CAPITOLO 74

(ricominciando dal capitolo 69)

Il dolore, non è quello che dici,
è quello che taci.
(Twitter)









Le lacrime rigavano ancora il mio viso pallido.
La porta della mia abitazione, ormai, aperta mi spaventava.
Il pensiero di Adrian era costante per quello che era successo alla gita, ma anche per ciò che stava per accadere...
Una svolta che rappresentava la mia definitiva caduta o la mia risalita.

Cercai di asciugare velocemente il mio volto bagnato e scesi piano le scale, abbandonando quella stanza.
Vicino all'entrata c'erano i miei genitori che sistemavano i loro giubbotti... l'inverno era arrivato portando con sé quel tocco natalizio che tanto amavo.

Accanto a loro, sorprendentemente, era presente anche Adrian.
Avevo il timore che non tornasse quella sera a casa, dato che oramai conosceva quella mia verità tanto orrenda quanto distruttiva e inaspettata.

Invece era lì, osservai ogni suo dettaglio.
Era davvero bello con quel suo fascino da angelo dannato, quel contrasto perenne tra oscurità e bagliore...

Mi piaceva.
Mi piaceva sul serio.
E anche se adesso riuscivo ad ammetterlo a me stessa, ero ancora incredula davanti a quella realtà.

Eppure Adrian, avendo scoperto la mia verità, sicuramente mi detestava ancora di più.
Poiché ad essere sincera, avevo sempre messo da parte il suo ricordo... Noi avevamo un passato e ciò rappresentava solo brevi attimi che ci avevano marchiati con segni indelebili.

Avevo solo paura di rivivere quei momenti cruciali, tenendo incastrato con me, inconsapevolmente, anche lui.

Mi sentivo in colpa per questo e mi vergognavo di me stessa... di quella sera in cui non gli avevo dato ascolto, ritrovandomi davanti una veridicità che tuttora non rammento completamente.

Adrian aveva tutto il diritto di disprezzarmi, tuttavia avevo solo voglia di chiarire, di stringerlo a me perché ora, ero pronta ad affrontarlo.

Lui, senza rendersene conto, con il suo arrivo mi aveva cambiata...
Adesso non mi sentivo più quella ragazzina di due anni prima, così ingenua e superficiale.

Era il momento di andare avanti veramente.
Prima che lui si accorgesse della mia figura immobile sulle scale, ritornai svelta verso la mia stanza.
Dovevo rileggere quel diario per avere le idee più limpide.
Ero pronta a fronteggiare quel dolore, quei ricordi graffianti...

Mi sedetti comanda sul mio letto, feci un bel respiro profondo visto che le mani mi tremavano e la testa sembrava già esplodere.

Ciononostante, con coraggio sfogliai ogni pagina di quel diario.
Ad ogni riga il mio cuore sembrò scagliarsi con infinite schegge... Eppure, c'era una parte che avevo assurdamente rimosso della mia mente:

Adrian prima della festa... una personalità fragile e gentile.

Una persona totalmente differente da quella di oggi, così apparentemente crudele.
Lui era buono e riservato.
Faceva male riscontrare che ero soltanto io, in quel periodo, ad essere una contraddizione perenne.

Adrian, in realtà, era sempre stato silenziosamente al mio fianco e aveva cercato di salvarmi da quella persona meschina.
Tuttavia, ero io che desideravo proteggere lui, prima che tutto andasse perduto come la sua presenza nella mia vita...

Il mio coinquilino, pensandoci, che ruolo davvero aveva avuto in quella situazione?
Era sul serio scomparso, lasciandomi lì da sola?
Cosa sapeva che io ignoravo, per volermi evitare?

Dovevamo parlare, c'era bisogno di un dialogo tra di noi perché quel passato, adesso, mi stava massacrando nuovamente.

Soprattutto, per quale motivo Adrian era entrato nella mia stanza con l'intenzione di trovare qualche indizio che lo collegasse a quei ricordi?
Forse il tormento di quel momento passato, non era scaturito soltanto da ciò che era successo nella gita scolastica.

