quella sua maniera tortuosa, il confine che non potevo superare, quello che lui aveva sempre imposto tra di noi.
Era pronto a difendere la sua barriera.

A quel punto, con una leggera nota di tristezza, gli spiegai:
<< Mi basta pure camminare al tuo fianco >>
<< Va bene, allora usciamo di qui >> Sentenziò subito con un lieve timbro di frustrazione ed indecisione.

Forse voleva restare a casa con me? Non riuscivo a comprendere minimamente quel suo ambiguo comportamento.

Così in quell'istante, senza pronunciare altro, il mio coinquilino si alzò dal suo comodo posto e mi superò senza darmi la possibilità di replicare. Non mi guardò più, raggiunse semplicemente l'ingresso in maniera abbastanza veloce.
Ovviamente, io lo seguii.
Ero ancora in un completo silenzio perché ero veramente incredula di fronte a quella devastante realtà.

Successivamente, il mio coinquilino prese il suo giubbotto che si trovava in quella zona e spense le luci.
Aprì frettolosamente la porta principale ed io la richiusi piano alle mie spalle già tremanti per l'ignoto.
La temperatura esterna era decisamente fredda, ma non mi dava alcun fastidio evidente poiché la mia concentrazione era totalmente su Adrian.
Lui, invece, parve analizzare con discrezione il paesaggio caratteristico intorno a noi.

Eppure, non mollai.

Era un momento decisivo, quindi mi affiancai alla sua magra corporatura e sfrontata chiesi con serenità:
<< Come hai passato la giornata a scuola? >>
<< Non ci sono andato >> esordì subito seccato, guardandomi per un breve secondo in modo unicamente dubbioso e perplesso, mentre io mi domandavo di continuo, nella mia mente, cosa invece avesse fatto tutta la mattinata dato che non era stato a casa, ma dal modo contrariato con cui mi squadrava preferii non indagare oltre.

<< Ok... Dove ci stiamo dirigendo? >> Domandai parecchio curiosa dato che desideravo rendere quella situazione tra di noi abbastanza piacevole.
<< Non ho una meta precisa, ma qui vicino c'è il centro commerciale. Vuoi andare lì? >> Chiese con un timbro non molto convinto, adocchiandomi velocemente in attesa di una mia risposta.

Era assolutamente sospettoso che Adrian mi proponesse una cosa del genere... Insieme in quel luogo singolare, circondato di persone.
Non badava più al pregiudizio?

Tuttavia, in cuor mio, mi sembrava davvero una bella idea, quindi con voce leggermente euforica affermai:
<< Per me va benissimo >>
E le mie pupille si soffermarono all'istante sul suo sguardo parzialmente atterrito ed incoerente.

Senza rendermene conto, camminammo molto, senza sosta, uno accanto all'altro, solamente pochi metri ci separavano davvero e in un totale mutismo, arrivammo in una zona in cui si incominciava finalmente ad intravedere la grande struttura in vetro e ferro del centro commerciale.

Quel silenzio non era assordante, anzi pareva quasi risanante... Come se quel semplice momento stesse veramente curando inconsapevolmente le nostre ferite.

<< A breve siamo arrivati >> lo informai improvvisamente, presa dalla contentezza.
<< Si >> affermò compiaciuto.
Poi, dopo pochi secondi, aggiunse con una nota di nostalgia:
<< È da molto che non vengo qui >> Adrian si stava realmente ed insperatamente confidando a me con una leggera voce, segnata ancora da una vivida malinconia, a cui non sapevo dare una sufficiente motivazione.

<< Anch'io non vengo da parecchio in questo posto >> riferii serena, poi dopo una breve pausa, confessai a bassa voce, presa dal tangibile imbarazzo:
<< sono felice di essere qui con te >>
E quelle audaci parole sorpresero anche me stessa giacché quella frase velatamente amorevole aveva illuminato automaticamente il mio volto con un ampio sorriso di gioia.

