Non ci può essere felicità se le cose in cui crediamo sono diverse dalle cose che facciamo.
(Freya Stark)
Fu strano vedere Noah per la prima volta desiderare di fare uno sport diverso dal football o dal rugby.
La partita era appena iniziata.
Nessun pallone mi aveva ancora schiacciato la faccia, quindi momentaneamente andava tutto bene.
Tuttavia, Sebastian che si trovava proprio davanti a me, verso destra, non sembrava particolarmente atletico.
Schivava la palla contorcendosi quasi totalmente, era parecchio bizzarro.
Data la sua scarsità l'avevano preso praticamente di mira.
Per poco il suo naso in più occasioni non si era rotto. Eppure, miracolosamente, s'era sempre salvato.
Cercai di concentrarmi sulla direzione del pallone anche se cambiava ripetutamente zona.
Solo avvistarlo a pochi metri da me, mi scombussolava il battito cardiaco, aumentando vertiginosamente l'ansia che già mi martellava internamente.
Alexis su questo mi assomigliava, pure lei non era portata per certi allenamenti.
Ciononostante, ogni volta che spostavo leggermente il mio limpido viso verso sinistra per squadrare la situazione circostante, l'intravedevo piuttosto tranquilla.
Ero sicura che fosse tutto merito di Chloe.
Lei, con il suo spirito da giocatrice infallibile e accanita, la stava proteggendo da ogni possibile attacco.
Era anche al mio fianco per fortuna, ma pareva curarsi poco di me, probabilmente per la presenza di Peter.
Quel figo esagerato risiedeva proprio accanto a me, precisamente alla mia destra. Nonostante fosse lievemente sudato, percepivo ancora un buon profumo e straordinariamente era davvero eccezionale in qualsiasi sport, sebbene preferisse l'arte e... mi stava aiutando veramente.
Si agitava spesso e inaspettatamente verso la mia figura come una scimmia, tanto da dovermi trattenere dal ridere qualche volta... mi copriva interamente con la sua corporatura muscolosa evitandomi così qualsiasi brutta figura.
Mi è sempre apparso un tipo abbastanza gentile, tuttavia non potevo negare che in alcune occasioni, nei miei confronti, era davvero strano.
Noah, con il suo fisico mozzafiato e il suo volto da playboy era proprio di fronte alla mia visuale.
Ovviamente sapeva giocare alla perfezione.
Lui che, in realtà, passava la maggior parte delle giornate in quell'enorme palestra ad allenarsi quando a parer mio, fuori c'era tutto un mondo da vivere al pieno.
Casualmente, ogni tanto, i suoi occhi azzurri, mi intrappolavano come se desiderassero un contatto che oramai non c'era più da tempo.
Molte cose erano mutate, precisamente i miei sentimenti e inevitabilmente stavo cambiando anch'io...
Noah attirava verso di sé, senza volerlo, l'attenzione di tutte le studentesse presenti in quella sala.
I suoi bicipiti parevano scolpiti sul marmo.
Alexis talvolta emetteva un grido inquietante di terrore.
Ciò mi procurava inizialmente una risatina, poi la pelle d'oca perché come un allarme mi avvisava all'istante che il pallone era vicinissimo, perciò dovevo stare veramente in guardia.
Bastava solamente un tocco per escludermi e sarebbe stato perfetto, ma iniziata la partita, purtroppo, avrei fatto solo una figuraccia davanti a tutti andandomene così presto, quindi dovevo sopravvivere al più lungo possibile.
Inaspettatamente la palla arrivò folgorante verso la mia direzione e io presa dal panico restai lì, immobilizzata.
Ciononostante prima che mi toccasse, addirittura dapprima che Peter potesse esibirsi in un grande salto sventolando le sue lunghe braccia nella mia postazione per salvarmi, Chloe magicamente schiacciò il mio fragile corpo con la sua schiena e prepotente la colpì nuovamente in modo da continuare il gioco...
Deglutii.
Che ragazza formidabile...
Mi percepii perduta per un istante, eppure non potevo arrendermi.
Precedentemente erano stati eliminati già tre ragazzi.