Mentre leggevo l'ultima pagina, mia mamma mi richiamò al presente.
<< La cena è pronta tesoro >> mi avvisò serena da fuori alla porta. Tuttavia ora, guardare in faccia Adrian e la sua realtà era difficile, troppo inverosimile.
Tutto il mio essere barcollava insieme al mio cuore che provava a non sgretolarsi già...

Forse era questo il motivo per cui Adrian mi considerava solo un oggetto del piacere... Per quello che dicevano di me gli altri ragazzi in passato.
Ciononostante, lui mi conosceva molto più di loro... quindi perché aveva creduto a quelle cattiverie?

Probabilmente, anche Adrian aveva una brutta considerazione di me.

Scesi dal letto morbido, posai il mio diario sotto al cuscino ed agitata iniziai a dirigermi verso la cucina.

Fortunatamente il buon odore di cotolette al forno, mi tranquillizzò in parte, dato che non avevo molta fame.

La cucina era ben illuminata e già pronta per la cena, papà stava finendo di sistemare sul grande tavolo i bicchieri di vetro.
Nel frattempo, i miei genitori felici mi avevano salutato con un bacio, chiedendomi pure come stavo e com'era andata a scuola.

Ovviamente mentii sul mio stato d'animo.

I miei occhi, stranamente, erano incatenati sulla figura di Adrian, seduta in quel posto comune.

Aveva uno sguardo alquanto sofferente e arrabbiato, eppure le sue iridi acquamarina mi stavano squadrando incessanti dal mio arrivo, parevano dirmi qualcosa... qualcosa che non riusciva a dire a parole.

Il mio cuore accelerò in automatico.
Le mie pupille si persero a scrutare il suo abbigliamento tonalità antracite, ogni suo lineamento delicato del viso, ogni parte di lui...

Fu allora, che cercai fortemente di trattenere le lacrime, mi sembrava di impazzire.
Non avrei mai immaginato, dopo due anni, di dover giungere ad un confronto con Adrian dato che avevamo un presente alquanto ambiguo e audace.

Ero stata spezzata da un passato troppo pesante da sopportare, tuttavia avevo distrutto, inconsapevolmente, anche la purezza che costellava il mio coinquilino...

Solo ora, mi rendevo conto di quel suo lato amorevole tremendamente nascosto dalla sua falsa corazza.

Probabilmente, adesso, ogni tassello stava per ritornare al posto giusto.
Per questo, avevo assolutamente bisogno di sapere la sua versione...
Poiché poteva rappresentare davvero quel tipo di persona che all'epoca non ho voluto accettare e credere.

Mi accomodai anch'io al tavolo, chiacchierai tutto il tempo con i miei genitori sui luoghi magnifici nel mondo che volevo assolutamente visitare in futuro ed Adrian pareva soltanto ascoltare indifferente.
Aveva la testa altrove, le pupille fisse sul piatto quasi vuoto...

Ed io, in quel momento, stavo indossando nuovamente la maschera.
Nascondere ancora il mio dolore, affinché resti innosservato agli altri poiché nessuno avrebbe mai compreso ciò che stavo vivendo con Adrian, nonostante le cicatrici già incise e visibili sulla mia pelle.

Ma non volevo far preoccupare mia madre e mio padre o le mie migliori amiche, adesso non era ancora necessario svelare le mie crepe.
Così, mentre finivo di mangiare la cotoletta, i miei genitori incominciarono a lavare le pentole perché era davvero tardi.

A quel punto, inaspettatamente, Adrian salutò frettolosamente i miei genitori.
Sembrava davvero triste...
<< Buona notte >> rispose mio padre, girandosi verso di lui e sorridendogli infine.
Era quello l'attimo giusto.
Dovevo avere coraggio e affrontarlo, poiché era, oramai, necessario.

