CAPITOLO 81

"L'amore è cercare ciò di cui siamo privi."
- Aristotele






Il venticinque dicembre era trascorso velocemente.
La casa ricolma di addobbi natalizi, profumava di biscotti alla cannella.

Al mattino, prima di lavarmi e vestirmi, ero corsa in cucina per aprire i regali posizionati sotto all'alto albero. Su due pacchi di medie dimensioni color rosso, c'era scritto il mio nome.
Adocchiai lì vicino altri due regali tonalità blu cobalto, però con il nome di Adrian, ancora senza scartare.

Fu inevitabile rammentare quello che avevo fatto per lui la sera prima, ma non era ancora il momento giusto per rivelarglielo. Non potevo rischiare di perderlo perché il mio unico desiderio adesso, in realtà, era conquistarlo.
Improvvisamente l'ansia parve coinvolgermi pesantemente ed aprii svelta quei pacchi. Di seguito, corsi nella mia stanza... nel mio rifugio personale.

Scesi in cucina solamente ad ora di pranzo dato che stavo finendo un progetto per il corso di informatica, ma la verità era che una parte di me non voleva affrontare il viso contrariato di Adrian.
Eppure, inaspettatamente, non fu così.

Cercai di rendere i miei capelli castani più ondulati ricoprendoli di schiuma e indossai un pantalone nero con una felpa color glicine.
Quando decisa entrai in quel campo di battaglia, un odore appetitoso mi travolse totalmente. La tavola grande era preparata rigorosamente in stile natalizio e c'erano già alcuni cibi squisiti adagiati su di essa.

Prima di accomodarmi accanto ad Adrian, visto che gli altri posti erano già occupati dai miei genitori, squadrai ogni espressione del suo candido viso...
Forse era arrabbiato con me oppure era triste per l'assenza della sua famiglia in quel giorno speciale.
Tuttavia, sembrò assurdamente sereno.

Fu impossibile staccare dal suo corpo slanciato, i miei occhi sorpresi ed indagatori poiché per tutto il tempo in cui restò in cucina per pranzare, stranamente non inciampò nel suo solito silenzio... Anzi, chiacchierò tranquillo con i miei genitori di svariati argomenti come la sua passione per la lettura e aveva, addirittura, ringraziato i miei familiari per i regali... pareva sinceramente e inconcepibilmente contento.

Ero ammaliata da questa sua personalità dannatamente limpida e calorosa.
Ciononostante, le sue iridi acquamarina non colpivano mai la mia figura... Sembravano temere il mio sguardo affascinato.
Ma quel distacco, in realtà, mi trasportava nuovamente nelle mie insicurezze, nonostante una cosa, ormai, mi fosse ben chiara:

Non c'è salvezza senza sofferenza.

Passammo quel pomeriggio tutti insieme.
Stranamente Adrian, forse per malinconia, aveva accettato di unirsi a noi. Trascorremmo così, ore a giocare a carte e a fare giochi di società.
Mi sentivo abbastanza tranquilla dato che c'erano pure i miei genitori. Tuttavia, la verità, era che internamente ero troppo sconcertata dal mio coinquilino.

Il suo sguardo era ancora lontano dal mio, ciononostante lui era estremamente diverso.
Senza alcuna corezza a proteggerlo o a separarci sul serio... solamente Adrian, soltanto la sua vera essenza.

Scherzava e rideva con i miei familiari, la sensazione era dolce e rincuorante... Era pura serenità osservarlo nella sua autentica personalità.
Non sapevo il motivo per cui aveva deciso di abbandonare l'armatura quel giorno, ma quel suo sorriso biancastro era tremendamente ipnotico.

Non potevo fare altro che fissarlo incessantemente poiché molto probabilmente, rischiavo di non poter più scrutare quella sua innata delicatezza e benevolenza.

Era maledettamente angelico.

