CAPITOLO 6
Non permettere alle ferite di trasformarti in quello che non sei.
(Paulo Coelho)
Noah aveva il viso paonazzo.
Allontanò di scatto le sue mani dall'armadietto e poi il suo corpo dal mio.
Cercò di dire qualcosa, ma dalla sua bocca uscì solo aria.
Mi sentivo paralizzata, non sapevo come comportarmi o cosa dire.
<<Ecco io devo andare... ciao Noah>> sussurrai con il volto basso, guardandomi le scarpe.
Mi avviai velocemente verso l'uscita.
Lui non mi fermò.
Girai per un istante la testa verso di lui e lo vidi ancora lì, immobile.
Spostava freneticamente la testa dall'armadietto alla cerniera dei suoi jeans, incredulo di non essere riuscito a controllare i suoi ormoni.
Io non sapevo se ridere di quella scena o piangere per quello che era appena successo.
Quando nel cortile incrociai Chloe e Alexis ero ancora stranita dall'accaduto.
Probabilmente avevo il viso scarlatto.
Cavolo avevo sentito sulla mia "amichetta" quel suo membro grande e duro.
Premere forte come se volesse farmi sua, lì subito.
Potevo definirmi sotto shock!
Forse la cosa doveva rendermi felice, ma non capivo cosa provassi realmente.
Ovviamente le mie amiche mi tempestarono di domande a cui io non risposi.
Poi stufa improvvisamente esclamai stizzita: << ho percepito la presenza forte e chiara dell'amicone di Noah sulla mia amica!>>
Per fortuna che non attirai l'attenzione di nessuno, senza rendermene conto avevo alzato la voce irritata da quell'interrogatorio.
Chloe mi osservava con occhi sgranati, confusa.
Alexis riempì, invece, l'aria di una fragorosa risata.
Alla fine non chiesero più nulla fortunatamente.
Infine Alexis si avvicinò con malizia.
<<Domani il club di disegno finirà prima quindi devi assolutamente venire con noi>> esordì.
Tramavano qualcosa sicuramente.
Un po' indecisa feci cenno di si con la testa.
Tanto mi avrebbero obbligata a stare con loro.
Arrivate fuori al mio vialetto le salutai con un abbraccio.
Sembravano così delicate tra le mie braccia e il loro profumo zuccherato mi riempì le narici.
Era ancora presto il sole batteva forte nel cielo limpido.
Così appena le mie amiche si allontanarono decisi di camminare un po', volevo fare un giro per rilassarmi e soprattutto non volevo incrociare già Adrian.
Avevo un brutto presentimento.
Ogni volta mi squadrava con un mezzo sorriso, venefico. Pareva tagliarmi interiormente solo sfiorandomi con lo sguardo, come lama affilata.
Passeggiai tanto senza accorgermene.
Il paesaggio che mi circondava era incredibile.
Grandi alberi con foglie di un verde vivido da cui si udiva il fruscio leggero del vento, un bellissimo prato con fiori di ogni genere e di tanti colori diversi: rosa, bianchi, rossi, gialli... la luce riflessa del sole li illuminava, sembrava un mosaico allegro, vivace.
Qualche farfalla volava nel cielo sereno, api si posizionavano sui fiori appena sbocciati e il cinguettio degli uccelli riempiva l'aria.
Pian piano arrivai nel parco dove c'erano le giostre per i piccoli come l'altalena, lo scivolo, il dondolo.
Lì vicino c'era una zona dove si poteva giocare nell'erba.
Mi sentivo finalmente in pace con me stessa.
Ero rilassata, tranquilla.
Il sole che prima era giallo ora scendeva piano in un colore tra l'arancione e il rosso, con le sue sfumature riempiva il cielo sereno.
Era ora di tornare a casa, il tramonto maestoso mi ricordò inaspettatamente che avevo ancora tanto da studiare...
Ero pronta per affrontare Adrian. Non dovevo avere paura di lui. Dovevo essere forte!
Ma il destino gioca brutti scherzi qualche volta.
Una figura familiare era di spalle, a qualche metro di distanza da me, piegata sulle proprie ginocchia con spalle curve.