Allora, appena lo adocchiai uscire dalla cucina, esordii veloce verso i miei familiari:
<< Vado a dormire anch'io, buona notte >>
Incominciai a correre sulla scalinata, dato che lui era già giunto al piano superiore.

L'aria mi mancava esageratamente, una specie di nodo mi stringeva la gola e il petto.

<< Adrian >> sussurrai con una tonalità più acuta e disperata, quando lo avvistai di spalle quasi vicino alla porta in legno della sua stanza.
Il corridoio era leggermente illuminato, gli conferiva in quel modo una luce particolare e d'istinto camminai verso la sua figura slanciata e insperabilmente immobile e fissa sul mio esile corpo.

I suoi occhi chiari sembravano desiderare soltanto spogliarmi di ogni mia difesa e menzogna.

Giunta a pochi passi dalla sua corporatura, il suo profumo da uomo pareva già investirmi le narici, scuotendomi il cuore.
Intravedendomi quasi accanto alla sua figura, Adrian si spostò lievemente, guardandomi con astio.

Così, chiesi preoccupata:
<< Dov'eri? >>
Poi proseguii ansiosa:
<< Sei rientrato tardi a casa >>
Ma lui ribatté secco ed arrogante:
<< Che ti importa?! >>
Di conseguenza aprì subito, senza più scrutarmi, la porta della sua camera per entrare.

Non avevo la forza di toccarlo per poterlo fermare, allora asserii ancora supplichevole:
<< Aspetta, ti prego. >>
<< Cosa vuoi? >> rispose stanco.
<< Non fingere... l'hai letto, vero? >> Domandai sconfortata e con le lacrime che inconsapevolmente mi stavano già bagnando il viso.

<< Non fare scenate, entra. >> Decretò serio Adrian.
Per poter chiarire, dovevo seguirlo assolutamente.
Di seguito, Adrian si addentrò per primo nella sua camera, accendendo la luce.
Allora, osservai la stanza ancora in disordine... e mi ritrovai lì anch'io, chiudendo la porta in legno alle mie spalle.

Ero davvero a pezzi.

<< Quindi l'hai letto? >> insistetti, dopo qualche secondo di silenzio.
<< Cosa? >> Chiese lui con indifferenza, mentre si sedeva sulla sedia vicino alla scrivania in legno.
Fu in quell'attimo, che con coraggio precisai tremante:
<< Il mio diario >>

A quella mia affermazione, mi sembrò quasi di strozzare la voce.
Una verità troppa tortuosa da spiazzare anche il mio coinquilino.
Quindi non si era ancora reso conto che avevo ripreso il mio diario?
Avevo il presentimento che, in realtà, lui non volesse chiarire con me.

<< Non ho nulla da dirti >> annunciò glaciale, dando conferma alle incertezze.
<< Ho bisogno di sapere ciò che è successo due anni fa alla festa di Vince >> spiegai titubante.
<< Sei proprio patetica. Era una cosa che dovevi pretendere tempo fa >> dichiarò con cattiveria, fissando le mie iridi verdi, distruggendomi nuovamente con il suo rancore.
<< Voglio conoscere la tua verità... La tua versione sull'accaduto >> lo implorai.

Poi proseguii angosciata:
<< Tu ora conosci il mio passato, non credi ci sia bisogno di un chiarimento? Altrimenti perché avresti cercato nella mia stanza qualcosa che ti riportasse a quella sera?! >>
Tuttavia stare sola con lui, nella sua camera, era qualcosa di inspiegabile... una sensazione terribilmente dolce quanto dolorosa.

<< Perché me lo chiedi solo adesso? Perché, invece, non domandi a te stessa il motivo per cui mi hai tenuto a distanza o per il quale ti sei comportata in quel modo sfacciato alla festa? >> Obiettò disprezzante.

<< Perché non ricordo un cavolo! Ero ubriaca Adrian! Volevo proteggerti, ma alla fine te ne sei andato dalla festa lasciandomi sola in quello stato! >> protestai innervosita.
<< Ma che cazzo stai blaterando?! Ti rendi conto di quello che ho fatto per te?? >> rettificò con disappunto.