Quell'affermazione, però, sembrò far vacillare nuovamente Adrian in un oblio controproducente ed inesplorato.
Il suo sguardo era talmente sbigottito, da non far trapelare nessun'altra emozione e pochi minuti dopo, in quell'atmosfera ancora surreale, ci ritrovammo davanti all'immenso centro commerciale.

Il luogo era già strapieno di persone sconosciute di diverse età, soprattutto, c'erano alcuni bambini che giocavano nel cortile dell'entrata con un pallone. Quel modesto giardino era ricolmo di erba verdastra, di piccoli fiori tonalità scarlatta e di una decina di alberi altissimi.
La struttura aveva una grande porta scorrevole in vetro color nero e un enorme insegna luminosa, dove c'era riportato il nome di quest'ultima.
Non ricordavo quanto fosse coinvolgente quel posto...

In un angolo più isolato del cortile, prima dal vasto ingresso, risiedeva inosservata una minuscola cabina per le fototessere.
Era tinteggiata di blu.
La adocchiai inconsciamente e in quel preciso istante, in modo illogico, i miei occhi parvero rischiarare, volevo assolutamente raggiungerla.
Probabilmente si sarebbe rivelato un bel momento da ricordare pensando ad Adrian, quindi desideravo sul serio immortalare quell'attimo.

<< Andiamo?? >> Chiesi esaltata verso Adrian con voce decisamente entusiasta, mentre indicavo con l'indice quella minuscola cabina.
<< No >> mi ammonì subito con un volto parecchio contrariato.
Pareva improvvisamente frustrato dal mio atteggiamento.
In effetti, riflettendo, stare in quel luogo stretto con lui per fare foto bizzarre, non era proprio nel suo stile.

Ciononostante, continuai a fissare i suoi occhi acquamarina, trasmettendogli la mia evidente speranza.
Poi, inaspettatamente, proseguì con un sottile timbro rancoroso:
<< Lì non ci vado, quindi smettila di implorarmi >>
Allora, abbassai il mio sguardo deluso e finii di supplicarlo...

Ma agii in maniera definitiva giacché meritavo un po' di bontà da parte sua in quel mio giorno speciale.

Di conseguenza, mi avvicinai intrepida alla sua slanciata corporatura e presi d'istinto la sua grande mano per stringerla forte nella mia.
La sensazione del suo tepore unito al mio, era quel bagliore tanto atteso per la sollecitudine.

E a quel punto, lo trascinai letteralmente per metri, contro la sua volontà, davanti a quella fatidica cabina.

<< Dai, non fare quell'espressione, ci divertiremo! >> Asserii felice con l'auspicio di convincerlo completamente.
Ma lui, senza dire nulla, visibilmente infastidito e scocciato, mi superò. Infine, spostò la tenda tonalità carbone per entrare ed io, automaticamente, lo seguii velocemente ancora incredula ed emozionata.

Quel posto cruciale, però, non era come me lo aspettavo... Puzzava di qualcosa di indescrivibile ed era talmente striminzito da non riuscire a muovermi minimamente poiché, in quel caso, avrei addirittura sfiorato involontariamente la magra corporatura del mio coinquilino, rischiando di aumentare il suo nervosismo.

Intanto Adrian, senza pronunciare ancora nessuna parola, prese dalla tasca del suo pantalone una moneta per inserirla nel macchinario dell'avvio delle foto.
Era un gesto davvero gentile da parte sua, ma lo fermai perché prima dovevo chiarire una cosa che probabilmente non avrebbe gradito...

<< Adrian, per favore, ad ogni scatto fai un'espressione diversa >> gli raccomandai timida e quasi mortificata per quella bizzarra richiesta dettata dalla voglia di condividere un momento importante con lui, anche se dentro di me, una mia piccola parte malsana, stava ridendo copiosamente per quella sua faccia palesemente scioccata e scettica.

