CAPITOLO 69
"Ama, ama follemente, ama più che puoi. E se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente."
- William Shakespeare
Dal mio rientro a Newport, era ormai passata una settima.
I giorni erano trascorsi velocemente tra il forte vento e la pioggia incessante.
Adrian pareva irrequieto, ogni volta che incrociava il mio sguardo girava il viso dalla parte opposta come a voler fuggire...
Forse era ancora tormentato dalle mie parole, quella verità tanto scioccante quanto rassicurante.
Ed io, da quel momento non avevo smesso di pensare a lui o al fatto che oramai ero riuscita ad ammettere a me stessa che Adrian mi piaceva sul serio.
Ciononostante, non potevo approfondire quel sentimento poiché lui pareva ancora desiderare solamente il mio corpo o detestarmi senza alcun motivo apparente.
Avevo cercato in ogni modo di distrarmi per non vivere incatenata a quella realtà bella ed audace quanto tagliente e dolorosa, ma il timore che le mie amiche avessero intuito qualcosa si faceva sempre più concreto poiché ogni volta che mi scrutavano pensierosa iniziavano a pormi numerose domande ed io provavo sempre a cambiare argomento o fingere, in ogni attimo con loro, di essere felice.
Per fortuna non avevo più adocchiato Olimpia e stranamente neanche Peter e Noah, probabilmente erano impegnati rispettivamente con le partite di rugby e il corso di pittura.
Nel corridoio dell'istituto, mentre raggiungevo la mensa, avevo perfino intravisto una volta quella ragazza dai lunghi capelli ricci tonalità castano che si era presentata a casa mia per Adrian... Tutt'oggi la sua figura era impressa perforante nella mia memoria.
Avevo percepito uno strano nodo formarsi in gola e nel petto guardandola, mi sembrava di soffocare quindi avevo tolto all'istante il mio sguardo confuso su di lei, dedicandomi ad altro.
Era gelosia? Sicuramente una parte di me voleva scoprire che tipo di rapporto c'era tra di loro...
In quello stesso giorno, mentre tornavo serenamente alla mia villa ed osservavo il paesaggio cambiare in stile natalizio per l'inverno già giunto alle porte, mi salutò di fretta ed inaspettatamente James, l'amico figo e ricco di Peter che non vedevo dall'epoca della cioccolata calda in quel locale carino.
Prima di ricambiare il saluto, automaticamente la mia bocca si spalancò per lo stupore, non pensavo assolutamente di incontrarlo di nuovo... Era sempre vestito in modo elegante e nell'intravedere il mio volto sorpreso, prima di scappare via, mi aveva sorriso soddisfatto e fatto l'occhiolino in modo provocatorio.
Adesso, però, ero sola e seduta nel salotto comodo di casa mia, non riuscivo a concentrarmi su nessun canale presente in televisione neanche su un film romantico che amavo tanto o un documentario sugli animali.
L'unica persona che stranamente non avevo ancora incontrato in quella settimana era Sebastian...
Ero, addirittura, andata volontariamente nella biblioteca della scuola per salutarlo, ormai era troppo tempo che non lo incrociavo e avevo pure l'urgenza di chiedergli qualche ripetizione di matematica, ma non c'era... probabilmente era occupato con la sua fidanzata come mi avevano suggerito le mie migliori amiche, dato che l'avevano adocchiato più volte insieme alla sua dolce metà nel parco vicino l'istituto.
Parevano così affiatati, desideravo anch'io un amore così tenero e vero.
Pian piano per il troppo riflettere, gli occhi incominciarono a chiudersi pesantemente finché non fui totalmente addormentata.
Mi ritrovai in una piccola stanza completamente vuota e poco illuminata.
Non né capivo il motivo, perché mi trovavo in quel posto?
Quindi iniziai ad agitarmi, ma improvvisamente dalla porta in ferro già spalancata entrò Sebastian... Sembrò quasi infida come scena.
Aveva i capelli castani ancora bagnati,
La pelle chiara ancora umida, accompagnato da un profondo odore di bagnoschiuma al muschio.
Il suo corpo era poco definito e i suoi occhiali coprivano i suoi grandi occhi.
Era quasi totalmente nudo, aveva solo un asciugamano bianco a coprirlo dall'inguine alle ginocchia.
Deglutii pesantemente presa alla sprovvista ed imbarazzata.
<< Ah eccoti, allora sei pronta? >> Mi chiese con disinvoltura e in modo inaspettato, avvicinandosi alla mia figura titubante.
<< Pronta per cosa? >> Domandai insicura, indietreggiando di qualche passo.
<< È solo sesso tranquilla >> decretò insperabilmente, ricordandomi le esatte parole di Adrian.
<< Cosa?? >> Chiesi con una tonalità più alta, sempre più confusa.
<< Perché sei ancora vestita? Non ti piace ciò che stai guardando? >> Domandò sicuro di sé, fissandomi.
Deglutii nuovamente per l'ansia, volevo solo fuggire via da lì.