Dovevamo calmarci... In quel modo, non si sarebbe risolto nulla, anzi i miei genitori mi avrebbero scoperta sola con lui in quella stanza.
Non osavo neanche immaginare la scena.

Adrian contemporaneamente a quelle parole, aveva dato, addirittura, un pesante pugno nella scrivania.
Ciononostante, il boato era risuonato solamente nel mio animo.
Le gambe mi tremavano ancora parecchio.

Allora, spaventata dalla sua frustrazione e sofferenza mi sedetti sul suo letto.
Squadrai costantemente la sua figura e mormorai con una falsa calma, mentre cercavo di liberare la mente da tutta quell'agonia:
<< Ti prego Adrian, ti chiedo scusa... Ma ora parlami >>
Lui sembrava di nuovo incredulo e perplesso.

<< Cazzo >> imprecò Adrian più a se stesso, combattendo con il suo fardello.
Poi proseguì, ormai, arreso a quella devastante conversazione:
<< Judie come fai a non ricordare? Mi sembra soltanto una scusante la tua!
Io ero alla festa per proteggerti da quel bastardo, ma eri diversa... Mi hai portato in una stanza per fare sesso o qualcosa di molto simile.
L'hai definito un gioco da adulti... per non parlare di quel cazzo di bacio che mi hai dato senza consenso e motivazione. >>

<< Ma io... >> borbottai con un filo di voce.
Adrian, però, ammise ancora:
<< Ti ho allontanata anche da me perché ero venuto lì per portarti a casa sana e salva, invece, mi hai scacciato più volte quando hai visto Vince e alla fine, ti sei buttata tra le sue braccia... Come cazzo dovevo sentirmi, secondo te?? >>

E continuò alterato:
<< Mi stavi umiliando pure tu!
Non hai mai voluto aiutarmi sul serio, anzi il giorno dopo tutti raccontavano della tua scopata con quel bastardo! I miei complimenti! Ora togliti dai coglioni! >>

Adrian parlò tanto per la prima volta, ma con un avversione all'interno inimmaginabile e mentre ascoltavo quella sua verità inconcepibile, cominciai a piangere incontrollata... Ogni pezzo del mio cuore si sgretolò, mi sentii una persona orribile. Nemmeno la mia essenza voleva credere a quella realtà.

Io, non ero quel tipo di persona...
Ero allibita.

Non potevo aver fatto quelle cose crudeli ad Adrian, il mio essere era totalmente umiliato da me stessa.
Mi percepii morire, sprofondare nell'abisso... Nell'oscurità più lugubre.
Non mi riconoscevo in quella versione.

<< Adrian io... >> provai a dire, ma le lacrime soffocavano ogni mia parola, tranne i miei pensieri e la mia afflizione.
<< Vattene >> ripetè arrabbiato e deluso.
Ma, inaspettatamente, continuò nervoso:
<< non mi importa più nulla di te. Judie tra noi resta solo un accordo di sesso, sappilo. >>
Non potevo crederci... Quella frase non aveva senso.
<< No Adrian, ora devi assolutamente comprendere anche le mie motivazioni, la mia verità e le mie paure >> lo informai sconfortata. Proprio adesso, non potevo fuggire via.

Dovevo continuare a sanguinare per giungere ad un vero confronto.

Guardare in faccia quella realtà mi faceva male e mi intimoriva.
Ero amareggiata da me stessa.

Se era davvero quella la verità da accettare, Adrian non meritava, in passato, di essere ignorato da me... di far finta che non esistesse.

Ma come riscontrare se i fatti di due anni prima erano davvero quelli? Eravamo solo io e lui a quella festa, quindi dovevo fidarmi di Adrian, visto che il mio istinto era andato a farsi benedire in quella dannata sera.