<< Non ci penso neanche >> affermò decisamente irritato ed irrequieto.
<< Vuoi che inserisca qualche filtro... tipo vintage? >> Domandai insicura ed incurante del suo cattivo umore.
<< Assolutamente no >> borbottò esausto e a quel punto, senza darmi il tempo di replicare nulla, inserì smanioso la moneta nell'apposito macchinario e guardò impietrito, in maniera rigorosa ed accigliata, davanti all'inquadratura.

Il mio sguardo unicamente allibito per quella sua sfrontataggine durò poco, dato che dovevo concentrarmi per le foto e di conseguenza, proprio come un'eccentrica situazione comica, ad ogni scatto in cui il suo viso autoritario sembrava solamente irrigidito, io invece, mi divertivo a cambiare espressione di continuo.
Infatti, dopo l'iniziale sorriso, avevo incominciato a fare l'occhiolino, la linguaccia, una faccia davvero buffa ed altro...

Appena i sei scatti finirono, le piccole foto iniziarono ad uscire velocemente da una fessura dai bordi tonalità antracite, allora Adrian posizionò la mano lì vicino per prenderle per primo ed esaminarle attentamente.
Le guardò a lungo, era un atteggiamento abbastanza inusuale da parte sue e senza dire nulla, alla fine le adagiò sulle mie mani infreddolite.

<< Vuoi qualcuna? >> Domandai timida pure se non avevo ancora avuto la possibilità di scrutarle scrupolosamente e in quell'istante, alzai la testa verso la figura slanciata del mio coinquilino per osservare nel dettaglio il suo viso ben delineato e in quel preciso momento, straordinariamente, le mie pupille colpirono le sue che, assurdamente, mi stavano già squadrando profondamente e con un velo sottile di lussuria mista alla dannazione.

Ero così maledettamente attratta da lui che non riuscii a staccare il mio sguardo sorpreso e concentrarmi definitivamente su quelle inverosimili foto insieme.

La luce soffusa quasi assente di quel minuscolo posto, donava solamente un tocco più estremo di bramosia a quell'atmosfera già distruttiva...
Ma mi feci coraggio per non degenerare in un comportamento dettato soltanto dalla libidine e distolsi le mie pupille da lui, riponendo frettolosamente le foto nel mio giubbotto.

Eppure, a quel punto, Adrian si avvicinò di più alla mia corporatura tremante per l'inaspettato e delicatamente, con la sua mano tiepida, catturò la mia guancia in una specie di accennata carezza e infine, le sue dita scesero piano, delineando il contorno del mio pallido volto, procurandomi brevi attimi di piacere incorniciati da intensi brividi interni. Di seguito, incastrò nella sua larga mano pure il mio mento per riportare, in quel modo appagante, il mio viso nuovamente nel suo.

Ero immobile, inerme, ad esaminare i suoi bellissimi occhi ancora sconcertata da quel contatto surreale, desiderava avere tutta la mia attenzione su di lui e questo, mi destabilizzava totalmente.

Quale erano le sue vere intenzioni?
Perché sembrava improvvisamente allettato da me e nel contempo, dannatamente sconvolto?

Tuttavia, non ebbi il tempo di pensarci seriamente dato che, insperatamente, il buon profumo del mio coinquilino annebbiò completamente il mio cervello e un attimo dopo, le sue morbide labbra sigillarono le mie... Una delicatamente adagiata sull'altra.

Dischiusi automaticamente la bocca che si umidì dell'essenza di Adrian.

Ero ricolma della voglia incessante che serbavo per lui, ciononostante, il mio coinquilino aveva uno sguardo visibilmente sofferente... Era assurdo visto che era stato lui, di sua spontanea volontà, ad imprimere nuovamente la sua anima nella mia con quel soffice tocco.

A quel punto, Adrian approfondì affamato quel bacio proibito... unì, in maniera assolutamente sensuale, la sua lingua alla mia come se avesse ancora un disperato bisogno di me...
Di sentirmi davvero parte della sua esistenza.