Dopo quel surreale momento, trascorsi le giornate successive in compagnia delle mie migliori amiche.
Andammo qualche volta al cinema per vedere dei film romantici. Gli altri giorni, però, restammo insieme a casa di Alexis per preparare alcuni dolci saporiti dato che per strada faceva veramente freddo e un pomeriggio ci recammo pure nell'abitazione di Chloe per sfidarci con diversi videogiochi divertenti.

Una sera, invece, ci incamminammo verso il bar vicino alla scuola per prendere una cioccolata calda e fu lì che qualcosa cambiò irremovibilmente...

Io e Chloe avvolte nei nostri giubbotti imbottiti eravamo sedute già ad un piccolo tavolo del locale, mentre Alexis era al bancone per ordinare le bevande. Indossava un vestito invernale tonalità bordeaux che le donava ancora più sensualità.

Ad un tratto, due ragazzi sconosciuti la affiancarono rispettivamente uno a destra e l'altro a sinistra. Erano alti, magri e sembravano aver incominciato a dialogare con Alexis.
Lei aveva il volto lievemente infastidito così, senza pensarci troppo, Chloe l'aveva raggiunta.
Forse dovevo andare anch'io da loro, ma nel momento in cui stavo per alzarmi, intravidi quei due tipi uscire fuori dal bar.

Quando finalmente le mie migliori amiche furono di nuovo al mio fianco, chiesi ad entrambe delle spiegazioni dato che ero seriamente preoccupata... Ma la risposta di Alexis mi spiazzò davvero:
<< Quello con i capelli castani è un ragazzo che sta conoscendo Chloe, invece l'altro, vuole solo convincermi ad uscire con lui >>
<< Non capisco... mi sono persa qualcosa?? >> Domandai alterata e ancora incredula, verso le loro facce serie.
<< E noi allora? Pensaci bene perché ultimamente sei molto distante. >> Rispose autoritaria Chloe.

A cosa stavano alludendo? Ad Adrian?

<< Avete ragione, mi dispiace >> annunciai lievemente mortificata.
<< Perché non provi ad aprirti un po' con noi? >> Chiese con un tono più tenero Alexis.
<< Ecco... >> provai a farfugliare, ma mi bloccai.
<< C'è un ragazzo che ti piace >> suggerì Chloe con un lieve sorriso.
Ed io, presa alla sprovvista, annuii solamente scuotendo la testa e tenendo gli occhi immobili sul piccolo vaso rosa al centro del tavolo.
<< Non puoi dirci qualcosa su di lui? >> insistette Alexis con un voce falsamente serena.
Ma il mio continuo mutismo parve destabilizzarle parecchio.

A quel punto, la mia amica proseguì insicura:
<< Spero soltanto che sia una brava persona >>
A quelle parole, automaticamente sorrisi giacché il mio coinquilino, nonostante le divergenze, lo era sicuramente. Riuscivo ad intravederlo dalla sua fragilità nascosta e alla quale, inconsapevolmente, qualche volta si era abbandonato trasportandomi in quel barlume di speranza.

Di conseguenza, dopo un breve silenzio, cambiai argomento.
C'erano questioni che potevano essere rivelate solo con il tempo.
Però, mi sentivo inaspettatamente libera. Quel macigno sul cuore parve insperabilmente più leggero.
Era una svolta decisiva per me... Pure se solamente in parte, avevo confessato il mio cruccio.

Ed oggi, trentuno dicembre, ultimo giorno dell'anno... Desideravo solamente acquisire un rapporto più profondo con Adrian dato che dopodomani sarei ritornata a scuola e la mia vita avrebbe nuovamente ripreso il suo regolare svolgimento.

Trascorsi la mattinata tra i libri dato che dovevo finire tutti i compiti scolastici che ci avevano assegnato per le vacanze invernali.
Nel tardo pomeriggio, abbastanza affaticata mentalmente per il continuo studiare, ero scesa in cucina ad aiutare i miei genitori con i preparativi della grande cena e insperabilmente, il mio coinquilino era già lì con loro. Stava aiutando mia madre a lavare le pentole sporche.