Adrian non meritava il mio, inutile, negare ciò che ci aveva legato...
Percepivo il suo dolore e desideravo solamente mi perdonasse, ma se io non potevo assolvere me stessa da quella pena, con quale forza d'animo ci sarebbe riuscito lui?

Volevo andare avanti, superare il passato per un futuro in cui il mio rapporto con Adrian fosse finalmente stabile...
Senza più catene a tenerci stretti a quei risentimenti.

<< Non ho bisogno di ascoltarti, c'ero anch'io a quella festa e ho letto il tuo diario... Basta così, ora sono una persona diversa, non mi ferisci più Judie. Non ho bisogno delle tue bugie o di te. >> riferì con ira.
Ma ignorai quelle sue parole altrettanto taglienti e il constatare che aveva sfogliato veramente il mio diario e spiegai disperata:
<< mi dispiace immensamente, io non ricordavo tutto questo, te lo giuro! Vince mi aveva invogliata con l'inganno a bere tre bicchieri enormi di birra e come una stupida li ho bevuti tutti per dimostrargli che non ero la bambina che diceva, che doveva portare rispetto sia a me che a te... Invece ho sbagliato tutto, mi ha distrutto. Non ho dato peso a ciò che stavi cercando di farmi capire. >>

Trattenni di nuovo le lacrime e farfugliai:
<< Scusami ti prego o almeno accetta questa mia verità come io sto facendo con la tua >>

Era un dolore troppo possente da assorbire.

Adrian aveva messo le dita tra i capelli scuri, scompigliandoli.
Potevo captare la sua irrequietezza.
Il suo viso fisso sul pavimento, sembrava scioccato quanto me.
La sua dannazione era palpabile.

<< Quindi vorresti dire che quella notte non l'hai trascorsa con Vince? >> Domandò incredulo e beffardo.
<< Le mie amiche possono confermarti ogni cosa... Chloe ed Alexis mi hanno trovata svenuta nel corridoio e la mattina seguente, ero nella stanza della mia amica.
Tra me e Vince non c'è stato nulla, è solo un enorme bugia, tutte voci false che ha messo lui in giro... >> comunicai disperata.

<< Troppo facile così... non posso accettare queste tue parole, non posso credere a niente poiché nulla riporterà indietro ciò che ho perduto a causa di quell'evento o cancellerà tutto quel dolore che ho provato costantemente >> dichiarò con rabbia Adrian.

Poi continuò, con una tonalità più malinconica:
<< Forse non capirai mai, ma Judie eri la mia forza da bambino. La mia vita faceva letteralmente schifo... I miei genitori sono sempre distaccati nei miei confronti e litigano spesso, mi sono sentito ogni secondo un peso per loro. >>
Ero sconvolta, il cuore doleva.

Si stava confidando con me?
Ero stata sul serio la sua forza?
Cos'era quest'altro lato di lui che non conoscevo realmente, che teneva maledettamente nascosto a tutti?
Quel suo supplizio infinito.
<< Adrian non dire così... >> sussurrai sorpresa e dispiaciuta.

Ma lui sofferente proseguì:
<< il mio posto sicuro sono sempre stati i libri, non mi hanno mai deluso o abbandonato nonostante il mio continuo isolarmi da tutto poiché neanche i ragazzi della mia età parevano accettarmi per il mio carattere chiuso e tu Judie hai mandato definitivamente a fanculo la mia parte debole... il tuo comportamento mi ha distrutto tanto che ora non riesco a non odiarti. >>

Non potevo crederci mi detestava sul serio...

<< Per cosa cavolo mi odi? non ho fatto nulla di sbagliato! E per ciò che ho fatto inconsciamente alla festa, ti chiedo perdono. Quindi smettila di aggrapparti a quel dannato passato e vai avanti! >> esordii con voce più alta, riferendomi anche a me stessa. Poi continuai avvilita:
<< Adesso abbiamo un legame diverso e l'hai proposto, anzi preteso tu perciò non ti chiedo niente... Soltanto di accettare ciò che prima ti ho spiegato e avere un rapporto civile con me. >>

Ero devastata.
Le parole di Adrian erano frecce dritte nel petto e mi sentivo colpevole di tutto quel dolore anche di quello che non era causato da me...