La nostra saliva si mescolava avidamente, degustando a vicenda il nostro più intimo sapore, mentre le sue labbra continuavano ad incidersi sempre di più sulle mie, quasi a voler bloccare il mio respiro...
Percepivo la sua brama incontrollata per me perché era quello che sentivo anch'io per lui.

Di seguito, adagiò con cura la sua mano calda dietro alla mia testa imponendomi di stare letteralmente attaccata a lui... la nostra pelle si sfiorava di continuo ed io, mi sentivo ardere incessantemente dal piacere che serbavo per Adrian.

Quel comportamento inopportuno ed inaspettato, mi aveva presa veramente alla sprovvista, eppure non riuscii ad ignorarlo.

C'erano troppe questioni senza una sufficiente spiegazione, ma adesso potevo solamente concentrarmi su quel bagliore che emanava la sua anima spezzata, ogni volta che i suoi occhi chiari penetravano la mia entità...

Poiché io ed Adrian eravamo esistenze incomplete e nel contempo, eravamo l'esatta unanimità se eravamo entrambi a lambirci.

Piano, dopo circa un minuto in cui la sua sete per me non si era minimamente placata, la sua larga mano dietro la mia testa si spostò lievemente, accarezzando stranamente, il lato destro del mio collo già in fiamme.

Pareva essersi liberato, per un istante, di un tremendo fardello.

Il suo era un bacio marchiato dalla possessione, della bramosia, dalla perdizione e dall'avvilimento.

Improvvisamente, però, un incomprensibile chiacchiericcio proveniente da fuori alla cabina, coinvolse la mia totale attenzione. Lentamente, quasi controvoglia, riaprii le palpebre, constatando che Adrian aveva lo sguardo perplesso già rivolto verso la tenda scura della minuscola struttura.

Forse c'era della gente ad aspettare di poter usufruire anche loro della cabina per fototessere.
La situazione, inaspettata, mi agitò parecchio.

Piano, visibilmente irritato, Adrian si allontanò bruscamente da me.

Il mio viso palesemente deluso continuò a squadrare ogni suo minimo movimento e quando si alzò di scatto per andare verso la tenda e dare un'occhiata fuori per capire meglio la situazione, la voce sconosciuta di una persona urlò innervosita, facendomi sobbalzare sul serio:
<< È ancora occupato?? >>

A quelle parole, il panico misto ad un evidente imbarazzo mi invasero e mi alzai anch'io velocemente.
Adrian di conseguenza, spostò parzialmente la tendina e i deboli raggi del sole colpirono subito le mie iridi verdi, mentre cinque ragazze indispettite erano lì ad attendere la nostra uscita dalla piccola cabina.

Il loro sguardo severo parve bruciarmi la pelle ripetutamente, tuttavia quella situazione assurda era alquanto divertente.
Così, appena superai quelle tipe sconosciute, anche se Adrian era qualche passo più avanti di me, non riuscii a trattenermi ulteriormente e mi piegai leggermente in avanti... scoppiai a ridere pesantemente.

Ero un momento seriamente sconcertante, ciononostante era costellato da una buffa ilarità.

Adrian, sentendomi all'improvviso ridere profondamente, si girò fulmineo verso di me, dirigendo la sua espressione perplessa sul mio viso leggermente color carminio e mi osservò per secondi indefiniti per comprendere quella mia inspiegabile risata e alla fine, sorprendendomi davvero, incominciò a ridere visibilmente anche lui.

Era un attimo unico per noi, inatteso ed incancellabile.

Stavamo condividendo pure dei momenti positivi insieme e ciò rafforzava solamente i sentimenti incontrollati che sentivo per lui.

E per quel suo bacio illogico non avevo bisogno di una spiegazione giacché era chiaro quanto la sua barriera impenetrabile, invece, stesse palesemente crollando.