Era strano osservarlo docile vicino al lavandino con il viso concentrato a pulire e le maniche del suo maglione tonalità petrolio arrotolate fino al gomito per non bagnarsi poiché aveva ugualmente un atteggiamento dannatamente sexy.

Iniziai a sistemare le varie posate sulla larga tavola, per fortuna ero già pronta per la serata. Indossavo un abito invernale largo sulla parte inferiore, ma non troppo lungo color magenta.
I miei genitori, invece, avevano delle tute sportive abbinate tonalità verde con vari disegni di renne natalizie disegnate sopra.

Dopo quella passione incontrollata seguita da una totale diffidenza alla vigilia di Natale, Adrian non mi aveva più rivolto una parola... soltanto qualche sguardo fugace ed incomprensibile.

Mia mamma, comunque, aveva cucinato così tanto da poter sfamare tutto il vicinato.
C'era, ad esempio, il pollo con le patate, la lasagna, le polpette al sugo, involtini di mozzarella e funghi, una crostata di mele, un dolce ripieno di cioccolato e panna...

La cena passò lenta e tranquilla anche se io, dopo le prime due portate, ero già pienissima.
Adrian, stavolta, era seduto accanto a mio padre e stavano parlando animatamente di un film d'avventura di qualche anno fa che conoscevano entrambi.

Mia mamma, dopo avermi scrutata sorridente per qualche minuto, domandò curiosa:
<< Più tardi vai nella tua stanza o guardi i fuochi d'artificio in cortile? >>
<< Ovviamente non posso perdermi quello spettacolo! >> Esclamai contenta. Poi proseguii seria:
<< Non dirmi che pure quest'anno andrai direttamente a dormire con papà? >>

<< Dopo aver sistemato tutto questo caos sarò così stanca da desiderare soltanto il letto, però, i fuochi d'artificio a causa del forte vento non verranno posizionati sul lungomare, ma nei pressi della chiesa quindi se vuoi andarci, questa volta, hai il mio permesso dato che è a pochi passi da casa nostra. >> Dichiarò convinta mia madre.
<< Grazie! >> Gridai euforica poiché l'idea di poterli vedere finalmente da vicino mi rallegrava.

Finita la cena, aiutai brevemente a pulire la cucina poiché tra circa mezz'ora sarebbe iniziato un nuovo anno. Questo era diventato, in un certo senso, prezioso... Ed ora, mi auguravo solamente di essere felice anche per i prossimi trecentosessantacinque giorni.
Il mio obiettivo, questa volta, era il cuore di Adrian giacché il mio era già suo.

Frettolosa lasciai la stanza e presi il giubbotto dall'ingresso. Poi uscii in giardino... Mancavano quasi quindici  minuti per i fuochi d'artificio.
L'aria era gelida, la luna illuminava flebile l'immensità del cielo buio e le strade deserte erano ancora ricolme di luci e addobbi natalizi.
Tuttavia, passarono appena due minuti e rietrai dentro per il troppo freddo.

A quel punto, corsi sulla lunga scalinata per raggiungere la mia camera. Intanto, i miei genitori erano andati a dormire e non sapevo dove si trovasse Adrian. Ciò mi procurò un'improvvisa irrequietezza giacché ogni parte di me pareva aver bisogno costantemente di lui.

Era irreale, eppure, la mia esistenza lo reclamava. Desideravo davvero trascorrere quel magico momento con il mio coinquilino.

Entrata nella stanza presi il mio cellulare dalla scrivania in legno dato che avevo deciso di andare nei pressi della chiesa e lì come se il fato cercasse di dirigermi continuamente verso la sua essenza, adocchiai il regalo che avevo comprato per Adrian.

Lo fissai per secondi indefiniti, oscillavo tra la mente e il cuore. Ciononostante, quest'ultimo sembrava ripetermi tenacemente di portarlo con me.
Così senza pensarci ancora, raccolsi quel portachiavi e lo adagiai nella tasca del giubbotto. Non osavo nemmeno immaginare il viso allibito del mio coinquilino davanti a quel gesto inconcepibile... Tuttavia, dovevo darglielo. Dovevo rischiare.

