CAPITOLO 52

"Bisogna tessere una tela di dolore prima che emerga l'immagine di un sorriso."
ANTONIO ASCHIAROLO





La sua bocca rosea era lussuria e appagamento per me.
Nonostante la tensione tagliente nell'aria quasi struggente, era ugualmente riuscita a catturarmi come un magnete.
Piano vidi l'espressione di Adrian mutare sul suo viso latteo e definito.
Una smorfia di indignazione, rabbia si formò lievemente.

Mi ero esposta totalmente anch'io, gli avevo mentito precedentemente e ora aveva compreso sicuramente il mio piano, ma dovevo assolutamente capire ciò che stava succedendo a mia insaputa.
Il mio fardello era sempre fin troppo insolito con me...
Era temporaneamente la luce e il buio.

Intanto, stavo aspettando ancora una risposta da mia madre che mi osservava assiduamente pensierosa e stupita.
I suoi occhi grandi fissi nel vuoto.
Questo suo comportamento non fece altro che far crescere di più l'ansia che mi stava già divorando all'interno.

Furono secondi di assoluto mutismo, così interminabili.
Poi, improvvisamente, mio padre entrò in cucina visibilmente spensierato, un sorriso caloroso stampato sul volto ovale e pronunciò incurante della situazione, prima di posizionarsi accanto a mia madre:
<< Cara che mangiamo di buono adesso? Sono veramente affamato. >>
Solo allora mia mamma parve sbloccarsi e annunciò guardando dolcemente la figura di suo marito:
<< Quello che desideri, aiutami per favore. >>

Prima che si allontanasse da me per spostarsi, adiacente ai fornelli con papà, confessò, scrutandomi appena:
<< Non vorrei sbagliare, ma sembra proprio una delle torte di compleanno di Adrian da bambino >>
Restai sbalordita...
Perché quella foto era in lavanderia? Soprattutto, perché soltanto quel pezzo?

Infine, mia madre alzò totalmente il capo verso la possente corporatura del mio coinquilino come a volerlo rassicurare, forse era davvero un momento significativo di cui io, in verità, purtroppo, non avevo ricordi limpidi.

Solo in quel preciso istante, notai che Adrian era ancora immobile vicino al mio gracile corpo.
Mi metteva completamente a disagio.
Esaminò attentamente i movimenti dei miei genitori, impegnati nel preparare la sostanziosa cena e inaspettatamente strinse il mio polso, dirigendo la sua visuale completamente su di me, le sue pupille dritte nelle mie.

Mi strattonò agevolmente verso il suo busto imponente.
Non faceva male fisicamente, ma internamente era graffiante, letale.

Poi si avvicinò pericolosamente al mio orecchio sinistro, un brivido mi percosse la schiena, il suo alito fresco mi incipriava il naso mandandomi in tilt e sussurrò con un timbro di disprezzo, arroganza:
<< Cammina >>

Il cuore perse dei battiti, tutta la mia essenza vibrò energica per poi sgretolarsi...

Avevo esagerato?
Probabilmente dovevo smetterla e  pensare solamente alla mia vita.
Ma ,ormai, arrivata a quel punto fatidico, non potevo più tirarmi indietro assolutamente.

Strizzai le palpebre incessantemente.
Feci un bel respiro profondo per calmare i nervi tesi, ero sul crollo di una crisi.
Tuttavia, seguii i suoi passi.
Il mio nemico salì le scale in legno velocemente.

Arrivati proprio al centro del corridoio ancora buio si fermò di scatto, girò la sua travolgente corporatura verso la mia direzione... mi sovrasta parecchio.
Adesso eravamo precisamente ed unicamente uno di fronte all'altra.
Per l'ennesima volta, soltanto io e lui...

Lo intravidi sbuffare vigoroso, buttò la testa all'indietro per qualche secondo, esasperato.
Brevemente si ricompose e infine, avanzò di qualche passo, sempre meno distante dal mio esile ed esitante corpo.

Esordì stanco, rassegnato tanto da prendermi seriamente alla sprovvista:
<< Quando la finirai di perseguitarmi? Quando la smetterai di stuzzicarmi o di ferirmi? Devi lasciarmi in pace. >>

La mia bocca si allargò visibilmente, Lui davvero mi stava dicendo quelle cose?
Fino a prova contraria, era stato costantemente lui ad infastidirmi con quei subdoli giochetti per poi spezzarmi il cuore...

Era stato lui ad imprimersi così dannatamente nel mio cervello portandomi ad un'agonia perpetua, un continuo sanguinare...

Non percepivo il suo sguardo maligno su di me fortunatamente, ma era ancora lì, in attesa di una risposta.