Quando finalmente le nostre risate si placarono, mi domandò insicuro:
<< Entriamo? >>
E mi indicò con l'indice l'ingresso dell'immenso centro commerciale.
<< No, torniamo a casa, voglio vedere se sono arrivati i miei genitori >> gli comunicai speranzosa e lievemente scoraggiata.
Così, senza dire altro, Adrian riprese a camminare ed io, velocizzai il passo per posizionarmi proprio al suo fianco.

Di seguito, prima di iniziare una conversazione, presi dalla tasca del mio giubbotto quelle foto tanto desiderate per scrutarle finalmente con cura e quando i miei occhi curiosi squadrarono ogni particolare riguardante Adrian, ero talmente felice che la mia esistenza parve ritrovare definitivamente la sua pace interiore.

Forse per San Valentino dovevo davvero confessargli i miei sentimenti, ma Adrian era veramente pronto a quella verità?
L'avrebbe accettata?
Soprattutto, avrebbe approvato la mia presenza permanente nella sua vita?

E mentre ero completamente immersa in quei pensieri tortuosi, la voce seria e dubbiosa del mio coinquilino mi destabilizzò di nuovo...
<< Dovresti smetterla di guardare quelle inutili foto >> sentenziò con un timbro quasi infastidito.
Involontariamente i miei occhi si spalancarono per la disillusione, tuttavia inaspettatamente, adesso era in silenzio ad esaminarmi attentamente e sembrava, in modo irrazionale, quasi preoccupato per me.
<< Judie stai bene? >> Domandò con un tono decisamente flebile.

Era un continuo controsenso.

<< Si, scusami se prima ti ho costretto a fare le foto >> Confidai con una leggera vergogna.
Poi, dopo qualche secondo di mutismo, proseguii con una voce più sicura e veritiera:
<< ci tenevo tantissimo a fare queste fotografie con te >>
E in quel preciso istante, un totale imbarazzo, mi catturò.

<< Capisco >> esordì solamente il mio coinquilino con un timbro palesemente rassegnato e nel contempo, sbigottito.
Allora, comunicai leggermente divertita, per non rendere la situazione tra di noi abbastanza pesante:
<< Che scena esilarante prima... Quelle ragazze erano furiose >>
<< In realtà, direi soltanto che sono state un vero disturbo >> annunciò evidentemente pensieroso, sbuffando quasi.

Allora, arrossii completamente nel pensare che anche lui stava ripercorrendo mentalmente ciò che era appena successo tra di noi... i nostri baci bollenti.

E in verità, avevo ancora voglia di lui, di sentirmi parte integrante della sua essenza inerme.

Dopo circa cinque minuti, stavamo ancora camminando ed eravamo ricolmi di un mutismo rigenerante. Da lontano, ad un certo punto, intravidi la mia grande abitazione e automaticamente, sorpassai la slanciata corporatura di Adrian per correre davanti e raggiungere velocemente il mio cortile.
Dovevo capire se era già presente la macchina dei miei genitori.

Quel giorno tanto importante per me, meritava sicuramente un lieto fine.

L'aria per la corsa, parve quasi mancarmi eppure, fui nuovamente felice di costatare che stava procedendo tutto nel verso giusto.
I miei familiari finalmente erano arrivati a casa.

A quel punto corsi ancora, fino a ritrovarmi di fronte alla porta principale.
Ero invasa da un'euforia ingestibile, ciononostante mi bloccai lì ad aspettare l'arrivo del mio coinquilino che nel frattempo, camminava lentamente e con un espressione quasi angustiata.

Lo osservai scrupolosamente visto che ogni parte di lui sembrava sempre trasportarmi tra le sue braccia amorevoli e quando finalmente fu al mio fianco, il mio cuore accelerò il battito in maniera indomabile.
Adrian, intanto, prese le chiavi di casa dalla tasca del suo pantalone e aprì la porta principale, sorpassando la mia magra corporatura.