Ero talmente in ritardo che incominciai nuovamente a correre mentre scendevo le scale con la possibilità, addirittura, di farmi male... Eppure, non potevo credere a ciò che scrutai quando finalmente arrivai di fronte alla porta principale. Era socchiusa, così la spalancai per uscire fuori, ma fu lì che il mio mondo si arrestò e niente ebbe più senso o più importanza.

Adrian era immobile in cortile, lo sguardo in alto ad osservare attentamente le stelle.
Non si era girato verso di me, come se stesse aspettando proprio questo... Di intravedermi di nuovo lì per lui.

Il suo volto di profilo era illuminato dal flebile riflesso della luna che gli conferiva una bellezza indescrivibile.
Con cautela mi avvicinai alla sua alta figura, alzai anch'io gli occhi speranzosi verso il cielo scuro e dopo qualche secondo di titubanza, gli domandai:
<< Adrian vuoi venire con me a vedere i fuochi d'artificio vicino alla chiesa? >>

Avevo azzardato troppo, scavalcando il confine... ma quando si è in guerra per amore, il rischio è inevitabile.

Provai ad eliminare i pensieri negativi dal mio cervello come il probabile rifiuto di Adrian o la gente che ci poteva ispezionare sott'occhio per far nascere nuovi pettegolezzi.
Fu in quell'attimo, che coraggiosa abbassai lo sguardo, dirigendo le mie pupille tremanti verso la sua magra corporatura e insperabilmente, in quell'istante preciso, anche i suoi occhi sconcertati si incrociarono con i miei.

Ero uno sguardo totalmente diverso dagli altri, maledettamente profondo ed intenso... Quasi interminabile.
Eravamo incollati l'uno all'altra.
Sembrava essersi lasciato andare senza, però, oltrepassare definitivamente il limite.

Poi con un sorriso appena accennato, annunciò assurdamente sereno:
<< Ormai è tardi. Mancano pochi minuti a mezzanotte >>
Ma la mia mente era ancora immersa in quel surreale e sensuale sorriso per contraddirlo.
I nostri occhi non riuscivano a distaccarsi, come se quel filo sottile che ci univa ogni volta, in quel momento si fosse incastrato tra di noi, allungando la tensione.

<< Adrian voglio andarci con te >> gli sussurrai quasi, in preda ad un'agitazione inspiegabile.
Fu in quell'attimo che il mio coinquilino parve vacillare sul serio.
Il suo sguardo era unicamente sbigottito, come se determinate parole su di lui avessero un effetto sgretolante e inverosimile.

Era privo della sua corazza e adesso, la sua barriera sembrava sul punto di crollare.
<< ok >> rispose solamente dopo un lungo silenzio e insperatamente, si avvicinò di più alla mia figura ancora incredula e strinse la sua grande mano nella mia in un movimento così semplice da apparire illusorio.

Sembrava avere un disperato bisogno di percepire di nuovo quella calura tanto ambita.

Cinque minuti massimo e saremmo giunti vicino alla chiesa. Era quella la mia occasione, era quella la mia unica opportunità di entrare definitivamente nel suo cuore e non potevo gettarla via, ora che la sua esistenza era invasa da una delicatezza disarmante e scombussolante.

Quel contatto era rassicurante.
Ero felice e completa.
Necessitavo solo della sua presenza.

Era un perenne batticuore ed una voglia incessante della sua essenza.
Così, controvoglia separai la mia mano dalla sua. Lui catturò con il suo  sguardo dubbioso il mio viso infreddolito.
Fu allora, che presi finalmente quel portachiavi di cuoio dalla tasca del giubbotto e lo strinsi nella mia mano.

Mi fermai e Adrian ancora più perplesso fece lo stesso.
Ansiosa presi la sua mano tiepida nella mia per adagiare lì quel regalo.