I capelli scuri e scombinati, il suo abbigliamento nero era in contrasto con quei colori sgargianti del prato e dei fiori che lo circondavano.
Mi avvicinai piano, silenziosamente. Un passo alla volta per osservare meglio, per capire chi fosse.
Ora avevo una visuale più ampia e mi captai stringere lo stomaco.
Ricordavo bene quei vestiti ,quei capelli, quel profilo.
Fu un attimo, lo stupore mi colpì forte.
La bocca quasi spalancata per la sorpresa, incredula.
Perché lui era in quel posto? E in quella posizione?
Adrian...
sospirai.
Non sapevo se dovevo avvicinarmi o chiedergli qualcosa.
Non volevo farlo infuriare.
Non avevo intenzione di firmare da sola la mia condanna a morte.
Ma la curiosità era forte.
Poi di nuovo quella sensazione malsana. Un pensiero pericoloso si fece strada nella mia mente e quasi ridacchiavo avida.
Volevo fargli prendere un bello spavento.
Sarei saltata improvvisamente da dietro alle sue spalle, facendolo sussultare per la sorpresa.
Ma il mio sorriso lentamente vacillò, si affievolì.
Ricordai trepidante come l'ultima volta la mia vendetta si fosse rivolta contro.
Le gambe incominciarono a tremare.
Dovevo restare tranquilla.
Non dovevo assolutamente avvicinarmi.
Dovevo allontanare dentro di me quella sensazione nociva.
Per mia sventura le gambe si mossero da sole, automaticamente.
E ovviamente la sfortuna non poteva che accompagnarmi.
Il mignolino del mio piede destro andò a sbattere violentemente contro un sasso enorme e iniziai ad imprecare a bassa voce.
Il dolore era intenso.
Fu un attimo...
Sbiancai.
Mi bloccai.
Adrian girò il volto nella mia direzione, inarcò un sopracciglio con uno sguardo tra il disprezzo e il sorpreso.
Sconcertata anch'io nel vedere il suo sguardo venefico fisso nel mio, mormorai: <<ecco io...>> deglutii cercando di parlare con convinzione <<ero qui per caso, poi ti ho visto e non capivo cosa stessi facendo>>.
Senza proferire una parola, si spostò un po' con il busto e inclinò la spalla.
Spuntava da lì un essere minuscolo e peloso, quasi non riusciva a camminare.
Ero stupita.
Era un cagnolino e il mio coinquilino era lì che lo accarezzava leggermente con la sua mano grande, candida.
La mia testa si riempì di domande...
A lui piacevano gli animali? Precisamente i cani? Era buono con loro? Voleva aiutare quel cagnolino?
Poi si girò verso il cucciolo e con delicatezza riprese a toccarlo, ora con le dita gli solleticava la pancia.
Ma il suo volto non aveva espressione, non riuscivo ad interpretarlo.
Io amavo molte cose, soprattutto i bambini, ma amavo tanto anche gli animali specialmente i cani e fu incredibile scoprire che pure ad Adrian stavano probabilmente a cuore, che forse avevamo qualcosa in comune.
Con fare meccanico, nel voler vedere cosa fosse successo a quel cucciolo così carino e indifeso, mi incamminai verso lui cautamente.
Ma Adrian scattò in uno sguardo maligno verso la mia direzione, a ogni passo che percorrevo.
Mi fulminò con i suoi occhi chiari e la bocca serrata, contratta.
Non mi voleva vicino a lui.
"Puoi farcela Judie. Devi farcela" mi ripetevo mentalmente e un passo alla volta, sempre più pesante, mi sembrava di avvicinarmi alla morte.
Ero sempre più vicina al mio peggior nemico...
NOTE:
Ciao a tuttiii 😈
Stavo pensando di creare un profilo Instagram per questo mio romanzo, dove pubblico varie cose ad esempio spoiler 😏
Fatemi sapere se l'idea vi piace ❤️
Ahhhh quasi dimenticavo 🙃
La settimana prossima aggiorno prima!
(Spero di rendervi felici)
quindi tenetevi pronti 😈
Pian piano ci avviciniamo a cose più piccanti 😏
Non penserete mica che è una semplice storia d'amore?! 🤯
Buon weekend a tutti ❤️
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