CAPITOLO 80
Non esiste difesa contro il senso naturale dell'attrazione.
(Algernon Swinburne)
Tra l'immensità di parole non pronunciate, ci ritrovammo di fronte alla mia grande abitazione.
Il cuore era ancora intriso del suo sapore.
Il freddo glaciale non mi scuoteva più poiché la mia essenza era ancora riscaldata da quel memorabile momento.
Pareva tutto eccessivamente irreale, eppure, Adrian non aveva rifiutato il mio abbraccio... l'aveva ricambiato e mi aveva, addirittura, baciata con una delicatezza disarmante.
Ero scivolata nel suo confine.
Ciononostante, giunti a quella bancarella il suo essere sembrò nuovamente persuaso dall'oscurità, da un filo sottile di risentimento...
Ma non volevo mollare.
Il mio coinquilino, mi piaceva in un modo così inimmaginabile che era impossibile descrivere un tale sentimento... Dannatamente accarezzante.
Tuttavia, ero pronta a combattere per quello che provavo per lui perché era ciò a rendermi felice... A farmi sentire al sicuro e al completo.
Era questo che cercavo da tempo.
Una persona che riuscisse a rendermi sua senza avermi davvero.
Ero calamitata alla sua essenza.
E adesso, Adrian mi avrebbe aiutato veramente ad addobbare l'albero di Natale oppure mi avrebbe ignorata improvvisamente?
Mi avrebbe di nuovo cancellata inspiegabilmente dalla sua vita?
Temevo questa realtà... Troppo graffiante per sopportarla.
Da lui dovevo aspettarmi di tutto, ciononostante, non potevo immaginare quel suo cambiamento repentino... quella sua innata ed incontrollata bramosia per me.
Questo mi spezzò soltanto in parte giacché avevo sfilato di mia volontà la corazza per avvolgermi in quel suo mondo tortuoso e a tratti riscaldante.
Volevo anch'io, in verità, assaporare ancora il gusto della sua lussuria per potermi avvicinare di più al suo essere indifeso e ricolmo di crepe.
Il buio della notte, rendeva tutto più audace... Una nota di seduzione fin troppo scottante.
Arrivata davanti alla porta principale della mia villa, cercai frettolosa le chiavi per aprirla nella tasca del mio pantalone, dato che una strana sensazione mi travolgeva.
Fu in quell'istante che il nostro destino si deviò ulteriormente.
Presto avrei riscontrato un rapporto più incisivo e passionale.
Adrian era dietro alla mia schiena, lo sguardo basso e silenzioso, probabilmente attendeva innervosito di entrare subito nella mia abitazione.
Tuttavia, non fu quello che mi aspettavo...
Il suo braccio, insperabilmente, si allungò fino ad appoggiarsi in modo combattuto sulla porta, superando la mia figura sbigottita.
Perché non voleva farmi procedere?
Sembrava dominato da uno strano rancore o forse semplicemente da molteplici emozioni sconosciute.
Deglutii, improvvisamente preoccupata.
Cosa stava per accadere?
Il desiderio che provavo per lui stava per raggiungere il suo?
Eppure, nonostante volessi di più da lui... che mi considerasse per altro, non avevo alcuna paura.
Percepivo benissimo la sua cupidigia.
Adrian era ancora immobile dietro di me, ma ora la sua mano si era spostata a sfiorarmi i lunghi capelli.
Quel tocco mi piaceva, ciononostante, fu il suo profumo singolare a destabilizzarmi sul serio.
Involontariamente, mi girai incredula verso di lui.
I miei occhi leggermente spalancati e le mie labbra dischiuse, colpirono il suo sguardo trafitto da contrastanti sentimenti.
La sensazione che provai a un passo da lui era decisamente composta da un tepore sconcertante, eppure dovevo esaminare il suo volto per comprenderlo davvero.
Le sue iridi acquamarina erano indecifrabili, tuttavia mi guardavano con insistenza come a volermi fissare per sempre nella sua mente.
Il battito del mio cuore accelerò ed un respiro quasi ansimante, sfuggì senza alcun senso, dalla mia bocca ancora sospesa tra i suoi gesti incomprensibili, giacché in quel preciso istante si avvicinò tanto da poter imprimere nuovamente le sue labbra morbide sulle mie, in un tacito segreto tra di noi.
