CAPITOLO 8

"La verità è che tutti ti feriranno; tu devi solo trovare quelli per cui vale la pena soffrire."
BOB MARLEY


Mi stavo dirigendo verso la vecchia macchina grigia di Alexis.
Camminare per il cortile della scuola in quel momento, era davvero imbarazzante.
Mi dava l'impressione di sfilare su una passerella, avevo gli occhi di vari ragazzi puntati addosso. Come a scannerizzarmi fin sotto la pelle, dentro le ossa.

Potevo leggere visibilmente il loro stupore, incredulità sul volto.
Mai ero stata tanto sensuale in quel luogo, anzi nella mia vita.
Cercavo di non inciampare nel mio vestito rosso sanguigno, ma era difficile camminare a testa alta, quando la cosa che più mi disagiava era quella scollatura a cuore e quel rossetto scarlatto sulle labbra.

La mia unica forza fu osservare e descrivere mentalmente ogni ammaccatura che possedeva l'auto di Alexis.
Ogni graffio era causato dalle sue serate da scapestrata.
Erano i momenti che più amava della settimana:
raggiungere la discoteca, bere in continuazione e ballare fin quando i piedi non supplicavano pietà.
La faceva sentire libera e soprattutto viva.

Chloe senza giri di parole, le gridava di smetterla ogni volta. Si preoccupava, soprattutto quando guidava ubriaca per rientrare a casa.
In effetti lei era una persona molto più tranquilla. Amava le giornate serene in riva al mare, dipingere spensierata nel bosco, fotografare la quotidianità degli individui che la circondavano.
Qualche volta era sgaiattolata con Alexis in quei posti affollati per proteggerla da qualche mal intenzionato.

Spesso le seguivo per divertirmi. Ma ogni volta finita la serata captavo che c'era qualcosa che mi mancava.
Desideravo sentirmi davvero bene, felice.

Finalmente ero giunta vicino alla macchina, ora potevo tirare un sospiro di sollievo.
Chloe e Alexis erano già dentro a ridersela. Avevano adocchiato tutta la scena con attenzione.
Mi girai lentamente verso il cortile che ora avvertivo di spalle e molte persone erano ancora fisse a squadrarmi.

Percepii un brivido percorrermi violentemente la schiena.
Entrai di getto in auto.
<< Alexis parti ti prego! E finitela di ridere! È tutta colpa vostra, perché non mi avete aspettato? Sono rimasta indietro da sola, cavolo!>> Le urlai isterica.

<< Subito>> mi rispose seria e premette il piede sull'acceleratore.
<< Andiamo al bowling Judie >> pronunciò Chloe sorridente << è da un po' che non ci vado! Sono davvero felice>> continuò strizzando gli occhi dalla contentezza.

Ero ufficialmente nei guai. Le figuracce erano inevitabili. Mi sentivo mancare. Perché miseria alla fine avevo acconsentito?

Dopo qualche imprecazione da parte di Alexis che non riusciva a collocare la macchina, ci trovammo davanti un grande edificio. La scritta BOWLING a caratteri cubitali era di un blu ceruleo.

Lo ritenevo un bel posto, ero curiosa di ammirare l'interno.
Feci qualche passo avanti, ma una mano mi tenne forte le spalle, immobilizzandomi.
<< Dove credi di andare? Sta arrivando Peter. Ricordi P-E-T-E-R?! >> scandì forte il suo nome, Alexis.

Non feci in tempo a ribattere. Lo vidi arrivare.
Era con la sua moto nuova, nera metallizzata. Splendida, probabilmente frutto dei risparmi del suo lavoro sulla spiaggia. Era un gran fico.

Aveva una maglia scura dove potevo notare facilmente il suo petto tonico.
L'occhio vuole la sua parte, quindi che posso farci se guardo sempre "certi" dettagli?!
Il jeans grigio scuro gli donava tantissimo come il suo giubbotto di pelle.
Per me era davvero un ragazzo affascinante.

Quasi senza rendermene conto lo fissavo, con occhi lussuriosi.

Chloe si schiarì la voce dopo qualche secondo e fu solo quello il momento in cui mi riscossi come in uno stato di trance.

Parcheggiò la motocicletta lì vicino, si tolse il casco scuotendo energicamente i suoi capelli castani.
Poi gli spuntò un ampio sorriso sul viso, ci guardò, soffermandosi su di me e esordì:
<< scusate il ritardo. C'era un po' di traffico, entriamo. >>

Il sole splendeva sui suoi denti candidi e sui suoi occhi color nocciola, dandogli sfumature dorate.
Lo salutai semplicemente scuotendo la mano, come una bambina.
Incominciamo bene!

Peter ci sorpassò e con le dita tese ci tenne la porta, mentre noi ci addentrammo.
Non trovavo le parole giuste per descrivere quel posto magnifico.

Il soffitto argenteo era costellato di tante lucine biancastre, il muro era un alternarsi di strisce rosse e blu. La sala era immensa e profonda con tante piste diverse e sopra di esse tabelloni giganti. Il pavimento di un marrone chiarissimo, era liscio e luccicante.
Emanava un grande odore di disinfettante, alle pareti comparivano vecchi vinili ,scarpe vintage, foto in bianco e nero.
Fortunatamente non c'erano ancora molte persone.