Le luci erano già accese.
Entrai anch'io nell'abitazione, ma in quell'istante, presa dalla curiosità, mi precipitai in cucina dove, come sospettavo, c'erano già i miei genitori.
Avevano entrambi lo sguardo impegnato in qualcosa di incomprensibile e un volto decisamente affaticato.

Mia madre, però, alzò improvvisamente il viso verso la mia direzione e completamente sorpresa nel vederci arrivare, in quel modo inaspettato, iniziò a canticchiare ad alta voce, seguita da mio padre che mi stava già sorridendo ampliamente.
Continuavano a ripetere:
"Happy birthday to you,
Happy birthday to you,
Happy birthday... Happy birthday,
Happy birthday to you"
E la mia faccia contenta fu nuovamente tinteggiata da una tonalità tendente al rosso.

Così, senza pensarci troppo, andai velocemente verso di loro, che erano già l'uno a fianco all'altro e li abbracciai fortemente, sentendo il calore e l'amore infinito della mia famiglia.

Intanto, Adrian si era seduto silenziosamente al grande tavolo come a non voler essere coinvolto in quell'intimità che non gli apparteneva.
<< Judie scusaci per il ritardo >> Spiegò mio padre, d'improvviso, con un tono mortificato, mentre mi guardava orgoglioso.
Poi, aggiunse soddisfatto e gioioso:
<< Questa è per te >>
E di conseguenza, dal frigorifero mia madre prese delicatamente tra le sue mani, una torta davvero enorme e particolare.

Il mio coinquilino, non mi aveva mentito.
Cercava probabilmente, nella sua maniera singolare, di rincuorarmi.

Mia mamma adagiò con cura la torta sull'ampio tavolo e di seguito, aprì il mobile in legno alle sue spalle e prese delle candeline color rosa con il numero diciannove per posizionarle sul dolce. Infine, dichiarò emozionata:
<< Ti vogliamo bene >>
E dopo un breve momento di silenzio, per assaporare totalmente la scena ripiena di benevolenza, mia madre aggiunse entusiasta:
<< Mi raccomando esprimi un desiderio >>
A quel punto, con un piccolo accendino tonalità glicine che aveva già mio padre tra le grandi mani, accese le candeline.

La torta era composta da due piani ed era ricoperta interamente da pasta di zucchero di due colori diversi... Magenta ed argento.
Inoltre, aveva svariate decorazioni come alcune perle biancastre sui lati.
Alla fine, la mia festa di compleanno si era conclusa nella sua unicità... Era tutto perfetto.

Soprattutto, era felicissima del tempo trascorso con Adrian.
Avrei conservato gelosamente quelle fotografie insieme giacché erano la prova reale di quanto due persone opposte, possono invece combaciare... Essere veramente legate dal fatale destino.

E mentre ad occhi chiusi, ancora traboccante di gioia, spegnevo le candeline, con il mio coinquilino seduto proprio davanti a me che mi scrutava di nuovo attentamente, desiderai solamente che Adrian un giorno ricambiasse finalmente i miei stessi sentimenti...

Perché il mio cuore ricolmo di amorevolezza era già inciso nella sua esistenza discrepante.

Il giorno tanto bramato era giunto al termine, tuttavia ad attenderci c'erano ancora molti eventi inattesi ed intriganti.
















NOTE ❤️

Ciao care lettrici e lettori 😊

Grazie infinite per il supporto in questi giorni di influenza 🌺

Oggi, se vi fa piacere, parliamo delle vostre difficoltà e gioie attuali.

Potete raccontarmi un qualsiasi momento complicato che state vivendo e anche un episodio felice 💪🌹

Sarò qui ad ascoltarvi... Inoltre, volevo sapere come stava andando a scuola o a lavoro, dato che ormai, le lezioni si seguono in presenza 🙃

Vi abbraccio calorosamente 💋💋💋

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