Ciononostante, Adrian in modo ossessivo, posizionò la sua grande mano intorno al mio collo tiepido e mi tirò delicatamente a sé come a desiderare molto di più di un semplice bacio.
Deglutii di nuovo.
Quel tocco ardeva ancora sulla mia pelle.
Ero decisamente in bilico.
Eppure, fu impensabile, ma alcuni passi svelti provenienti dall'interno della mia casa, si dirigevano proprio verso la nostra direzione.
Il mio coinquilino sembrò rendersene conto prima di me, dato che quando la porta insperabilmente si aprì, lui aveva già distaccato la sua mano dal mio corpo fremente.
Aveva indietreggiato di quasi un metro.
Quella separazione fulminea faceva male.
Mi sentii incompleta, spaesata.
E Adesso, che importanza dovevo dare al nostro rapporto?
<< Oh ciao ragazzi >> esordì sorpreso mio padre, con già addosso il suo pigiama imbottito tonalità grigio.
<< Ciao papà >> risposi subito e allibita, mentre anche Adrian ricambiava il saluto.
<< Stavo andando a controllare le luci natalizie nel cortile. È strano, ma non si vogliono accendere, però, a questo punto, verificherò il problema domani visto che siete già qui. Entriamo, fa davvero molto freddo >> spiegò mio padre, assurdamente felice.
Adrian, nel frattempo, ci seguiva nel suo totale mutismo... Probabilmente perché anche lui era troppo scioccato.
Era stato un ritorno alla realtà maledettamente scheggiante.
Tuttavia, la sensazione della sua palle contro la mia, non era ancora scomparsa.
Nel frattempo che raggiungevamo la cucina già illuminata, dato che lì quasi sicuramente c'era mia madre, domandai perplessa verso mio padre:
<< Perché sei già qui? È successo qualcosa? >>
<< No tranquilla. Abbiamo mangiato al nostro ristorante preferito, ma appena conclusa la cena, siamo ritornati direttamente a casa perché volevamo addobbare l'albero... Quest'anno abbiamo tardato troppo con i preparativi. Domani è già Natale, non posso crederci! >> Mi comunicò leggermente esasperato.
Dopo pochi secondi, mi ritrovai in cucina... Era un vero disastro.
C'erano palle tonalità blu e argento ovunque, vari scatoloni aperti con dentro infiniti oggetti a tema natalizio.
L'albero per fortuna era già stato sistemato con delle piccole luci di colore bianco, però, restava ancora parecchio da abbellire.
<< Ciao >> dichiarò mia mamma contenta verso me ed Adrian quando velocemente si sistemò accanto a noi.
Aveva i capelli un po' scompigliati, ma il trucco ancora ben definito donava al suo viso una bellezza delicata.
Poi proseguì abbastanza curiosa:
<< È strano vedervi rientrare insieme>>
Mi sentii messa alle strette.
Ero in trappola.
Una forte ansia mi invase totalmente ed Adrian non accennava a spiegarle nulla. Quell'attesa l'avrebbe soltanto insospettita di più, così confessai parzialmente sincera:
<< Ho preferito guardare la sfilata delle barche visto che Alexis e Chloe potevano restare al festival scolastico solamente un'ora... Ma lì, come hai notato, ho incontrato Adrian. >>
<< Perché le tue amiche non potevano stare di più alla festa? >> insistette con voce dubbiosa.
<< Dovevano festeggiare la vigilia di Natale con le loro famiglie >> sentenziai convinta.
<< Hai ragione, credevo soltanto che Adrian si fosse finalmente deciso a partecipare al festival della scuola dato che lì sicuramente c'è qualcuno che conosce >> mi confessò dispiaciuta, mentre il suo sguardo attento era fisso su Adrian... come a volergli far comprendere la sua autentica preoccupazione.
A quel punto, mio padre euforico ci suggerì:
<< Visto che adesso siamo tutti qui, perché non venite ad aiutarci? >>
Ma l'espressione contrariata di Adrian mi devastò sul serio poiché avevo compreso, a malincuore, che lui non aveva nessuna intenzione di fare qualcosa di normale con me.
Il suo pensiero nei miei confronti era solo uno... Il mio corpo.