Il gioco procedeva senza freno, anche se non mi sentivo affaticata, però il tempo sembrava non passare mai e desideravo vivamente ritornare a casa per riposarmi sul mio comodo letto e mangiare tante merendine al cioccolato che, come sempre, avevo nascosto nel mio armadio in legno.
Poi successe l'impensabile.
Il coach scorbutico incominciò ad urlare:
<< Pensi di essere al bar? Muovi quei piedi e vieni qui! >>
Girai di scatto la testa verso quel trambusto.
Olimpia...
Era seduta su un gradino di cemento, con le gambe accavallate e il cellulare appoggiato vicino all'orecchio sinistro, stava chiacchierando a telefono con qualcuno perché si udiva alla perfezione la sua risata da papera starnazzante.
Evidentemente aveva preferito per l'ennesima volta il relax a quegli esercizi fisici, ma la cosa che adesso più mi irritava era averla in quel cerchio, doveva partecipare anche lei malauguratamente.
Forse era giunto il momento di fargliela pagare sul serio.
Anche se ero un'imbranata, potevo finalmente trafiggerla e farla scendere svelta dal piedistallo.
La mia nemica come ipotizzavo camminò verso la direzione di Noah, che fortunatamente avvistandola giungere non parve darle importanza.
E fu proprio in quell'attimo che un urlo seguito da un imprecazione, mi fece scuotere bruscamente la testa e catapultai subito la mia visuale verso quella tonalità familiare.
<< Cazzo, tira un po' più piano la prossima volta! Mi hai quasi rotto una spalla! >>
Sebastian era stato centrato dalla palla.
Non avevo adocchiato, purtroppo, chi l'aveva colpito e nemmeno avevo compreso perché si era distratto, ma sperai unicamente che non fosse per quella gallina insopportabile.
Le nostre iridi colorate si intrecciarono.
Io continuavo ad osservarlo preoccupata, mentre lui mi accennava un debole sorriso.
Fulmineo l'allenatore fischiò e di conseguenza esclamò:
<< Fuori! >>
E vidi il mio amico dolorante uscire dal cerchio.
Allora, senza controllo, spostai i miei occhi giada verso la voluminosa corporatura di Olimpia e proprio come immaginavo ogni suo movimento pareva un vantarsi davanti a Noah.
Ma all'altro lato, sempre accanto a quel gran figo, c'era quella misteriosa ragazza.
Ogni volta che la fissavo, un'insolita fitta acuta stravolgeva il mio cuore ferito.
E desiderai con tutta me stessa che Adrian davvero non fosse presente in quella grande palestra, anzi non volevo che si recasse qui vicino a lei perché probabilmente il mio essere non sarebbe sopravvissuto...
La sofferenza e la gelosia mi avrebbero sgretolata... un pezzo alla volta proprio come le mie emozioni che pian piano esplodevano.
Non riuscivo ad accettare la verità, non volevo credere che fosse proprio lei, quella donna con un rapporto così intimo con il mio coinquilino.
Quindi, per il momento, per non perdermi in quell'oscurità dovevo semplicemente ignorarla.
La partita sembrava non avere una fine e proseguiva, per fortuna, senza intoppi.
Eppure Peter, nonostante mi sorridesse dolcemente come a volermi proteggere costantemente, ogni volta che il suo bel volto si abbassava verso la mia figura, per scrutarmi meglio, si evinceva la sua tremenda stanchezza.
Ambivo veramente ad aiutarlo, a sapermi gestire da sola per non sentirmi così terribilmente un peso, ma Noah sorprendentemente l'aveva preso di mira.
Non ne capivo il motivo, ma ripetutamente appena la palla capitava fra le sue grandi mani, la puntava verso di lui.
Forse era successo qualcosa tra di loro... Era l'unica spiegazione logica.
Intanto Noah, mi esaminava con lo sguardo perso nel vuoto, nei suoi impenetrabili pensieri...
Mentre nuovamente il pallone veniva dritto verso di me, cercai di rendimi utile e agilmente provai a schivarla, ma non so come... Mi prese in pieno, mi colpì violentemente la fronte.