Provai mentalmente numerose opposizioni esaustive da sbattergli in faccia, ma nulla parve soddisfarmi realmente.
Adrian iniziò a picchiettare le sue lunghe dita sulla parete alla sua destra, provocandomi maggiore ansia, mi captai precipitare.

Così insperabilmente decretò cinico:
<< Sei sempre la solita... >>
E la sua voce troncò.
L'avevo colpito pesantemente come lui stava facendo da tempo con me internamente.

La mia piccola mano toccò violentemente la sua morbida guancia.
Il contatto parve darle una tonalità più vivace, più carminio.
Mandandomi decisamente alla devastazione.

Fu un gesto estremo, ma che sembrò alleviare almeno in superficie tutto quel peso divorante che stavo portando da troppi mesi, ormai, a causa sua.

Eppure, prima che riuscisse a replicare in qualche modo, corsi automaticamente verso la mia camera perché le lacrime stavolta mi avevano tradita, stavano già bagnando avidamente tutto il mio viso incontrollate.

Sperai con tutta me stessa che Adrian non le avesse costatate.

E ciò che mi faceva più paura, in verità, addirittura più di lui erano quei maledetti sentimenti che pian piano assurdamente stavano crescendo dentro di me impulsivi.
Le mie emozioni mutavano ad ogni sua parola o azione e questo non prometteva assolutamente nulla di positivo...

Mi sentivo così dannatamente vulnerabile.

Era questo l'amore che da anni cercavo?
Quindi erano tutte sciocchezze. L'amore fa male, ti sotterra, la felicità è composta solo da piccoli attimi... è un continuo alternarsi tra gioia e dolore, tra passione e desolazione... è un perenne trovarsi in balia delle onde.

Quella sera Adrian non mi rincorse...
Ed io indugiai lì, al sicuro nella mia confortevole stanza...

~


Il giorno dopo il cielo era terribilmente nuvoloso, il sole si rilevava appena, mi svegliai in ritardo con un tremendo mal di testa.
Stranamente non avevo fame, ma fu un bene dato che non avevo voglia di fare in fretta per raggiungere in orario l'istituto.

In realtà, non volevo andare a scuola avevo una brutta sensazione, ma dovevo svolgere la verifica di letteratura inglese, quindi ero obbligata.
Dovevo recuperare qualche voto...

Andai in bagno, mi lavai velocemente perché faceva davvero freddo.
Indossai i primi vestiti trovati nell'ampio armadio in legno, senza applicarmi, non ne avevo le forze:
Un jeans chiaro e una felpa totalmente nera.

Scesi con calma nella grande cucina per salutare i miei genitori, ma non c'era nessuno, probabilmente erano già a lavoro.
La stanza era completamente pulita e ordinata, mia mamma su questo era estremamente puntigliosa.

Camminai verso scuola, desideravo ascoltare un po' di musica rock per distrarmi, ma avevo dimenticato nella mia camera gli auricolari.
Allora decisi di squadrare il paesaggio anche se, ormai, lo conoscevo a memoria.

Un cagnolino dal manto bianco e dal musetto innocente mi ispezionò per bene dalla finestra interamente in vetro della villetta celeste in cui risiedeva.

Giunsi turbata all'istituto, partecipai passivamente alla lezione di matematica, non mi coinvolgeva proprio quella materia.
Precedentemente nel vasto e sporco corridoio non scrutai alcuna persona che conoscevo... Probabilmente erano già entrati tutti nelle varie aule.

Sfortunatamente giunse l'ora cruciale...
La verifica di letteratura inglese.
In quel tempo critico, cercai con tutta me stessa di concentrarmi, ma fu impossibile dato che non avevo ripetuto nulla.

Alla fine delle due ore previste per lo svolgimento, il mio compito non era totalmente in bianco perché avevo osato copiare di nascosto alcune risposte dai miei compagni di classe posizionati intorno a me... tuttavia una vistosa F di insufficienza, mi aspettava ugualmente.

All'orario di pranzo, come sempre, non andai in quella disgustosa mensa.
Comprai un tramezzino al prosciutto cotto e formaggio piccante nel distributore automatico della scuola.
La fila, però, parve interminabile, insopportabile.

Provai a non pensare a ciò che stavo sopportando da quando Adrian era entrato infido in casa mia, anzi nella mia esistenza, ma fu completamente inutile.
Quella mattina, tra l'altro, non l'avevo proprio intravisto da nessuna parte... 

E proprio quando fui finalmente libera di dirigermi in cortile per sedermi comodamente su una delle panchine in ferro per mangiare, ma soprattutto per rilassarmi respirando un po' d'aria ghiacciata, il mio cellulare suonò...