Eppure, in alcuni momenti pareva seriamente coinvolto come a desiderare qualcosa di più importante nei miei riguardi... Qualcosa di diverso da ciò che voleva disperatamente dimostrare.
Perciò, dovevo lottare ancora con tutta me stessa, fin quando i miei sentimenti non sarebbero appassiti totalmente giacché l'amore si nutre anche di dolore per poter sbocciare autenticamente.
Adrian sembrò voler fuggire via.
Esitò parecchi secondi prima di proporre con diffidenza, fissando un punto indefinito:
<< Posso sistemare quelle decorazioni accanto alle scale >>
<< Si, grazie! Vengo ad aiutarti >> dichiarò esaltante mio padre, nel frattempo in cui lo stava già raggiungendo.
Io e mia madre, intanto, stavamo già mettendo alcune palline colorate sull'alto albero cercando un equilibrio sobrio tra le varie tonalità.
<< Tesoro com'era la sfilata delle barche di quest'anno? >> Mi chiese gioiosa dopo qualche minuto.
<< Favolosa >> confidai con un grande sorriso, ma in realtà, stavo solamente pensando al surrale ed incandescente momento trascorso con Adrian.
Dopo una mezz'ora circa, l'intera casa stava diventando un ambiente mozzafiato, unicamente natalizio. C'erano renne, babbo natale, palline, luci e tanti altri addobbi ovunque.
Adoravo osservare l'abitazione in quello stile perché mi trasmetteva serenità oltre a donare un'autentica atmosfera magica.
Adrian e mio padre, nel frattempo, erano giunti in cucina ad aiutarci da circa cinque minuti e lui non osava scrutarmi.
Il mio sguardo, però, pareva dipendere da ogni suo movimento.
I miei occhi pieni di speranzosa e di disperazione erano irreparabilmente sulla sua slanciata corporatura.
Volevo comprendere definitivamente ciò che celava.
<< Judie per favore nella stanza da letto, nell'armadio grande, ci sono un bel po' di buste. Potresti prenderle e portarle giù? Così le posiziono sotto all'albero. Domani bisogna scartare i regali >> annunciò mio padre con una nota di malinconia.
Poi mia madre aggiunse, stravolgendomi totalmente... riportandomi nell'abisso:
<< Adrian sono troppe buste, potresti aiutarla mentre noi sistemiamo le ultime cose in cucina? >>
Il mio coinquilino le sorrise debolmente, poi annuì con la testa.
Il suo sguardo lascivo mi colpì per pochi secondi.
Mi sentii nuovamente nel panico più totale, eppure una parte di me era, in un certo senso, felice di poter restare ancora qualche attimo da sola con lui.
La mia essenza pareva cibarsi della sua.
Adrian mi seguì.
Camminammo distanti e silenziosi per tutte le scale, ma ciò non prometteva nulla di rassicurante.
Arrivata all'entrata della stanza da letto, aprii piano la porta e lui si avvicinò di più a me.
Il mio corpo tremò al solo pensiero di noi due di nuovo ancorati.
Era pazzesco che i miei genitori avessero comprato tutti quei regali... né bastava semplicemente uno per ogni componente della casa.
Mi percepii profondamente ammaliata da una sensazione contrastante come se la presenza di Adrian, improvvisamente, fosse diventata qualcosa di più nocivo... Qualcosa per cui rischiare.
Il mio coinquilino era ancora muto. Ciononostante, era a pochi passi dal mio corpo titubante.
Accesi la luce e adocchiai la solita camera ampia e ordinata con un piumone tonalità blu con decorazioni dorate a ricoprire l'immenso letto.
Mi avvicinai al grande armadio per aprirlo e prendere ciò che ci occorreva, ma inevitabile ci fu la collisione di due mondi paralleli e discrepanti.
Il sole e la luna si sfiorarono dopo un eterno rincorrersi.
Il mio coinquilino, insperabilmente, catturò con forza i miei fianchi tra le sue calde mani.
Con una libidine tortuosa, mi spinse vicino all'armadio. Ero bloccata tra quella barriera e il suo corpo fremente di desiderio.
Non mi ero ancora girata per squadrarlo negli occhi poiché quella passione pareva coinvolgere anche me.