Il mio coinquilino disorientato portò la sua grande mano di fronte al suo volto latteo per comprendere l'entità di quel gesto insperato.
<< Questo è per te >> confessai in un lieve imbarazzo.
Adrian, a quel punto, spalancò automaticamente gli occhi, non riuscendo a contenere lo scompiglio, come se quella verità e realtà si fossero improvvisamente buttati su di lui, travolgendolo... Soffocandolo.

Scrutò per secondi interminabili quella scritta personalizzata con uno sguardo misto tra il fastidio e la sorpresa, alla fine, annunciò quasi stordito:
<< Non posso accettarlo >>

Era la risposta che mi aspettavo da lui, ma quel suo barcollare mi dava la speranza e la forza per non mollare poiché le schegge sul suo cuore parvero quasi risanarsi.

<< È tuo >> insistetti con dolcezza e un vasto sorriso poiché doveva capire quanto significasse per me e in quel momento, il suo volto fu invaso da espressioni ondulanti tra la negazione e l'approvazione... La sua carnagione pallida si tinteggiò di svariate emozioni discrepanti.

Stava combattendo con sé stesso, con quel presente che non voleva accettare.

Infine, si arrese giacché la sua natura amorevole non poteva restare sepolta per sempre.

Il suo viso preoccupato ed impaurito fissava ancora quel portachiavi.
Alla fine, però, pronunciò fievole con un sorriso estremamente sincero:
<< Grazie >>
Ero incantata, incastrata a quella parola perché per la prima volta mi aveva ringraziata e non aveva buttato via il mio regalo come sospettavo.

Ciononostante, non ebbi il tempo di continuare il discorso che il fracasso dei fuochi d'artificio riempì l'atmosfera.
Lo spettacolo era cominciato, eppure pareva di essere lì ad assisterlo già da tempo.

Alzai istintivamente lo sguardo verso il cielo illuminato e Adrian fece lo stesso, ormai, era da qualche minuto che le sue iridi acquamarina non catturavano le mie, ma lo comprendevo...
Restammo immobili in quel posto, fermi sul percorso che ci doveva condurre nei pressi della chiesa.

Era una nuova realtà che spiazzava entrambi, ma che nel contempo rendeva autenticamente felici.

La sua strada era segnata dall'ombra tuttavia, la luce esisteva.

Adrian era ancora allibito.
Malgrado ciò, la mia anima pareva finalmente in pace e al sicuro.
Così con coraggio, avvicinai la mia mano alla sua.
Pochi centimetri le separavano, eppure delicatamente sfiorai con l'indice la sua pelle tiepida poiché ero leggermente incerta.
Non sapevo, in verità, se avrebbe accettato di stringere nuovamente a sé quel tepore.

Tuttavia in quell'istante, la sua mano sembrò percossa da un lieve tremore, mentre lui sconcertato fissava il mio viso lievemente arrossato.
Era pietrificato ed io volevo che sentisse pure lui quella sicurezza, quello stato di quiete e beatitudine... Fu inevitabile, seguii di nuovo il mio cuore e strinsi la sua mano.

Non ricambiò la stretta, ciononostante non la allontanò. Parve voler esser cullato ancora da quella singolare sensazione.

Dopo circa dieci minuti, i fuochi d'artificio finirono, ma il mio cuore non smise di battere in modo irregolare giacché le mie dita erano ancora segnate dalla sua calura, da quella presa.

Poi, improvvisamente, il silenzio piombò nell'aria gelida ed Adrian decretò benevole:
<< È meglio se torniamo a casa >>
Quella frase era rincuorante.
Probabilmente non era preoccupato per me, ma aveva messo in conto, per la prima volta, pure me... Voleva che tornassi a casa in sua compagnia.

Desideravo mi sfiorasse l'anima, che imprimesse le sue morbide e deliziose labbra sulle mie, che mi toccasse in quel modo audace e seducente perché era lui, il ragazzo, a cui avevo donato il mio cuore.
Tuttavia, improvvisamente, Adrian parve innalzare di nuovo la sua barriera.

Distaccò la sua grande mano dalla mia e si incamminò verso casa.
Lo seguii, ma stavolta non sarei rimasta impotente o in silenzio.
Se dovevo sprofondare, allora sarei arrivata fino in fondo.