Era un messaggio.
Sorpresa presi subito il telefono dal mio giubbotto grigio, quasi sicuramente erano le mie amiche che mi cercavano.

Invece, la scritta luminosa sul display in vetro segnava il nome Sebastian...

Mi meravigliai nuovamente, sbatacchiai le ciglia freneticamente, avevo per un attimo dimenticato di possedere il suo numero, distratta da quel tormento del mio coinquilino.
" Com'è andato il compito? "
Aveva digitato solamente questo, ma fui lo stesso contenta, in cuor mio, di sapere che era in pensiero per me.

Involontariamente mi sfuggì un sorrisetto sbirciando lo schermo.

<< Che cos'è questa espressione? A chi stai scrivendo? Confessa è un ragazzo!>> Pronunciò inaspettatamente la voce maliziosa di Alexis davanti a me.
Chloe silenziosa raggiunse la mia piccola corporatura e mi abbracciò affettuosamente per un abbondante minuto, né fui davvero felice, mi percepii per un istante protetta.

Cavolo, non le avevo proprio sentite arrivare, avevo decisamente bisogno di riprendermi.
<< Ti stavamo cercando ovunque, per fortuna eri qui >> spiegò rincuorata la "mia Rossa" dopo essersi distaccata da me.

La "Biondina", invece, stava ancora fissando il mio cellulare di sott'occhio curiosa.
<< Non rispondi più a quella persona? >> Insistette furba.
<< No tranquilla. Gli scriverò più tardi... Era Sebastian, voleva sapere solo com'era andata la verifica che ho svolto prima. >> Chiarii, cercando di non sembrare troppo agitata, in fondo lui era fidanzato...

Insperabilmente, Chloe si intromise, cambiò discorso, la ringraziai ripetute volte mentalmente per l'aiuto.
<< Sono super felice, ragazze fra dieci giorni si parte! Farà freddissimo, ma soggiorniamo in un hotel sontuoso immerso nella natura per tre giorni! Ahhh gli Stati Uniti... Mi sto proprio immaginando distesa su un morbido prato ad analizzare il paesaggio naturalistico circostante! >> Esclamò esuberante.

Avevamo tutte lo stesso stupefacente hobby:
Viaggiare, scoprire nuovi posti, restare affascinate nel scovare le bellezze del mondo.

<< Beh... sarà sicuramente un'esperienza indimenticabile visitare il parco nazionale di Yellowstone! Dell'ultimo anno scolastico, oltre a noi, chi ha aderito? >> Domandò Alexis.
Dopo una breve pausa proseguì:
<< Peter mi ha riferito che parteciperà>>

Per me l'importante era non ritrovarmi tra i piedi l'insopportabile Olimpia, ma purtroppo avevo i miei dubbi su questo.

<< Ho udito da alcune studentesse poco fa, vicino alla palestra principale che Noah verrà anche lui... erano tutte super eccitate >> comunicò Chloe, ridendo leggermente sull'ultima frase.
<< Adrian viene? >> Chiese inaspettatamente Alexis dopo qualche minuto, ed entrambe incominciarono a guardarmi come due incallite pettegole.

Ma perché anche loro davano per scontato che io e quel cretino avevamo un buon rapporto?

"Figurati se parlerò mai con lui di queste cose"
Sbuffai mentalmente.

<< Non lo so >> farfugliai infine.
Anche se, quasi sicuramente avrebbe partecipato... Purtroppo.
Mia madre non manderebbe mai solamente me, anzi probabilmente è Adrian a volersi isolare come sempre, ma conoscendo i miei genitori l'avranno indubbiamente obbligato.

Le mie migliori amiche, a quel punto, iniziarono indifferenti a chiacchierare tra di loro sui vari oggetti da dover portare alla gita, oltre ad abiti comodi e seducenti...
Erano così buffe, eppure così uniche.

Gli occhi verdi di Alexis parevano risplendere, indossava un semplice pantalone nero, fasciato da un giubbotto abbastanza lungo color amaranto e degli stivali bassi del medesimo colore.
Chloe, invece, indossava delle scarpe da tennis bianche, un jeans blu scuro e una giacca invernale tonalità antracite.
I suoi capelli rossastri ondeggiavano come filamenti di rame nel vento flebile.


Ora desideravo solamente passare una giornata tranquilla con loro, sperando di non incrociare mai più Adrian...

Ciononostante, percepivo che l'inevitabile destino aveva tutt'altro in serbo per noi...



















NOTE ❤️

Salveee 😊


Sondaggio:

iOS o android ?

Computer fisso o portatile ?

Auricolari o casse ?


Un immenso abbraccio 🦋

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top