Mi sentivo troppo fragile per poter reagire in modo diverso, troppo presa dalla brama per lui... per cui non potevo fermarlo o contraddirlo in quella pericolosa situazione.
Avevo il timore perpetuo che ci scoprissero, ma anche la paura sgretolante di non riuscire mai ad arrivare al suo cuore.
Insperabilmente, attaccò il suo corpo al mio.
Ogni mia difesa sembrò precipitare.
Il desiderio che provava per me era perfettamente visibile e sconcertante.
Trattenni il respiro per qualche secondo, quella sensazione e quel tocco erano inspiegabili poiché il suo membro pareva pulsare per la smania che serbava ripetutamente per me.
Poi, mi spostò delicatamente i capelli, adagiandoli dietro all'orecchio sinistro.
Un gesto talmente semplice e provocante da non sembrare suo.
Ogni volta che mi sfiorava il mio equilibrio cessava.
Ero sua.
Infine, mi sussurrò seducente ad un millimetro dal mio orecchio, tanto che respirai la sua stessa aria:
<< Il pericolo mi eccita >>
E automaticamente e in modo ingestibile iniziò a baciare, a succhiare e ad incidere con la sua lingua in maniera famelica il mio collo già in fiamme, come a volermi assaporare frettolosamente per paura di dovermi lasciare andare d'improvviso.
Dovevo arrestare quel suo comportamento se volevo fargli capire definitivamente che desideravo di più di questo da lui... avevo bisogno di un rapporto diverso.
Tuttavia, un involontario ansimare parve rischiare di esplodere dalla mia bocca per il modo in cui proseguiva a provocarmi.
Adrian continuava a marchiarmi con la sua saliva e a baciarmi con una voglia mai riscontrata prima, fino a scendere giù verso la parte superiore del mio seno.
Il suo respiro era decisamente affannoso.
Una sua mano era posizionata lenta sul mio fianco e l'altra stringeva i miei capelli come a cercare inutilmente di contenersi.
Essere toccata da Adrian era ciò che mi faceva stare bene perché volevo che mi sfiorasse solamente lui.
Quando inizi a scoprire il significato della parola amore con tutti i suoi retroscena, comprendi finalmente che quella persona segnerà per sempre il tuo cammino poiché è la sola che conta davvero, nonostante le sue crepe.
Eppure, in quella situazione davvero eccitante, non riuscivo a tranquillizzarmi perché la mia mente pensava spesso ai miei genitori al piano di sotto.
Improvvisamente, Adrian distaccò le sue labbra dalla mia pelle, ormai, bruciata.
Con le mani catturò entrambi i lembi della mia maglia e la alzò parzialmente.
Un brivido di piacere mi percosse internamente.
Incominciò ad incidere anche lì dei baci troppo inebrianti, troppo segnati dalla lussuria.
A quel punto, mi scappò un respiro troppo ansimante.
Ogni parte logica di me sembrò spegnersi, ero controllata solamente dalla cupidigia.
Adrian in quel momento, parve eccitarsi ancora di più poiché il suo membro cominciò a pulsare con molto più accanimento contro il mio corpo.
Ero nel limbo della concupiscenza.
E mentre stavo per girarmi per incastrare i suoi bellissimi occhi nei miei, dato che adesso era impossibile non desiderare di più da lui, la voce preoccupata di mia madre urlò dal piano inferiore:
<< Ragazzi tutto bene? State scendendo? >>
Non riuscivo a rispondere poiché la tonalità della mia voce era ancora cosparsa dal flebile ansimare.
In realtà, era difficile pure distaccarmi dal mio coinquilino... Da quel vuoto che solo lui riusciva a creare nella mia esistenza.
Era ovvio, oramai, che Adrian era in ogni parte di me... Marchiato nella mia mente, nel mio cuore e perfino nella mia anima.
Era la mia dannazione e nel contempo la mia salvezza.
<< Stiamo venendo >> gridò il mio coinquilino quasi infastidito.
Si staccò controvoglia dal mio esile corpo e frettolosamente, senza nemmeno guardarmi in faccia, aprì l'ampio armadio e prese le svariate buste adagiate lì.
Sii incamminò svelto vicino alla porta quasi socchiusa, senza darmi più alcuna considerazione... Come se ciò che un attimo prima ci legava, adesso non esistesse più.