Mi accostai velocemente alla sua figura slanciata e con spavalderia domandai, tenendo però, lo sguardo fisso sulla strada:
<< Sei ancora sicuro di non voler accettare la mia verità sul nostro passato o di non volere un rapporto civile con me? Ormai mi sembra ovvio che tra noi non ci sia solamente attrazione. >>
<< Non illuderti Judie >> sottolineò solamente, quasi beffardo. Ma il suo sguardo atterrito di fronte a quelle parole ricolme di veridicità diceva tutt'altro.

Ed io, restai muta per comprendere come rispondergli in modo accurato.
Ora, però, i miei occhi avevano incrociato i suoi ripieni di timore ed insicurezza.
Tuttavia, inaspettatamente, proseguì serio e riflessivo:
<< Possiamo avere un rapporto civile, mi rendo conto da solo che la questione mi sta sfuggendo di mano, ma ad una condizione... Il nostro rapporto fisico si deve evolvere. >>

Ero felice per quella frase. Finalmente aveva ceduto, aveva aperto un po' del suo cuore a me.
Ciononostante, mi aveva imposto una condizione che non potevo accettare. La nostra relazione fisica sarebbe rimasta segreta giacché anch'io desideravo di più da lui... Ma non poteva chiedermi una cosa del genere e doveva capirlo, soprattutto doveva rispettarmi.

<< Intendi il sesso? Non sono un oggetto senza sentimenti... una scelta così importante la farò solamente con la persona giusta al momento opportuno >> sentenziai amareggiata, nonostante fossi consapevole del nostro rapporto contorto, incasinato, intimo, lussurioso e complice...

A quelle mie parole, sul suo volto candido si posò uno strano sorriso... era malizioso e famelico, quasi diabolico.

Non sapevo bene cosa pensare di quell'espressione intricata, eppure a quel punto, pronunciò lievemente esasperato:
<< Va bene >>
Ma cosa significava, in realtà, quella breve risposta? Voleva celare la sua disapprovazione?

Ormai, non mi guardava più.
I suoi occhi erano persi nel vuoto.

Ero l'unica a percepire quella scia di amorevolezza nei miei confronti quando mi scrutava?

Non aveva superato quel passato doloroso e non desiderava accettare quel presente dove esistevo anch'io, Tuttavia quel suo approvare un rapporto civile tra di noi era un gran passo in avanti...

Adesso non era possibile, non potevo correre troppo perché rischiavo di ferirmi, ma in futuro volevo davvero conoscere molte più cose su di lui e passare dei momenti normali al suo fianco per comprendere definitivamente il suo essere contraddittorio.

Dovevo prendermi cura del mio cuore poiché Adrian era pur sempre macchiato da quell'oscurità che non voleva cancellare da sé stesso.

Senza rendermene conto, ancora leggermente affiancati, eravamo giunti davanti alla porta principale della mia abitazione.
Presi velocemente le chiavi dalla tasca del pantalone e aprii piano la porta.

Ma improvvisamente, Adrian sorpassò la mia figura inspiegabilmente scossa e arrivato di fronte al mio viso sorpreso, prima ancora di andare definitivamente via verso la sua stanza, abbandonandomi lì sempre più sconvolta, avvicinò le sue carnose labbra alla mia pelle infreddolita.

In quell'attimo, segnò la mia guancia destra con un suo casto bacio e sussurrò provocante al mio orecchio in fiamme:
<< Sogni d'oro verginella >>






Un brivido mi percosse la schiena soltanto nel momento in cui fui dentro alla mia stanza giacché riflettendoci, mi aveva definita una ragazza ingenua.

E questo, non prometteva nulla di pudico.


























































NOTE ❤️

Ciao ragazze/i 😉

A breve sarà il diciottesimo compleanno della mia sorellina 🌸

Voi come avete festeggiato questo giorno importante? O come vorreste festeggiarlo?

Se vi fa piacere, descrivetemelo ✨

Un forte abbraccio 🦋

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