Mi diressi con le altre a cambiare le calzature, mentre Peter pagava per tutti.
Si comportava da vero gentiluomo, mi preoccupavo, però, che fosse solo una cosa momentanea, per fare colpo al primo appuntamento.
Dovevo indagare di più.

Il numero trentotto che indossai mi andava quasi perfettamente, erano abbastanza comode, ma mi davano l'impressione di sdrucciolare su quel pavimento.

Dopo circa dieci minuti eravamo tutti già vicino la pista.
<< Ragazze sapete come funziona o devo spiegarvelo? >> Insorse con tranquillità Peter.

<< Io gioco benissimo >> pronunciò fiera Chloe.
<< Io non molto >> si intromise Alexis, << anch'io>> alla fine ebbi il coraggio di dire, anche se in realtà non sapevo proprio giocare.

<< Allora partiamo dalle basi signorine>> proferii Peter.
Chloe lo guardava con aria di superiorità, è sempre stata così. Quando qualcosa riusciva a farla ottimamente, si riteneva invincibile.
Intanto ci supervisionava.

Peter incominciò a esporre le regole del gioco, mentre noi con lo sguardo percorrevamo tutti i suoi movimenti.
Prese con facilità la palla, posizionò perfettamente le dita <<non dovete superare questa linea quando tirate. Se la palla va in uno di questi canali nei lati, il tiro non vale >> poi continuò divertito: <<ogni volta c'è un rito che svolgo per augurarmi buona fortuna>> improvvisamente lo vidi fare tre passi all'indietro, tre saltelli sul posto, tre passi sul lato sinistro, far finta di baciare la palla e la tirò sicuro, nel giro di mezzo minuto lo schermo elettronico segnò strike.

Alexis scoppiò in una fragorosa risate proseguita dalla mia. Osservare quel bel pezzo di manzo fare quel rito era stata una visione troppo comica, anche se era stato veramente fortunato.

Quando ci intravide ridere con le lacrime agli occhi, il suo volto incominciò a colorarsi di un rosso cremisi e inspiegabilmente toccò delicatamente la nuca di Alexis <<ora basta dai, facciamo una partita>> esordí lievemente imbarazzato.

Ero gelosa, infastidita da quel contatto, perché aveva toccato lei e non me? Eppure io ero più vicina... e perché ero irritata?
<< Ho un' idea... dividiamoci in gruppi. Io farò esercitazione con Chloe e Judie con Peter. Fra un'ora inizieremo delle partite tutti insieme>> annunciò la mia amica.

Perché dovevo imparare proprio con lui? Avrei sbagliato tutto e sarei parsa una rimbecillita!
Oh Alexis me la pagherai, ti provocherò così tanto solletico da strozzarti perché so che l'hai detto apposta!

Chloe si allontanò con lei verso l'altra pista, mentre Peter mi accostava.
Cercai di prendere la palla, ma pesava tantissimo. Sembrava un macigno.
<< Vorrei aiutarti, ma per partecipare alla partita dopo, devi riuscire a tenerla tu>> ammise lui.
Ma che dolce!

Con un immenso sforzo portai la palla tra le mie mani. Peter mi mostrava la posizione da assumere per lanciarla bene. Ma le valutavo parole e gesti incomprensibili.

<<Aspetta. Ti aiuto>> obiettò preoccupato.
Inaspettatamente si pose dietro la mia schiena, ero in grado di sentire il suo ventre caldo e gli addominali scolpiti.

Come potevo concentrarmi così?
Avvertivo l'aria soffocarmi.
Appoggiò la sua mano grande sulla mia, delicatamente poi mi inclinò leggermente in avanti e il suo corpo seguì il mio, sembravamo ancorati.
Insieme lanciammo la palla, caddero solo 3 birilli.
Ma a preoccuparmi non era quello, era la vicinanza della sua corporatura alla mia.

Cercai di girarmi nella sua direzione per ringraziarlo, ma scivolai.
In un attimo intuii il pavimento mancarmi sotto le suole.
Lui era a pochi centimetri da me e prontamente mi prese tra le sue braccia.

Il respiro affannato di entrambi, riempiva i pochi centimetri a dividerci, le nostre labbra grandi a pochi millimetri di distanza. Gli occhi fissi nei suoi.
Ero ammaliata.
Nutrivo la voglia di sfiorarlo, percorrermi pericolosamente.

<<Sei bella Judie>> mi confessò.
Il suo respiro profumato a solleticarmi le narici.






















NOTE
Ciao ❤️

Ho creato una pagina Facebook per il romanzo: Maria Antonietta Navarro scrittrice Wattpad

E anche un profilo Instagram: Oraciseitu

Spero davvero che qualcuna/o di voi decida di seguirmi su questi due social ☺️
Voi quale preferite?

P.S. Sul mio profilo ci sono i link, se non riuscite a trovarli 👋🏻💋

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