Mi sistemai la maglia e lo seguii, ma volevo almeno chiarire il rapporto tra di noi giacché era evidente la nostra dipendenza.
Forse era ora di dirgli la verità, probabilmente dovevo rivelargli che mi piaceva sul serio poiché così potevano sussistere solamente due possibilità:
O si sarebbe totalmente allontanato da me oppure l'avrei inavvertitamente avvicinato dandomi, in questo modo, l'opportunità di poter lambire il suo cuore scheggiato.
<< Adrian senti... >> farfugliai appena spenta la luce e chiusa la porta della stanza da letto alle mie spalle.
<< Judie non è il momento >> mi ammonì autoritario.
Scesi le scale in un tremore interno incessante.
Perché doveva sempre comportarsi così?
C'era di nuovo una barriera tra di noi?
Non voleva superarla, ciononostante, inconsciamente l'aveva già oltrepassata.
Arrivata silenziosamente in cucina, mio padre era seduto vicino alla grande tavola che ci attendeva, questa era già stata apparecchiata per poter mangiare qualche gustoso pancake con sciroppo d'acero che stava preparando, in quel preciso momento, mia madre di fianco ai fornelli.
Tuttavia, una volta date velocemente le buste a mio padre, Adrian con la scusante di aver sonno, si allontanò definitivamente da me e dalla cucina, risalendo cupo nella sua camera.
Non sapevo più come comportarmi con lui giacché non era più un semplice "mi piaci", ma un sentimento indomabile e destabilizzante.
Desideravo Adrian accanto a me come fidanzato anche se la dolcezza delle coppiette non gli apparteneva assolutamente, ciononostante mi bastava sapere che era dalla mia parte... che abbandonasse quel dolore assordante per amarmi in modo genuino e delicato. Precisamente nella maniera in cui mi fa continuamente sentire anche soltanto osservando un suo flebile sorriso.
Dovevo uscire fuori dagli schemi. Quelli che aveva imposto lui senza il mio consenso, per poter abbattere la sua barriera... e prima o poi ci sarei riuscita poiché non lo stavo sognando, era la pura realtà, intravedevo quelle accennate sfumature nei suoi occhi quando si posavano sincere su di me, quelle che mi appartenevano... ma senza alcun segno di rancore o bramosia.
Restai in cucina con i miei genitori per distrarmi e per mangiare qualcosa di saporito. Ero parecchio affamata dato che non mangiavo da ore.
Ero seduta già da più di dieci minuti vicino al grande tavolo, degustando quei favolosi pancake e improvvisamente, mia madre azzardò pensierosa verso di me:
<< Judie sembri assente. Tutto bene con Adrian? Lo so, non è facile questa situazione... Ma ti prego di comprenderlo pure se spesso è diffidente. Purtroppo non è facile stare lontani dalla propria famiglia >>
Ero sbigottita.
Non mi aspettavo un simile discorso.
Mia madre sembrava intravedere quell'invisibile corazza per la sua sofferenza.
Eppure, non potevo destare sospetti, così risposi falsamente tranquilla:
<< Mamma tra di noi va tutto bene. Devi stare serena per Adrian. >>
Mentre pronunciavo quelle parole, un'idea folle mi colpì tanto da scombussolarmi... non potevo ignorarla.
Dovevo fare un gesto banale, ma che nel contempo sconvolgesse sul serio il mio coinquilino.
A quel punto, con un tono più alto, domandai quasi disperata a mia madre:
<< Mamma a quest'ora c'è qualche negozio aperto? >>
<< Perché? >> Mi chiese perplessa.
Ma mio padre si intromise, spiegandomi nello stesso momento:
<< Vicino alla chiesa ci sono alcune bancarelle natalizie, ma tra mezz'ora dovrebbero toglierle >>
<< Grazie papà! >> gridai quasi e automaticamente mi alzai di scatto dal mio posto e corsi a prendere il giubbotto nei pressi dell'entrata.
Al suo interno, per fortuna, avevo dei soldi.
Lo indossai e infine, urlai frettolosamente verso i miei familiari:
<< Vado in quel luogo, torno prestissimo. Ho solo dimenticato di prendere un regalo per le mie amiche>>
Ma la mia bugia era talmente palese che mia madre per la prima volta mi guardò in un modo troppo dubbioso.