Ma inaspettatamente, proprio quando la figura di Sebastian si stava avvicinando pericolosamente al mio esile corpo in atteggiamenti fin troppo famelici, la voce familiare di Adrian iniziò a risuonare nella camera, incredibilmente carica di disprezzo.
Nonostante in quel momento sentissi soltanto il disperato bisogno di lui al mio fianco, la frase che ripeteva procurandomi dei tagli al cuore evidenti era:
"Judie ti odio, mi hai ferito, sei una persona meschina e una sgualdrina."
Quelle parole mi ferivano, mi distruggevano internamente poiché Adrian probabilmente si stava riferendo a quel passato a me in parte ignaro che tanto ci aveva diviso, provocando un enorme rancore in lui nei miei riguardi anche se ora per me lui significava troppo, era davvero importante.
Poi, improvvisamente, la voce del mio coinquilino si arrestò e Sebastian incominciò a correre verso la mia direzione.
Io indietreggiai ancora spaventata, ritrovandomi con la schiena schiacciata al muro.
Cosa voleva da me? Perché stavo sognando proprio lui?
Insperabilmente, in pochi minuti, la sua mano sfiorò la mia carnagione rosea, causandomi la pelle d'oca, inoltre le sue dita scesero frettolosamente giù maliziose, verso il mio seno.
Non ero in grado di reagire, ma i miei occhi spalancati rappresentavano il terrore che stavo vivendo.
Desideravo solamente che Adrian sorprendentemente giungesse lì per me, per salvarmi.
Iniziai a scuotermi nel sonno, tanto da svegliarmi quasi, ma come per magia invece della figura di Sebastian, ora davanti a me c'era il mio coinquilino.
I suoi capelli scuri ricadevano in parte sulla fronte, evidenziando il contrasto con la sua cute candida. I suoi occhi acquamarina mi osservavano senza alcuna nota di avversione.
Le sue labbra carnose parevano sorridermi assurdamente in modo dolce.
Indossava una tuta da ginnastica interamente blu e le sue mani grandi stranamente erano salde sulle mie guance già in fiamme per l'ardente lussuria che bramavo per lui.
<< Ti stavo aspettando >> pronunciò serenamente, rammentandomi quelle sue famose parole.
Allora il mio cuore si tranquillizzò, riempiendosi di quella calura perseverante che solo lui poteva farmi provare.
Così tiepido e delicato da desiderare soltanto di cingere la mia mano nella sua.
A quel punto gli sorrisi anch'io, un sorriso così autentico da sembrare irreale.
Era solamente di lui che avevo bisogno ed Adrian, per la prima volta, pareva volere lo stesso.
Insperabilmente mi strinse a sé.
Mi stava incredibilmente abbracciando.
Un gesto così umano e carico d'amore che sembrava troppo inverosimile, eppure era la pura realtà.
Adesso le sue braccia cingevano forti il mio corpo riscaldandolo, facendomi sentire al sicuro... Pareva avesse timore di vedermi fuggire via, di non voler più restare un attimo senza di me.
Il suo mento era appoggiato delicatamente sulla mia spalla, il mio cuore batteva incontrollato e la mia anima sembrava aver raggiungo il paradiso.
Il suo profumo da uomo mi faceva impazzire, desideravo ogni cosa di lui specialmente le sue labbra.
Così esordii estremamente felice:
<< Anch'io ti stavo aspettando >>
Ma a quelle parole, il viso di Adrian mi fissò serio, poi incastrò i suoi occhi ombrosi nelle mie iridi verdi.
Tutto intorno a noi si colorò di nero e prima che il mio coinquilino svanisse dalla mia visuale portandomi alla disperazione, riuscii ad adocchiare il suo sguardo nuovamente pieno di rammarico.
Poi la sua voce arrabbiata e oramai in lontananza dichiarò, con una leggera risata maligna:
<< Tu mi stavi aspettando? Ti ho vista Judie, ti ho sorpresa poco fa con quel ragazzo... Hai rovinato tu ogni cosa. Ricordatelo perché il mio odio per te non avrà mai fine! >>
La verità è che quando odi, così come quando ami, nutri incondizionatamente dei sentimenti ed è ciò che lega maledettamente e assurdamente una persona all'altra. È l'indifferenza, in realtà, a dividere sul serio due persone perché non esistono emozioni.... invece per noi la verità era che Adrian rappresentava il mio fardello ed io ero il suo, era questo che ancora ci univa.
Tuttavia, ero lo stesso scioccata da quella frase così cattiva.
Tremante mi svegliai dal sonno improvvisamente.
Aprii gli occhi tanto velocemente che il ritorno alla quotidianità parve quasi impossibile.
Presi il telefono accanto a me per vedere l'orario ed era tardi... Avevo dormito parecchio senza rendermene conto, ormai anche Adrian doveva essere di ritorno a casa.
Ma incredibilmente le sue parole risuonarono ancora nel mio cervello così pesanti da devastarmi e a quel punto, mi resi conto di una realtà così vera da sembrare falsa.