Ora, però, desideravo solo mi guardasse con occhi differenti, per la persona che ero attualmente.

Ma, improvvisamente, confessò con una tonalità più serena:
<< Adesso la mia unica forza è mio fratello, vorrei solo vederlo felice e spensierato come gli altri bambini, quella maledetta malattia l'ha portato via da me >>
<< Ryan starà bene, deve solo fare l'ultimo ciclo di terapie prescritte dal medico e sarà di nuovo tra le tue braccia >> affermai triste, poiché volevo solo consolarlo e alleviare, almeno un po', quella sofferenza.

Lui mi scrutò a lungo, percepivo i suoi occhi increduli mandarmi in fiamme.
Non sapevo più che altro dire dato che l'argomento di Ryan mi aveva spiazzato ulteriormente, perché faceva male pure a me.

A quel punto, cautamente, mi alzai dal letto comodo, avvicinandomi alla corporatura ancora seduta di Adrian.

Lui parve troppo sorpreso da quel gesto per poter reagire in tempo.
Così mi abbassai verso la sua figura, squadrai ogni millimetro del suo corpo a un passo da me... L'anima vibrò e con audacia, feci ciò che mi bisbigliava il cuore.

Presi la sua mano calda nella mia, sfiorandola appena, in una specie di carezza che mi faceva comprendere ancora di più quanto maledettamente, adesso, lui significasse per me.

Insperabilmente, Adrian non mi allontanò... Assaporò quella tiepida calura.

Ed allora sorridendolo lieve, con le iridi giada impresse nelle sue chiazze acquamarina, azzardai insicura, sperando di poter cancellare quel passato distruttivo:
<< Adrian, ora posso abbracciarti? Possiamo superare tutto questo? >>

Io volevo solo ricongiungermi a lui, desideravo il suo bene.
In quel momento stranamente, sentivo un disperato bisogno di lui, di un suo abbraccio.

Adrian a quel punto, ritrasse la sua grande mano perplesso, come travolto da quella situazione inaspettata e irreale.
Distolse anche lo sguardo dal mio viso, probabilmente in cerca di una risposta nella sua anima.
Ma parve per quei momenti indefiniti, dannatamente indeciso.

Alla fine, alzandosi comunicò abbastanza agitato:
<< mi dispiace, ho bisogno di tempo per metabolizzare tutto questo. >>

Non sapevo più come chiarire la questione, la testa mi girava poiché l'ansia mi stava ancora dominando.
In quel momento, però, Adrian raggiunse senza dire altro, la porta della sua camera e l'aprì come a suggerirmi di andare via.

Quindi la situazione disastrosa tra di noi, non era cambiata?

Mi alzai anch'io da quella posizione ormai scomoda, pure se il suo profumo era ancora impresso in quel posto e continuai a fissare ogni sua espressione, oramai, incomprensibile. Mi avvicinai alla sua figura alta con la speranza che parlasse nuovamente, invece aspettava solo di vedermi uscire fuori dalla sua stanza.

Con il cuore a brandelli, oltrepassai la sua corporatura e andai via da quel luogo.

Adrian richiuse subito la porta alle mie spalle, come a voler cancellare anche quel nostro momento insieme ma, in verità, una parte di me era ancora lì, immobile al suo fianco.

La mia anima era, oramai, incastrata con la sua in modo indissolubilmente.







































































































































NOTE ❤️

Ciao carissime/i 🙂

Era inevitabile un confronto tra i nostri protagonisti, dopo aver vissuto determinate emozioni alla gita e aver scoperto quel diario tanto essenziale per il loro passato... Ed ora?!
Giungeremo ad un seguito inaspettato o ancora più tortuoso?

Quindi preparatevi a degustare i prossimi capitoli 😉

Siete sempre nei miei pensieri 💕

Un forte abbraccio 🌷

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