Eppure, a quel punto, non potevo soffermarmi molto su questo... Sulle conseguenze.
Il fato era stato già segnato in modo imprescindibile.
Chiusi forte la porta alle mie spalle, corsi veloce nonostante il freddo ghiacciante.
Non mi soffermai a scrutare il paesaggio deserto alla vigilia di natale o le varie decorazioni presenti in strada e in pochi minuti, speranzosa fui in quel luogo tanto atteso.
In verità, erano solo una decina di bancarelle illuminate che vendevano maggiormente dolci tipici con gusti particolari come mango e pistacchio. Non sapevo assolutamente cosa comprargli. Tuttavia, mi bastava pure un semplice braccialetto per fargli comprendere a pieno che per me era veramente importante.
Per fortuna quella zona non era isolata ed angosciata passai svelta da una bancarella all'altra, senza trovare nulla di influente.
Eppure, prima che rinunciassi definitivamente, nei pressi di un vasto tavolo in ferro c'era un uomo anziano con lunghi capelli bianchi e un naso aquilino che vendeva dei portachiavi di cuoio in varie forme tra cui quella rotonda e quadrata.
Dopo qualche secondo, in cui squadrai ogni centimetro di quel posto ancora incredula, notai un cartellone sbiadito attaccato ad un palo nero su cui c'era scritto:
"Si incidono frasi personalizzate"
Era un regalo singolare e pure la mia unica opportunità.
Ciononostante, restai lì insicura per minuti indefiniti perché non sapevo cosa scrivergli di significativo.
Alla fine, l'anziano signore si accorse della mia insistente presenza e con voce calma mi chiese:
<< A chi è destinato? Forse a una persona che ti piace? >>
Ero imbarazzata e allibita.
Tuttavia, una parte di me parve voler essere sincera almeno con quello sconosciuto e confessai timida:
<< Si, ma lui sembra detestarmi. >>
<< Oh piccola, non essere ingenua.
Il rifiuto è un'altra forma d'amore... Quello troppo potente da gestire. >> Mi chiarì sicuro, facendomi un largo sorriso.
Restai basita e sorpresa... Riflettendoci, aveva proprio ragione.
Quelle parole erano assurdamente veritiere.
Così infine, decisi di far incidere quello che la mia mente non era in grado di sussurrargli veramente:
"IL DESTINO CI PORTA SEMPRE AD INCROCIARE LE NOSTRE VITE QUINDI NON TEMERE DI ASCOLTARE IL TUO CUORE"
Ciononostante, nel momento in cui l'anziano lo consegnò soddisfatto tra le mie mani infreddolite, mi sembrò un regalo troppo invasivo, esagerato per il nostro rapporto senza alcuna pretesa...
Eccessivo per Adrian ed io, non volevo perderlo definitivamente giacché lui pareva non voler accettare quel nostro presente.
Incominciai a camminare lentamente in direzione della mia abitazione poiché avevo bisogno di riflettere attentamente su quel mio gesto avventato, ma arrivata di fronte alla porta principale della mia casa avevo, oramai, deciso di non dargli nessun regalo.
Avevo seguito l'istinto e ciò mi teneva in bilico tra giusto e sbagliato.
Era controproducente, a quel punto, il mio comportamento, ma avrei conservato quell'oggetto per un'altra occasione dato che restava ugualmente un regalo destinato a lui.
Adesso, però, avevo timore di ricevere l'effetto contrario di ciò che desideravo veramente giacché Adrian sembrava sempre pronto a stravolgere ogni mia parola...
Soprattutto, non volevo convivere con il dolore di dover provare inutilmente a dimenticare il mio coinquilino poiché ci sono attimi, persone o cose che non si potranno mai cancellare dal cuore... Troppo scolpite in profondità per rimuoverle definitivamente.
Ora, mi attendeva solamente trascorrere il Natale e gli altri giorni delle vacanze natalizie con un po' di spensieratezza...
Tuttavia, non si conosce mai esattamente il destino che ci attende.
NOTE ❤️
Ciao carissime/i 🙂
Siete mai state attratte da qualcuno in modo eccessivo e incomprensibile?
Se vi fa piacere, raccontate una vostra esperienza 💥
Un abbraccio a tutte/i 🌸
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