Le gambe per il forte urto non furono salde e caddi immediatamente a terra, come la pioggia di un temporale che si infrange al suolo.
La testa mi girava parecchio.
Chiusi gli occhi per qualche secondo, per comprendere tutto ciò che era appena successo.
Ma mi sentii barcollare anche all'interno.
Udivo svariate voci e tonalità differenti intorno a me, come la presenza di varie persone con diverso allarmismo, così provai a farmi coraggio, nonostante l'imbarazzo e lentamente aprii le palpebre e fu come sognare, una visione surreale, inverosimile.
Il primo viso che focalizzai era l'unico così esageratamente abbagliante e inaspettato.
Tra tanti volti qualunque, fu quello di Adrian a catturarmi... proprio quello del mio tormento.
Era molto sudato, l'espressione alquanto perplessa.
Quindi, in realtà, si trovava anche lui in palestra per gli allenamenti?
Ed era lì per me o per riconoscenza ai miei genitori?
Non poteva essere vero...
Nel fracasso circostante sentii assurdamente ed incredibilmente solo le sue parole.
Fu la calura del risveglio.
Fu la quiete.
<< Stai bene? >> domandò ancora incerto.
Esitai appena mezzo minuto, desideravo ardentemente dirgli la verità, cioè che era impossibile stare bene dato il potente colpo alla testa e... al cuore, ma esalai solamente e debolmente:
<< Si >>
Lui mi esaminò, osservò dettagliatamente il mio volto tinteggiato lievemente da una tonalità bordeaux, poi senza tentennare un secondo, andò via... lontano da me... di nuovo, dando spazio ad altre persone lì presenti.
Solo a quel punto parve tutto rianimarsi, riprendere vita, ritornare a muoversi.
Nonostante ciò che era appena successo, mi sembrò una vera allucinazione, ma troppo nitida per esserlo.
In quel momento udii la voce di Olimpia pronunciare disprezzante:
<< Ora il suo cervello diventerà ancora più ottuso >>
<< Se non stai zitta e vai via, sarà il tuo cervello a diventare ancora più minuscolo >> rispose subito e con nervosismo Alexis.
<< Judie come stai? >> Esordì angosciato Peter e all'istante i nostri occhi parvero unirsi.
Ma non risposi, ancora estremamente confusa.
Così, improvvisamente la sua grande mano calda toccò la mia guancia mandandola letteralmente in fiamme, in una sorta di carezza.
Fui rapita dal gesto delicato.
<< Judie mi senti? >> Domandò più volte spaventata Chloe.
Fulminea avvicinò la sua esile corporatura alla mia, come a tutelarmi.
<< Ragazzi spostatevi, fatele respirare un po' d'aria pulita! >> Esclamò severo Noah.
E diressi repentina la mia visuale verso quel viso d'angelo.
Poi continuò ad alta voce, come se gli avessi dato il permesso:
<< Coach non si preoccupi, la porto io in infermeria. >>
E proprio mentre mi sollevava dal pavimento senza sforzo, tenendo saldamente il mio piccolo corpo nelle sue braccia muscolose, che dichiarai frustrata:
<< Fammi scendere, non c'è bisogno davvero. Mi basta solo camminare un po' fuori all'aria fresca. >>
Ma in verità, internamente, nella mia anima urlai disperata:
"Lasciami stare! È l'unica opportunità che possiedo. Ho bisogno di capire dov'è Adrian, quindi dammi la possibilità di raggiungerlo."
Tuttavia, Noah parve ascoltarmi solo in parte.
Con attenzione lasciò la presa per farmi scendere, ma una volta sostenuta unicamente dalle mie gambe, strinse la sua grande mano nella mia costringendomi a dirigermi con lui verso l'uscita di sicurezza.
NOTE ❤️
Anzi...
SORPRESAAAAA 🎆
Vi presento Sebastian 🙈
Ovviamente così è come lo vedo io, ma ognuno di voi è libero di immaginarlo come preferisce 🥰
❌ GUARDATE L'IMMAGINE DEL CAPITOLO ⬆️⬆️⬆️
Vi piace? ✨
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