Dovevo assolutamente ricordare dettagliatamente cosa era successo quella dannata sera per capire il disprezzo del mio coinquilino nei miei confronti e giungere in questo modo ad un compromesso che avrebbe giovato entrambi.
Così automaticamente, mi alzai dal divano e corsi, corsi disperata per tutte le scale fino ad arrivare affannata nella mia stanza.
Più volte inciampai sulla scalinata con il rischio di farmi male, ma dovevo assolutamente entrare nella mia camera, lì dove in fondo ad un cassetto c'era nascosto il mio diario segreto.
Solo su quell'oggetto erano trascritte le mie memorie su quella sera che aveva stravolto per sempre la mia vita e a quanto pare, anche quella del mio coinquilino.
Avevo scritto di fretta tutto ciò che rammentavo per non dimenticarlo, l'avevo sistemato lì per sicurezza e non l'avevo più preso da quel posto per rileggerlo, non volevo rivivere quei momenti... Mi andava bene fingere di non ricordare tutto.
Eppure, era ora di portare alla luce attimi cruciali e sofferenti.
Con l'ansia a pervadermi internamente, giunta al cassetto in legno, incominciai a scavare avvilita per trovare quel fatidico oggetto, ma nulla... non c'era più.
Com'era possibile??
Il respiro parve strozzarmi.
Senza quello, non avrei avuto le idee chiare su niente di ciò che riguardava quella notte, né avrei rivissuto quei momenti bruttissimi e quelli che invece, mi avevano portato, grazie anche alle mie amiche, alla risalita.
Un dubbio spaventoso si posò nella mia mente, così invadente che uscii nuovamente di corsa dalla mia stanza seguendo l'istinto, ritrovandosi di conseguenza nel corridoio buio.
E se Adrian avesse scovato nella mia stanza per trovare qualche elemento importante per far chiarezza su quella notte??
E se il diario adesso era nelle sue mani, voleva significare che c'era qualcosa che lo tormentava sul serio, forse una realtà diversa dalla mia.
Presa dall'angoscia, senza neanche chiedere il permesso o bussare, spalancai la porta della camera del mio coinquilino.
Era anch'essa immersa nel buio e dal suo profumo da uomo... Inoltre, come sospettavo lui non c'era ancora.
La stanza stranamente era in disordine, come se qualcosa l'avesse torturato fino all'esaurimento.
Sbigottita e presa dal panico iniziai a sudare... Mi mancava l'aria.
In effetti, ormai era tardi dov'era finito Adrian?
Senza rifletterci troppo, né approfittai per setacciare velocemente la sua camera, forse il mio diario era lì...
Ma sulla scrivania ampia, nel mobile in legno e sotto al letto non c'era niente, restava solamente la sua cassettiera.
Aprii totalmente con mani traballanti il primo cassetto e proprio lì, nascosto da alcuni libri scolastici, c'era il mio diario...
L'aveva già letto? Perché l'aveva preso? Quando era entrato in camera mia? E adesso cosa sarebbe successo? Cosa dovevo fare?
E mentre disperata, ero ormai stesa sul suo pavimento freddo con le lacrime agli occhi per le varie preoccupazioni e il diario stretto al petto, il rumore della porta principale che si spalancava, mi fece sobbalzare.
Anche se probabilmente si trattava dei miei genitori, ora dovevo essere coraggiosa e scappare via da lì...
Il diario, anche se oramai era troppo tardi, doveva restare con me perché era la mia versione dei fatti, la mia verità.
E pure se Adrian non mi credeva o adesso mi odiava ancora di più, avevo bisogno di rileggere tutto con attenzione per poter così comprendere e chiarire la sua verità, la sua versione e avere finalmente un confronto che forse ci avrebbe portato ad un futuro diverso o addirittura, più burrascoso.
A breve il mio fardello avrebbe intuito che il diario era nuovamente nelle mie mani e quindi sapevo ciò che aveva fatto o che ora conosceva quello che all'epoca avevo vissuto in determinate occasioni e pensato in modo discrepante...
Mancava pochissimo alla resa dei conti e anche se il mio cuore era già a pezzi, ero pronta a far lucidità su quell'evento che aveva condannato in un'eterna sofferenza sia me che il mio coinquilino... Tanto da farmi detestare veramente da lui.
Adesso, rappresentavamo perfettamente due facce della stessa medaglia.
O meglio, solo in parte poiché la verità è che avevo sempre mentito a me stessa e agli altri, nascondendo una realtà diversa con Adrian... solo perché rammentare quei minuscoli periodi in cui si era creato tra di noi, in passato, un legame simboleggiava una pena reale.
Il mio fardello aveva ragione, non ero stata sempre una brava persona.
Ero una bugiarda.
NOTE ❤️
Ciao mie lettrici e lettori 🙂
Com'è andato il primo giorno di scuola?
Siete agitate o preoccupate?
Mi raccomando, godetevi le giornate insieme ai vostri compagni/e di classe... Ovviamente nella massima attenzione e sicurezza.
Io vi abbraccio forte 🥰
Sono parecchio in ansia, siamo arrivati al punto di svolta 🔥
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